Esistono molte cose potenti nel campo della psicologia e della realizzazione personale, alcune di queste sono strane ed esotiche ma la maggior parte sono davvero molto semplici. Tutti sappiamo cosa dovremmo fare per restare in forma, per mangiare meglio, per superare un esame ecc.

Tuttavia non sempre riusciamo a fare quelle cose semplici, le cose che ascolterai oggi rientrano in questa categoria di cose: semplici ma non facili che però possono cambiare il nostro modo di vedere il mondo. Tutto parte dalla semplice idea di coltivare il dubbio, qualcosa che ci dicono filosofi e pensatori di ogni tempo…

Buon ascolto

Il dubbio

Questa puntata, così come molte altre, nasce da un piccolo video che puoi trovare sul mio Instagram dove ti ho parlato dell’importanza di coltivare il dubbio. Se guardi tra i commenti scoprirai che molte persone (non tante ma alcune) hanno dichiarato che per loro è pericoloso coltivare il dubbio poiché questo può anche essere pericoloso.

Ovviamente si riferiscono a quello che qui abbiamo più volte chiamato “dubbio patologico” usando un termine clinico che può fare paura, ma significa essenzialmente essere talmente dubbiosi sulle cose da fare da soffrirne. Ora svestiamo per qualche istante il termine “patologico” e trasformiamolo in “dannoso” per capirci meglio e senza spaventare nessuno.

Come abbiamo visto non amiamo ripensare alle cose, metterle in discussione perché è molto comodo goderci le nostre certezze. Anni fa abbiamo visto come tra le abilità più complesse vi sia proprio quella di cercare di restare nel dubbio senza soffrire, di non cedere al tentativo di dare un senso alle cose ambigue.

Abbiamo parlato di scatole nere e di gnoseologia (cioè di come conosciamo) e tutto potrebbe essere riassunto nella puntata di oggi così: la mente non può fare a meno di dare senso alle cose, tale meccanismo è evolutivo cioè ci ha aiutato a sopravvivere per millenni. Non si tratta di un vezzo della mente ma è stato un modo utile di agire.

Tuttavia allo stesso tempo tale tendenza è anche quella che ci impedisce di uscire dalla nostre conoscenze, è quella che ci fa mantenere i nostri sforzi anche quando le cose sono sbagliate (il Sunk cost bias) ed è anche la fonte principale della nostra incapacità a prendere decisioni complesse.

Sicurezza e significato

Abbiamo visto come, tale tendenza, sia anche la fonte delle nostre superstizioni le quali non nascono nel vuoto ma hanno proprio il compito di proteggerci. Un nostro antenato vedeva che tutti i suoi amici che andavano in un certo luogo rischiavano di morire o morivano, così ha decretato che in quel luogo ci fossero degli spiriti maligni.

Tali narrazioni le ha poi passate ai suoi pari e ai suoi figli, magari aggiungendo altri aspetti di fantasia per aumentare la probabilità che non si avventurassero da quelle parti. Ora è chiaro che tale atteggiamento ha consentito ai nostri avi di sopravvivere ma in alcuni casi ha anche impedito loro di continuare a progredire. Magari in quel luogo avrebbero trovato qualcosa di importante.

Oppure avrebbero scoperto che ciò che ha ucciso i loro compagni è qualcosa che è presente anche dalle loro parti, magari una pianta velenosa e questo li avrebbe aiutati a sopravvivere ancora meglio. Tuttavia come meccanismo euristico è stato davvero molto molto valido.

Ed è anche ciò che fai ogni volta che incontri qualcosa che non conosci davvero bene. Se ti trovi in un luogo sconosciuto ciò che farai sarà affidarti a ciò che già conosci e creare delle “credenze temporanee” su ciò che stai scoprendo per la prima volta. Il pericolo è fermarsi a questo livello!

Sì perché in realtà, una volta utilizzate quelle scorciatoie mentali dovremmo poi approfondire la questione, altrimenti non sapremo mai davvero bene come funziona. Nella vita quotidiana non capita spesso di cercare di rivedere ciò che conosciamo, perché oggi tutto è milioni di volte più sicuro di quanto fosse un tempo.

Sicurezza e dubbio

Anche questa è una faccenda di cui mi piace tanto parlare, cioè del fatto che viviamo in una delle società più sicure di sempre, anche se non ci piace ammetterlo. Giusto per non citare sempre gli stessi autori e gli stessi studi, che puoi trovare qui, ecco un piccolo dato che potrebbe aiutarti a capire la proporzione.

Negli anni 70 dello scorso millennio nella popolazione degli Yanomai, un popolo dell’Amazzonia, la probabilità di essere ucciso da un altro essere umano era 1 a 4. Cioè se nella tua famiglia c’erano almeno 4 componenti maschi era molto probabile che uno di essi venisse ucciso.

In USA qualche anno fa il tasso di omicidi era invece 1 su 100000 abitanti, direi una sproporzione incredibile. Ora non voglio convincerti di questo ma solo mostrarti che la sicurezza che abbiamo oggi su noi stessi e sul mondo è nettamente diversa rispetto a quella di ieri. “E a me cosa mi frega?”.

Potresti pensarla in questo modo ma è importante per capire che è proprio paradossalmente tale sicurezza che ti impedisce di rivedere le tue idee. Nonostante tu abbia ancora alcuni comportamenti difensivi legati alla tua specie la sensazione di sicurezza moderna, compresa quella intellettuale di poter trovare informazioni di ogni genere, può diventare una specie di trappola.

Pensare di avere internet, di poter conoscere tutto all’istante, di poter rivedere le tue idee ogni volta che vorrai in tutta tranquillità è paradossalmente un modo per evitare di cambiare idea! Tutta la nostra specie cerca da sempre di sentirsi al sicuro, questo è sacrosanto ma allo stesso tempo deve farci stare in guardia.

Il dubbio “disfunzionale”

Lo so ci ho messo un po’ ma ora ci arriviamo: il dubbio disfunzionale di chi ha sempre dubbi non è un vantaggio evolutivo, perché non si tratta dello stesso dubbio che ti sto invitando a coltivare. Ciò che ti sto chiedendo e di rivedere le tue convinzioni soprattutto quando ti senti certo di esse, mentre tale dubbio serve proprio a cercare di farti sentire sicuro in un mondo molto complesso.

Se è vero che il nostro mondo è più sicuro non è vero che sia meno complesso di quello di un tempo. Sicuramente chi si trovava a dover capire i “fulmini e le intemperie” non aveva meno da pensare. Tuttavia quel meccanismo di spiegazione magico che abbiamo appena rivisto lo aiutava a darsi una spiegazione raffazzonata che non lo costringesse ad arrovellarsi in tali ideazioni.

Oggi invece sappiamo molte più cose, e se da un lato è una meraviglia perché abbiamo capito davvero cose pazzesche rispetto ai nostri antenati, tale bisogno di spiegazioni lineari ha fatto si che alcune persone si sentano spesso sulla graticola fino a quando non riescono a dare spiegazioni sufficientemente rassicuranti.

In altre parole, il bisogno di sentirsi sicuri conduce a quel tipo di dubbio disfunzionale, non è il dubbio che invece stiamo cercando noi di alimentare ma è differente anche se gli assomiglia tanto. La fonte di quei dubbi è proprio il tentativo di dare spiegazioni alle cose ma senza trovarle, insomma era meglio credere “nella magia”, no?

Domande indecidibili

Spero fosse chiaro che quel “credere nella magia” era solo una battuta, tuttavia ciò che accade quando entriamo in dubbi disfunzionali è cercare di dare senso a cose che non lo hanno. Come se un nostro antenato avesse cercato di continuo di spiegarsi i movimenti dei pianeti senza sapere di cosa si trattasse e perdendoci il sonno la notte!

Ecco, noi tendiamo fare altrettanto, come ci spiega il prof. Giorgio Nardone nel suo bellissimo libro “Cogito ergo soffro” molto spesso noi ci poniamo delle domande indecidibili, cioè domande che non hanno una vera risposta e che anzi, non possono averla.

Domande come: scoprirò mai il vero senso della vita? Perché sono nato? Riuscirò mai a scoprire chi sono? La mia anima durerà in eterno? ecc. Come puoi vedere sono domande che gli esseri umani si pongono dalla notte dei tempi. Ecco noi siamo bravi, oggi, a farcele anche per delle cavolate.

Ad esempio: i miei colleghi mi apprezzeranno davvero o mi sorridono solo perché sono simpatico? Riuscirò mai ad essere bravo come lo è stato mio padre? Potrò fare davvero la differenza per la mia azienda? Sono tutte domande ottime che potremmo anche cercare di misurare, ma che hanno una risposta davvero difficile da prevedere.

In alcuni casi potremmo divertirci a rispondere ma dovremmo anche tenere a mente che possiamo agire anche senza una risposta chiara. Anche se non so se il mio capo mi apprezza davvero posso comunque provare a chiedergli un aumento se lo ritengo necessario.

Il web e le opinioni

Tra poco continueremo questa riflessione sul nostro QDE dove ho analizzato con dovizia di particolari uno degli atteggiamenti più comuni sul web: la tendenza a rispondere alle cose senza averle capite davvero. Ci sono una marea di studi che indicano quanto le persone tendano a dire la propria senza aver davvero capito “la domanda”.

Qualche giorno fa sul mio profilo di Instagram ho postato (meglio ri-postato) una frase sul controllo dei nostri pensieri, nonostante abbia descritto la differenza tra “gestione e controllo” in almeno 10 puntate, nonostante abbia chiesto un esplicita attenzione a questi passaggi, alcuni mi hanno scritto le solite cose.

La cosa assurda è davvero il modo di reagire di alcune persone che, senza leggere nulla mi hanno scritto cose del tipo: “io non sono per nulla d’accordo ed il tuo pensiero è fuorviante”. Ora, lasciando stare da parte che questo è il mio mestiere, che traggo spunto da studi e che applico queste cose da 20 anni, ti sembra il caso di rispondere così?

E’ come se andassi sotto la pagina di un meccanico che sta esprimendo una idea nuova, empirica e provocatoria dicendo: “basta con questa roba delle auto, erano molto meglio i cavalli e tu non capisci niente” 😉 Ok sto esagerando ma ti posso assicurare che la gente non abbandona le proprie idee anche quando vengono presentate con tutti i crismi.

Forse la mia non era presentata così bene e starò più attento, ma una cosa è certa: la gente ama sentire confermate le proprie ipotesi e non vederle confutate. Su PsiNel faccio questo da anni, e continuerò a farlo, perché per quanto mi riguarda è meglio rinunciare a qualche “like” e a qualche “utente” piuttosto che seguire le idee che piacciono a tutti ma che non portano da nessuna parte!

Ci vediamo sul Qde per continuare questa allegra chiacchierata!

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.