Ciao,

la verità ci renderà liberi” hai mai sentito una frase del genere?

Sembra una banalità ma in effetti si tratta di un dato di fatto, la prima abilità nella crescita personale è quella di guardarsi in faccia onestamente e di farlo anche con le persone che ci circondano.

Una valanga di ricerche sul “come se”, “suoi ruoli professionali” e sulla emboided cognition ci hanno fatto pensare che: “comportarsi… come se …qualcosa stesse accadendo ci aiuta a farlo accadere”,tutto questo è vero?

La circolarità fra corpo e mente ha portato i ricercatori di tutto il mondo a sostenere che se, ad esempio, sorridi per finta, dopo poco il cervello inizia a “sorridere davvero“. Questo accaderebbe perché il corpo da un feedback somatico che viene trasformato in emozione per via di un meccanismo appreso. Per cui il consiglio che può essere dato per la maggiore è: “sorridi che ti passa“.

Lavori in un front office, oppure fai il venditore? oggi in ogni lavoro bisogna “sorridere”, e secondo quanto detto chi sta in un front office, dovendo sorridere in ogni istante dovrebbe essere una persona felice.

Ed invece un articolo apparso su Psychology Today ci dice il contrario: le persone che sono costrette a sorridere artificiosamente sono mediamente più tristi e scontente del proprio lavoro. E sono maggiormente soggette ad ansia e allo stress.

A questo proposito i ricercatori indicano come unica soluzione quella di provare reali emozioni positive. Ad esempio allenandosi a richiamare ricordi piacevoli o semplicemente imparando ad apprezzare i benefici del proprio lavoro.

Questo secondo aspetto sembra il migliore, anche se alcune osservazioni indicato che queste “azioni profonde” (così descritte nell’articolo) possono avere un effetto contrario.

Cioè, se ci si sforza troppo di “aggiungere emozioni positive” per sentirsi bene, c’è il rischio di cadere nel suo effetto paradosso. Per cui, o impari ad amare davvero ciò che fai o tutte le emozioni di copertura che metterai in atto rischieranno di danneggiarti. O nel migliore dei casi di farti essere “meno produttivo”.

Dalle ricerche sembra che il problema principale non sia il “fingere un’emozione” quando il trattenere o il coprire un’altra emozione. Nello studio è stata analizzata la tendenza a coprire la rabbia con il sorriso. Questo ha dimostrato essere dannoso per la salute. Ed aggiungerei che influenza anche la qualità del lavoro…

…come probabilmente saprai i tuoi “neuroni specchio”veicolano come ti senti realmente alle altre persone. Per cui, se stai fingendo la persona davanti a te, ad un qualche livello, se ne renderà conto. Questo gli lascerà un senso spiacevole, perché se da un lato ti vede sorridente dall’altro ti percepisce arrabbiato. Questa doppia emozione, finta e percepita, di certo non può giovare alla produttività del servizio.

Ecco alcuni consigli:

 

1) Emozioni vere: allenati a provare emozioni vere,magari associandole al tuo lavoro. Evita di farlo mentre stai lavorando, ma poniti la semplice domanda: cosa mi fa stare bene del mio lavoro? quali sono gli aspetti positivi del mio lavoro? Se la risposta è, nessuno lo faccio solo per soldi, allora pensa bene ai costi-benefici a cui vai incontro.

 

2) Esprimi le emozioni: le emozioni non vanno trattenute ma al massimo “regolate”. Impara ad esprimere le tue emozioni in modo controllato, se una persona t’irrita e pensi che il suo comportamento sia “esagerato”. Allora faglielo gentilmente notare, evitando lo scontro, meta-comunica.

Ad esempio: “capisco il suo dissenso, male chiedo, per piacere, di portare attenzione al suo atteggiamento”. Lo so che sembrano frasi da pazzi ma funzionano, se dette nel modo giusto 😉 A questo scopo può esserti utile essere più assertivo.

 

3) Sviluppa resilienza: impara a rialzarti dopo aver passato un “brutto quarto d’ora”. Fra un cliente e l’altro cerca di cambiare stato emotivo rapidamente. Se il cliente precedentemente ti ha fatto girare le così dette, non è colpa del cliente successivo, che rischia di beccarsi tutta la nostra rabbia. Cerca di riconoscere questo tipo di emozioni che trasportiamo da una persona all’altra, è il primo passo per cambiarle.

 

4) Impara a comunicare: se il contesto migliore in cui accade il fenomeno di cui stiamo parlando è il lavoro, allora impara a comunicare in modo efficace. Apprendi come ascoltare il prossimo davvero, come entrare in rapport, come effettuare delle presentazioni efficacie professionali. In altre parole, studia e pratica cose che appartengono alla tua area professionale.

 

Le abilità principali per evitare il problema delle”finte emozioni” risiede nella tua intelligenza emotiva e nella tua capacità di essere assertivo. Non si tratta quindi di diventare dei “sinceroni” che sparano le cose in faccia a tutti, anche perché sul lavoro questo non sarebbe possibile, ma di evitare di essere troppo falsi, riconoscere le proprie emozioni e saperle esprimere nel modo giusto, senza diventarne vittime.

E tu, sei costretto a sorridere? facci sapere quali strategie metti in atto…

A presto
Genna