Hai mai notato quante persone tentano di piacere a tutti? Non intendo il cercare davvero “di piacere a tutti” ma il fatto che a nessuno piace l’idea di non piacere a qualcun altro. Molti credono che tale tendenza derivi dal nostro tempo moderno, vogliamo piacere perché siamo influenzati dalle persone belle e di successo delle riviste e della televisione prima e oggi dei social. Insomma ci siamo davvero fatti fregare dalla modernità? Penso che le cose siano più affascinanti e complesse di così…

La desiderabilità sociale

Non è la prima volta che ti parlo di questo tema ma penso che sia importante tornarci: Tutti gli esseri umani sentono che essere desiderati dalle persone intorno a loro porta numerosi vantaggi. Banale affermarlo ma è bene ricordare che noi nasciamo in una relazione speciale che, per quanto oggi sia molto migliore di un tempo (grazie alle conoscenze sull’educazione ecc.) sappiamo molto bene quali effetti negativi porta una sua mancanza o insufficienza. Un bambino non amato, non accudito dall’infanzia riporta danni psicologici e fisici davvero rilevanti, cicatrici che porterà per tutto il resto della vita.

Quindi sì, è del tutto normale che ogni bimbo nasca con il desiderio di essere accudito, che ogni cosa debba in un qualche modo girare intorno a lui nel proprio nucleo familiare (il famoso “egocentrismo infantile” che sembra essersi evoluto proprio per tali motivazioni di sopravvivenza fisico/emotiva), potremmo dire che ogni bambino ha la necessità di sentirsi desiderato. Ma questo bisogno non cessa con l’età infantile, durante l’adolescenza diventa ancora più incessante la necessità di essere accolti e riconosciuti dal nostro gruppo di pari. Passiamo dai caregiver al gruppo di pari ma ciò che ci serve è sempre la stessa cosa: affetto, amore, riconoscimento.

Sembra un bisogno vitale solo da bambini ma non è così. Come dimostrato dagli studi di Harlow sulle sue scimmiette (e da molti altri) non viviamo “di solo pane” ma anche e soprattutto di affetto e riconoscimento fin dalla più tenera età. Tale necessità diventa via via più rilevante durante l’adolescenza e, in realtà, permane anche durante l’età adulta a vari livelli. Da tempo mi batto contro chi dichiara che tale tendenza sia moderna, generata dai mass media, i quali sicuramente l’hanno esacerbata ma è una tendenza che abbiamo da sempre. Perché dalla notte dei tempi se venivi allontanato dal tuo gruppo dei pari, perché “non eri desiderabile” le probabilità di sopravvivenza tendevano ad azzerarsi.

Come ho ripetuto anche in questo episodio, noi Psicologi costruiamo tipologie di test “anti-desiderabilità sociale” da molti anni prima che nascessero i social. Ci siamo accorti che la gente tende a mostrarsi un po’ meglio di quanto non sia, di conseguenza abbiamo iniziato a costruire delle scale di valutazione di test e questionari che contenessero trabocchetti per misurare il grado di desiderabilità sociale (che tecnicamente chiamiamo esattamente così). Tutto ciò non significa che i social e la società moderna in generale non abbia amplificato tale tendenza ma significa che essa è dentro di noi, potremmo dire è costitutiva, pensare di liberarcene solo perché oggi è più presente è fuorviante e spesso anche pericoloso.

Sarò dunque destinato tutta la vita a comportarmi come un ruffiano per sentirmi desiderato? Assolutamente no, a patto che però tu riconosca che esiste tale tendenza per prenderne consapevolezza e poi, decidere di perseguire ciò che è rilevante per te (i famosi valori). Lascia che mi spieghi meglio: le nostre tendenze (evolutive o meno, apprese o meno) diventano un destino solo quando noi facciamo finta che non esistano o quando ci illudiamo di essercene liberati (magari perchè abbiamo fatto uno strano percorso magico e cavolate simili). Questo passaggio che appare come molto lineare in realtà ha bisogno di ulteriore approfondimento per essere afferrato in tutta la sua magnificenza.

Illusi inconsapevoli

Immagina che ad un certo punto la bilanciatura delle gomme della tua auto si deteriori (auto, moto o bici) e di colpo inizi a sterzare leggermente a sinistra. Se lo fa abbastanza gradualmente non ti accorgerai di questo difetto ma aggiusterai la tua guida senza rendertene conto. Solo andando da un meccanico, guidando un’altra auto o con un esperimento consapevole puoi accorgerti che si è creato questo piccolo difetto. Oppure qualcuno potrebbe dirti che ha notato che il tuo mezzo tende ad andare verso sinistra ecc. Tu potresti guidare per chilometri e chilometri senza rendertene conto e magari dando la colpa all’asfalto, alla pioggia o al fatto di non essere un grande pilota.

Insomma senza un adeguato feedback non ci rendiamo conto di quello sbilanciamento. Fino a quando devi guidare su tragitti comodi e conosciuti non c’è alcun problema, le magagne iniziano quando devi fare qualche sforzo extra, magari guidare sulla neve e cose del genere. Fino a quando tutto fila liscio puoi anche fare finta che non ci sia alcun sbilanciamento ma quando le cose iniziano a farsi più serie ecco che non saperlo può generare enormi problemi. Uscendo da questa metafora: fino a quando sei giovane, fino a quando hai poche esperienze della vita, non c’è nulla di male nel cercare di piacere a più persone possibili.

Il problema sopraggiunge quando continui a farlo in età adulta, quando ti dimentichi che gli altri hanno una volontà propria e per tanto, per quanto tu possa impegnarti non potrai mai avere lo stesso effetto su ogni persona che incontri. Tutti riconosciamo spontaneamente il valore dell’essere desiderati e ammirati ma allo stesso tempo dobbiamo tenere a mente che non è possibile che questo meccanismo funzioni sempre… come da bambini. Anzi in realtà (e purtroppo) non funziona neanche da bambini ma siamo portati a continuare tale ricerca.

Eh cosa mi dici delle persone che invece se ne infischiano altamente?” Che alcune di loro sono probabilmente molto mature ma la maggior parte invece tende a rifugiarsi dietro a sottili meccanismi di difesa. Come al solito il problema non è se mettiamo in atto certi meccanismi ma quanto sono diventati rigidi nella nostra vita: la rigidità spesso si esprime attraverso i 2 (batta 3) meccanismi fisiologici di base, come l’attacco, la fuga e l’immobilità. In altre parole possiamo evitare, iper compensare o arrenderci a quella situazione.

Se fuggiamo facciamo finta che l’auto stia andando dritta, ci auto convinciamo che tutto stia andando bene. Se iper compensiamo possiamo addirittura iniziare a pensare che la nostra auto sia meravigliosa proprio perché ha quel difetto, oppure cerchiamo di fare l’esatto opposto e passiamo la vita contro bilanciare. E nel caso più estremo c’è la resa: non ci posso fare niente l’auto sterza leggermente in quella direzione, forse è meglio evitare proprio di guidarla o venderla. Usciamo dalla metafora e vediamo come possiamo difenderci da questa inevitabile “desiderabilità sociale”.

Le difese più frequenti

Le difese di cui parlo sono frequenti ma non sono tutte e non sono esaustive ma mi auguro diano una buon esempio di come tendiamo spesso a difenderci inconsapevolmente (anzi è proprio l’inconsapevolezza che ci porta spesso alla difesa). Partiamo dalla fuga, dall’evitamento, chi mette in atto tale meccanismo viene spesso percepito come sprezzante e non curante del fatto di essere apprezzato o meno dagli altri. Ma quando scavi oltre la superficie trovi spesso che queste persone si sono chiuse, per evitare di soffrire, fino a diventare a volte lupi solitari, condizione che a sua volta peggiora il loro equilibrio mentale.

Tale ritiro può essere sia dato dalla fuga e sia dall’ipercompensazione. Quando ipercompenso in modo evitante tendo a fare come appena descritto ma quando lo faccio in modo di aggiustare le cose, potrei diventare troppo accondiscendente, cercare di far stare sempre bene tutti perchè così in fondo mi sento accolto. E poi abbiamo il caso estremo di ritiro, la resa, quella di chi ha ormai sviluppato una incapacità appresa verso l’essere accolto, anche in questo caso abbiamo isolamento e a volte depressione.

Ti ho spaventato? Tranquillo tutti tendiamo a mettere in atto uno o più di questi meccanismi, magari non in modo così intenso e rigido. La soluzione non è cercare di non difendersi più, perché quello è un meccanismo abbastanza comune ma è accorgersi che lo stiamo facendo, ancora una volta la nostra cara consapevolezza. Se non noti che tendi a fare una cosa farai moltissima fatica a cercare di cambiarla o migliorarla. Questo è un assioma che vale per qualsiasi meccanismo psicologico: no consapevolezza no risultati!

Cercare di piacere a “tutti” o a molti può essere visto a sua volta come un meccanismo di difesa, tuttavia dobbiamo tenere a mente che si tratta di una tendenza umana naturale. Cioè se ti accorgi di avere tale tendenza la prima cosa che devi fare è iniziare a vedere tale tendenza come meccanismo naturale e poi, eventualmente notare come e quanto potrebbe essersi irrigidito nel corso del tempo.

Cercare i perché e scavare nella nostra vita

Alla luce di tutto ciò, una volta compreso che si tratta di un fenomeno abbastanza comune e naturale possiamo fare lo step successivo e chiederci “perché mi comporto in questo modo”? Ma la risposta non ti aiuterà se non hai preso consapevolezza del meccanismo in se. Questa è una convinzione comune nella psicologia (ingenua) cioè il fatto che una volta che ho capito il perché di una certa cosa io poi ne sia anche padrone, no non funziona così. Io posso spiegarti perché la tua attenzione è ballerina, ma questo concetto di certo ti renderà maggiormente consapevole ma non ti aiuterà a gestire meglio il processo.

Quindi di certo se pensi che tale tendenza sia un grosso problema per te allora è il caso di farti aiutare, il professionista di turno saprà indicarti (in base alla vostra interazione) se è bene che tu comprenda di più o sia maggiormente orientato all’azione ecc. Tuttavia è importante tenere a mente che, attraverso un po’ di consapevolezza, attraverso la capacità di agire in base a ciò che per noi è rilevante (i nostri valori) diventa possibile gradualmente diventare sempre più liberi. Una libertà che si esprime proprio attraverso la presa di consapevolezza che la nostra auto è (quasi sempre) sbilanciata.

Solo che invece di guidare facendo finta di niente, ipercompensando dalla parte opposta, o arrendendoci, questa volta ce ne rendiamo conto ed agiamo di conseguenza. Se sai che è un meccanismo naturale smetti di trattarti come se fossi un imbecille quando capita, il che ti conduce a maggiore auto-compassione, la quale è a sua volta correlata con la flessibilità mentale ecc. Insomma un circolo virtuoso che parte dalla consapevolezza, dalla conoscenza dei meccanismi e dalle azioni impegnate che decidiamo di intraprendere in tal senso.

No, purtroppo non c’è alcun trucco magico ma con il giusto atteggiamento consapevole, gentile e sperimentale (la nostra mente del principiante) è possibile gradualmente diventare realmente padroni della macchina più potente che abbiamo a disposizione: la nostra mente!

Fammi sapere cosa ne pensi
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.