Ciao,
hai mai sentito parlare di “Training Autogeno”? Se ti piace la psicologia e lo sviluppo personale sicuramente si. Infatti questa metodologia nata negli anni 30 ad opera dello psichiatra tedesco Johannes Heinrich Schultz è in assoluto la “tecnica di auto-aiuto” più famosa al mondo…
Infatti è talmente tanto nota come metodologia da avere preso nel tempo numerose facce…tuttavia esistono alcune persone che sono state in contatto direttamente con il suo creatore e che cercano di portare avanti la sua scuola originale.
Schultz ha iniziato i suoi studi partendo dalla ipnosi e per questo stretto legame che la scorsa settimana, presso la mia scuola di psicoterapia si è tenuto un seminario di Heinrich Wallnoffer uno dei pochi allievi viventi di Shultz…(quello che vedi nella foto…fra me e i miei colleghi e amici)…
Per comprendere quale è la differenza fra il vero Training Autogeno e “tutti gli altri” basta pensare alla origine de nome “autogeno”…cioè che si auto-produce. L’operatore non deve dare nessuna “suggestione”, quello che accade deve accadere in modo automatico e senza la minima forma suggestiva…
…infatti facendo una piccola ricerca ho notato che anche wikipedia parla di “suggestione” ma questo è sbagliato.Infatti Shultz per “innovare” e allontanarsi dal concetto di suggestione ha creato dei protocolli precisi che cerchino di essere totalmente “neutri”…
Tuttavia bisogna ammettere che i concetti di suggestione e di neutralità sono abbastanza vaghi. Comunque sia avevo già fatto un “lungo” corso di training autogeno ed i concetti erano decisamente differenti. Più orientati ad un obiettivo.Mentre Wallnoffer sottolinea l’importanza analitica del metodo a lungo tempo…
Infatti l’allievo di Shultz, che era tra le altre cose anche in contatto con la “leggenda” Milton Erickson, evidenzia l’importanza di utilizzare il Training come metodo auto-analitico in cui “non si deve fare nulla” ma attendere che accada qualcosa spontaneamente…
…questo ricorda molto diverse forme di meditazione e soprattutto parte della auto-ipnosi ericksoniana. Sempre tendo a mente che l’ipnosi di Erickson era orientata ad un obiettivo…da vero pragmatico quale era.
Durante il seminario, dedicato a psicoterapeuti in formazione abbiamo visto sia il TA di base (che è quello che puoi trovare sul sito di wikipedia) e sia quello avanzato. E ti posso assicurare che nonostante pratichi quotidianamente tecniche di auto-ipnosi il corso ha avuto un profondo effetto su di me.
Fra gli accorgimenti tecnici che conoscevo solo marginalmente ce ne sono stati due davvero carini e interessanti: il primo è quello di eliminare dalla propria verbalizzazione gli aggettivi possessivi, per “distanziarsi dall’Io” e rendere tutto più neutro…
mi spiego meglio, nel Training Autogeno Base si parte dalle sensazioni di pesantezza degli arti e si ripete (attraverso il dialogo interiore) una frase, come ad esempio: “il braccio è pesante” e NON “il mio braccio è pesante”. Questo semplice tecnicismo mi ha soggettivamente molto colpito durante l’esecuzione del compito.
Il secondo tecnicismo è stata la direttiva ” evita di aprire gli occhi fino a quando non lo dico io”. Infatti è noto che aprire gli occhi modifica profondamente l’attività elettrica del cervello. Se utilizzi il poligrafo e il soggetto apre gli occhi vedi un netto sbalzo nella attività elettrica…
Quest’ultima parte mi ha colpito per la direttività e la durezza con la quale questo suggerimento era esplicitato. Ma ti assicuro che un soggetto bene addestrato alla trancei pnotica è in grado di aprire gli occhi senza subire grandi sbalzi…o comunque sia lo sbalzo è ininfluente…
Meditazione e Training Autogeno
Da un po’ di tempo a questa parte mi sono reso conto che la concezione originaria del TA era originariamente più vicina al concetto di “consapevolezza”.
Wallnoffer infatti ci ha fatto portare attenzione ad una parte del corpo e ci ha chiesto semplicemente di restare li ad osservare ciò che accadeva.
Esattamente ciò che accade durante gli esercizi di meditazione Vipassana, la forma di pratica meditativa utilizzata dal Buddha storico (il primo illuminato del Buddismo).
La chiave quindi diventa la “consapevolezza” di ciò che accade quando porti la tua attenzione sulle sensazioni che provi, ne qui ed ora. Insomma se non è meditazione questa almeno non è quella che stiamo esplorando in questi ultimi tempi (Mindfulness).
Bhe…mi fermo qui con la promessa di continuare con un altro post dedicato al Training Autogeno.
A presto
Genna
Ps per specificare nella foto…da destra verso sinistra: Genna, Wallnoffer, Mauro Barachetti e Manuel Mauri…