Uno dei più frequenti errori mentali ci accompagna costantemente nella vita, probabilmente lo stai applicando proprio in questo istante. C’è chi sta leggendo questo post e sta pensando: “secondo me non c’è nulla di valido in queste parole”, c’è chi al contrario sta pensando: “secondo me sono parole magiche”. Ovviamente si tratta di due estremi e senza saperlo applichiamo ogni giorno alle cose che ci circondano…
Sovrastima Vs Sottostima
I meccanismi di sovrastima o sottostima sono naturali e fanno parte del nostro modo di muoverci nel mondo. Come abbiamo visto un sacco di volte il problema più grande del nostro cervello (e di conseguenza della nostra mente e della nostra psicologia) sta nel fatto che esso si è evoluto per essere efficiente ma non preciso. Al cervello non gliene frega niente di sapere quante sono le persone in fondo a quel vicolo buio, lui ne vedrà 10 volte di più e 10 volte più pericolose se ritiene che si tratti di una situazione che può mettere a repentaglio la tua vita. Anzi esagera proprio appositamente per non farti fare l’eroe del cavolo!
Purtroppo fa anche l’esatto opposto, sei con una ragazza o un ragazzo e vuoi fare colpo? Magari hai alzato leggermente il gomito e vedi 4 brutti ceffi? E’ possibile che in base alla situazione tu voglia fare l’eroe (o l’eroina) e sottostimare il pericolo. Vedendo persone meno pericolose di quello che sono (e che comunicano, magari non vedendo tatuaggi riconoscitivi, coltelli e cose del genere) o in numero inferiore. Ora se hai ascoltato l’episodio sulla confusione tra causa-effetto probabilmente starai pensando che si tratti di qualcosa del genere… si ci hai beccato!
Infatti sovrastima e sottostima sono di certo dovuti a cause diverse: emozioni in corso, aspettative, distrazioni, confusione, coscienza alterata ecc. Tuttavia non possiamo davvero prevedere tutte le con-cause che possono portarci a tale meccanismo e dato che, come abbiamo visto in quell’episodio le cause-effetto nel nostro mondo tendono a costruire circoli difficili da rompere, la cosa più importante è trovare un “punto di appoggio”. Questi circoli assomigliano a dei nodi inestricabili, tuttavia esistono dei lembi che una volta trovati possono aiutarci a districarli, uno di questi è proprio il meccanismo che stiamo analizzando.
In altre parole, riuscire a notare come tendiamo ad attuare tale modalità di pensiero ci aiuta a notare anche le varie con-cause. Ma soprattutto ci aiuta a non farci uccidere da quei brutti ceffi, il che vale molto di più del semplice “cercare di capire bene”. Perché ripetiamolo ancora: il cervello è una macchina efficiente ma non precisa. Non gliene frega niente di essere precisa ciò che gli importa e continuare a sopravvivere adeguatamente senza troppi sbattimenti, cioè continuando a preservare al massimo le energie.
Per il cervello è più facile dire che una cosa è o bianca o nera, mentre trova molto più difficile cercare le varie sfumature di grigio, per questo motivo tende a fare la cosa che gli viene più rapidamente e che millenni di storia gli hanno conservato per noi. Quindi se tendi a sovrastimare o sottostimare non sei stupido o stupida, sei semplicemente un essere umano funzionante. Poi chiaramente questa tendenza può diventare anche un problema ma essenzialmente tutti dobbiamo farci i conti, anche le persone che in questo momento stanno pensando: “io no, io soppeso con attenzione ogni decisione e azione della mia vita”.
Il pallino per le quantità e il paradosso della “stima”
Sappiamo dagli studi comprati sul cervello, quello tra noi e i nostri cugini animali, che il nostro encefalo nasce già capace di distinguere le quantità. Riesce a capire se ci sono poche cose o tante cose, in alcune specie tale abilità è addirittura fissata su certi numeri (come nei pulcini analizzati dal prof. Vallortigara) ma in generale è fondamentale per la sopravvivenza riuscire a capire la differenza tra tanto e poco. Non la differenza tra 34 e 789 ma proprio tra “tanto e poco”, poi ovviamente sviluppandoci capiamo anche la differenza numerica ma essenzialmente siamo come predisposti per pensare in “bianco e nero”, in “tanto e poco”.
Infatti ciò di cui stiamo parlando rientra nel funzionamento di molti bias, si tratta di un meccanismo naturale che a tratti può anche essere utile. Come quando sottostimiamo il pericolo per agire prontamente verso qualcosa che ci sta a cuore, non so un bambino che sta per essere investito da un’auto e ci lanciamo senza pensare alle conseguenze. Gli esempi sono tantissimi e anzi, sono convinto che possiamo analizzare gran parte delle nostre azioni attraverso questo semplice filtro, per questo ci ho dedicato un’intera puntata.
Poi ovviamente ci sono condizioni personali e contestuali che possono spingerci più da un lato o più dall’altro e conoscerle è ultra utile. Ad esempio sapere che quando progettiamo i tempi di esecuzione di un certo progetto è molto probabile che si tenda a sottostimare la quantità di tempo e di risorse, è qualcosa di utile sia in fase di progettazione che di attuazione. Sì è proprio così, tendiamo a sottostimare gli sforzi necessari per raggiungere i nostri obiettivi e tale meccanismo può portarci anche allo stallo. E ovviamente lo facciamo perché tendiamo a sopravvalutare alcuni aspetti.
Questo meccanismo infatti non può essere preso solo in una direzione, perché come probabilmente molte persone avranno già intuito: ogni volta che sovrastimi qualcosa ne stai sottostimando un’altra e viceversa! Quindi è impossibile uscire da questa trappola? La risposta è no, è possibile ma richiede molta consapevolezza e soprattutto la disponibilità a notare di sbagliare di continuo proprio questa operazione. Nella pratica il tema di sovrastimare e sottostimare ha un solo punto in comune: la stima, cioè come giudichi il mondo intorno a te. Quindi la domanda diventa: ma è davvero possibile non giudicare ciò che ci accade?
Nuovamente si trasforma la domanda ma la risposta resta identica: dipende! Fino a qualche decennio fa ti avrei risposto che era impossibile farlo anche lontanamente, dato che tutto il nostro mondo è dato dalla capacità di creare categorie. Senza tale meccanismo non riusciremmo neanche a vedere le cose che ci circondano. Tuttavia alcuni studi sulla pratica della meditazione ci hanno chiaramente indicato che non è possibile interrompere la macchina giudicante ma è possibile evitare di seguirla, è possibile imparare a riconoscere quando stiamo giudicando ed interrompere tale giudizio.
Un passetto indietro
Questo passetto indietro rispetto al nostro giudicare è ciò che hanno ipotizzato i fenomenologi dello scorso secolo con il termine “epochè“, riuscire a mettere tra parentesi il giudizio. La qual cosa potrà sembrare come una sorta di assurdità, ed anche io ne ero convinto sino a quando non ho cominciato a meditare… no, non mi sono convinto che fosse possibile perché durante la meditazione mi sono illuminato, ho incontrato il mio animale guida che mi ha reso saggio ed intelligente. Lo so perché hanno fatto degli studi specifici sul funzionamento della categorizzazione implicita, cioè inconsapevole. E la meditazione è in grado di superare le categorie e anche interromperle momentaneamente.
Te l’ho raccontato la prima volta in questo episodio del Podcast del 2015. Te lo racconto brevemente, tutti noi abbiamo dei pregiudizi impliciti che scattano in automatico senza la nostra consapevolezza, uno di questi riguarda chiunque non rappresenti esteticamente chi ci circonda. In particolare se sei bianco tenderai a far scattare questo pregiudizio verso le persone nere, sì anche se non hai la minima ombra di giudizio consapevole, anche se sei sposato con una persona nera, scatta lo stesso! Come fanno a capirlo? Semplice ti dicono che ti verranno mostrate delle immagini che fanno riferimento ad argomenti specifici.
Ad esempio ti dicono che ti mostreranno dei gelatai: poi ti chiedono di valutare quanto una persona assomigli ad un gelataio schiacciando un tasto il più velocemente possibile. Più tempo ci metti a rispondere e più significa che quel tizio non assomiglia affatto ad un gelataio e viceversa, perché ci metti più tempo a riconoscerlo. Lo fanno però con attributi più sottili come: felice, onesto, disonesto ecc. Indovina cosa succede se mettono “ladro” o “disonesto”? Che se la persona ha il colore della pelle diverso dal tuo tendi a riconoscere più velocemente gli attributi negativi che danno più senso alla categoria. Una persona nera viene riconosciuta come “ladro” più velocemente (da un bianco) di una persona bianca ecc.
Siamo inconsapevolmente razzisti e questo ovviamente NON deve giustificare il razzismo. Ma deve mostrarci quanto siamo zeppi di categorie poco utili per la nostra sopravvivenza e molto utili al disastro sociale, proprio come nell’antichità. Cosa fa la meditazione? E’ in grado di interrompere momentaneamente questo effetto! Se stai pensando che sia abbastanza normale che accada allora 2 sono le opzioni: la prima è che tu sei un praticante di meditazione e conoscendone i meccanismi ipotizzi che sia davvero così. La seconda opzione è che ti fidi troppo di chi sta scrivendo… ti consiglio di optare per la prima, anche se non priva di problemi.
Infatti chi medita potrebbe essere troppo di parte e credere che quella pratica possa “fare tutto”, non è così, fa molto ma non tutto. La buona notizia per chi pratica è che quel continuo rendersi conto dei giudizi e metterli da parte non è solo una cosa “metaforica” che facciamo ma è vera, cioè mettiamo DAVVERO da parte i pregiudizi. Perché dico “davvero”? Perché altrimenti anche chi medita sarebbe vittima di questi stessi pregiudizi inconsci, ed invece lo è molto molto meno, il che indica che ciò che fai durante la meditazione è un vero e proprio “mettere da parte i giudizi”. Il sogno della fenomenologia, è la prova del fatto che si possa davvero fare epochè!
Le nostre tendenze e i nostri limiti
Nella crescita personale solitamente si evita di parlare di limiti e di tendenze, si preferisce parlare di risorse e obiettivi. Ci sono anche validi motivi per questa faccenda, tuttavia è invece di fondamentale importanza conoscersi nel bene e nel male. E quando dico conoscersi non intendo di certo che si possa realmente sapere tutto se stessi, ma che sia una naturale tendenza dell’essere umano funzionante: quella di devenire man mano sempre più consapevole di se stesso e della propria identità. Purtroppo però non è proprio vero che ci si riesca in modo naturale, basta guardarsi attorno purtroppo!
Per migliorarsi, così come per migliorare qualsiasi cosa su questo pianeta, è necessaria intenzionalità. Certo potremmo lasciare fare tutto al caso e i più fortunati di noi potrebbero trovare l’illuminazione passeggiando in spiaggia quest’estate, ma la probabilità non è così alta come potrebbe apparire. Così potremmo pensare cose del tipo: una volta laureato, una volta che avrò abbastanza esperienza sul lavoro, una volta che avrò trovato la persona giusta, quando diventerò madre o padre, ecco quando accadrà qualcosa del genere io avrò una profonda trasformazione.
Sì è vero che tutti quegli eventi ci trasformano e possono potenzialmente renderci sempre più consapevoli, ma allo stesso tempo non è detto che accada. Conosco persone che hanno praticamente fatto ogni tipo di esperienza, viaggiato intorno al mondo e fatto un sacco di cose bizzarre, ma non sono più consapevoli o sagge della media. Per migliorarsi, ripeto come in ogni campo della nostra esistenza, serve intenzionalità, cioè decidere di iniziare ad osservare queste tendenze, questi limiti e lavorarci con le nostre risorse e gli strumenti meravigliosi della psicologia.
Insomma io sono di parte ma credo che questa faccenda rispecchi molto anche chi mi segue, se per caso sei arrivato fino a questo punto ti ringrazio e ti invito a farmelo sapere in un qualche modo.
Alla prossima
Genna