Ciao,
sapevi che provare “amore e compassione” per le creature che abitano la terra può farti sentire più felice e darti “una marcia in più”?
No tranquillo non voglio iniziare a parlarti di discorsi in stile newage… ma portarti una serie di dati che negli anni ho raccolto che indicano quanto svolgere questo esercizio (quello che stai per ascoltare) può portare enormi benefici. Il tutto nasce da quella che viene chiamata: “meditazione dell’amore compassionevole”…
…buon ascolto
Sei riuscito ad ascoltarlo? Se conosci il mondo della meditazione di certo già conoscevi questa tipologia di pratica meditativa. Secondo alcuni si tratta della tecnica più potente in assoluto per diventare felici. Quando ti ho parlato degli studi sull’accumulo delle ore di meditazione sono rimasto sbalordito dal sapere che gli scienziati avessero decretato la presenza degli “uomini più felici della terra”…
…lo so sembra una barzelletta, ma come dicevamoper Metthieu Ricard (il primo uomo giudicato come the most happiest person) anche altri – guarda caso monaci – sono stati decretati “felicissimi” 🙂 Come hanno fatto i ricercatori? Hanno basato le loro scelte sui parametri fisiologici che vedevano dalle macchine collegate ai monaci mentre stavano meditando.
A questo punto sorge una domanda: “a che cosa stavano pensando quei monaci?” ebbene tutti alla stessa cosa “alla compassione”. Cioè come dice Thupten Jinpa (traduttore del Dalai Lama):
“la compassione è uno stato mentale provvisto di un senso di preoccupazione per la sofferenza degli altri e dell’aspirazione a far si che quella sofferenza venga lenita”.
Quindi non il semplice “soffrire insieme” ma il desiderio genuino che quella sofferenza possa cessare. Nella storia del Buddhismo questi concetti sono assodati da millenni ma solo in questi anni sappiamo che, provare questo tipo di “pensiero” è la chiave per la realizzazione personale (in termini dottrinali) ed è anche una della strade migliori verso la “felicità”.
E’ facile immaginare che se le persone avessero questa forma mentis ci sarebbero molti meno problemi nel mondo:) Le religioni ci hanno più o meno provato tutte a spiegare questi concetti in forme differenti. Tuttavia è singolare che anche la scienza ci dica la stessa identica cosa, cioè che chi si allena a provare attivamente amore e compassione diventa “più sereno”.
Come sempre nel podcast ti ho detto un sacco di cose frammentate, perché è impossibile rendere bene la grandezza di questi concetti. Ma se hai la pazienza di leggermi fino in fondo avrai un altro piccolo tassello per comprendere la reale importanza di questo tipo di meditazione.
Questa meditazione può essere fatta in moltissimi modi, vediamo qualcuno insieme:
1) Meditando: è ciò che ti ho raccontato nell’audio, di metterti li, meditare, aprirti alla consapevolezza… ed ogni volta che emerge un giudizio negativo o un qualsiasi pensiero, inviargli amore e compassione. Questo puoi farlo ogni volta che, durante la tua pratica di meditazione quotidiana, emerge qualche giudizio negativo.
2) Meditando sulla compassione: qui invece scegli di meditare proprio sulla compassione, per cui richiami alla mente situazioni e persone che a cui dedicare la tua attenzione. Si tratta della forma che hanno utilizzato i meditanti “olimpionici” dell’esercizio che ti descrivevo poco fa.
3) Come esercizio cognitivo: anche il solo e semplice fatto di “sapere” che inviare amore e compassione fa bene…ti fa bene. Provalo con “le cose piccole”! Se qualcuno ti taglia la strada prova a pensare “che tu possa essere felice ed in pace, che tu possa essere sereno e privo di dolore”… rivolgigli una preghiera invece che un “anatema” (maledizione).
Quest’ultimo modo, quello “cognitivo” è anche quello meno efficace e fra virgolette pericoloso. Pericoloso per chi? Per chi lo pratica, perché se da un lato “fare come sè” ci aiuta a dare avvio ad una serie di reali cambiamenti dall’altro,“fare troppo finta di” può portarci a mettere da parte sentimenti ed emozioni che invece dovremmo provare e vivere…
…se ad esempio abbiamo bisogno di arrabbiarci con il nostro capo, è inutile continuare a fare finta di inviargli l’amore compassionevole. O ci si riesce in stato di meditazione, quindi in modo genuino (e disidentificato) oppure farlo razionalmente potrebbe diventare una sorta di fuga dal reale problema. Che nel nostro esempio sarebbe far valere noi stessi davanti al capo.
E’ questo il bandolo della matassa più importante in questo esercizio. Il concetto senza il quale la meditazione dell’amore compassionevole diventa una semplice tecnica. Invece è qualcosa di molto più profondo. E’ la modalità per avere una reale esperienza di quanto “amore e compassione” possano incidere sulla nostra vita. Facendo pratica te ne renderai conto ed allora potrai usarla anche “come tecnica” 😉
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A presto
Genna