Mogli e buoi dei paesi tuoi dice un proverbio, che a ben vendere indicava non tanto una prescrizione quanto una descrizione di ciò che accadeva sino a poco tempo fa qui da noi (e ancora oggi in tantissime parti del mondo). Non è molto tempo che possiamo liberamente (o quasi) selezionare il nostro partner tuttavia tale operazione, come ogni decisione umana, è spesso vittima di bias ed errori di mentali legati al nostro passato evolutivo. Oggi vedremo insieme una recente teoria la Meet Evaluation Theory... (per gli amici MET)
La selezione del partner
Le teorie sulla selezione del partner sono molte, tra le più note quella legata al tema della “Red Pill” la LMS Look, Money e Status. La quale afferma, in modo molto chiaro ma anche poco studiato a livello scientifico, che le donne selezionano gli uomini attraverso questi tre filtri: l’aspetto fisico, i soldi e lo status. E spesso relega la scelta maschile ad una singola variabile: l’aspetto estetico. Ho voluto citare questa teoria perché di fatto è nelle bocche di molti ragazzi ma come accennavo ha poche evidenze, mentre la MET è invece il frutto di numerose ricerche in questo campo e soprattutto vale per ogni tipo di genere e orientamento. Inoltre ho voluto citare la LMS perché in fondo sembra rientrare anche nella MET e sembra rappresentare l’errore di fondo che abbiano analizzato in puntata.
Come spero tu abbia ascoltato la MET parla di 4 lenti che vanno da qualcosa di molto generico, come le cose che abbiamo culturalmente in comune fino a qualcosa di molto specifico, ciò che la coppia costruisce insieme. Passando da altri due step che rappresentano l’aspetto soggettivo e personale e le caratteristiche specifiche. Nonostante ognuno di noi sia profondamente diverso bisogna ammettere che alcune caratteristiche specifiche attraggono indifferentemente grandi popolazioni di persone: per quanto si possano avere gusti specifici bisogna ammettere che un bel fisico tonico e allenato (maschile o femminile) è generalmente più attraente di un fisico normale o flaccido.
Lo stesso potremmo dire per il denaro ed anche per lo status socio economico. Per quanto tu possa affermare che non te ne importi nulla del denaro e dello status, sono comunque due fattori che hanno la capacità di modificare le nostre percezioni, dati alla mano. In particolare sto facendo riferimento al famoso effetto alone: tra due persone identiche esteticamente ma una con maggiore potere di spesa (e/o status elevato) viene vista e percepita come maggiormente attraente. Sono noti alcuni studi sulla statura delle persone e sul loro aspetto: più erano ricche (e la gente ne era consapevole) e più venivano ricordate come alte e belle… se non sbaglio in questi studi avevano anche analizzato la percezione lasciata da Silvio Berlusconi su alcune persone… insomma nel ricordo era altissimo.
Magia del nostro cervello, la famosa cognizione incarnata, che dice inganna i nostri sensi i quali adorano farsi ingannare. Ecco questi elementi della LMS, che poi sono quelli che comunemente saltano agli occhi non fanno parte della prima lente del MET e neanche della seconda ma solo della terza, quella delle caratteristiche additata dagli autori stessi dello studio. Infatti secondo i ricercatori sarebbe proprio il fissarsi con alcune caratteristiche della persona a farci perdere di vista le altre tre lenti. Caratteristiche che nella fase di selezione sono spesso più immaginate che reali, è come se andassimo in giro con una cartina con su disegnata la famosa X del tesoro, andando alla ricerca della X stessa, facendo la classica confusione tra mappa e territorio.
Tralasciare le cose importanti
Questo modo di funzionare è tipicamente umano: immagino di voler fare lo psicologo e mi vedo nel mio studio, oppure voglio fare il musicista e mi proietto su un palco con un sacco di gente che mi acclama. Difficilmente terrò in mente che per diventare psicologo dovrò studiare parecchio e faticare, che per diventare un musicista famoso dovrò sbattermi di brutto ed avere anche un buona dose di fortuna. Ci piace immaginare i risultati e non i processi, una cosa che non mi stuferò mai di ripetere, anche perché da tale confusione sembrano derivare la maggior parte delle nostre sofferenze ed insoddisfazioni personali. No, non sto affatto esagerando. (E se mi funzionasse il punto esclamativo ne avrei messi almeno 2, sono in vacanza è sto usando una tastiera che funziona poco).
Lo so cosa state pensando: “che brutto dover però mettere razionalità in una cosa come le relazioni e l’amore che sgorgano spontaneamente” ecco è un bel pensiero ma i ragazzi della MET non stanno cercando di rendere grige le nostre emozioni ma stanno stanno cercando di mostrarci cosa statisticamente NON fa funzionare le relazioni. E ciò che solitamente le distrugge sul nascere è proprio il non aver valutato gli aspetti culturali in comune, i propri aspetto soggettivi e psicologici (uno degli aspetto più rilevanti) ed infine il monitorare cosa emerge tra le due persone. Non è qualcosa che fai se ti sei innamorato, è qualcosa che però possiamo analizzare per cercare di conoscerci meglio… e magari la prossima volta essere più accorti.
Quindi questa teoria non fa per te se ti sei appena innamorato e non fa per te neanche se ti sei appena lasciato e cerchi un qualche capro espiatorio del perché le cose non siano andate come ti aspettavi. Ma fa in realtà per chiunque voglia analizzare da più vicino come funzionano le relazioni, lo so che non è romantico ma in fondo mi sembra una cosa più che interessante dato che sembra che tutti si dia per scontato come funzionano le relazioni. La gente da per scontato il fatto di potersi sposare o legare con la persona che desidera liberamente, quando una enorme percentuale della popolazione ancora lo fa seguendo regole e precetti vetusti e obsoleti. O come accennavo prima al fatto che per millenni ci siamo innamorati, guarda caso, dei nostri vicini di casa.
Certamente la promiscuità con altri esseri umani è sempre esistita e di certo le conquiste, i barbari e quant’altro hanno di certo mescolato i nostri DNA (per fortuna) rendendoli più resistenti ma non era una cosa scelta intenzionalmente. Possiamo realisticamente scegliere, più o meno liberamente, con chi desideriamo stare solo da poche decine di anni. Quindi studiare questo fenomeno in modo scientifico per quanto mi riguarda è fondamentale, non è qualcosa che toglie romanticismo ma è qualcosa che ci aiuta a comprendere meglio uno dei processi più complessi ed importanti della nostra specie.
Così come negli ultimi decenni abbiamo scoperto i bias, che conoscevamo già prima ma poi li abbiamo sistematizzati e soprattutto abbiamo capito quanto possano influire sulle nostre vite, conoscere come questi ci invitino ad essere ciechi a determinati aspetti durante la selezione è molto importante. E’ come quando i vigili nelle scuole mostrano quanto si è più lenti nel reagire dopo pochissimo alcol o come venga distorta la percezione con l’assunzione di droghe alla guida. Lo sappiamo che è pericoloso, ma quanto pericoloso? Insomma è ancora il buon conosci te stesso, il quale viene spesso vituperato dai filosofi indicando che sia impossibile farlo. Ma certo non possiamo conoscere tutto ma la storia ci ha insegnato che il nostro progresso ed il nostro benessere sono andati di pari passo con consapevolezze via via sempre più accurate sul nostro funzionamento.
Il paradosso della scelta
Come sappiamo da anni dagli studi di Barry Swartz più aumentano le opzioni da scegliere e più facciamo fatica a farlo. Di nuovo è complice la nostra pigrizia mentale o meglio la nostra economia cognitiva (sì non siamo proprio pigri, siamo ottimizzatori di energie). Già un tempo era difficile nonostante avessimo a disposizione meno opzioni, nonostante la gente si innamorasse del vicino di casa, la selezione del partner non è mai stata davvero una passeggiata. Un tempo era costretta e oggi che è libera mantiene il suo alto grado di difficoltà.
Probabilmente è vera la diceria che indica che nonostante oggi vi siano i social e tinder, le cose non sono migliorate ma forse addirittura peggiorate. Il fatto di avere a disposizione una pletora infinita di persone con cui provarci crea sicuramente una sorta di errore di giudizio secondo il quale: per selezione naturale raggiungerò il mio bello la mia bella. Ma la verità è che se non ti decidi, se non agisci, se non sperimenti se non ti attivi, succederà raramente a caso.
La MET per quanto molto semplice (forse troppo) ci aiuta a tenere in considerazioni aspetti che solitamente non vediamo: come gli aspetti comuni e cosa ancora più rilevante, quelli psicologici e soggettivi. Per anni ho avuto dalle persone una richiesta bizzarra nel mio studio: “dottore io voglio imparare a provarci con le ragazze. Ho fatto tutti i corsi di seduzione ma non so perché proprio non ci riesco”. Non sto parlando di ragazzi mostruosi e apparentemente senza speranze (anche perché in fondo tutti ne abbiamo) ma sto parlando di persone che a tratti incarnavano la teoria LMC.
Anni fa venne da me un libro professionista, esteticamente bello, alto e benestante. Era a tratti anche simpatico ma dopo pochi minuti di conversazione si percepiva che c’era qualcosa che non andava. Era estremamente emotivo e reattivo, ad ogni piccola incomprensione si rabbuiava e si arrabbiava ecc. Ebbene abbiamo lavorato sulla sua personalità, su come reagiva da sempre alle relazioni della sua vita e nel giro di poco tempo ha iniziato ad assumersi la responsabilità e migliorare… oggi ha una splendida compagna e 2 bambini.
Ti ho raccontato questa storia NON per tirarmela (anche perché credo che qualsiasi mio collega avrebbe potuto aiutarlo) e neanche per farmi pubblicità (non accetto nuovi pazienti da anni). Ma te lo raccontato per evidenziare che spesso andiamo alla ‘ricerca di tecniche strane per riuscire in questo complesso compito della selezione sessuale e ci dimentichiamo gli aspetti centrali. Voler apprendere tecniche di seduzione senza: saper gestire le proprie emozioni, senza aver guarito le ferite ricorsive e altro non serve a niente ed è come cambiare il colore della tua auto sperando che acquisisca velocità.
Insomma ragionare su questi temi è tutt’altro che un’operazione “senza cuore” ma è un modo per conoscerci meglio e cercare di capire come funzioniamo. Non è un modo semplificistico di vedere le cose (come la LMC) e allo stesso tempo non è neanche un modo per sedurre gli altri. E’ un modo per conoscere meglio la natura umana, la quale tende spessissimo a convincersi di fare le cose per bene e soffre quando qualcuno dice: sai potresti migliorare, ma c’è bisogno di impegno… “no grazie”, tendiamo tutti a rispèondere… e tu?
A presto
Genna