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“Nessuno può ferirti davvero (emotivamente) se non lo conosci abbastanza”!

Hai mai sentito questa frase? Forse no, me la sono inventata, ma di sicuro il concetto di base ti è molto chiaro. Solo le persone che conosciamo davvero sono in grado di ferirci emotivamente.

Oggi ti parlo di relazioni e di quanto queste possano essere sia l’inferno che il paradiso in terra…buon ascolto:

E’ una bella giornata d’estate, te ne stai seduto sulla tua sdraio in spiaggia quando passa un ragazzino sui 13 anni, ti guarda e correndo via ti fa il dito medio. Cosa fai?

Dipende da come sei fatto, dall’età che hai e da altre piccole caratteristiche, è facile che ci sia prima un momento di sorpresa e subito dopo un pizzico di rabbia.

Ma se non sai chi sia quel ragazzino ed hai circa la mia età (37/38 anni) e facile che quella piccola reazione di rabbia si trasformi in altro, indifferenza o divertimento per quel gesto sfrontato.

Solitamente non ce la prendiamo quando reputiamo qualcuno “debole” o “ingenuo”

E se invece quel bambino fosse tuo nipote? O peggio tuo figlio? E’ ovvio che c’entra il contesto e tutto… ma se conosci quel ragazzino le cose cambiano eccome.

Il tuo modo di interpretare quel gesto alla luce della relazione precedente, cambia tutto! Se si tratta di una persona che conosci, più è stretta la conoscenza e la relazione e più ci potranno essere ripercussioni emotive.

La conoscenza toglie la reverenza!

Come sempre c’è un proverbio per tutto, anche per descrivere come possono cambiare le relazioni via via che aumenta la conoscenza reciproca.

Questo detto può darci una buona chiave di lettura delle relazioni, dove via via che conosciamo una persona possiamo comportarci in modo sempre più diretto, ossia senza troppi complimenti.

E quando la reverenza non è più presente, viviamo le relazioni in modo completamente diverso, sia magnifico e sia tragico.

Per crescere dobbiamo imparare a vivere le relazioni “senza reverenza”

Il succo di questo podcast è che se impari a vivere bene le relazioni difficili della tua vita, quelle con “poca reverenza” ne ricavi una marea di vantaggi.

Quando una relazione diventa stretta diventa via via più difficile da gestire. Ciò a cui “teniamo a sua volta ci tiene” avrebbe detto Watzlawick. Più tieni ad un legame e più questo legame a sua volta ti tiene!

La metafora dei legami rigidi e fluidi

Puoi immaginare la relazione come una sorta di filo che ti lega alle altre persone. Più la relazione è intensa e più questo filo è rigido. E più questo filo “si irrigidisce” e più i tuoi movimenti diventano inter-dipendenti.

Questa mi sembra un’ottima metafora per descrivere il funzionamento delle relazioni. E attraverso questa immagine di “corde che ci tengono legati e che possono diventare più o meno rigide” vediamo le nostre “inter connessioni”.

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Proprio come scalatori “in cordata” più le relazioni si fanno strette e più ad ogni nostro movimento corrisponde un movimento delle persone che ci circondano. Questo lo sanno molto bene i miei colleghi sistemici.

Che vedono i gruppi e nello specifico le famiglie, come sistemi viventi unici dove i problemi non sono di un singolo membro ma nelle relazioni tra i membri, cioè nella qualità dei legami instaurati.

Tutte le relazioni seguono le leggi sistemiche

Ogni relazione, che sia fra due persone o fra più persone genera dei micro-sistemi. Chi ha studiato i sistemi ha compreso che ad ogni cambiamento del sistema (anche il più piccolo) corrisponde un cambiamento dell’intero sistema.

Appunto un cambiamento di tipo “sistemico”, come viene spesso definito. Queste osservazioni ci portano dritti dritti ad un concetto molto caro nella crescita personale, mi riferisco alla nostra sempre presente “responsabilità”.

Se ogni membro del gruppo co-crea il gruppo, contribuendo a trasformarlo in ogni sua piccola mossa, allora ogni membro è co-responsabile di ciò che succede in quel sistema.

In ogni interazione assumiamoci la responsabilità della nostra psicologia

Con “responsabilità psicologica” intendo l’essere consapevole che qualsiasi reazione, emotiva, cognitiva o comportamentale da parte nostra è nostra responsabilità.

Non importa se si tratta di una reazione a qualcosa che ha fatto qualcun’altro. Siamo comunque e sempre noi a reagire. Lo so, questa è una delle cose più difficili da fare in assoluto ed è per questo che continuo a ripetertela.

Assumerci la responsabilità o per lo meno la co-responsabilità di ciò che proviamo emotivamente e di ciò che pensiamo è un esercizio di consapevolezza “mica da ridere”

Responsabilità non significa colpa!

Diventare responsabile non è qualcosa che ha a che fare con ciò che pensi o con ciò che provi, ma ha a che fare con ciò che sei disposto a fare! Mentre il senso di colpa è un’emozione, la responsabilità è un atteggiamento mentale.

Significa essere disposto a metterti in gioco, affrontare le eventuali emozioni negative (compreso il senso di colpa) e diventare “abili a rispondere” in quelle circostanze.

Una persona responsabile che ha combinato un guaio, si rimbocca le maniche e cerca di fare di tutto per riparare, si mette giustamente in prima linea cercando di imparare dall’errore.

Una persona che si sente “solo in colpa” invece si crogiola nei suoi sentimenti negativi e, quando non si lascia investire dalla colpa la proietta sugli altri. Insomma sono due cose simili ma completamente diverse.

Il senso di colpa è solo un segnale che ti chiede di diventare responsabile

E tornando alle nostre care relazioni, diventi responsabile solo quando ti accorgi che il tuo modo di “reagire” alle altre persone dipende da te, e dalla tua consapevolezza.

Paradossalmente diventi responsabile quando sei disposto a sentirti in colpa per gli eventuali errori che hai fatto o che farai. Senza questa “disposizione” non solo diventi allergico al senso di colpa ma non diventi neanche responsabile.

Per evitare il senso di colpa la gente non cresce!

Come ti ho raccontato altre volte, una delle tendenze umane più comuni è quella di evitare sensazioni e/o pensieri negativi su se stessa e sugli altri. Siamo talmente bravi a raccontarcela che siamo veri maestri dell’evitamento.

Più eviti l’eventuale senso di colpa e meno diventi capace di gestirlo (quando eventualmente sopraggiunge) e questo può bloccarti nel diventare più responsabile delle tue emozioni e quini di crescere “nelle e attraverso le…relazioni”.

Come ormai dovresti sapere, i miei colleghi chiamano questo fenomeno “evitamento esperienziale”, cioè la tendenza ad evitare situazioni, pensieri ed emozioni negative di un qualche genere. Meno siamo disposti a provarle e più diventiamo incapaci di farlo!

Responsabilità non significa farsi mettere i piedi in testa

Assumerti la responsabilità delle tue reazioni non significa però farti mettere i piedi in testa. Come ti dicevo nel podcast bisogna agire in modo assertivo, cioè saper far valere i tuoi diritti senza calpestare quelli degli altri!

Per farlo devi partire dalla responsabilità e poi tenere a mente che ogni buona relazione crea spontaneamente l’assertività. Se trovi persone con cui devi continuamente ridefinire i confini, cioè ricordargli ogni volta che ci sono “dei paletti” allora…

Assumiti la responsabilità anche di dover tagliare qualche relazione

Questo punto è piuttosto di moda oggi: “sei la relazione che hai non ti piace, tagliala!”. Un buon consiglio se questo taglio non è una fuga, un evitamento esperienziale.

Ecco alcuni consigli dal mio amico e collega Luca Mazzucchelli per gestire le relazioni tossiche:

Come hai visto i consigli sono sempre gli stessi. Assumiti la responsabilità, sii chiaro, non farti “zerbinare” ecc. Il succo è sempre lo stesso, la relazione può essere “inferno o paradiso”.

Infatti Luca ti dice anche di usare altre relazioni, magari chiedendo ai tuoi amici e parenti che cosa ne pensano del tuo desiderio di “tagliare quella relazione”. Come vedi non tutte le relazioni sono malvagie, anzi!

Allenarti a “stare in relazione” è un investimento su te stesso!

La ricerca in psicologia è molto chiara, chi ha buone relazioni sociali è anche più resiliente agli eventi negativi della vita. Chi ha buone relazioni è mediamente “più felice” e più in salute.

Insomma è fondamentale coltivare il nostro “senso relazionale” come lo chiamerebbe Daniel Siegel descrivendo i nostri “8 sensi”… qualcosa di cui ti parlo nel mio Master in Meditazione Avanzata!

Ti racconto tutto nei dettagli nel Qde su questo master 😉 Per ora mi sembra di aver messo fin troppa carne al fuoco (perdonami se sei vegetariano) come sempre lascio a te la parola, fammi sapere cosa ne pensi.

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A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.