Ti è mai capitato di incastrarti in un pensiero? Magari anche solo una semplice canzoncina che non riesci a toglierti dalle orecchie? Oggi vedremo come questi fenomeni sono legati tra di loro.

E scoprirai che saper riconoscere tale fenomeno e saperlo “lasciar andare” è una delle tecniche di “flessibilità mentale” (o cognitiva per i tecnici) più potenti che esistano.

Ascolta la puntata 293 del podcast di psinel… inizia con la solita introduzione ed un immediato esercizio per “lasciar andare”…

Lascia andare

Allora chi segue Psinel o chi conosce il lavoro di Jon Kabat Zinn probabilmente avrà riconosciuto una delle “attitudini della mindfulness” nella puntata di oggi. E in parte è così.

Ma vorrei mostrarti subito che cosa mi ha ispirato la puntata di oggi, un video di un personaggio che seguo a tratti da molti anni, probabilmente lo conosci, si chiama Leo Gura.

Leo ha uno dei canali di Youtube di crescita personale più seguiti al mondo ed i suoi temi non sono per nulla scontati, se capisci l’inglese ti consiglio di seguirlo.

Negli ultimi anni ha avuto una svolta verso la meditazione davvero intesa, quasi “iniziatica” per cui ti consiglio di prendere con le pinze gli svariati concetti mistici.

Ma per il resto è un pozzo d’ispirazione… ed è anche bravissimo, non è per nulla facile stare davanti ad una telecamera e parlare per ore, senza tagli e senza errori, di argomenti profondissimi.

Come hai visto ciò che ho tentato di improvvisare male è stato ciò che lui ti fa fare all’inizio del video, t’invita a lasciar andare qualsiasi cosa a tu sia “mentalmente legato” in questo preciso momento.

Insomma è bravo però ci mette dentro tanti concetti anche clinici come ad esempio il disturbo ossessivo-compulsivo che, in effetti potrebbe essere aiutato dal “lasciar andare”, ma non è l’unica cosa da fare.

Nonostante questi appunti è proprio a questo video che sono partito per la puntata di oggi, perché proprio come Leo credo che allenarsi a “lasciar andare” (non solo mentre si medita) sia qualcosa di importante.

E come tutte le cose importanti purtroppo è anche difficile, scommetto che alcuni di voi ne avranno colto il potenziale immediatamente mentre altri penseranno di “non essere portati” perché “lasciano andare tutto”.

Se fai parte di questi allora: “lascia andare il fatto di giudicarti perché ti sembra di lasciar andare troppo” 🙂

Cosa “lasciar andare”?

Lasciamo andare qualsiasi cosa non sia di nostro interesse in un preciso momento, perché per la maggior parte delle volte non ci rendiamo conto di essere incastrati in loop di pensieri ricorsivi.

Ed il fatto che siano “ricorsivi” è spesso un bene, perché solitamente via via che ci osserviamo attraverso le pratiche di meditazione, impariamo a riconoscerli, scopriamo di continuare a ripeterci in un qualche modo.

E’ importante sottolineare che “lasciamo andare” le cose che ci distraggono ad un qualche livello per portare la nostra attenzione altrove. Altrimenti qualcuno potrebbe fraintendere e pensare che si tratti di qualcosa da fare sempre.

Così come non è sempre “utile” essere presenti allo stesso modo non è sempre utile “lasciar andare”, come quando stiamo cercando una soluzione creativa, che spesso emerge proprio dalle nostre fissazioni casuali.

O come quando ci stiamo divertendo e non siamo focalizzati specificamente su nulla. Lasciar andare significa accorgersi che qualcosa si “è incastrato” dentro di noi, riconoscerlo, accettarlo e decidere intenzionalmente di lasciarlo.

Compassione e meta-cognizione

Si, siamo alle solite 🙂 Ancora una volta arriva il nostro circolo virtuoso che lega insieme “meta-cognizione” – accorgerci di cosa ci passa per la testa – e auto-compassione, perdonarci per esserci accorti di esserci incastrati.

La “solita abilità” è tra le capacità psicologiche più utili e importanti, cioè renderci conto che qualcosa sta “incastrando il nostro modo di pensare”, congratularci con noi stessi per averlo notato (invece che cazziarci) e tornare gentilmente a ciò che stavamo facendo.

Ora se pratichi la meditazione sai che questo “circolo virtuoso” è la chiave di tutto, ma se non pratichi forse ti sarà difficile comprendere l’importanza del semplice: renderti conto, trattarti bene e tornare nel presente.

Secondo alcuni noi generiamo circa 60000 pensieri al giorno, sono spesso ripetizioni di pensieri già avuti, cose automatiche, abitudini ecc. Ora se ci pensiamo bene è davvero difficile essere “consapevoli” di questa enorme quantità di “pensieri quotidiani”.

Probabilmente sarebbe devastante essere consapevole di tutti quei pensieri, non faremmo altro che stare fermi a cercare di dirimerli. Per fortuna siamo stati progettati per agire tranquillamente con questi “software in background”.

Software in background

Queste parole che suonano bene a chi bazzica con i computer significa quando hai un programma (per i più giovani, una App) attivo in sotto fondo ma di cui non senti la presenza, cioè non si vede e non rallenta (o almeno non sembra rallentare) le prestazioni del computer.

Quando diventano importanti queste “app silenziose”? Quando sono così tante o così sovraccariche da rallentare il funzionamento fisiologico della macchina. A quel punto sai cosa si fa? Si chiudono i programmi più ingombranti al fine di liberare “la ram”.

Si, anche noi abbiamo una sorta di RAM come quella del computer e si chiama “memoria di lavoro”. Se ci sono troppi elementi da tenere a mente questa tende a rallentare, sbagliare e a volte incastrarsi.

No tranquillo non devi vigilare costantemente su quali e quanti “programmi hai lasciato in sospeso” ma semplicemente notare “i rallentamenti” e ciò che spontaneamente emerge dalla tua consapevolezza.

Non hai bisogno di analisi profonde di te stesso per capire che quella “litigata mattutina con il capo” ti sta ancora rodendo dentro, non hai bisogno di molto per capire che il sorriso di quella ragazza è ancora tra i tuoi pensieri ecc.

Il “tiro alla fune”

Cosa succede se una squadra di “tiro alla fune” lascia andare volontariamente la presa? Succede che la squadra avversaria vola per terra di colpo… ecco perché le cose vanno lasciate andare gentilmente e non scacciate.

Le due parti interne che fanno “il tiro alla fune” sono entrambe nostre, sono 2 parti di noi che stanno combattendo. Spesso le “fissazioni” si creano così, due parti contrapposte che litigano dentro di noi, quando le riconosciamo possiamo “lasciar andare la presa gentilmente”.

Questo “tira e molla” arriva costantemente quando ci rendiamo conto che qualcosa “ci tiene” ma questo succede proprio quando “ci tieni” per cui si crea una sorta di ambivalenza verso quel contenuto mentale che genera l’intoppo.

Tieni a mente questa metafora del “lasciar andare la presa” è molto efficace proprio nel momento in cui ti accorgi di “trattenerla”. Molti conflitti interiori tendono a smorzarsi quando ci accorgiamo di essi e decidiamo di “lasciar andare” un po’ la presa.

Molto spesso non ci rendiamo conto di essere noi stessi a “trattenerci in quella fissazione” e non gli eventi di per se. Infatti la quantità di forza nella presa è spesso decisa da come ti senti: se sei “sereno” e più facile che tu riesca a lasciar andare.

Se ci “tieni ti tiene”

Non sono solo le cose “brutte” nella quali tendiamo ad incastrarci, perché solitamente ciò che tende a rimbalzarci nella mente è ciò a cui teniamo, le cose che sono importanti per noi ad un qualche livello. Questo lo capiamo anche dalle reazioni emotive.

Se non tieni a qualcosa non avrai grosse reazioni emotive quando questa cosa viene messa in discussione o decidi di “lasciarla andare”, viceversa se ci tieni molto difficilmente riuscirai a farlo. Ti attaccherai a quelle idee, pensieri, convinzioni, punti di vista, ecc.

Noi teniamo anche a come gli altri “ci vedono” e nella nostra società fatta di immagine e di perfromance è facile fissarci sui nostri copioni, su quelle routine che ci fanno apparire agli occhi degli altri sempre “belli e buoni”, è il famoso “ego orientale”.

Forse questa fissazione, quella su noi stessi, è probabilmente una delle peggiori ed è quella che viene (momentaneamente) scardinata dalle pratiche di meditazione.

“Lasciar andare” il nostro “ego”, il nostro punto di vista per abbracciare altre ipotesi è una delle chiavi della flessibilità mentale. Quella che gli addetti ai lavori chiamano anche “flessibilità cognitiva”.

Cambiare idea

Una delle cose che meno ci piace digerire è il fatto che per tutta la vita siamo costretti a modificare le nostre idee e le nostre opinioni. Questo accade per moltissimi motivi, primo fra tutti l’imprevedibilità del mondo che ci circonda.

E’ famosa la frase spesso attribuita a Bandler che dice: “se continui a fare le stesse azioni otterrai gli stessi risultati”, per poter quindi ottenere nuovi risultati è necessario fare nuove azioni, e tutto questo è facilitato dalla capacità di cambiare idea.

Per farlo è necessario per prima cosa fare un piccolo bagno di umiltà e vedere ciò che sappiamo come “temporaneo”. Le cose a cui tenevi solo 10 anni fa sono molto diverse dalle cose a cui tieni oggi… sei incoerente?

Si, lo siamo tutti! Perché è la natura stessa ad esserlo, ad adattarsi di continuo alle miriadi di variabili presenti. Questa è la chiave non solo per fare nuove azioni, per perdonare la nostra incongruenza ecc.

Ma è anche una delle chiavi del moderno pensiero scientifico, quello del famoso principio di “falsificabilità popperiana” dove lo scienziato resta fedele alla propria teoria fino a quando lui stesso o qualcun altro la smonta.

Un lasciar andare “scientifico”

Lo scienziato crede ai propri sforzi e alle proprie ipotesi, ma se sta facendo scienza sa anche di lavorare con “modelli del mondo” e non “con il mondo”, per questo deve prestarsi alla falsificazione delle proprie teorie, per farlo deve “lasciar andare le proprie ipotesi”.

Al contrario, se cerca di difendersi con tautologie, se cerca di reprimere tutti gli argomenti che potrebbero provare che la sua ipotesi/teoria è errata, allora significa che si è “attaccato eccessivamente alla propria creatura”.

E per quanto possa sembrare banale molti scienziati cadono in questo errore, perché è del tutto umano. Tutti ci affezioniamo a ciò che creiamo e facciamo fatica a “lasciarlo andare”.

Questo non vale solo per chi fa “scienza” ma dovrebbe valere per tutti. Le tue teorie sul mondo non sono né perfette né eterne, e neanche quelle formulate da eminenti pensatori del presente e del passato.

Anche su questo potremmo farci una puntata intera, perché la verità è che se hai la mia età (41 anni) è probabile che ciò che hai studiato a scuola 20 anni fa non abbia più alcun valore.

Insomma il mondo cambia più rapidamente di quanto ci piaccia immaginare, allenarsi a “lasciar andare” consente di fare spazio ai nuovi aggiornamenti della vita. E’ un potente mindset per nostra crescita personale!

Fammi sapere cosa ne pensi

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.