Ciao,

ricordi gli scorsi 3 atteggiamenti mentali? eranotutti tratti da studi sperimentali in psicologia. Li stai applicando nella vita? quel post ha avuto un enorme successo ed ho deciso di “replicare” con un ennesimo studio scientifico che può migliorare la tua vita e in modo particolare il tuo modo di comunicare e di -sapere dove porti le persone mentre comunichi – un aspetto che gli studiosi di comunicazione non hanno preso molto in considerazione e che io ritengo essere il modo migliore per “osservare come funziona la nostra neurolinguistica”…e non solo.

 

Sei riuscito ad ascoltarlo? si tratta di un noto paradigma sperimentale che prende il nome di priming. Il “prime” sarebbe uno stimolo che se posto prima di un certo compito ne facilita o ne ostacola la riuscita oppure, al contrario la ostacola.Se ad esempio ti chiedo di dirmi, il più velocemente possibile il nome di alcuni oggetti presentati in sequenza, se questi appartengono allo stesso reame di significato (es. cane, cuccia,osso, ecc) sarai più veloce a nominarli rispetto a se questi oggetti siano di reami differenti (cane, armadio, bicicletta).

Questo accade perché la conoscenza è immagazzinata attraverso un sistema a rete. La rete è composta da”nodi semantici”, cioè “categorie di significato” che si includono l’una nell’altra… proprio come internet.Questo è conosciuto, ad un livello intuitivo da secoli, ti basta solo pensare che già chi scriveva drammi, storie ed opere teatrali, sapeva di poter inserire dei “prime”per annunciare in modo velato che cosa sarebbe accaduto nelle scene suggestive. La stessa musica agisce come “prime” che facilita lo stato d’animo adatto a quella scena.

La metodologia di studio avviene in questo modo: si chiede ad alcune persone di nominare (cioè di dire ad alta voce un nome) nel tempo più breve possibile una serie di immagini che vedrà apparire sullo schermo di un computer. Come ti dicevo prima, se questi oggetti appartengono tutti allo stesso reame semantico il tempo di reazione sarà molto basso, cioè le persone saranno più rapide nello svolgere il compito. Ma cosa succede se fra lo “stimolo target” (l’immagine da nominare) e l’avviso di partenza si frappone un’immagine a livello subliminale?

L’effetto funziona lo stesso, cioè se prima di mostrarti una ruota ti mostro in modo subliminale (ma anche in modo sovraliminare, cioè cosciente) un’automobile,sarai più rapido nel nominare i target. Viceversa se lo stimolo inserito (che si chiama prime, da questo il suo nome di “effetto priming“) non appartiene a quel reame semantico il riconoscimento e la conseguente”nominatura” diventano più lente. Questo succede perché “il prime” introduce il tuo cervello in una certa “area di significato”.

Cliccando Qui trovi alcuni studi sul priming subliminale davvero molto interessanti.

Da questi studi i ricercatori hanno concluso che le informazioni che ci entrano nella testa non solo sono “organizzate a rete” ma che possono essere più o meno accessibili. Questo è un concetto interessante per chi studia le dinamiche del cambiamento e della comunicazione interpersonale… perché ogni tua parole è in effetti un “prime” che facilita oppure ostacola l’accesso a determinati reami semantici in chi ti sta ascoltando.

Proprio in questo momento, se stai leggendo queste parole, le informazioni che ti do possono accendere oppure spegnere determinati tuoi “nodi di significato“. Magari conosci già questi argomenti perché sei un collega o un semplice appassionato, oppure stai facendo dei confronti con la tua esperienza personale. E’ impossibile, per come sono formate le nostre conoscenze, essere privi di reti preesistenti, cioè di preconcetti e pregiudizi che guidino la tua percezione e l’accesso o meno a certi reami di significato.

Il pensiero è direttamente collegato al comportamento e chiaramente anche il linguaggio. In un famoso studio 3 gruppi di ragazzi sono stati invitati a svolgere un compito in cui dovevano completare alcune frasi utilizzando degli aggettivi messi a loro disposizione dai ricercatori. Nel primo gruppo gli aggettivi si riferivano alla vecchiaia come anziano, lento, posato, saggio. Mentre nel secondo gruppo erano aggettivi che si riferivano alla giovinezza, come entusiasmo, scattante, veloce, brioso…

…e il gruppo di controllo aveva un mix di aggettivi casuali. Non appena terminavano il compito I soggetti erano invitati ad attraversare un lungo corridoio…e qui scattava il vero esperimento, perché vi era una fotocellula in grado di misurare la velocità con la quale le persone percorrevano la strada, dalla sala in cui si svolgeva il compito sino ad un piccolo ufficio in cui depositare il compito completato. I soggetti che hanno dovuto inserire termini relativi al nodo semantico “giovane” erano significativamente più veloci nel percorre il corridoio, sia del gruppo “vecchio” (il più lento) e sia del gruppo di controllo.

Questo significa che le parole hanno un effetto diretto e “subliminale” sui nostri comportamenti. I ricercatori si sono anche chiesti se, un “linguaggio prime” fosse in grado di influenzare anche le emozioni delle persone. In un esperimento identico a quello appena descritto I gruppi erano suddivisi per, “impazienti” e “pazienti”. Il primo gruppo doveva inserire aggettivi inerenti al non essere pazienti, come impaziente, frettoloso, arrabbiato, aggressivo.Mentre il secondo gruppo il contrario…paziente, tranquillo, pacifico, calmo e via dicendo. Ovviamente c’era anche ilgruppo di controllo con “aggettivi misti”.

Anche in questo caso il compito non era ancora terminato, infatti i soggetti erano invitati a recarsi in una stanza in cui avrebbero dovuto consegnare il compito direttamente ad uno sperimentatore. Nel frattempo il ricercatore ed un complice fingevano di parlare indaffarati… per cui il soggetto finiva il compito, si alzava ed arrivava in questo studio dalla porta aperta, e dentro vi erano due persone che parlavano, a questo punto scattava un timer che determinava quanto tempo impiegava il soggetto ad interrompere la loro conversazione per consegnare il compito.

Ancora una volta la forza degli aggettivi ha guidato il comportamento e, questa volta anche le emozioni dei partecipanti. Infatti le persone del gruppo “impazienti”sono state realmente più impazienti! Questi sono studi veri sulla “neurolinguistica” che oggi molte persone hanno sulla bocca. Infatti come ti ho detto nell’audio puoi praticamente notare questo tipo di fenomeno (il prime) in ogni aspetto della PNL e, in una qualche misura anche nell’ipnosi.

Questi studi ci dicono parecchie cose, ma se si può riassumere in poche parole il monito è questo: fai attenzione a come parli… e a cosa metti nella tua testa. Non è raro che qualche cliente mi dica che fa spesso incubi, per poi scoprire che è un amante dei film horror. E’ ovvio che se ti guardi un film delgenere a settimana rischi di avere incubi.

Concludendo: Immaginare la mente come una rete,composta di “prime”, ognuno con il proprio grado di accesso e di pertinenza, ti permette di usare ed analizzare il linguaggio in modo che tu possa decidere “quali direzioni” dare ai tuoi “discorsi”. Sapendo che questi possono influenzare come pensi, senti e agisci.

Fammi sapere come, secondo te, puoi utilizzare questo genere d’informazioni…lasciando un commento qui sotto.

A presto
Genna