Ciao,
da un po’ di tempo ti sto parlando degli ultimi studi che mettono a confronto gli psicofarmaci con la psicologia e la psicoterapia. Sappiamo che nel campo delle “nevrosi” (es. disturbi dell’umore come ansia e depressione) la psicofarmacologia non supera l’effetto della tecnica psicologica. Ma rappresenta un valido aiuto in casi estremi. Ho più volte sottolineato perché punto su questo,non perché NON essendo medico non posso somministrare farmaci ma per un altro motivo…
…questo motivo è che, il farmaco ti da un vero e proprio segnale al tuo “Io” (giusto per nominare una struttura a caso), e cioè “tu senza queste pillole non ce la puoi fare“. Questo messaggio che sembra innocuo fa in realtà dei danni molto grandi, soprattutto con persone dalla bassa stima di sè, con personalità tendenti all’ansia.I farmaci, per quanto più rapidi non assicurano che la persona acquisisca “la forza necessaria”a farne a meno.
Ed infatti la cura farmacologica registra molte più ricadute rispetto a quella psicologica. Ma ci tengo a ripeterti che, negli anni di esperienza (per quanto pochi) ho notato che in alcuni casi i farmaci sono indispensabili, ma sempre e ripeto…SEMPRE…affiancati ad una terapia di tipo psicologico. Spesso, purtroppo, offerta dallo stesso psichiatra, che potrebbe non capirci molto di psicoterapia.
Un recente studio condotto dal dipartimento di Psichiatria della Università della California a San Diego, ha analizzato il cervello di pazienti depressi ed ossessivo compulsivi alla PET (la tomografia ad emissione di positroni). In questi pazienti la cura farmacologica consiste in principi attivi che agiscano sulla serotonina, o meglio sul suo metabolismo. Nel bel mezzo del cervello c’è una struttura che funge da crocevia per diverse funzioni, il talamo.
Durante depressione, ansie e ossessioni, questo funziona “troppo”. Per questo i ricercatori si concentrano sulla sua attività, regolando anche l’afflusso delle catecolamine (serotonina,adrenalina ecc.). Nel farlo i ricercatori hanno messo a confronto la psicofarmacologia con la psicoterapia cognitivo-comportamentale. Ed hanno notato che entrambe agiscono sulle stesse aree cerebrali riducendo l’attivazione del talamo.
Dopo 4 settimane di terapia psicologica i soggetti mostrano una significativa riduzione dell’attività del talamo. Questo succede anche con gli psicofarmaci, ma la psicoterapia è più rapida nell’ottenere questa modificazione. Nonostante gli effetti sembrino più lenti nella cura psicologica le modificazioni avvengono prima…ma usano un’altra strada per arrivare allo stesso traguardo.
Il “primo traguardo” è la diminuzione dell’attività del talamo, ma mentre gli psicofarmaci agiscono direttamente sulla ri-captazione della serotonina,la psicoterapia agisce attivando la corteccia cingolata, che si trova nel famoso circuito di Papez…che sarebbe il nostro centro emotivo,composto dalla amigdala come centro di tutto.
Quindi la terapia cognitivo-comportamentale riesce a diminuire l’impatto delle emozioni negative. Ed è un qualcosa che va dall’alto,cioè dai centri cognitivi (la neocorteccia) verso il basso, la corteccia cingolata. Mentre nel caso del farmaco è qualcosa che agisce dal basso. Il farmaco entra in circolo e va verso il cervello, mentre la cura psicologica va dal cervello verso il basso.
Questi studi confermano ancora una volta chela moderna tecnica psicologica sta facendo dei passi da gigante, e che chi si occupa, a livello politico di Sanità dovrebbe conoscere queste cose. E dovrebbe comunicarle ai vari medici di base che senza pensarci offrono cure chimiche.Quando in moltissimi casi basterebbe un invio,semplicissimo ad uno psicologo psicoterapeuta.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale è uno intervento “cosciente”, basato sulla messa in discussione delle proprie convinzioni e valori in modo “cognitivo/razionale”. Altre terapie hanno scopi simili e/o raggiungono gli stessi scopi passando da vie differenti. Come nel caso della terapia ipnotica, che utilizza “l’altra porta di accesso al cambiamento”, cioè l’inconscio,stimola anch’essa le stesse zone.
Concludendo: la farmacologia in ambito mentale non è proprio “farmaco-terapia”, spesso se non accompagnata da un supporto psicologico tende a frequenti, e spesso più pesanti, ricadute. La terapia psicologica agisce sulle stesse aree e la sua presenza assicuro una minore presenza di ricadute… i medici di base, e tutte le figure professionali non formate in tali ambiti dovrebbero astenersi dal prescrivere psicofarmaci!
A presto
Genna
Ps. è meraviglioso vedere clienti che, magari dopo decine di anni, abbandonano i farmaci.