Scommetto che hai sentito dire molte volte che le tue energie vanno dove porti l’attenzione. E’ uno dei mantra della crescita personale da sempre e la ricerca sta provando qualcosa di davvero super interessante: probabilmente si tratta della funzione che sta alla base della maggior parte del nostro funzionamento. Riuscire a gestirla meglio, rafforzarla e renderla più flessibile ha effetti incredibili su ogni aspetto della nostra vita.

Sto esagerando?

Se per caso mi segui da tempo sai che il tema dell’attenzione è uno dei miei cavalli di battaglia, ne parlo da quando ho aperto questo blog. Molti di voi hanno letto il mio primo libro “Facci Caso” e sanno quanto sia legato a tale tematiche, sto esagerando o davvero l’attenzione è così importante? Ragazzi questa non è una domanda retorica ma è la domanda che mi ha spinto a progettare questo nuovo episodio del podcast… perché la risposta è ovviamente affermativa ma comprendere perché lo è, è ancora più importante.

E’ facile immaginare perché l’attenzione sia rilevante ma cerchiamo di farlo per gradi: immaginiamo di voler costruire una macchina che ci imiti, come già ne abbiamo diverse intorno a noi. Le auto a guida autonoma sono un ottimo esempio: hanno un corpo fisico, hanno un obiettivo specifico (o più obiettivi come andare in giro ed evitare gli ostacoli), hanno dei sensori (telecamera o sensori lidar) e hanno un software o algoritmo che le regola. La coordinazione tra queste cose genera la capacità di guidare da sola (ovviamente mancano un sacco di aspetti come la connessione al web ecc.).

Ora per usare un’analogia cosa sarebbe l’attenzione? La capacità di risoluzione delle telecamere? La capacità di generare una simulazione accurata interna? La capacità di modificare questa simulazione nel caso l’ambiente si modifichi di colpo e la velocità con la quale si aggiorna? Ecco l’attenzione per noi non è una sola cosa tra queste ma tutte! L’Attenzione è per noi più di una semplice telecamera passiva, più di un sensore che rileva gli ostacoli, più di un algoritmo che si aggiorna se qualcosa cambia all’esterno (o all’interno come nel caso della temperatura dell’abitacolo)… è tutto questo!

Se stai leggendo distrattamente queste parole accadrà che: non capirai ciò che sto dicendo (o ti illuderai di capirlo sulla base delle tue supposizioni), non riuscirai di conseguenza ad aggiornare le tue ipotesi di partenza (non aggiorni il gps dell’auto)… e se iniziassi a dire cose poco sensate forse, non riusciresti a rendertene conto e ti illuderesti di seguire un ragionamento razionale. Quando sei distratto succede questo, ti affidi alle tue vecchie mappe, di conseguenza non attivi per bene i tuoi sensori (non ne hai bisogno, almeno credi) e questo ti porta a risparmiare un sacco di energie!

Eccoci arrivati al punto chiave del perché non siamo bravi a gestire l’attenzione, perché è altamente dispendioso per il nostro cervello. E perché una cosa così utile dovrebbe essere così dispendiosa? Non è controinutitivo dal punto di vista evolutivo? La risposta è abbastanza semplice: perché è un’attività che tendiamo a sottovalutare, come il camminare. Ti faccio un esempio: fino a 60 anni probabilmente non pensi che camminare sia un’attività fondamentale, fino a quando non ti rendi conto di far fatica a fare anche solo 200 metri.

Camminare

Prima di tornare a questa analogia con il cammino vorrei farne un’altra, perché scommetto che hai sentito dire che l’attenzione è come una sorta di fascio di luce. E’ una metafora azzeccata perché effettivamente funziona in tal modo: più è concentrata più è intenso il fascio di luce (come nell’esempio di un laser) ma allo stesso tempo può illuminare solo un piccolo punto. Più la luce è estesa più diventa soffusa, perchè non ha abbastanza forza per poter illuminare porzioni così vaste, quindi si comporta proprio come una torcia elettrica.

Ciò che abbiamo capito è che non si tratta solo di regolare la quantità di luce ma anche di capire se stiamo illuminando le porzioni giuste di ciò che abbiamo davanti. In altre parole l’attenzione non è solo il fascio di luce o la torcia ma è anche la mano che tiene la torcia ed il cervello che decide cosa illuminare e cosa lasciare in penombra. L’attenzione non è solo una funzione umana ma è una abilità che affiniamo per tutta la vita, proprio come ogni cosa complessa simile, meno la utilizziamo meno diventa efficiente… e per fortuna il discorso vale anche al contrario.

Torniamo al camminare, se hai la mia età (tra i 45 e i 50 anni) è possibile che tu ti stia già ponendo quesiti del genere, se sei più giovane probabilmente no. Passiamo quindi metà della vita dando per scontato che alcune capacità resteranno a lungo con noi, come ad esempio il semplice camminare. Certo a 50 anni, salvo situazioni particolari, siamo ancora tutti in grado di camminare ma la verità è che la risposta è “dipende”: ci sono cinquantenni che potrebbero camminare per chilometri senza fermarsi e altri che possono farne al massimo 3 o 4 per poi restare senza forze.

Questo discorso lo abbiamo fatto molte volte anche il semplice atto di leggere, come stai facendo in questo preciso momento, è un’abilità che diamo per scontata. Ed è anche per questo che di tanto in tanto escono fuori dati statistici devastanti sul famoso analfabetismo funzionale: se non leggi un romanzo da quando avevi 18 anni, se non hai più letto niente se non i messaggi sul telefono e ciò che trovi sui social. Se oggi hai la mia età è possibile che la tua capacità di comprensione di un testo sia diminuita di almeno il 20 o 30% (è davvero poco probabile caro lettore che tu rientri in tale casistica, leggermi non è facile).

Come ormai abbiamo capito esistono abilità motorie e cognitive che è bene tenere in forma, come camminare, leggere, apprendere qualcosa di nuovo ecc. Ma non tutti sanno che esistono macro abilità che sono come alla base, sono dei fondamenti, dei rudimenti di ciò che ci aiuta. E come sappiamo questi rudimenti diventano la base solida per altre abilità, ecco l’attenzione rientra tra queste magiche capacità che possediamo, sia di base (nel senso che nessun organismo potrebbe sopravvivere senza) ma che possiamo raffinare per tutta la vita.

La torcia flessibile

Torniamo alla nostra torcia, se non è solo il fascio di luce ma è anche la capacità di spostarlo, di capire se stiamo illuminando o meno la cosa giusta ecc. Si tratta quindi di una meta-abilità molto più estesa che riguarda anche la capacità di meta-cognizione, cioè di rendermi conto se sto illuminando bene o male, cosa sto illuminando e di rendermi conto che ho una torcia in mano. Non si tratta solo di avere una torcia potente ma di saperla utilizzare, di capire quando è il caso di utilizzarla e di sapere che la stiamo utilizzando!

Mi piacerebbe dirti che queste sono mie supposizioni ma non è così, ad oggi sappiamo che una incapacità di utilizzare la propria attenzione tende a: farci gestire peggio le emozioni, essere più reattivi e impulsivi, a sentirci maggiormente in ansia, a perderci con maggiore facilità tra i nostri pensieri, non riuscire a seguire un discorso, avere di conseguenza anche problemi sociali ecc. Insomma saper o non saper usare quella torcia porta vantaggi o svantaggi molto rilevanti nella nostra vita!

Nel mio modo “laico” di vedere la meditazione (come ne parliamo da decenni) è facile intravedere in questo training il suo fulcro più importante. Cioè è facile pensare che se tutti abbiamo difficoltà ad allenare, o tenere allenata l’attenzione, quando ci riusciamo essa ci porta benefici come: più calma e concentrazione, abilità di regolazione emotiva, capacità di comprensione situazionale maggiormente spiccata ecc. E come abbiamo di recente visto, essere capaci di stare attenti aumenta la neuroplasticità, la capacità di modificare il cervello in base alle esperienze.

L’attenzione è un po’ come il sole… altro che torcia, il quale se viene a mancare fa appassire tutto ma se è esagerato secca tutto! Esatto hai capito bene, questa attenzione, come tutte le cose va allenata proprio perché se sei tu che decidi dove deve andare riesci a capire quali sono le zone d’ombra del tuo giardino e quali sono quelle sovraesposte. Le più recenti ricerche su come funzioniamo ci dicono che un’eccessiva attenzione al monitoraggio di pensieri negativi dentro di te, li aumenta non li diminuisce.

Ma proprio come una piantina, anche i pensieri negativi hanno bisogno di pizzico di sole, altrimenti non li noti, non li vedi. Quindi il training dell’attenzione, la capacità di spostarla e di comprendere dove l’abbiamo messa, la meta cognizione, diventa un processo essenziale per gestire noi stessi e i nostri contenuti interiori. So che forse mi hai sentito dire queste cose diverse volte, ma ti sei mai messo intenzionalmente a cercare di allenarla?

Hai provato la meditazione? Oppure a capire se riesci a leggere almeno 10 pagine di un libro di seguito. Oppure se riesci a fare 25 minuti di lavoro/studio ininterrotti? Oppure hai mai dato intenzionalmente attenzione a qualcuno o a qualcosa di importante? Ecco queste sono le cose che servono, non tanto sapere che l’attenzione è rilevante ma cercare di migliorarla intenzionalmente. Come sai è un processo lungo che richiede anche accoglienza, accettazione dell’inevitabile fallimento di questa funzione… la nostra self-kindness.

Ma dato che siamo ancora immersi nel pieno dell’estate mi sa che per oggi e per la nostra attenzione ti ho già dato abbastanza informazioni… mi raccomando prova a metterle in pratica per qualche mese e vedrai che anche altri aspetti della tua vita migliorerarnno.

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.