Gli strumenti che utilizziamo quotidianamente non ci aiutano solo a fare il nostro “lavoro” ma possono plasmare il nostro modo di pensare e di relazionarci con gli altri e con il mondo.

Dopo il recente lockdown milioni di persone si sono dovute all’improvviso aggiornare sul mondo del “video streaming” che fosse per motivi professionali o per semplice svago.

Tutto questo avrà profonde ripercussioni sulla nostra psiche? Nella puntata 334 vediamo 5 consigli per sfruttare al meglio questi strumenti dal punto di vista psicologico, buon ascolto:

Tecnologia ed evoluzione

Nel precedente episodio abbiamo visto come le storie ci abbiano aiutato nel lungo processo evolutivo oggi invece vediamo un altro aspetto fondamentale che ha contribuito allo stesso scopo: la produzione e l’utilizzo degli artefatti.

Ne abbiamo parlato diverse volte ma so che il pubblico è sempre “nuovo” per tanto ripetiamo un concetto fondamentale e sottovalutato: noi “esseri umani” siamo animali tecnologici, la nostra evoluzione è direttamente ed indirettamente collegata con la tecnologia.

Anche gli altri animali hanno sviluppato la capacità di creare tecnologie per la propria sopravvivenza, ma il modo con il quale riusciamo noi a creare, perfezionare, conservare e trasmettere l’utilizzo della tecnica è ineguagliabile ma soprattutto per noi necessario.

A volte sento la gente dire: “ah come si stava bene senza la tecnologia” forse in realtà intendeva la tecnologia digitale moderna, perché in realtà senza tecnica l’uomo sarebbe: nudo, senza una casa, senza un linguaggio e vivrebbe in piccoli gruppi isolati tra di loro.

Qualcuno potrebbe anche pensare: “e in questo modo il covid-19 non si sarebbe neanche presentato, vedi che era meglio una volta?”. Si ma l’aspettativa di vita sarebbe della metà, e potresti scordarti il 99% delle comodità moderne, compresi gli analgesici per il dolore ecc.

Artefatti ed evoluzione

Le scoperte che abbiamo fatto nella storia sono direttamente collegate alla nostra evoluzione, detta così sembra una roba magica ma se ci pensi le dirette conseguenze sono semplici da immaginare: scopriamo il fuoco e possiamo così scaldarci e cucinare le prede.

Scaldarci ci consente di superare gli inverti e questo rende più numerosa la famiglia, la quale può esplorare il territorio ed imparare. E attraverso un linguaggio che si sviluppa per apprendimento imitativo cercare di trasmettere tali apprendimenti.

Cucinare i cibi non li rende solo sterili ma consente anche di digerirli in modo migliore. La digestione migliorata ci ha consentito di assimilare meglio i cibi, di spendere meno tempo a digerire e molte altre virtù, come una semplice bevanda calda quando fa freddo.

E ovviamente non ho citato la scrittura che come sappiamo ci ha consentito di trasmettere le informazioni e conservarle, prima però abbiamo inventato i linguaggi e poi gli alfabeti, o qualcosa di simile che ci consentisse di comprenderci in modo abbastanza chiaro.

Ti sembrerà assurdo ma se oggi hai la possibilità di leggere queste parole dipende proprio da come abbiamo interagito con la tecnologia e con gli artefatti che abbiamo costruito e chi ci hanno a loro volta, influenzato anche molto profondamente.

La neuroplasticità

Se mi segui da tempo sai che una delle scoperte più incredibili degli ultimi 100 anni è stato scoprire che il nostro cervello si modella fisicamente in base all’esperienza. Il cervello, proprio come un muscolo, tende a rafforzare quelle parti che alleni e ad atrofizzare quelle che non utilizzi.

Lo fa in modi incredibili a partire dallo studio delle lesioni: accade un danno cerebrale o fisico ed il cervello tenta di ricablarsi. Se una persona perde un dito tutte le cellule nervose si ridistribuiscono alle altre dita e questo succede anche per le conoscenze.

Il fatto che oggi non si sappia più tenere a mente un numero di telefono, perché tutti usiamo i cellulari, è la chiara perdita di una abilità a causa del suo non utilizzo. Ma quelle stesse cellule nervose oggi ti servono magari per tenere a bada le molte relazioni digitali che 20 anni fa non avevi.

Questo non è un inno alla perdita della memoria, è chiaro che il fatto che la utilizziamo poco (in modo intenzionale) non è un vanto. Tuttavia oggi sappiamo che ciò che fai, ciò che utilizzi, modifica il tuo cervello e lo rende caratteristico:

I musicisti che suonano strumenti simili hanno le stesse zone maggiormente allenate, il che a volte è rilevabile da un aumento tangibile dell’area e paradossalmente da una minore attività. E’ come nei muscoli: più forte sei e meno sforzo devi fare per alzare pesi, è qualcosa di simile.

I video streaming

Per questo sono sicuro che anche gli strumenti di “live streaming”, “conferenze online”, “live chat”, chiamiamoli come vogliamo abbiano delle ripercussioni sulla nostra mente in generale. Un cambiamento che però non abbandona ciò che sappiamo già fare per natura: entrare in relazione.

Come abbiamo visto nello studio sull’Hyperscanning lo schermo non elimina le nostre doti empatiche, chiunque abbia mai provato a fare una qualsiasi chiacchierata “via video” si sarà reso conto di questo. Solo chi non ci ha mai provato potrebbe pensare il contrario.

Guarda questo video:

Mentre stavo scrivendo questa puntata mi sono imbattuto in questo video dei noti “The Show” i quali hanno preso 12 persone, 6 personaggi famosi e 6 persone comuni e gli hanno chiesto di interagire ma in un modo molto particolare.

Per il primo minuto di avvio della “video chat” dovevano restare in silenzio e guardarsi negli occhi. Ora non so se i ragazzi lo abbiano fatto di proposito ma sono riusciti a mettere in campo due studi dei quali ci siamo occupati in passato: il primo è quello già citato dell’Hperscanning ed il secondo è sullo sguardo.

In diverse occasioni abbiamo parlato del potere dello sguardo e in una di esse abbiamo visto che bastano pochi minuti di contatto oculare per creare una sorta di “iper empatia tra sconosciuti”. In pratica se guardi negli occhi uno sconosciuto per un tot di tempo si crea una strana empatia pre-verbale.

Ora non so se si tratta di un effetto del montaggio ma sembra che tali meccanismi siano entrambi rilevabili da questo video. E’ evidente una sorta di empatia tra le persone che si sviluppa proprio a partire dal contatto oculare, fin qui nulla di strano, fino a quando ci rendiamo conto che sono “in chat”.

Nativi digitali

Probabilmente per un nativo digitale questi studi non fanno altro che confermare ciò che sanno da tempo, tuttavia non è per nulla scontato che attraverso uno schermo si possano instaurare gli stessi fenomeni relazionali che avvengono in presenza.

Credo che questa sia stata la stessa esperienza delle prime persone che hanno iniziato a fomentare l’idea di poter scrivere, sino all’invenzione della stampa. Come sappiamo da Platone, lui ed il suo noto maestro Socrate erano contrari alla scrittura.

Probabilmente i primi che sono riusciti a leggere i loro scritti avranno pensato: “però, anche se non ho davanti queste persone mi sembra di capire abbastanza bene cosa intendano, anche se non ho ricevuto un insegnamento diretto orale”.

Quando oggi leggi un qualsiasi testo dell’antichità non ti chiedi se tu possa realmente comprendere le intenzioni dell’autore, diciamo che in un qualche modo ti sembra di comprenderle. Poi è ovvio che ci sono differenze culturali, stereotipi e limiti del testo.

Noi che siamo “nativi bibliografici” nel senso che siamo nati con la presenza dei libri (cosa non scontata nella storia del genere umano) diamo per assodato il fatto di poter trasmettere esperienze attraverso la scrittura, seppur in modo limitato.

Il realismo dei nuovi media e di quelli “antichi”

E’ nota la famosa scena di uno dei primi cortometraggi dei fratelli Lumièr, gli inventori del cinema, i quali ripresero l’arrivo di una locomotiva in stazione. Secondo la leggenda alcuni spettatori si spaventarono al tal punto da abbandonare la sala, temevano di essere investiti.

In realtà questa è una leggenda, non ci sono prove che siano realmente scappati ma la cosa non mi sorprenderebbe. Se infatti ci pensi un film dell’orrore è capace non solo di spaventarci ma in alcuni casi di traumatizzarci anche pesantemente.

Ho avuto in studio persone, anche adulte, traumatizzate dai film. Non ci credi? Se hai la mia età di certo, facendo il bagno in qualche luogo ti sarai chiesto se da un momento all’altro sarebbe potuto apparire un temibile squalo bianco.

Che la rappresentazione della realtà potesse realmente emozionare però non è una cosa dei nuovi mezzi di comunicazione. Perché già nel teatro Greco la gente si emozionava come se stesse vivendo una scena reale, da qui la “Catarsi aristotelica”.

Inoltre abbiamo da anni il telefono, chi lo abbia utilizzato per mantenere legami a distanza, relazioni di lavoro o amicali sa quanto è stato potente. Mi ricordo ancora le ore passate al telefono a gettoni con le varie relazioni avute, senza il quale non si sarebbero potute portare avanti.

Concludendo

Quando leggi il libro di una persona non entri in relazione solo con ciò che ha scritto ma anche con lo scrittore. Se hai letto tutti i libri di un certo romanziere non conosci solo le trame dei suoi racconti ma in parte anche come egli stesso ragiona.

Non è un effetto ottico è la verità perché chiunque scriva qualcosa lo fa passando dal proprio mondo interiore. Anche in questo momento stai entrando in relazione con me, anche se non hai mai ascoltato un mio podcast (male anzi malissimo) o visto qualche mio video (poco male).

Per questo ci sconvolge quando un nostro idolo dello spettacolo viene colto a fare qualcosa di riprovevole, perché eravamo convinti di conoscerlo, ci delude perché avevano instaurato una sorta di relazione con lui o lei. Ed è per questo che alcune persone rispondono in modo assurdo alla fama.

Come ad esempio persone aggredite o addirittura assassinate dai propri fan. Perché quelle persone erano realmente convinte di aver insturato una qualche relazione con il personaggio pubblico sino a decidere di farlo fuori se violava le loro aspettative.

Le relazioni mediate non sono MENO VERE di quelle vis-a-vis… si è vero mancano molte cose ma più la tecnologia rende l’interazione multimodale (con più sensi) e maggiormente sincrona e più i due modi di incontrarsi, quello dal vivo e quello mediato, si avvicinano.

Continueremo questo meraviglioso discorso nel Qde, dove ti racconterò alcuni altarini su tale interazione multimediale dal punto di vista della consulenza psicologica e non solo.

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.