Ti sei mai imbattuto nelle puntate dedicate alle “frecciatine”? Sono tra i contenuti più “antichi” e visitati di questo blog perché la gente ama le tecniche di comunicazione.
Soprattutto quando queste consentono di avere “la meglio sugli altri” ed apparire più intelligenti; siamo davvero sicuri che questo sia il modo giusto per rispondere agli altri?
La comunicazione umana è una meraviglia se utilizzata bene e può diventare un tormento quando è usata male… buon ascolto:
“Senso di inferiorità”
Se lo scopo con cui ti avvicini alla comunicazione e a queste tecniche è quello di mostrarti superiore agli altri allora sotto sotto potrebbe esserci un “senso di inferiorità” rispetto agli altri (o a qualcuno di specifico).
Se il tuo interesse per le strategie di comunicazione non è professionale allora è possibile che tu stia lavorando nella direzione sbagliata, perché non esiste alcuna tecnica segreta che ti farà sentire “più forte degli altri” e anche se accadesse sarebbe solo “un sollievo” momentaneo.
Lo so non è il modo più leggero per iniziare il nostro post ma dobbiamo guardare in faccia alla realtà, quando si parla di psicologia è necessario partire da noi stessi, dalla nostra responsabilità.
Che nel caso specifico non significa “abilità a rispondere per le rime” ma abilità a gestire qualsiasi cosa accada partendo da noi stessi. Le tecniche sicuramente possono aiutare ma se si ha un senso di inadeguatezza è necessario fare un lavoro diverso.
Che può essere fatto con un collega o affrontato anche in part da soli con gli strumenti della consapevolezza che trovi qui e ormai ovunque. Nello specifico il lavoro migliore è sul giudizio, qui trovi un esempio.
Le relazioni
Come abbiamo visto in questa puntata le relazioni sono “croce e delizia” della nostra vita e che non può esistere una vera crescita personale senza una crescita relazionale. In pratica se stai bene solo da solo non hai fatto grandi passi avanti.
Non sarà forse una sorpresa sapere che la richiesta di saper “rispondere per le rime” avviene in contesti relazionali e come sappiamo (o dovremmo sapere) più le relazioni sono strette e più diventano complesse da gestire.
In altre parole se è uno sconosciuto al bar a farti la battuta, “chi se ne frega”, ma se invece è un tuo amico, un tuo conoscente o peggio un tuo parente stretto, ecco che la cosa ti disturberà particolarmente. Più tieni alla relazione e peggio è.
Ovviamente questo succede anche se tieni alla relazione con le persone che stanno guardando, gli spettatori, i quali possono influenzare (anche pesatemente) le nostre azioni. Quindi se è uno sconosciuto che ti fa la battuta ma la fa davanti “ai tuoi amici” ecco che “te la prendi”.
Il prof. Giorgio Nardone ripete spesso: “ciò a cui tieni ti tiene” che significa che più ci tieni alle persone che sono insieme a te, che assistono allo scambio di battute e più tenderai a “prenderla sul personale”.
Prenderla sul personale
Raramente le battute e le frecciatine minano davvero alla nostra persona, sono spesso semplici modi di scherzare, di testare i nostri limiti, a volte anche inopportuni di parlare, come quando diciamo ad una donna in carne: “aspetti un bambino?”.
Magari davvero pensiamo che lo aspetti! Ora non voglio dire che non ci siano persone maliziose e cattive che tentano di minare gli altri, le conosciamo tutti, sono persone che per sentirsi bene devono abbassare lo status degli altri.
Ecco devi sapere che quelle persone hanno un problema, ora non voglio che tu diventi compassionevole verso i loro problemi, perché se desideri rispondergli per le rime, hai un problema molto simile… o meglio ti fai prendere dal loro gioco.
Immagina di non essere appassionato di carte, ma in una serata noiosa un amico dice “ehi organizziamo una partita” tira fuori le carte e s’inizia. Immaginiamo che uno dei giocatori abbia la tendenza a sminuire gli altri per sentirsi più forte.
Ora che tu sia appassionato o meno del gioco, se questa persona ti tira dentro il proprio delirio personale che dice: “io sono il più bravo di tutti” e tu cerchi di sbugiardarlo ecco che entri nel suo “campo di gioco” (ciò che voleva) … la tecnica migliore è fargli credere che sia il migliore 😉
Lasciar andare la presa
Ti ricordi la puntata sul lasciar andare? E’ stata una delle più apprezzate del 2019, perché effettivamente ognuno di noi, in base al contesto e alle persone, tende più o meno a “prendersela” e la soluzione è imparare a “mollare la presa”.
Come abbiamo visto in quella puntata la chiave è ancora una volta la nostra cara consapevolezza, che tipo di consapevolezza? Quella di esserti incastrato, di essertela presa e di lasciar andare.
Ora se non conosci il mio lavoro e sei qui per caso penserai che sia una grossa cavolata, “ma come se voglio affrontare le persone devi lasciar andare? No no, io sono un mastino e non mollo… never give up!”.
In realtà se riesci ad accorgerti che qualcuno ti ha trascinato nella propria sfida personale (come nell’esempio delle carte) puoi scegliere se coinvolgerti nella sfida o lasciar perdere. Non solo avrai molta più capacità di ragionamento perché sarai più libero dalla morsa di quelle emozioni.
Questo è descritto molto bene nella storia di Buddha che ti ho raccontato nella puntata, ma credo sia semplice da afferrare anche senza troppe metafore.
Il blastaggio
Nella nostra epoca della prestazione dove tutti dobbiamo essere bravi, produttivi e intelligenti le cose si complicano. Se a questo ci aggiungiamo che il web ci da la possibilità di spersonalizzarci e di agire in tutta sicurezza, ecco che il blastaggio è dietro l’angolo.
Purtroppo capita anche a me, quando me la “prendo” con chi mi scrive delle cavolate tendo a rispondere in modo tagliente e a volte blasto le persone, cioè detto in altre parole “le smerdo”.
Ecco posso assicurati che quando succede non sono fiero di me stesso perché in realtà significa che mi sono fatto “catturare” da un messaggio, come se mettesse a repentaglio la mia autorità o la mia intelligenza. Ma nel 90% dei casi non è così!
Molte volte è solo una persona che non conosce il mio lavoro o che semplicemente annoiata ha deciso di rompere le scatole a qualcuno. E quando io gli vado dietro sto facendo il suo gioco e quando lo “blasto” in realtà non ottengo nulla, se non qualche sorriso dai miei followers.
Hai per caso notato che si tratta ancora una volta della nostra “responsabilità emotiva”? Esatto, sono io in quel caso a prendermela, sono io il responsabile del fatto di reagire in modo “violento” con il blastaggio, non è lui la causa.
Perdita di responsabilità = perdita di potere
Ripetiamo ancora che quando attribuiamo ad un’altra persona la capacità di farci arrabbiare, annoiare, intristire ecc. stiamo praticamente dicendo che ha il potere di modificare il nostro umore. E se continuiamo a farlo potrebbe diventare vero!
Se il tuo collega continua a farti le battutine e tu ti arrabbi, devi tenere a mente che sei tu a dargli quel potere. Se lo sai te lo aspetti, invece chi viene nel mio studio mi prega in ginocchio di dirgli come rispondere per le rime e in altre parole “fargliela pagare”.
Ora non vorrei sembrarti troppo buono, è chiaro che se il tuo collega fa sempre così è bene parlargli e non ingaggiare una lotta segreta di battuine e frecciatine che rovinano l’ambiente di lavoro e la relazione con gli altri che assistono.
Ma se proprio non capisce allora lascia perdere, lo sai che fa così, è lui il cretino se tu ti metti al suo piano ti trasformi in un “cretino come lui”. Il che non significa guardarlo dall’alto in basso, ma semplicemente renderci conto che ci ha ingaggiati e lasciar perdere.
Lo scopo della comunicazione
Lo scopo della comunicazione è quello di intenderci tra di noi nel modo più chiaro e rapido possibile, non è quindi quello di prevaricare il prossimo, tuttavia è innegabile che questa possa essere utilizzata anche per offendere e non solo per condividere.
Nel Qde e tra le pagine di questo sito puoi trovare una enorme quantità di materiale sulle tecniche della comunicazione, per rispondere efficacemente a qualsiasi attacco.
Ma se sei arrivato sino a qui spero sia chiaro che devi evitare di usarle per sembrare più “figo” degli altri o più forte, questo alla lunga t’indebolisce perché ti costringe a restare costantemente sul “chi va la”.
Apprendere tecniche di “auto difesa verbale” è utile se pensiamo di usarle come utilizzeremmo delle modalità di auto-difesa, non per attaccare il prossimo ma eventualmente, per sentirci più preparati.
La comunicazione efficace senza uno scopo, senza un ambito serve a poco, soprattutto se la vogliamo apprendere per sentirci “Più fighi”, in questo caso il primo consiglio di oggi è il più efficace di tutti:
Se temi che gli altri pensino che tu sia stupido, poco intelligente, rallentato ecc. allora il modo migliore per superare questo timore è metterlo in piazza, esporlo pubblicamente in modo giocoso.
Più hai la tendenza ad apparire intelligente e sagace e più le persone che ti circondano, quanto ti vedranno scherzare su questa tua tendenza, metterla in piazza, ti apprezzeranno ancora di più.
Alla prossima
Genna