Che il grande campione Novak Djokovic praticasse la meditazione era cosa risputa da tempo ma ultimamente sta girando in rete un filmato molto particolare nel quale ci spiega la vera essenza della pratica meditativa nel tennis e in generale in tutte le situazioni ad alta prestazione.

Esperienza o conoscenza?

Come ti dicevo che Djokovic praticasse la meditazione di consapevolezza non era un segreto, tuttavia una cosa è affermarlo sui giornali ed un’altra è praticarla per davvero. E nel video che sta ultimamente rimbalzano in rete, nel quale il campione spiega come “restare davvero nel presente”, sembra non solo conoscerla ma anche praticarla adeguatamente. Così mi sono chiesto: sarà esperienza o conoscenza? Lo ha imparato meditando o studiando la meditazione?

Questa sembra una domanda banale ma per chi pratica da tempo non la è per niente. Conosco moltissime persone che affermano di praticare la meditazione ma nonostante ciò non saprebbero spiegare così bene ciò che Djokovic riporta in questo video. Come raccontato nella puntata il campione cerca di spiegare perché è quasi impossibile “restare nel presente” perché il nostro cervello è una macchina del tempo.

Se per caso hai fatto i nostri 10 giorni di meditazione gratuita ti ricorderai che il primo capitolo si intitola proprio così: la macchina del tempo. Perché è una metafora perfetta di come funziona la nostra mente e anche di dove “ci ritroviamo” quando ci rendiamo conto dei contenuti che ci passano per la testa. Si, perché il primo vero passo da fare è questo: ora, il contenuto che mi salta in mente, riguarda il passato, il futuro o è qualcosa di presente?

Solitamente si tratta di un mix perché il nostro cervello è un simulatore, per riuscire a fare delle buone simulazioni necessita di 2 cose: dati sulla realtà che lo circonda (li prende dalle esperienze, cioè dal passato) e proiezioni su cosa potrà accadere (portandosi nel futuro). Anche per comprendere queste parole fai la stessa cosa: peschi in un magazzino di conoscenze (passato) e prevedi ciò che stai per leggere (futuro). Lo so ti sembrerà strano ma in realtà non leggi, prevedi.

Nno ci cedrdi? Aollora cmoe fai a lggere qeusta farse? (anche se è ovviamente tutta sbagliata?) perché ti affidi a ciò che conosci, che si trova nel passato per anticipare ciò che sto per sricevere? 😉 Cosa c’entra questo con il tennis e in particolare con l’alta prestazione? C’entra perché uno degli ostacoli principali in questo sport è proprio il restare impigliati in o nel passato o nel futuro. Questo accade soprattutto quando sbagliamo o quando ci sembra di perdere energie in modo eccessivo.

La mente, invece di fare il proprio mestiere, cioè aiutarti ad intuire il più rapidamente possibile cosa sta accadendo in campo, diventa dubbiosa ed inizia a recriminare perché “hai sbagliato” e potrebbe mostrarti un futuro “poco piacevole”. Allora cosa fanno i veri campioni? Si allenano a restare nel presente, ma come ci dice Novak non si tratta proprio di un “restare nel presente” ma di un rendersi conto che non siamo più presenti… per tornare gentilmente al nostro gioco (cioè nel presente).

Diversi muscoli mentali

La maggior parte della gente a cui viene descritta la meditazione (o chi ci prova poche volte) tende a pensare che meditare significhi RESTARE nel presente, ma le cose non stanno così. In realtà ci si arriva attraverso proprio la capacità di rendersi conto di quando non ci siamo più e via via che ci si esercita si diventa così bravi a notare le distrazioni da apparire come se si fosse sempre nel presente.

Ma come abbiamo già visto nella puntata dedicata al “ciclo dell’attenzione” ciò che accade è un continuo movimento tra vari funzioni del nostro cervello. Accorgersi di non essere più nel presente, accettarlo e tornare a giocare, implica l’attivazione di 4 distinte funzioni (e anche molte altre ma per semplicità le teniamo da parte). La prima è quella che chiamiamo “meta cognizione”, rendermi conto dei miei contenuti mentali.

E’ la prima fase, senza questa presa di coscienza gli altri stadi non solo non avvengono ma non hanno neanche senso di esistere. Accettare non è il semplice “arrenderci al fatto di aver perso attenzione” ma è il rendersi conto che quello è il vero scopo della pratica, notando i giudizi negativi che possono arrivare per metterli da parte con gentilezza. E’ un lavorio che diventa sempre più sottile ed importante.

Una volta che mi sono accorto devo accettare, prendere coscienza di costa sto facendo: notare come, la maggior parte delle volte tenderò a scappare via perché “mi da fastidio sapere di essermi distratto”. Ed invece dovremmo darci una metaforica pacca sulla spalla perché quello è il momento più importante di tutti, senza il perdersi non esiste il ritrovarsi. Senza questa perdita non c’è l’allenamento necessario per accrescere la nostra consapevolezza.

Per farlo serve la gentilezza, perché senza questa qualità tenderemo a restare tesi (nel sistema attacco-fuga) il che ci rende sempre meno inclini a riconoscere e accogliere. Quindi mi accorgo (primo circuito della salienza), accetto la situazione (meta cognizione e gestione dello stato), lascio andare (altro aspetto cruciale) e poi torno a ciò che stavo facendo, nel caso di Djokovic si torna in partita! Quattro funzioni che equivalgono a 4 circuiti cerebrali che possono migliorare con l’esercizio (secondo gli studi di Malinowsky).

Entrare nel flow

Una delle nozioni psicologiche più note nel campo della prestazione è quella di flow o flusso. Se ti piace il tema qui su Psinel potrai sbizzarrirti perché ne parliamo letteralmente da decenni. Ora prima di correre ad ascoltare l’episodio dove ti spiego la differenza tra la meditazione e lo stato di flusso (si, non sono la stessa cosa ma hanno aspetti comuni) la cosa che è utile tenere a mente è che un campione, come Novak non ha bisogno di dire “ecco ora entro nel flusso”, entro in uno stato.

Come abbiamo visto nell’episodio dedicato allo stato (lo so è zeppo di rimandi ma il tema è complesso) non è la cosa più utile da fare. Allora che fare? Ci alleniamo per bene ad entrare in partita così la cosa più importante da fare mentalmente non è cercare di entrarci ma è capire quando non ci siamo più. Per entrare in partita devi saper giocare, devi sentire di avere controllo su quella situazione, tutte cose che fai in allenamento (o ad esempio nello studio, si tratta di studiare, ripetere ecc.).

Poi quando devi affrontare la prestazione vera e propria ciò che ti serve non è “entrare nel flusso” ma capire quando non ci sei più o per lo meno eliminare tutti quegli ostacoli (mentali) che potrebbero portarti fuori. Ed il principale è proprio il restare impigliati nei propri giudizi negativi dopo un errore. Tutti conosciamo questo fenomeno, una squadra di calcio che prende subito un goal avrà un morale totalmente diverso rispetto a farlo per prima o non subirlo affatto.

Gli errori che compiamo ci frenano, per questo nello sport si consiglia di dimenticarsi del passato e di non essere troppo proiettati nel futuro. Tuttavia, come dicevamo, questa cosa è impossibile! Noi facciamo di continuo riferimenti al passato e predizioni del futuro, la cosa più importante è che tale lavorio resti in background. Esatto, anche in questo momento la tua mente fa un certo lavorio per associare i concetti, se ti perdi troppo in queste associazioni rischi di non comprendere a pieno ciò che stai leggendo.

Non è tanto l’errore in se quanto il giudizio che ci diamo, il tempo che spendiamo a combattere contro noi stessi quando sentiamo di aver sbagliato. Questo è un concetto importante ma non semplice da trasmettere: quando sbagli è importante sapere che hai sbagliato, ma non è importante indugiare eccessivamente nel punirsi. La consapevolezza di aver sbagliato dovrebbe bastare come “auto-punizione correttiva” senza aggiungere ulteriori giudizi.

La self-Kindness

Chi ha fatto il nostro PerCorso sulla Self-Kindness conosce bene questi temi perché sembrerà assurdo ma riconoscere i propri errori per lasciarli andare e tornare a fare ciò che facevamo è ciò che davvero ci rende bravi. Pensaci, quando ti senti a tuo agio, quando non hai troppe aspettative nei confronti di una certa prestazione, quando sbagli come ti tratti? In base alla tua personalità più o meno bene, ma posso assicurarti che peggio ti tratti e più è probabile che mollerai.

Non sono invenzioni di uno psicologo ci sono un sacco di studi che dimostrano che per motivarsi, per sentire di avere realmente autostima nei propri confronti sia necessario essere gentili con se stessi. Il che non significa fare finta che gli errori non ci siano ma significa riconoscerli il prima possibile per poi tornare a fare ciò che facevamo. Sembra la stessa cosa ma non è affatto la stessa cosa. Infatti se torni a giocare mentre continui a giudicarti negativamente riuscirai ad attingere solo ad una parte del tuo potenziale.

Ne abbiamo parlato tantissime volte ma è bene che ti ricordi uno studio abbastanza recente. Alcuni soggetti in sovrappeso sono invitati a guardare alcuni filmati sulle abitudini alimentari con la promessa di trarne validi insegnamenti. Ad una parte del gruppo sono mostrati comportamenti punitivi e auto punitivi, sono spinti a vedere l’errore come la cosa peggiore del mondo. Ad un altro gruppo invece viene mostrato un atteggiamento opposto, gentile e auto-compassionavole.

Al termine della visione i due gruppi vengono invitati per una piccolo buffet, gli scienziati filmano tutto e scoprono che, durante questa pausa chi ha visto i primi filmati (quelli giudicanti in modo severo) tendevano a mangiare quasi il doppio di quelli del secondo gruppo. Confermando l’ipotesi di partenza, cioè che i soggetti meno auto-compassionevoli sono anche quelli che cascano più rapidamente in tentazione. Insomma per imparare a restare nel presente serve non solo consapevolezza ma anche gentilezza e anche molta determinazione.

Fammi sapere cosa ne pensi, soprattutto se sei uno sportivo e soprattutto se questi concetti sono nuovi per te, ti assicuro che sono in grado di migliorare immediatamente il modo con il quale ti rapporti alle tue prestazioni.

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.