No tranquillo non è una puntata sulla magia o sui veggenti ma è dedicata alla comunicazione efficace e parte dalle considerazioni di un vero esperto di terapia.
Il dott. Scott. D. Miller del quale più sotto troverai anche l’intervento ci racconta perché la gente continua a preferire “la magia alla psicologia”, non è una questione così semplice.
Ti consiglio di ascoltare tutta la puntata prima di leggere questo post… buon ascolto.
Molti punti di vista
Avrei potuto dare molti titoli alla puntata di oggi, come ad esempio: “perché la gente va dai maghi invece di andare dagli psicologi?” ma avrebbe perso il suo messaggio più importante.
Il fatto che questi sembrino intercettare meglio i bisogni delle persone, un po’ perché sono costretti a fare così ed un po’ perché si tratta di metodiche raffinate nei millenni.
Da millenni esistono maghi ed indovini che cercano di dare spiegazioni al mondo che ci circonda. Lo stesso Regan, pochi decenni fa, si faceva consigliare dal proprio astrologo per questioni davvero importanti.
Attenzione, questo non significa che “maghi e veggenti” sappiano realmente prevedere il futuro e influenzare gli eventi, anzi per quanto mi riguarda sono dei ciarlatani, però hanno qualcosa da insegnarci.
Qualcosa che noi psicologi diamo quasi per scontato, il fatto che per comprendere il prossimo sia necessario entrare nel suo mondo e per farlo è fondamentale diventare degli abili comunicatori.
“Se hai solo un martello vedi tutto come chiodi” A. Maslow
In questa frase di Maslow c’è riassunto il motivo principale per cui, secondo Miller, noi psicologi abbiamo molto meno successo dei “veggenti”. Perché cerchiamo di adattare le persone alla nostra teoria.
Mentre dovremmo adattare la teoria alle persone. So che sembra un pensiero astratto ma non lo è per nulla, perché tendiamo costantemente a caderci, anche se non siamo terapeuti.
Lo facciamo perché il nostro cervello fa molta meno fatica ad utilizzare sempre “il martello” invece che sbattersi alla ricerca di strumenti migliori, magari strumenti che siano diversi per ogni persona.
Questo errore non è solo tipico della comunicazione, perché tendiamo a farlo di continuo anche in altri ambiti. Ma quando abbiamo a che fare con la cosa meno prevedibile del mondo le cose si complicano.
La cosa meno prevedibile del mondo è “la persona” e ancora più nello specifico sono le relazioni, croce e delizia della nostra intera esistenza. Se non lo hai fatto ascolta la puntata sulla “crescita relazionale“.
Adattarsi
Adattarsi alla comunicazione del nostro interlocutore NON significa che devi essere d’accordo con lui o peggio, fare finta di essere in accordo con le sue idee.
Ma significa accettarle per ciò che sono “sue idee”, ovviamente non stiamo parlando di situazioni politiche e decisionali ma di conversazioni che hai tutti i giorni della tua vita.
Tuttavia se uno ci pensa “bene bene” quasi tutto può essere visto da diversi punti di vista, basta non perdere “se stessi”. Ti faccio un esempio molto attuale anche se so che rischio “il linciaggio”:
Immaginiamo che tu non faccia parte del “popolo di Salvini” e che quindi tu sia favorevole nel dare asilo agli immigrati e ad “aprire i porti”. Ti troverai così a dover sentire pareri assolutamente contrari al tuo.
Quando questi non sono troppo estremi e non sono attacchi personali puoi sempre validarli, cercando di capire le ragioni di chi hai di fronte. Quindi si ci dovrai discutere ma senza partire dal presupposto che la tua sia la chiave per capire queste cose.
Gli estremismi
La nostra società è fatta di estremismi, questo per molti motivi ma quello che conosco meglio è il classico fattore psicologico che ci porta a semplificare le cose.
Così è più facile pensare: “no non voglio gli immigrati perché mi rubano il lavoro e portano degrado” piuttosto che ragionare apertamente su questo tema.
Ma quando sei di fronte ad una posizione davvero estremista è davvero molto difficile farlo. Anche se tu conoscessi le tecniche di comunicazione più avanzata non scalfirebbero l’idea estremista (nella maggior parte dei casi).
Questo significa che devi accettare quelle idee? Ma neanche per sogno! Ma significa che puoi cercare di capire, senza farti calpestare e allo stesso tempo senza calpestare il prossimo.
Probabilmente avrai già riconosciuto i semi di quella che spesso viene definita come “comunicazione assertiva”. Ecco per essere davvero assertivo devi imparare a riconoscere il punto di vista altrui, senza esagerare però 😉
Validare per rispetto
Ciò che ti propongo oggi non è tanto il validare in quanto tecnica per comunicare meglio o per manipolare e/o persuadere, ma per “rispetto” del mondo altrui.
Per quanto mi riguarda questo è profondamente diverso da ciò che fanno “i maghi” i quali (per come la vedo) usano questo genere di “validazione” non tanto perché davvero rispettano il mondo altrui, ma per manipolare.
Per fare un esempio molto chiaro a tutti: vi ricordate quando avete passato ore ed ore ad ascoltare una ragazza o un ragazzo semplicemente perché avevate “altro in mente”? Volevate conquistarla?
Ecco quel tipo di ascolto li non è validante ma manipolatorio. In realtà non vi interessava davvero ascoltare quella persona, i vostri intenti erano quelli di apparire attenti con lo scopo di… insomma avete capito.
In pratica non è tanto il modo con cui lo si fa ma l’intenzione che sottende quel tipo di ascolto. Le cose poi sono spesso più complicate di così e ci si potrebbe ritrovare sul filo del rasoio, soprattutto se si lavora con le persone.
Una receptionist potrebbe ascoltarti con attenzione e validare le tue idee perché DEVE farlo e non perché sia realmente interessata a ciò che gli dici. Tuttavia l’intento non è negativo, non è quello di indurti a fare qualcosa.
Addestramento comunicativo
Quando ci si “esercita con la comunicazione” spesso sorgono dubbi etici simili, perché è chiaro che il nostro validare non è dettato da un genuino interesse ma dal desiderio di migliorare la comunicazione.
La soluzione è molto semplice: se lo fai con l’intento di allenarti alla comunicazione validante, se lo fai per migliorare te stesso, va benissimo. Lo è molto bene se lo fai con scopi altri, come nella manipolazione.
Terreno farraginoso perché se sei una madre che vuole indurre il figlio a non fare cose pericolose, potresti usarla positivamente anche con intenti “manipolatori”, lo stesso vale per chi fa un mestiere come il mio.
Presupponendo sempre che lo si faccia con l’intento di aiutare una persona a sentirsi meglio e non ad adattarla ai nostri schemi mentali. Altrimenti finiamo ancora una volta a vedere “tutti come chiodi”.
Nel video qui sopra vedi Scott D. Miller da cui ho tratto l’idea principale per la puntata di oggi. Se capisci l’inglese e sei interessato ad approfondire i temi trattati oggi, guardalo appena hai tempo.
E’ importante tenere a mente che durante queste “esercitazioni” la cosa da fare non è “fare finta di essere d’accordo” ma è evitare di attaccare il prossimo, ed è solo per momenti particolari.
Si perché purtroppo non possiamo essere “validanti con tutti” anche perché ci sono persone che se ne approfittano. Per cui se tendi a farti mettere i piedi in testa, ricordati bene di questa distinzione.
Della famosa massima dell’assertività: di non farti prevaricare ma senza prevaricare. E a volte purtroppo, va benissimo essere duri e diretti, soprattutto quando siamo di fronte a persone che “si allargano troppo”.
La gente, al di fuori dei contesti formali si comporta spesso in malo modo, sopratutto su internet. I motivi sono tanti primo fra tutti la mancanza di una relazione diretta, sono i famosi “leoni da tastiera”.
La responsabilità
Come forse già sai il punto cardine della crescita personale è la capacità di assumerti le tue responsabilità. Per cui se ti ritrovi a dover rispondere in modo duro, assumiti le conseguenze possibili.
In altre parole “evita di gettare sassi e di nascondere le mani”. Se ti ritrovi a fronteggiare (sul piano della comunicazione) un rompiscatole e glielo fai sapere direttamente, non sottrarti allo scontro.
Cerca anche in quel caso di non prevaricare ma allo stesso tempo di non consentirgli di prevaricare, in altre parole “allenati a segnare dei confini”, soprattutto online.
Lo so per esperienza, pensa che l’altro giorno un ragazzo, dopo avermi fatto almeno 10 domande, a cui ho risposto sempre gentilmente mi chiede: “scusami sai tra poco è il compleanno della mia ragazza, mi aiuti a scegliere il regalo giusto”.
Beh sono stato poco validante e l’ho mandato a quel paese, in modo molto gentile. Lui si è cancellato dai miei follower, giusto per farti capire come la gente può interpretare malamente il fatto che tu sia “validante”.
Fammi sapere se hai avuto anche tu esperienze simili e come ti sei comportato, ma soprattutto fammi sapere se riesci (di tanto in tanto) ad essere davvero validante.
A presto
Genna