Immagina di dover interpretare il ruolo di un “personaggio”, che cosa dovresti fare? Questa è una delle domande che ho fatto a Daniele Monterosi.
Daniele è un attore, registra e sceneggiatore italiano che ho avuto l’onore ed il piacere di conoscere qualche mese fa. Ho continuato a seguirlo sui social ed ho apprezzato alcune sue doti di “comunicatore e intrattenitore”.
Che fanno ovviamente parte del suo bagaglio di “attore professionista” e di trainer di attori professionisti. Sono emersi diversi punti di contatto con la nostra cara crescita personale e sul “potere delle storie”:
Il nostro pensare “è una storia”
Come pensi? Che tu te ne renda conto o meno tendiamo un po’ tutti a pensare “per storie”. Non mi credi? Prova a pensare a ciò che dovrai fare domani.
Se lo hai fatto scommetto che ciò che ti è venuto in mente era una storia, più o meno completa, composta proprio di un inizio, uno svolgimento ed una fine.
Se mi segui da tempo o più semplicemente hai letto i 3 bellissimi libri di Yuval Noah Harari sai perfettamente che le “storie” o “narrazioni” non sono solo un modo di “mettere giù i pensieri”.
Ma sono il tessuto che ci ha consentito di raggruppare insieme le persone e da questi piccoli gruppi si sono evolute le moderne società. Insomma raccontare storie è una cosa seria!
E chi meglio di un attore che con il proprio “corpo e la propria” mente sono chiamati a interpretare, dare senso e forma alle storie, per mostrarci questo effetto?
Hai visto il video? Questa è solo una piccola presentazione di tutte le cose che ha fatto il nostro ospite di oggi, come vedi non si tratta di “piccole cose” ma c’è sotto tanta esperienza.
Per cui quando ci parla di “trainer” sta parlando dalla prospettiva di chi non solo ha studiato approfonditamente queste cose (come hai sentito) ma di chi le fa per davvero!
Questa non è la prima volta che su psinel mettiamo insieme la “recitazione” con la psicologia, perché giù il collega ed amico Luca Bidogia ci aveva parlato del suo percorso da attore (da un punto di vista psicologico).
Come hai visto dal video quando Daniele ci parla di “interpretazione del personaggio” non lo fa da un punto di vista teorico ma una prospettiva molto pratica.
Non a caso quando gli ho chiesto: “come fai ad interpretare un personaggi” come prima risposta mi ha detto: “io non lo so”, e poi come tutte le conoscenze implicite è emersa la sua competenza.
Le competenze implicite
Tu sai molte più cose di quante pensi di saperne! Questa che sembra una frase da “cioccolatino” è in realtà una constatazione empirica che i miei colleghi hanno validato più e più volte.
E tu stesso puoi rendertene conto facilmente: immagina di dover scrivere tutto quello che hai imparato nella tua vita in un libro, secondo te, quanto verrebbe lungo?
Te lo dico io, verrebbe enormemente lungo, sarebbe un’opera praticamente infinita. Che tu sia un luminare di astrofisica o che tu faccia il panettiere, in entrambe queste professione c’è un universo da conoscere.
Ci accorgiamo di quanto sappiamo per davvero solo quando siamo costretti a “tirarlo fuori intenzionalmente”, quando qualcuno ti ferma e di chiede: “ma tu come fai a fare quella cosa?”.
In quel momento scatta il famoso paradosso della conoscenza dove uno più sa e meno pensa di sapere, che è esattamente il caso di Daniele. E come hai sentito “non è vero” che non sa, ma non s’illude di aver capito tutto.
Chi non si forma si ferma
Questa frase spiega bene l’atteggiamento mentale che Daniele ci ha mostrato durante tutto l’arco dell’intervista. Sembra una banalità ma non lo è affatto!
Sappiamo da diversi studi che è questo il “mindset” migliore per raggiungere risultati straordinari. Infatti io e Daniele ci siamo conosciuti proprio durante alcuni eventi formativi.
La prima volta è stata l’anno scorso quando sono andato alla riunione “degli Slashers” di Marco Montemagno e la seconda è stata al corso di Luca Mazzucchelli l’era del cuore (tra l’altro eravamo una tavolata spaziale).
Anche se non conosco bene l’ambiente scommetto che è zeppo di attori convinti che per trovare lavoro sia necessario “il colpo di fortuna” e poi ci sono persone come Daniele che invece “si sbattono”.
A tal proposito qualche giorno fa, mentre registravo il mio primo audio corso per Audible (presto ne saprai di più) il fonico mi ha parlato di un attore famoso dicendomi: “sapessi quanti provini fa ogni mese”.
“Conosci te stesso”
Se mi segui sai che per me la crescita personale è essenzialmente un lungo percorso di auto-conoscenza, qualcosa di molto antico ma tutt’ora validissimo.
Daniele inizia parlandoci della sua formazione accademica e di come questa fosse fondata sulla “conoscenza di se stessi”. Ogni volta che interpreti un personaggio sei costretto a conoscerti meglio.
Tranquillo non voglio spingerti a fare un corso di recitazione, anche se penso potrebbe fare bene a chiunque, perché ogni volta che “leggi una storia” diventi un po’ quel personaggio.
“Vedi Gennaro, credo che la nostra personalità sia come un insieme di colori, li abbiamo tutti”. Quando Daniele ha fatto questa affermazione mi è subito venuto in mente il lavoro del grande Roberto Assaggioli.
Quando parlo di “sub-personalità” mi riferisco proprio a lui, e alla puntata che abbiamo dedicato alla “integrazione psicologica”. Tra le varie funzioni dell’arte credo che questa sia la più vicina alla nostra crescita personale.
“Hai tutto dentro di te”
“La santa e la peccatrice” sono due poli opposti che ognuno ha dentro di se, noi psicologi ci siamo arrivati in anni di di ricerca ma gli artisti lo sanno da sempre!
In parte era proprio questo che intendeva Aristotele quando parlava di “catarsi”, cioè della possibilità di mimesi con i personaggi di una rappresentazione.
Tale “mimesi” consentiva allo spettatore di vivere determinate emozioni inespresse “purificandosi”. Questo concetto oggi può essere interpretato alla luce delle ricerche sul cervello.
Non “ti liberi” di una tua parte cattiva quando ti immedesimi nelle azioni crudeli di un personaggio, ma le vivi e questo ti consente come di dare “voce a quella parte”.
Non è un cercare di cancellare parti di te ma è un cercare di “mettere in scena parti di te” in modo da diventarne più consapevole e allo stesso tempo evitare di agirle nella realtà. E non solo…
La simulazione incarnata
Durante l’intervista è accaduta una “mini-sincronicità”, Daniele cita i neuroni specchio ma io non riesco a sentirlo perché la linea era saltata. Per fortuna ho chiesto a Daniele di registrarsi con un software esterno.
Così nel recuperare l’audio ho scoperto che, un secondo dopo questa citazione da parte di Daniele, a me è saltata in mente la “simulazione incarnata” di Vittorio Gallese.
Ne abbiamo parlato diverse volte ma è in pratica una teoria fondata sui neuroni specchio che sembra dirci qualcosa del genere: quando guardiamo un’opera d’arte il nostro sistema specchio sta cercando di immedesimarsi nell’artista.
In pratica non vivi solo l’emozione che l’artista ha voluto comunicarti ma anche quella che lo stesso artista ha vissuto durante quella produzione artistica.
Quando guardi il David di Michelangelo una piccola parte di te si sta chiedendo come cavolo abbia fatto a scolpirlo, e mentre se lo chiede sta facendo delle prove per capire come ci riuscirebbe lui stesso.
Una mimesi incarnata
Non so se ti è mai successo di innamorarti di un personaggio a tal punto da iniziare ad imitarlo. Ecco quello è un effetto di “mimesi incarnata”, infatti non imiti “il personaggio” di per se ma anche la sua interpretazione.
Questa non è una scoperta attuale, infatti gli artisti del passato che desdieravano scrivere in modo “classico” non facevano altro che studiarli a tal punto da “imitarne” lo stile.
Se leggi tutto il giorno Omero dopo un po’ parlerai con le sue metafore, userai il suo linguaggio arcaico e la gente ti guarderà in modo molto strano 😉
Anche in questo momento mentre mi leggi stai acquisendo parte di ciò che io ho acquisito per poter scrivere queste parole. Io l’ho capito molto presto, così ogni volta che dovevo fare un tema a scuola sapevo cosa fare:
Il giorno prima mi rileggevo qualche pezzo del “piccolo principe”, si non sto scherzando, questo mi dava come una sorta di “ritmo mentale” della scrittura che mi aiutava a fare meglio i temi a scuola (unica cosa che facevo abbastanza bene).
Le “citazioni”
Ad un tratto Daniele dice: “a volte sono un citazionista”, vedi per quanto possa sembrare stucchevole a molti il fatto di citare spesso altre persone, io l’ho sempre visto fare solo a persone molto competenti.
Si lo so, uno può anche fare finta di essere competente riempendosi la bocca di citazioni. Ma per farlo ti devi preparare e la nostra intervista era al 90% improvvisata.
Citare altri non è solo un modo per dire “ecco vedi quante ne so” ma è al contrario anche un modo umile per dire: “ecco questo lo ha detto 1000 volte meglio di quanto possa fare io”.
E credo fosse palpabile questo atteggiamento in Daniele, quello di dire: “forse questo autore lo ha detto davvero bene”. Il peggio arriva quando le persone citano senza dare riferimenti.
E devi sapere che sono molte di più le persone che parlano con “parole di altri” (lo facciamo tutti) senza però ammettere che quelle idee brillanti sono in realtà prese in prestito.
Una piacevole intervista
Parlare con Daniele mi ha convinto ancora una volta del fatto che si possa parlare di psicologia e di crescita personale in “modo profittevole” senza interpellare “grandi guru”.
Dato che Psinel è essenzialmente un “blog di divulgazione” è proprio attraverso esempi come Daniele che si può divulgare al meglio la psicologia. Persone che fanno della “prestazione” (performance) la propria vita.
Di solito chi è appassionato di crescita personale è anche intraprendente, curioso e desideroso di migliorarsi sotto molti punti di vista. Sono convinto che intervistare persone talentuose possa aiutarci in questo senso.
Che possa far risuonare dentro chi ascolta quelle “risorse” utili a tutti e non solo a chi si occupa di queste cose a livello professionale. Che tra le altre cose dovrebbe essere “il primo curioso”.
Potremmo chiamarlo “modeling”? Ne abbiamo parlato centinaia di volte e direi che la risposta è più che affermativa. Anche queste piccole interviste possono contribuire in tal senso…
Intrattenimento “intelligente”
In questo video ti racconto brevemente un recente studio sul ruolo dell’arte nell’apprendimento, come vedi il focus è sempre sulle storie in quanto veicolo di in-formazione.
A volte mi chiedono perché i primi indagatori scientifici della mente, Freud, Jung ecc. abbiano dato voce alle proprie idee affidandosi alla mitologia. Ecco la risposta è l’essenza di questa puntata.
Perché quelle storie non sono “semplici storie”, non è un semplice “intrattenimento” ma è un modo per veicolare esperienze, cultura ed educazione.
Spero che tutto questo sia passato nella nostra intervista con Daniele, facci sapere cosa ne pensi lasciando una tua opinione qui sotto, nei social o dove meglio preferisci 😉
A presto
Genna