Ti è mai capitato di sentirti assolutamente certo di qualche cosa per poi scoprire che “le cose” non erano esattamente come le avevi immaginate?
Capita a tutti, viviamo in un mondo in continuo cambiamento e l’unica certezza che abbiamo è probabilmente che non esistono certezze. Scopri come imparare ad amare l’incertezza…
Allora ti ho spaventato? Scommetto di no, se segui psinel da un pò di tempo sai bene che abbiamo una tendenza nel ricercare “regolarità” (pattern) e “punti fissi”.
Quando ti trovi una Città che non conosci come fai ad orientarti? Ok, lascia perdere google maps è chiaro che ti può essere utile! Personalmente uso dei punti di riferimento, e devi sapere che l’orientamento non è il mio forte.
Così quando ci apprestiamo ad apprendere qualcosa che non conosciamo facciamo lo stesso. Andiamo alla ricerca di quei “riferimenti” che ci consentano di non perderci lungo il nostro cammino.
Lo stesso fa un bravo maestro quando inizia ad impartire le proprie lezioni. Cerca di insegnare da subito quelle basi necessarie affinché l’allievo possa “costruire” e ritrovarsi. Ma nessuno studente alle prime armi crede che quelli siano veri “punti fissi”.
Solo chi “si crede esperto” pensa di sapere tutto!
E purtroppo più diventi esperto in un determinato campo e più ti rendi conto di “non essere un vero esperto” perché, se approfondisci ogni cosa trovi davvero un mare di cose da imparare.
Forse era questo che intendeva Socrate dicendo “so di non sapere”. Ne abbiamo già discusso in un vecchio podcast che oggi mi torna utile citare, perché in fin dei conti ciò che intendeva era “sono arrivato al punto di capire che non so”.
Questo atteggiamento è eccezionale nella nostra epoca, dove sembra impossibile non sapere, visto che tutti abbiamo internet ed una banca dati infinita da cui attingere.
L’essere umano usa questo atteggiamento quando gioca e quando impara
E quando riesci a imparare giocando hai il massimo del risultato. Pensaci, quando vedi un bambino che gioca questo non teme di sbagliare. Nell’apprendimento puro invece scattano diverse variabili, spesso legate al giudizio.
Più una persona si sente giudicata mentre apprende e più cercherà di “non sbagliare” rendendo tutto il processo di apprendimento 100 volte più lento e meno efficace. Perché quando apprendi devi essere disposto a sbagliare.
E qui torna il nostro caro “chi erra erra”
Nel senso che solo chi si muove nel mondo fa errori, chi invece resta a casa a lamentarsi non sbaglierà mai.
Ecco queste sono solo alcune delle cosine che possono emergere quando pensiamo alla certezza e alla incertezza della nostra psicologia. Ora voglio aggiungere ancora “più incertezza”.
Nel podcast della scorsa settimana ti ho raccontato che più “scelte consapevoli prendiamo e meglio ci sentiamo”. La Langer ha dimostrato che più un apprendimento è condizionale (aleatorio, incerto) e più i ragazzi apprendono.
Quando fai sentenze assolute gli altri imparano meno
In pratica la Langer ha scoperto che se insegni in modo dogmatico i ragazzi apprendono peggio. Questo perché non gli si lascia la possibilità di pensare a quel concetto, di lavorarci sopra e di assimilarlo.
Se ti dico che le cose stanno così in modo certo non lascio alcuno spazio al pensiero. Cosa? Vuoi dirmi che a scuola hai imparato in questo modo? Anche io purtroppo, con qualche rara eccezione fortunatamente.
Lo so la scuola, cosa che dovremmo mettere al primo posto in un Paese civilizzato è invece all’ultimo posto in Italia. Magari non proprio ultimo ma poco ci manca.
Ecco un altro esempio di come abbracciare l’incertezza possa esserci utile
Una bella metafora la trovi nel libro “guarire con la meditazione”. Immagina una mongolfiera che invece di contenere “aria calda” contiene tutto ciò che conosci. Ed immagina invece, che la sua superficie esterna sia invece ciò che non conosci.
Più riempi il pallone con la conoscenza e più si estende la superficie della non conoscenza. E’ davvero così che stanno le cose, questo però non è assolutamente un buon motivo per “non conoscere”…anzi dovrebbe essere una buona motivazione per farlo.
Sapere di non sapere ti invita a sapere
Ormai quasi 20 anni fa lessi su un libro di psicologia generale una frase che diceva più o meno così: “La conoscenza è come le cigliege… una tira l’altra”. Ed è esattamente così!
Se studi la psicologia non puoi fare a meno di studiare la filosofia, la storia ed i periodi storici e culturali in cui si è sviluppata e avanti così. Più approfondisci e più c’è da approfondire.
La conoscenza è un baratro che spaventa
Ok evita di spaventarti, ciò che intendo è che quando guardi tutto ciò che potresti conoscere su un determinato argomento potresti provare come “un senso di vertigine” come quando guardi dall’alto un baratro.
Questo senso di vertigine che sgomenta è in realtà naturale! Ogni volta che ci troviamo di fronte ad un’impresa lunga e faticosa ci possiamo sentire in questo modo. Anche solo se decidi di andare in palestra partendo da zero puoi avere la stessa impressione.
Per questo ti rompo le scatole con “il processo”!
E’ proprio a causa di questo baratro che da molto tempo ti sto parlando della differenza fra “processo e risultato”. Se penso subito alla meta, al risultato, farò fatica ad accettare di dover fare tutto il processo per raggiungerla.
Ed ogni passo del processo è unico e mai certo. Puoi vedere chi ha già fatto il percorso ed immaginarti che anche il tuo andrà così, ma in realtà il tuo “sarà il tuo” e sarà imprevedibile!
E se l’incertezza mi fa sbagliare non mi fa agire?
Questa è una domanda molto comune, nel mio studio. Nel senso che caratterizza molta della sofferenza dei miei pazienti. Spesso diamo troppo peso ai nostri pensieri, i quali possono essere davvero visti come “tante nuvole nel cielo”.
Nel senso che sono processi che ci aiutano ad orientarci nel mondo…ma non sono il “mondo”! E’ la stessa identica metafora del GPS, se questo perde la strada o ti tortura con indecisioni ed incertezze, impara a metterlo da parte facendo un poì di mindfulness.
Nel dubbio agisci per conoscere
Nel podcast ho usato la terribile metafora bellica dello “prima spara e poi prendi la mira”. Il che significa sia agire che aspettarsi di dover ricalibrare la mira per “sparare meglio”.
Le cose stanno più o meno così: quando il GPS si impalla dobbiamo smetterla di dargli ascolto ed agire senza la sua “assistenza”. Perché quando “s’impalla” è proprio quella “assistenza” a diventare un ostacolo.
Il GPS non riesce ad aggiornarsi e continua a cercare “dentro se stesso” invece che catturare nuovi dati di realtà, magari dal web, per ricalibrare il percorso. Questo non capita solo quando il “gps” s’impalla ma anche quando “pensi di sapere tutto”.
Più sai qualcosa e più rischi di diventare inconsapevole
Come ti raccontavo nel podcast, più conosci una certa azione e più sei in grado di farla in automatico…”ad occhi chiusi”. E se fai le cose in automatico il tuo sistema di aggiornamento è spento.
Come ormai dovresti sapere uno degli scopi principali del nostro sistema cognitivo è quello di risparmiare energia. E quando impara qualcosa, per risparmiare, tende a non aggiornarsi più.
Ecco perché se pensi di sapere tutto dovresti iniziare a dubitare. Non per mettere in discussione ciò che ti fa sentire sicuro, quel senso di auto-efficacia percepita del conoscere, ma semplicemente per aprirti all’esperienza della realtà.
Se pensi di sapere tutto…inizia a dubitare!
Apriti ed osserva il mondo da più punti di vista possibili. Questo è il risultato non solo di millenni di pratica della meditazione ma anche degli ultimi 50 anni di ricerche sperimentali sulla consapevolezza.
Non è facile farlo ed è per questo che insisto tanto su questi aspetti della crescita personale. Perché come ormai hai capito, per me, crescere significa aumentare la nostra auto-consapevolezza, il famoso “conosci te stesso”.
Insomma un altro discorso oceanico che credo però faccia bene “tirare fuori”… fammi sapere cosa ne pensi e come gestisci l’incertezze della vita.
Alla prossima
Genna