Chiunque si avvicini al mondo della crescita personale è entrato in contatto con il tema delle convinzioni (o credenze) e sulla importanza di scandagliare se stessi alla ricerca di quelle limitanti. Questo tema ha una chiara origine storica nel campo della psicologia, conoscerla ci aiuta anche a capire come lavorare realmente efficacemente sulle nostre convinzioni.

La testa a panino

Se immaginiamo le nostre azioni dall’esterno possiamo vederle solo attraverso due variabili: gli stimoli che riceviamo e le conseguenti risposte. Questa è stata la riduzione che ha consentito alla nostra amata psicologia di iniziare a fare speculazioni scientifiche sul comportamento. Fino a quando qualcuno è arrivato a dire qualcosa che oggi appare ovvio: non tutti rispondiamo agli stessi stimoli nello stesso modo e neanche nello stesso tempo.

Se sono allegro ad una festa e qualcuno mi offende probabilmente ci rido sopra, se qualcuno mi pone la stessa offesa in un giorno in cui ho la luna storta il mio modo di reagire sarà totalmente diverso. Insomma stimoli e risposte da sole non bastano a spiegare il nostro comportamento, allora serve qualcosa, tra le due fette di pane del comportamentismo (stimolo e risposta) era necessario immaginare una imbottitura (un processo di elaborazione dell’informazione). Qualcosa di assolutamente rilevante dato che poteva fare la differenza nel modo di rispondere.

Così abbiamo iniziato ad ipotizzare vari imbottiture, sistemi cognitivi di elaborazione dell’informazione. E i primi in assoluto sono state proprio le nostre convinzioni: se pensi che una cosa sia possibile o meno ecco che questa credenza modificherà le tue risposte. Cosa che non accade solo a livello cognitivo o comportamentale ma accade in ogni parte del nostro organismo, con le teorie costruttiviste siamo arrivati a descrivere la nostra psiche come “determinata dalle nostre costruzioni”.

Sono note le storie di persone che hanno iniziato a lamentarsi perché erano immersi da fiori ai quali erano allergici, con tutte le classiche risposte allergiche (occhi rossi, irritazioni alla gola ecc.) per poi rendersi conto che quei fiori erano di plastica. Cioè le nostre convinzioni sono talmente potenti da farci avere reali risposte biologiche, come se fossimo realmente a contatto con i pollini o qualsiasi altra cosa possa farci avere una risposta allergica.

Questo modello in cui ci sono le 2 fette di pane ed il contenuto che ne determina il sapore è davvero detto “mente a panino” dai miei colleghi. Tuttavia abbiamo scoperto che le cose sono più complesse di così, infatti il sistema di comprensione dello stimolo, quello che Gibson chiama affordance, sembra non dare giustizia al panino. Dato che percezione, stimolo e risposta sembrano troppo legate assieme per identificare un vero elaboratore della informazione interno (cioè la credenza).

Non è molto tempo che possiamo parlare di convinzioni

Se ci pensiamo bene il tema delle convinzioni è millenario, come racconto nella puntata si tratta di qualcosa che già i filosofi avevano sviscerato. Ed in fondo, dalla caverna di Platone ad oggi, ciò che si cercava di distruggere erano convinzioni, l’idea ammaliante di aver già scoperto tutto, di aver già capito tutto, di vedere la realtà così come la vediamo. Ma per parlare di sistemi di credenze siamo per prima cosa dovuti uscire dai sistemi più pregnanti.

Come abbiamo visto in molte occasioni, secondo lo storico e pensatore Harari, ciò che tiene insieme il genere umano è la sua capacità di costruire narrazioni. Il nostro narrare è ciò che ci consente di creare simboli sotto i quali aggregarci per collaborare. I simboli più potenti sono stati creati dalle religioni nei millenni, e sono stati proprio questi i primi simboli a dover cadere per poter parlare liberamente di “convinzioni” dal punto di vista psicologico.

I primi a fare breccia sono stati gli scienziati mettendo in discussione assunti e allo stesso tempo creando nuove convinzioni. L’esempio migliore è quello di Copernico ed il sistema eliocentrico, cioè oggi tutti siamo convinti di essere noi a girare intorno al sole e non il contrario, ma come tutti sappiamo molte persone sono state sacrificate (letteralmente) per arrivare a poter dire liberamente questa cosa. E non solo…

In realtà per quanto ragionando ci si possa arrivare non è affatto intuitivo che siamo noi a girare intorno al sole, anzi i nostri sensi ci dicono l’esatto opposto. Dunque per la prima volta abbiamo dovuto constatare che esiste una realtà di cui ci siamo dovuti convincere, altro aspetto che ci porta al tema di oggi. Cioè non hai bisogno di vedere la dimostrazione matematica del fatto che giriamo intorno al sole, lo sai e ci credi, esattamente come faresti per una religione (con la differenza che le dimostrazioni esistono).

Dunque non è troppo tempo a livello storico che si può liberamente parlare di convinzioni e prendere le idee di una persona e cercare di dimostrare, non tanto che stia pensando male o che abbia visto male la realtà (come nel caso del movimento dei pianeti) ma che le sue idee non sono altro che convinzioni e quindi qualcosa di diverso dalla realtà in sè. Tutta questa parpardella per dirti che non è una cosa di sempre poter parlare liberamente di convinzioni staccate tra virgolette dai fatti.

Dalle convinzioni al “se vuoi puoi”

Il tema delle convinzioni, viste come nella crescita personale classica, è nato in seno a questo periodo storico e nasce proprio dal campo della psicologia di cui parlavo prima: il cognitivismo. Ovviamente c’erano già pensatori che ci erano arrivati ma il cognitivismo è il primo che cerca di farci degli studi seri per scoprire che moltissimi problemi psicologici potevano essere indagati attraverso il paradigma della convinzione: se ti comporti in un certo modo è perché hai una convinzione che sostiene il tuo comportamento.

Per essere più precisi: il mediatore tra lo stimolo e la risposta del tuo comportamento è ciò che tu credi essere vero in quel contesto. Se pensi che i fiori siano veri avrai addirittura una risposta immunitaria vera! Da qui prende le mosse il costruttivismo in psicologia: dato che non conta se i fiori siano veri o meno ciò che conta è ciò che credi su quei fiori, allora questo significa che anche la maggior parte delle realtà umane non sono vere ma sono costruite.

Ed ecco che arriviamo alla nostra crescita personale, il fatto che non esistano convinzioni vere o false ma solo potenzianti o depotenzianti arriva proprio da qui. Dunque per migliorare la strada è quella di individuare questi meccanismi disfunzionali e riuscire in un qualche modo a sostituirli con meccanismi (narrazioni) maggiormente funzionali. Insomma tutta questa storia ci ha portati dritti all’idea (di cui oggi ridono anche i polli) del fatto che “se ci credi davvero puoi”.

Tutto nella psicologia della crescita personale si è fermato a quel punto, al “se vuoi puoi”. Un tema che di per se non è falso, dato che esistono realmente dei “mindset” che ci dimostrano quanto possano fare la differenza nelle nostre prestazioni ma ha anche aperto all’idea malsana che la convinzione fosse il vero motore di ogni azione, il capo di tutto… se non ci credi non potrai mai raggiungerlo. Ma è vero?

La risposta è “NI” perché molte cose sono state scoperte per caso, per sbaglio, anche il fatto di superare alcuni limiti umani (cosa che viene sempre accennata nei vari corsi, Rober Bunnister è l’esempio) non sono legati alle convinzioni. Poi è vero che, una volta abbattuto un muro di convinzioni questo possa aver contribuito al miglioramento (o al peggioramento) di determinati ambiti. Dopo Bunniseter è vero che la gente ha iniziato a correre più velocemente. Ma la storia del cuore che esplode, ecco non penso fosse così nota come ce la raccontano.

Cosa sono le convinzioni

Sono schemi interpretativi e predittivi della realtà (o di quella che ci piace chiamare realtà), dato che la nostra mente è essenzialmente una macchina predittiva, le convinzioni sono predizioni che hanno avuto successo nel passato. Di conseguenza continuiamo a seguirle perché solitamente ci conducono ad un risultato per noi (o peri il contesto) positive. Per tanto non possono (quasi mai) avere un carattere di verità, a meno che non si tratti di convinzioni su cause-effetto indagabili dalla scienza.

Credere che esista la gravità non è una convinzione nei termini in cui ne stiamo discutendo, certo può esserlo ed in fondo bisogna credere a tutte le complicate formule che descrivono il ripiegarsi del tessuto spazio-tempo sotto le masse dei pianeti. Tuttavia non è questo ciò che intendiamo, perché in ogni istante noi decidiamo di fare le cose in base alle nostre aspettative su quella situazione, cioè in base a ciò che crediamo essere utile o meno in una certa situazione. Queste sono le convinzioni di cui stiamo parlando.

Previsioni sulla realtà che hanno buona probabilità di essere corrette ma che sappiamo non avere reali prove. Una volta che assodiamo qualcosa, come ad esempio il fatto che se mi butto dalla finestra del quarto piano rischio di ammazzarmi, questa non è più una previsione sulla realtà perché sono quasi certo di farmi molto male se mi lancio dalla finestra. Potremmo quasi dire che le convinzioni sono inevitabili, in quanto predizioni su ciò che accadrà e che, una volta diventate sicure perdono il carattere psicologico.

Cioè una volta che conosco gli effetti delle mie azioni, come il lanciarmi dalla finestra, non avrò più bisogno di credere di potermi salvare o di non farlo, quella faccenda divverà un fatto e perderà il suo potere psicologico. Cioè non è vero che lo perde del tutto, se un giorno mi prende fuoco casa e l’unico modo per salvarmi è saltare dalla finestra, ecco che l’idea di potermi salvare (la convinzione) potrebbe tornare fuori come quando da bambini ci ponevamo tali domande.

I Livelli logici

Tra gli schemi che più mi hanno convinto negli anni sul tema delle convinzioni ci sono i noti “livelli logici” di Robert Dilts, i quali non sono stati validati da alcuna ricerca, derivano da un mondo di fuffa-guru ma sono attualmente ancora un modello super valido per capire come si strutturano convinzioni e abilità nella nostra vita. Come abbiamo visto su Psinel diverse volte i livelli logici sono gradi di sviluppo di abilità personali che sono posti in modo gerarchico.

Immaginiamo di voler diventare dei violinisti, per prima cosa ci serve un ambiente dove imparare, il quale deve possedere alcune caratteristiche: il violino ed un metodo di studio, se possibile anche un maestro. Il primo livello fisico è quello dell’ambiente che comprende tutte le risorse necessarie. Poi servono delle azioni, cioè iniziare a suonare e prendere lezioni. A furia di suonare iniziamo a sviluppare delle abitudini, le quali divengono via via la base delle nostre abilità, solo a questo punto sviluppiamo convinzioni su noi stessi.

Immaginare sin dal primo giorno di diventare grandi violinisti è di certo ispirazionale e di sicuro qualcuno lo fa ma è sicuramente una pia illusione. Iniziamo a sviluppare convinzioni solo una volta preso in mano il violino, suonato per ore e ore e alla fine capito in cosa siamo bravi e in cosa meno. Solo a questo livello possiamo iniziare a sviluppare convinzioni. Un altro paio di maniche è invece credere di potercela fare, che è diverso dal credere di diventare super violinisti, è una credenza meta una meta credenza.

Tale meta-credenza è la stessa del mindset di crescita, il quale non ci dice che diventeremo dei bravi violinisti ma ci dice che con il giusto impegno possiamo progredire, senza farsi affossare da fesserie che dicono che devi essere portato, che alcuni nascono già capaci e altri non ci riusciranno mai. La gerarchia di Dilts ci aiuta a capire velocemente che senza strumenti e lezioni, senza la prova empirica ripetuta nel tempo le nostre convinzioni hanno poco valore euristico (cioè non sono capaci di prevedere cosa accadrà).

Dunque i livelli logici sono un buon tentativo di comprendere meglio la natura delle convinzioni, ma in realtà oggi le varie scuole di pensiero in psicologia hanno iniziato a vedere “schemi e sistemi di comportamento” che vanno molto al di là del semplice concetto di convinzione. Per questo è necessario parlarne, perché nella maggior parte dei libri sembra facile: hai una convinzione limitante? Allora devi semplicemente sfidarla!

Schemi, bias e tendenze varie

Oggi abbiamo schemi di interpretazione, modelli operativi interni, bias, sistemi motivazionali biologici e molte altre cose che continuiamo a studiare, le quali spiegano ancora meglio quello spazio vuoto tra stimolo e risposta. La scatola nera è sempre meno opaca e ci consente di creare ipotesi che hanno ripercussioni reali sul comportamento sul pensiero e sulle emozioni delle persone. In realtà i miei colleghi più noti nel campo cognitivo comportamentale, Back e Ellis, se ne accorsero quasi subito.

Infatti questi due autori, dopo aver parlato di convinzioni hanno iniziato a stilarne liste, subito erano un po’ generiche, come ad esempio “pensieri catastrofizzanti” e poi sempre più specifici, come ad esempio gli schemi di interpretazione (Vedi la terapia meta cognitiva e schema therapy). Perché c’è stato bisogno di questo salto? Perché in realtà affermare che si tratta di una convinzione è come dire “si tratta di una cosa facile, dai è una semplice convinzione”.

La vulgata è convinta, soprattutto se legge i libri di una crescita personale classica, che avere convinzioni limitanti equivalga ad avere pensieri stupidi, illogici ecc. Non è esattamente così, anzi credo che in fondo questa banalizzazione abbia reso poco la portata di questa semplice ma potente idea: i tuoi pensieri e i tuoi schemi di pensiero possono modulare le tue decisioni ed il tuo comportamento. Invece se prendi un libro classico ci trovi dentro cose del tipo: così come hai smesso di credere a Babbo Natale da un giorno all’altro puoi smetterla di credere incapace e bla bla bla.

Le convinzioni limitanti hanno spesso una natura che deriva da bias, schemi appresi e a volte anche alcune caratteristiche evolutive. Ad esempio, tendiamo a dare molta più attenzione agli aspetti negativi perché questi ci garantiscono la sopravvivenza. Inutile ripetere ad una persona che sarebbe meglio avere atteggiamenti solo positivi quando tutta la nostra specie, per millenni, è sopravvissuta facendo l’esatto opposto!

Come avrai notato questo post è più lungo del solito ma devo dirti che ho solo scalfito la superficie di questa confusione nel campo della psicologia e della crescita personale. Per quanto mi riguarda il problema è legato alla divulgazione, cioè al fatto che molti formatori per fare soldi hanno preso le prime idee pratiche e sensate della psicologia per farci dei corsi. E d’allora non si sono più aggiornati, anche perché per aggiornarsi serve una certa competenza di base che spesso manca… insomma un serpente che si mangia la coda.

Insomma continueremo a parlarne, fammi sapere cosa ne pensi lasciando un commento qui sotto o sui nostri canali social.

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.