Continui a chiedermelo: “quale è la differenza fra la presenza e gli stati di flusso?”. Ne abbiamo già parlato in passato ma oggi voglio mostrartelo molto chiaramente.

Nel web e a volte anche su certi libri non si capisce se si tratta della stessa cosa o di due cose diverse, oggi scoprirai la vera differenza… che fa la differenza!

La prima volta che ho sentito parlare del Flow e degli studi di Mihaly Csikszentmihalyi autore fantastico ma impronunciabile, ero ancora all’Università.

Mi ricordo di essere stato molto colpito da questo concetto, visto che sembra la chiave per ogni vita vissuta come dovrebbe esserlo.

Infatti se ci pensi la differenza fra una bella serata fra gli amici ed una pessima, sta in questa sensazione di flusso.

Quando una serata è “noiosa” il tempo sembra rallentare e tutto sembra più pesante. Viceversa, quando una serata “va bene” il tempo vola e ci ritroviamo in uno stato piacevole.

La psicologia positiva

Gli stati di flusso sono stati studiati in quel (ormai) grande reame della psicologia positiva. Un tipo di “psicologia” inaugurata da Martin Seligman.

Da ormai più di 50 anni c’è u movimento psicologico che si rivolge maggiormente agli aspetti “positivi” dell’essere umano e non solo a quelli “patologici”.

Questo è, secondo me, il motivo principale per cui il “flow” viene visto come qualcosa di diverso dalla presenza, concetto che invece si è sviluppato in tutt’altro ambito.

La presenza è invece un concetto che ha che fare con la pratica della meditazione, in tutte le sue forme.

La meditazione “positiva”

Ecco se qualcuno ti dice che lui fa la meditazione basata sulle “cose positive”… scappa 😉 Il motivo principale è il nostro caro “gioco delle sensazioni“.

Se trovi qualcuno che ti dice di meditare solo sugli aspetti positivi della vita, sappi che probabilmente non ha ben compreso cosa significa meditare.

Ti racconto questo perché, tale differenza, è secondo me il motivo per cui la gente fatica ad assimilare il concetto di “meditazione” a quello di “flow”.

Si, perché puoi provare lo stato di flow anche in situazioni “non positive”…ma questo è ancora un’altra faccenda.

La differenza è che non ci sono differenze?

Questa è la verità, la presenza, intesa come capacità di connetterti a ciò che stai facendo nel presente è l’abilità di base per sperimentare il flow.

Immagina per un istante di non conoscere l’italiano e quindi di fare molta fatica nel leggere queste parole, secondo te è più o meno facile provare il flow?

Dipende! Dipende dalla tuo grado di comprensione della lingua e dalla tua capacità di essere presente a questa esperienza.

Quindi gli elementi sono due…

Competenza e presenza/focus… = Flow!

Se non sei competente in quello specifico campo sarà difficile sviluppare la sensazione di “flow o flusso”. Devi essere capace ad un qualche livello per ottenerla.

Quindi non si tratta solo dell’allenamento dell’attenzione, della capacità di “restare sul pezzo”, ma per apprendere davvero, devi saperlo fare.

Devi saper restare su quella cosa per diverso tempo, evitare di farti scoraggiare, osservare i tuoi progressi e motivarti verso il raggiungimento di quella abilità.

Tutte queste cose: focus, auto-compassione ed intenzione fanno parte del training attenzionale più potente in assoluto, la meditazione.

L’attenzione è davvero un muscolo?

Quando si parla di abilità viene da chiedersi se esista davvero una sorta di meta-abilità chiamata attenzione (come se fosse un muscolo) o se sia qualcosa d’altro.

Se ci pensi bene, chi è abituato a fare una certa cosa ha una sorta di “attenzione raffinata” in quel campo, tanto da farci pensare che non si tratti di abilità separate.

Un musicista saprà discriminare i suoni meglio di un non musicista, e non perché si è allenato solo a spostare l’attenzione, ma perché si è educato ad ascoltare tanti suoni diversi.

Nonostante la specializzazione di una certa abilità porti ad una maggiore attenzione, è vero anche il contrario!

L’immagine che vedi qui in alto è un interessante esperimento condotto da Tse e collaboratori e tra poco ti mostrerò come funziona.

Lo confesso avrei voluto farci un podcast a parte e probabilmente sarà uno dei prossimi, ma lo trovo talmente interessante da volertelo mostrare.

Ora evita di guardarlo troppo perché adesso ti do le istruzioni per farlo al meglio, sei pronta? Allora per farlo devi servirti della tua attenzione periferica.

Più è grande lo schermo che utilizzi per farlo e meglio è. Il massimo del risultato lo ottieni se stampi questa immagine e la metti davanti a te, in caso la troverai anche nel Qde da stampare.

Il potere dell’attenzione

Dove va il tuo sguardo va la tua attenzione, te ne eri mai accorto? Anche durante la meditazione ad occhi chiusi, se rivolgi il tuo focus sulla parte destra è facile che gli occhi vadano in quella direzione.

Ma puoi spostare la tua attenzione anche senza spostare lo sguardo, lo facciamo sempre quando vogliamo ascoltare una conversazione di nascosto o cose del genere.

Ora fissa al centro quell’immagine, esattamente nel punto centrale e segui queste istruzioni… mentre hai gli occhi fissi sul centro rivolgi la tua attenzione al cerchio in alto.

Se lo hai fatto bene sono accadute alcune cose: il cerchio in alto ti appare più scuro e staccato dal fondo del foglio, non è vero?

L’attenzione ha un effetto percettivo rilevabile

Questo esperimento ti fa toccare con mano l’effetto che ha l’attenzione sul mondo circostante. Se non mi credi ripeti l’esperimento o poni attenzione periferica agli altri cerchi.

Ti accorgerai che anche gli altri cerchi “diventano più scuri e in primo piano”. Questo effetto è dato dallo spostamento della tua attenzione.

Proprio come una telecamera, spostando l’attenzione vedi con maggiore “forza” l’oggetto su cui la stai spostando.

Questa “immagine” è stata creata apposta per farti notare questo effetto dell’attenzione.

Allenare l’attenzione non è una cavolata

Durante la meditazione alleniamo proprio questo tipo di attenzione. Spostandola costantemente sul presente e notando quando si sposta.

Non si tratta di una “cavolata”, di un “costrutto teorico”, è qualcosa di fondato e lo hai appena notato tu stesso.

Se non sei riuscito a fare l’esperimento è perché (ripeto) non hai uno schermo abbastanza grande oppure non mi sarò spiegato sufficientemente bene.

Esistono anche prove neuroanatomiche che dimostrano che l’attenzione è un muscolo ed anche che può essere allenato.

Presenza e attenzione sostengono il flow

E’ proprio la capacità di connettersi alle cose, di spostare intenzionalmente la tua attenzione nel presente a sostenere la capacità restare nel flusso.

A volte è la bellezza stessa del compito a facilitare questo ma altre volte no. Soprattutto quando facciamo qualcosa che non amiamo particolarmente.

Pensa come sarebbe bello poter avere sensazioni di flow anche mentre fai la cosa più noiosa al mondo. Magari quella strada che devi fare tutti le settimane per andare a lavoro.

Pensa come sarebbe bello se potessi aggiungere maggiore “sensazione di flusso”, che è proprio quella sensazione straordinaria che tutto passi così semplicemente, alla tua vita?

Meditare migliora il flow?

Secondo quanto detto fino a qui la situazione è chiara: allenare volontariamente l’attenzione (meditare) può essere un modo per aumentare la capacità di restare nel flow.

Perché ti allena ad “attaccare e staccare l’attenzione”, semplicemente questo. Proprio come citava William James sul fatto che allenare l’attenzione è praticamente la base di ogni abilità mentale.

Saper perdere il filo del discorso per ritrovarlo, questa è la meta-abilità che può sostenere il flusso. Aumentando la capacità di connetterti con ciò che stai facendo… qui ed ora!

Ma ciò che vive dentro di noi ha una proprietà particolare, che chiamiamo “circolarità psicologica”, dove se una cosa funziona in un senso, spesso funziona anche nell’altro.

Meditare attraverso il flow

Molto probabilmente sai che meditare da una valanga di vantaggi psico-fisici. E’ qualcosa che fa bene a diversi livelli: se il flow è composto di capacità di restare nel presente allora è come meditare?

In realtà abbiamo già risposto a questo, no, non è la stessa cosa della meditazione perché lo scopo non è lo stesso ed il modo di osservare se stessi è differente.

Però allena “muscoli mentali simili”, come dimostrato da diversi autori e dalla mia stessa esperienza. Infatti ogni attività che conduca ad uno stato di flow diventa meditativa.

Ed ogni meditazione che porta a connettersi con qualcosa porta al flow, come tutte le pratiche informali. In una affascinante circolarità.

Sul QDE troverai spunti e approfondimenti

Nel Quaderno degli esercizi troverai diversi spunti per approfondire questa distinzione che come avrai intuito è del tutto teorica.

Cerchiamo di delinearne i confini per poterla studiare, come tutto d’altronde. Se non sei iscritto alla community di psinel non puoi ricevere questo file.

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Vado in viaggio di nozze 😉
a presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.