Qualche giorno fa stavo guardando una puntata dei Simpson (“le forti braccia di mamma“) dove Marge a causa di una rapina inizia ad aver paura di uscire di casa.
Per questo motivo si chiude nella cantina di casa ed inizia a fare body building… fino a quando avviene un evento particolare che la fa sbloccare. Una vera e propria esperienza emozionale correttiva!
Il dott. Hilbert (il medico di colore) le prescrive di valutare ogni momento il crescere ed il decrescere dell’ansia, tecnica che esiste davvero, in grado di aumentare la consapevolezza del problema.
Marge è nella cantina che sta seguendo una ricetta in televisione, assaggiando la pietanza si rende conto che manca un po’ di limone, allora presa dall’entusiasmo corre in giardino a cogliere un limone dall’albero.
Quell’evento fortuito viene chiamato nella psicoterapia breve strategica (e anche in altre forme di terapia interazionale) come Esperienza Emozionale Correttiva (EEC termine coniato da F. Alexader).
La cosa eccezionale è che deve realmente avvenire come nella puntata dei Simpson…mi spiego meglio, se nella vita ti occupi di relazioni d’aiuto e vuoi ottenere una esperienza emozionale correttiva, segui esattamente quello che è successo nella puntata
In pratica si tratta di costruire una serie di azioni che permettano al tuo cliente di superare la sua condizione (fobia, ecc.) senza che se ne renda conto
Se ad esempio una persona ha paura di deglutire, fobia che esiste realmente (bolo isterico), gli si potrebbe far trangugiare continuamente acqua o cibo… dando così il messaggio analogico “vedi che sei in grado di farlo?”
Ma è così facile? No…però se lo fai con atteggiamento e linguaggio adatto, conoscenza del comportamento umano e genuine intenzioni di aiutare, può funzionare.
La cosa più importante in questo genere di interventi è il “prestigio”… cioè il segreto …evitare che il cliente mangi la foglia! L’esperienza emozionale correttiva deve essere, apparentemente, casuale… perché?
Perché è chiaro che se arriva una persona nel mio studio e mi dice che ha paura degli ascensori…non posso dirgli: “vada a contare quanti bottoni ci sono in questo ascensore”…(anche se messa così non sarebbe male)
Esiste uno script per imparare a farlo?
Si…ecco alcuni libri interessanti, che ti consentono di entrare con discrezione nell’affascinante mondo dell’approccio strategico, utile non solo agli psicoterapeuti:
1- “Terapie non comuni“: questo è sicuramente uno dei testi più importanti nel panorama “strategico”. Riassume una grande quantità di strategie utilizzate da Milton Erickson (superati i primi capitoli ostici diventa uno spasso).
2- “Change”: Libro e manifesto dell’approccio strategico, ricco di descrizioni e tecniche comprensibili anche dai non addetti ai lavori.
3- “Il dialogo strategico”: in questo piccolo libretto trovi una tecnica molto efficace di comunicazione strategica. Gli autori descrivono una serie di domande che portano il tuo interlocutore a creare delle piccole e graduali “esperienze emozionali correttive”.
I testi sono davvero molti (qui ho messo 3 nomi di testi semplici)…tieni comunque presente che Giorgio Nardone, il rappresentante italiano della psicoterapia breve strategica dice spesso una grande verità:
“Prima di diventare un terapeuta realmente strategico hai bisogno di fare minimo 100 “sedute”…e applicare in tutte la “mentalità” strategica“. (una cosa del genere)
Personalmente ne ho fatte molte e non so ancora se ho sviluppato davvero “queste abilità”.
L’approccio strategico non è l’unico modo (e a volte neanche il migliore) per provocare una esperienza emozionale correttiva. Esistono tante altre modalità, modalità che possono anche andare a braccetto con la “consapevolezza”.
E della consapevolezza che cosa resta?
La consapevolezza o presa di coscienza è di fondamentale importanza. Se il cliente non la raggiunge…hai voglia ad “ingannarlo”! E’ fondamentale che questa EEC si trasformi in auto-consapevolezza.
Senza consapevolezza (al termine del processo) non c’è un vero cambiamento.
A presto
Genna
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