Siamo tutti un po’ scienziati, ci muoviamo nel mondo formulando ipotesi, raccogliendo dati e costruendo esperimenti e immaginando il futuro.

Sono anni che psicologi e scienziati usano questa metafora per descrivere il comportamento umano, oggi vedremo perché è così importante…

In questo mondo digitale dove se nomini la parola “scienza” vieni tacciato di scetticismo è strano parlare dell’essere umano come scienziato.

Come ti dicevo in realtà non è affatto una novità! Tuttavia oggi abbiamo delle prove molto più forti di questo.

Prove tratte dal funzionamento del nostro cervello che sembra proprio agire come una macchina costruttrice di ipotesi.

Ipotesi su tutto ciò che ti circonda e lo fa talmente bene che nella maggior parte dei così non riesci neanche a rendertene conto.

La percezione del mondo è un processo attivo

Sin dagli albori della sua nascita la psicologia ha pensato che la percezione della realtà fosse in un qualche modo “costruita”.

L’idea arrivava dalle conoscenze mediche sulla visione. I primi psicologi del XVIII secolo capivano bene che il nostro sistema percettivo è limitato per vedere ciò che vede.

Allora si inventarono tutta una serie di esperimenti, molti dei quali tu li conosci senza saperlo perché sono le famose illusioni ottiche che spopolano sui social, volti a verificare la loro ipotesi.

Ed oggi ne siamo più che certi, ciò che percepisci è in parte costruito dal tuo cervello. O meglio lo è completamente ma lascia che mi spieghi meglio…

La realtà spezzettata

Hai presente come funzionava il cinema con la pellicola? Esatto si tratta di una serie di immagini statiche che se mosse ad una certa velocità danno l’idea di azione.

Quindi in realtà stai guardando delle foto e non qualcosa di fluido, eppure il tuo cervello lo ricostruisce come un flusso unitario. Lo stesso vale per la maggior parte dei tuoi sistemi percettivi.

Questo significa che non vedi la realtà? Ni, nel senso che la vedi come la vedono gli esseri umani e la vedi in base a ciò che SAI del mondo che ti circonda.

In base a ciò che sei geneticamente e a ciò che sai culturalmente. Per abbracciare la mia idea di scienziato però dobbiamo assumere che la realtà li fuori esista per davvero.

Questa realtà è però influenzata da ciò che so…giusto?

Giusto! Ciò che sai influenza profondamente le tue percezioni. Vuoi un esempio concreto? Pensa ad un animale/insetto che ti fa impressione o paura.

Immagina di dover fare un lungo viaggio in auto, ed ipotizziamo che per qualche motivo tu abbia un ribrezzo profondo verso i ragni (non una paura, basta un po’ di schifo).

Immaginiamo anche che magari solitamente ti piaccia guidare e tu non veda l’ora di metterti in marcia. Ma appena entri in auto vedi di sfuggita un ragno che subito sparisce.

Come affronterai il viaggio sapendo di poterti ritrovare quel ragno tra i capelli mentre stai guidando beatamente? La risposta è semplice: molto male!

Ma il ragno è uscito dal finestrino

Magari non te ne sei accorta, ma il ragno è uscito dal finestrino. Però cosa succede ogni volta che senti un piccolo prurito da qualche parte? Esatto, penserai al ragno anche se questo non è presente.

Si tratta di un’allucinazione? Direi di no, ma solo del fatto che il tuo sistema di minaccia si è attivato (soprattutto se ne hai paura) ed innalzando le difese ti ha resto più sensibile.

Quindi la catena di eventi è questa: noti il ragno, questo è qualcosa che sai. Si attiva il sistema di difesa del cervello che inizia alzando le difese diventa maggiormente sensibile alle piccole sensazioni.

A questo punto, tutto ciò che ti sfiora potresti viverlo come una conferma della tua ipotesi di partenza: c’è un ragno in macchina.

Uno scienziato alla guida

E se ci fosse stato uno “scienziato alla guida”? Beh avrebbe anche lui formulato l’ipotesi del ragno, visto che i dati visivi lo hanno confermato e poi, sarebbe andato alla ricerca di quel ragno.

Si lo so che lo avresti fatto anche tu, ma stavamo solo ipotizzando… perché anche se questo ipotizzare può incasinarci è anche una delle nostre ricchezze più importanti.

Ci consente di scrivere, parlare, cantare, creare tutto ciò che è peculiare della nostra specie. Inoltre ci consente di progettare davvero in modo efficace, se includiamo lo sguardo “scientifico”.

Così come chi ha paura dei ragni sa che dovrà scovarlo prima di partire dobbiamo sapere anche noi che il nostro cervello è fatto così, funziona per ipotesi.

E’ il metodo più veloce in assoluto

Quello di formulare ipotesi rapidissime prima di agire è ciò che ci ha salvato la vita fino ad ora, in termini evolutivi della specie.

Allo stesso tempo però è anche lo stesso meccanismo con cui le persone sviluppano problemi fobici ed ansiosi e la maggior parte dei problemi così detti dell’umore.

Tu sei una macchina che ricerca regolarità o pattern, da queste regolarità costruisci le tue ipotesi. Così se prendi un bel voto e indossi un certo abito cosa farai?

E’ molto probabile che ti vestirai nello stesso modo per il prossimo esame, anche la superstizione è psuedo-scientifica.

Non è facile togliersi una ipotesi della testa

Una volta che hai iniziato a formulare ipotesi non è per nulla facile togliertele dalla testa, e non solo, anche quando altri le fanno per te.

Nel qde parleremo meglio di questo fenomeno ma ora lascia che ti mostri una immagine qui sotto:

Bene, che cosa è? Prima di proseguire con lettura fermati un attimo e dimmi che cosa potrebbe essere questo disegno.

Molti dicono che si tratta di “righe e pallini” ed effettivamente è ciò che vedi e che ho disegnato (male) per te 😉

E se ti dicessi invece che si tratta di un orsetto che sta salendo sopra un albero? Riguarda la foto ed immagina che i pallini siano le zampe che abbracciano l’albero.

Quindi l’orso non si vede ma c’è se fai un piccolo sforzo di immaginazione. E se anche tu come me inizi a vederci un orso vuoi sapere cosa succede?

L’ipotesi guida la tua percezione

Succede che se tra poco riguardi quella figura ci vedi davvero l’orso, e lo vedi subito senza bisogno di sforzarti come magari hai fatto poco fa, non è vero?

Ecco perché le ipotesi sono pericolose ed un vero scienziato deve essere in grado di abbandonarle quando si rivelano infondate all’esperienza e all’esperimento.

Esperienza ed esperimento sono due cose diverse anche se simili: nella tua esperienza diretta è il sole che gira intorno a te durante la giornata, ma sai bene che è esattamente l’opposto.

Pensare “come uno scienziato” quindi significa realmente mettere in discussione le proprie ipotesi costantemente. Per farlo serve la flessibilità cognitiva.

Flessibilità cognitiva

E’ la capacità di adattare le proprie idee alle situazioni, abbandonando le ipotesi fasulle per andare alla ricerca di altri modi, è l’abilità mentale che risponde al famoso proverbio:

“Se continui a fare ciò che hai sempre fatto otterrai i risultati che hai sempre ottenuto”

E quell’amore per l’incertezza che ogni ricercatore dovrebbe avere e che hanno anche altri tipi di ricercatori.

Ad esempio negli insegnamenti buddisti c’è qualcosa di simile quando il Dalai Lama afferma che se la scienza sconferma le sue teorie lui dovrà adeguarsi.

Poi è chiaro che la religione è tutta un’altra faccenda e ti invito a leggere Homo Deus per capire che in realtà religione e scienza non sono contrapposte.

In questo video vedi il famoso esperimento di Heider e Simmel (1944), prima di raccontarti di cosa si tratta ti faccio una domanda, che cosa hai visto?

Fermati e guardalo, dura pochi secondi. E poi pensa a cosa sta succedendo in quel video. Se sei come la maggior parte delle persone avrai avuto la tendenza a costruire una storia.

Con questo esperimento i due ricercatori provarono che il nostro cervello ha la tendenza a creare nessi anche quando questi non ci sono.

E come ti dicevo in puntata lo fa con maggiore forza quando ci sono degli oggetti “in movimento o animati”.

Attribuzione di significato e creazione delle teorie

Nella metafora dello “scienziato” è chiaro che la ripetuta conferma delle ipotesi porti alla creazione di una teoria. E a quanto pare il nostro cervello non vede l’ora di farlo.

Perché siamo progettati per dare continuamente un senso alle cose, per attribuire un significato a quei triangoli e cerchi anche se ovviamente il senso non c’è l’hanno (come direbbe Vasco ;-)).

Ed è proprio per questa tendenza che dovresti portare attenzione al tuo processo “scientifico interiore”, di notare se i significati che costruisci (le teorie) sono attendibili o meno.

Questo è tutto… per ora, fammi sapere che cosa ne pensi lasciando un tuo commento qui sotto.

A presto
Genna

Ps. Sono consapevole di essere partito dal video ed essere finito in tutt’altra parte. Psinel spesso funziona così, perché parto da un piccolo spunto e poi aggiungo pezzi e parti. Se desideri maggiori chiarimenti sul video, scrivilo qui sotto.


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.