Ti piacerebbe avere a disposizione uno strumento potentissimo per gestire le tue emozioni ed i tuoi pensieri nei momenti di emergenza?
Nella PNL che oggi definiamo “codice classico” una della tecniche più utilizzate a questo scopo sono le stra famose “ancore” e nel post delirante di venerdì scorso ho iniziato a parlarti di come puoi creare l’ancoraggio più potente al mondo…
Sei riuscito ad ascoltarlo? Lo so, lo so sembra un classico esercizio di meditazione informale e in effetti lo è, ma leggermente diverso perché puoi usarlo come “salvagente” e non solo, puoi usarlo per entrare in uno stato di apertura mentale che ti permette di indossare quegli occhiali speciali di cui abbiamo più volte parlato…ma oggi la vederemo “solo come ancora di salvezza“.
Come ti raccontavo nel post di venerdì le ancore della PNL sono in genere dei contro condizionamenti mentre questo genere di esercizio (se fatto con pratica) ti permette di de-condizionarti dai pensieri e dalle emozioni che in quel dato momento ti rompono le scatole.
Per dirlo con le parole di un piennellista, questa ancora ti da modo di “interrompere il fiume di rappresentazioni mentali”…solitamente il tuo dialogo interiore.
E se ci pensi, il dialogo interiore non rompe le scatole solo nei momenti difficili ma anche in altri campi, ogni volta che devi fare una performance importante il dialogo interiore può diventare uno ostacolo.
Queste parole non sono farina del mio sacco ma di quello di Andrea Frausin che ho avuto il piacere di vedere in azione questo weekend.
Andrea è un grande ed è stato ultra disponibile tanto da lasciare una splendida intervista che ascolteremo nella prossima ANL (quasi 20 minuti di audio sul nuovo codice della PNL).
Pensa la mia sorpresa nel vedere tanti punti di contatto con il mio modo di vedere le ancore e quello del new code della PNL…ma forse questo passaggio ti sarà più chiaro la settimana prossima 😉 adesso continuiamo ad esplorare il “perché” dovresti creare un ancoraggio al presente…
…il modo migliore che ho trovato è la metafora del fiume. Esattamente quella dell’audio …immagina di essere seduto sulla riva di un fiume e davanti a te scorrono sull’acqua diverse cose: foglie, pezzetti di legno, detriti di varia natura ed anche piccole e medie imbarcazioni.
Questi oggetti che passano rappresentano i nostri pensieri e proprio come non si può interrompere il flusso dell’acqua di un fiume, così non puoi interrompere i tuoi pensieri…
…fortunatamente, se stai facendo il bagno in quel fiume e la corrente diventa troppo forte, puoi sempre raggiungere la riva del fiume. Una sorta di “bordo vasca” per i nuotatori, senza il quale sarebbero costantemente costretti a nuotare senza mai un attimo di riposo.
Noi ci troviamo spesso in questa condizione, cioè nel non riuscire a raggiungere il “bordo vasca” e di dover continuare a nuotare fra i nostri pensieri. Ma perché ci buttiamo in acqua?
Perché in una qualche misura ci identifichiamo con tutto ciò che passa in quel fiume. Così se per caso sbagli strada in auto ed inizi a dire a te stesso che sei un pirla, che non ne combini mai una buona, dopo un po’ inizi a credere a questa tua auto descrizione. Il modo migliore per comprendere che si tratta “solo di pensieri grossolani”…
…e non di una descrizione precisa di te stesso è quello di metterti sulla riva del fiume ed iniziare a notare che quei pensieri così come sono arrivati, semplicemente passano. Non si tratta di una resa al chiedersi il perché delle cose (perché mi sono sentito proprio così, brutta domanda da fari;)) ma del naturale effetto dell’ancorarsi nel presente.
Pensa all’ultima volta che ti sei davvero tanto divertito o quando hai passato una piacevole giornata con un amico a parlare anche solo di cavolate, o all’ultima partita di calcetto dove hai dato tutto te stesso.
In quei momenti sei naturalmente radicato nel presente e di rado, in questi stati (che definiamo di flusso) ti sei esageratamente identificato con quei pensieri.
Non si tratta di uno “stato” che ne contrasta un altro (es. Sono talmente felice da non poter intristirmi) ma di un salto di consapevolezza in cui puoi osservare “gli oggetti che scorrono davanti ai tuoi occhi, senza necessariamente saltarci sopra”. Tuttavia saltare sopra quel tipo di pensieri a volte è impossibile da evitare, per questo ti propongo di…
…di allenarti sia nel nuoto che nel salto!
In altre parole, essere in grado di nuotare fino alla riva oppure di saltare dalle barchette con cui ti identifichi alla riva…e allenare le braccia per poterti aggrappare “al presente” nei momenti in cui il fiume diventa impetuoso. Ecco come “”esercitare questi muscoli”:
1) Trova un oggetto “d’attenzione”: che si trovi nella realtà di primo livello come ancora nel presente. Potresti usare il respiro, la sensazione fisica dei tuoi piedi o l’osservazione della natura o di qualsiasi altro oggetto davanti a te.
Nel blog trovi il riferimento alla distinzione fra oggetti esterni ed interni di cui abbiamo parlato in passato.
2) Allenati: a portare l’attenzione in modo mindful a quell’oggetto. In pratica si tratta della solita meditazione, devi prestare attenzione a quell’oggetto immediato, come la sensazione nelle tue mani diverse volte, fino a quando noti che il semplice tornare a quel tipo di oggetto ti riporta nel presente.
Questo è l allenamento a restare nel presente, se mediti ti sarà molto semplice e noterai che scegliere un oggetto fisso ti permette di usarlo davvero come ancora nei momenti di emergenza.
3) Getta l’ancora nei momenti difficili: questo significa portare attenzione a quello specifico oggetto che hai scelto.
Attenzione, non significa sfuggire alla situazione mentale di quel momento, ma semplicemente metterti sulla riva del fiume ed osservare i pensieri che passano, osservare la tua esperienza momento per momento.
4) Pratica: attraverso l’esercizio scoprirai che nei momenti decisivi entri in automatico in quello stato o per restare nella metafora, avrai sempre un occhio puntato verso la riva del fiume.
Sapendo di avere la riva accanto puoi permetterti anche di saltellare da una imbarcazione all’altra, tanto se cadi in mare, puoi saltare direttamente sulla riva. La pratica ti serve per avere un salto sufficientemente potente per raggiungere la riva in qualsiasi momento.
Siamo arrivati alla fine di questo lungo post, ma credo sia evidente che non si può ridurre un argomento del genere ad un piccolo articoletto, per questo ci ho dedicato ben due post e prossimamente credo approfondirò questo tipo di discorso, perché oltre ad essere utilizzata come “ancora al presente” nei momenti difficili (il tema di questo post) puoi usarla per entrare nel tuo stato di flusso e di apertura…
…fammi sapere cosa ne pensi, se hai idee, obiezioni ed opinioni a riguardo, lascia un commento qui sotto. E se ti è piaciuto il post…indovina? esatto! aiutami cliccando su Mi Piace.
A presto
Genna