Ciao,
conosci l’effetto placebo? È uno degli effetti più affascinanti della psicologia, attraverso il quale è possibile spiegare come funziona quello strano meccanismo interiore che ci permette in diversi contenti di auto-guarirci. Quindi questo effetto non è interessante solo per quanto riguarda il”vero effetto dei farmaci” ma anche per capire quali sono i meccanismi di auto-guarigione ancora sconosciuti…
…la domanda che balza subito agli occhi è molto banale: “ma non è che solo le persone, così dette suggestionabili traggono beneficio da questo tipo di meccanismi?“. Domanda sensata se pensiamo al placebo come una forma di suggestione alla quale alcune persone sono suscettibili ed altre no. Sappiamo ormai da tempo che le strutture che sono coinvolte in questo processo sono reali e non “immaginarie”, cioè…
…se pensi di prendere una pastiglia in grado di darti sentire più rilassato, i tuoi parametri fisiologici cambieranno realmente. Quindi quello che succededentro è identico a quello che farebbe accadere unfarmaco. So che questo concetto è scontato ma in realtà è alla base di tutti i fraintendimenti quando si parla di “effetto placebo”. Infatti tale effetto è tutt’altro che “finto”…le nostre convinzioni quindi sono in grado di avere una valenza “fisiologica”.
Detto questo, che per molti è assodato, ultimamente una equipe di ricercatori si è occupata di capire se esistessero delle predisposizioni personologiche (se esistono perone più o meno predisposte alla suggestione del placebo) proprio come si è fatto per anni con l’ipnosi…dando un risultato simile. Infatti secondo i ricercatori del Massachusetts General Hospital della Harvard Medical School”non esiste una firma caratteriale“…
…non esiste una personalità più o meno predisposta all’effetto placebo, ma lo siamo tutti. Ovviamente inmodo diverso in base alle nostre esperienze passate,come dimostrano alcuni studi fra condizionamento edeffetto placebo. La cosa curiosa di chi pensa ancorache questo effetto sia “una sega mentale” é che disolito sono proprio queste persone ad esseremaggiormente inclini ad essere suggestionaticome abbiamo visto in passato.
Tutto questo non significa che siamo in balia delle”suggestioni altrui” ma semplicemente che bisogna tenere conto dell’effetto che ha il nostro mindset (le nostre convinzioni e la nostra psicologia) su ogni tipo di trattamento che andiamo ad affrontare. Imedici e i farmacisti di altri tempi lo sapevano beneche se un malato affermava che quel tipo dimedicamento non avrebbe funzionato, semplicementenon funzionava.
Avere quindi uno sguardo più ampio su questo tipodi influenze benefiche (effetto docebo) può di certoavere un impatto positivo sulla ricerca in medicina enon solo in psicologia…ma soprattutto non solo percapire “quanto sia il vero effetto di un farmaco“ma afferrare quei meccanismi profondi che rendonopossibile questa auto-regolazione psicologica delnostro organismo, detto come le parole dellacrescita personale…
…quando influiscono le nostre convinzioni su questo fronte? Come fare in modo che i medici possonoattivare al massimo questo effetto, pur sapendo chesi tratta di qualcosa di psicologico? Queste sono solo alcune delle domande alle quali la ricerca è chiamata a dare risposta. Non per dire: “ehi guardache gli psicologi lo sanno da sempre” ma peravere una sempre maggiore attenzione per lerelazioni inscindibili fra mente e corpo.
In realtà molti studiosi avveduti conoscono già questo tipo di legame e lo studiano da anni, come dimostra questo bel video dedicato alla PNEI che ti consiglio di guardare:
Come hai visto nel video ci sono una serie di scienziatiche parlano di cose abbastanza strane 😉 magri lecommenteremo in un’altro post… perché vogliotornare ancora al nostro “effetto placebo”. Persottolineare come negli anni questa parola siastata sinonimo di “inganno”… ti auto- inganni conlo scopo di stare meglio, nulla di male affermanoi sostenitori di questa tesi… ma…
… ma in realtà non t’inganni ma usi un metodo perattivare quelle risorse interiori di auto-guarigione.Quelle risorse che in un modo o nell’altro sonoattivate dai “veri farmaci” e a questo punto ci sidovrebbe chiedere quali siano questi “verifarmaci” e come distinguerli da quelli “finti”o meglio li definirei “psicologici”. Questesono cose che il nostro farmacista sotto casaun tempo sapeva.
Infatti ti basta parlare con un vecchio medico perscoprire quanto ne sapesse di psicologia, il giustoper poter capire quando dare una pastiglia inertee quando non darla. Oggi, un po’ perché i farmacisono più innocui e un po’ per ignoranza dellaclasse medica che è diventata una schiera diautomi che eseguono programmi o meglio cheeseguono protocolli queste abilità si sonopian piano dileguate.
Mi piace parlare dell’effetto placebo, non soloper dimostrare la “forza della mente” ma ancheperché è un argomento ponte fra psicologia emedicina, che pur collaborando trattano duefenomeni diversi seppur strettamente connessi.Detto fra noi, non mi piace quando i mieicolleghi si paragonano i medici, noi facciamoaltro ed il nostro lavoro è ancora più difficile.
L’effetto placebo è uno dei tanti “rompi ghiaccio”che hanno permesso alla psicologia di essererivalutata in campo medico (insieme all’ipnosi).Sono ormai noti i famosi studi sullo psicologodi base che hanno fatto risparmiare centinaia dimigliaia di euro in ogni ambulatorio dove è statainserita questa figura…questo a dimostrazionedi quanto la medicina abbia bisogno di una”buona psicologia” 🙂
Ok, mi sa che per oggi ho delirato fin troppo,come sempre t’invito a cliccare sui link chetrovi “qui e la” perché in mezzo ci sono moltericerche ultra affascinanti su questo “effettoplacebo” che qui non ho descritto “per filo eper segno” per dare spazio a miei deliri 😉
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A presto
Genna