
Esistono 3 temi comuni della nostra vita che ognuno di noi deve affrontare in una qualche misura. Ognuno di noi, durante il proprio sviluppo può aver acquisito una certa vulnerabilità nel sentirsi: minacciato, non amato, indegno ed inadeguato. Lo so sembrano parole forti ma seguimi perché riconoscere queste sensazioni nella tua vita quotidiana può aiutarti a comprendere meglio perché fai ciò che fai. E non solo per te ma anche per le persone che ti circondano…
Prima di iniziare la lettura del Post ti invito ad ascoltare la puntata del podcast. E dato che ho inserito ben “2 note da Nerd” vorrei spiegare cosa intendo, semplicemente “nerd della psicologia” (come me). Persone talmente appassionate che non si accontentano di spiegazioni superficiali e desiderano approfondire i temi menzionati. Buona lettura…
Le Trappole
Questi 3 temi sono un furto da parte mia nei confronti di una teoria molto più ampia costruita da un gruppo di ricercatori italiani capitanati dalla dott.essa Sandra Sassaroli, Gabriele Caselli e Giovanni M. Ruggiero. In particolare, sia per i miei colleghi che per le persone estremamente curiose, trovate tutto dentro il testo “Capire il paziente” Giunti editore. Detto questo possiamo analizzare meglio quanto visto nell’episodio di oggi alla luce del nostro modo di fare crescita personale (traendo spunto dalla ricerca).
Perché le ho chiamate trappole? Perché se ci pensiamo è ciò che sono, quando si attivano dentro di noi (spesso purtroppo anche in modo molto sottile) tendiamo a cercare di compensarle peggiorando la situazione. Per non sentirci minacciati potremmo diventare noi stessi minacciosi, oppure non sentirci al sicuro e giocare sempre sulla difensiva ecc. Per non sentire la sensazione di non essere accolti o amati, tendiamo a voler pretendere amore e accettazione. Quando ci sentiamo indegni, insomma reagiamo spesso male in un senso o nell’altro.
In che senso? Nel senso della nostra risposta autonomica naturale, la reazione di attacco-fuga e resa. L’abbiamo già vista diverse volte ma quando siamo di fronte alle difficoltà tendiamo spesso ad agire in modi simili a quel sistema: attaccando, ipercompensando; scappando o arrendendoci. Dico simile perché non sappiamo se sia esattamente così, infatti gli autori citati sopra non usano questo modello ma per me è più facile per spiegarti come funziona una trappola. La quale si avvale di alcuni meccanismi che attraversano tutta la storia della psicologia: i meccanismi di difesa.
(Nota per i nerd: anche se non si tratta esattamente della stessa cosa da Freud, con i suoi meccanismi di difesa ai suoi allievi, il concetto di coping, passando per la teoria della tentata soluzione di Palo Alto, per arrivare a quello di piano-semi adattativo della LIBET. Insomma nel nostro campo tutti hanno puntato il dito su una cosa apparentemente semplice: dimmi come ti difendi e ti dirò cosa puoi fare per stare meglio)
Come già ripetuto (e presente ovunque su questo sito) ricorda che se per caso uno di quei temi disturba seriamente la qualità della tua vita, la cosa migliore che si possa fare è contattare un professionista. In generale, tutti in una qualche misura possiamo cadere in una di quelle trappole, magari quando siamo particolarmente stanchi, particolarmente colpiti da un evento negativo o semplicemente perché abbiamo uno stile di vita sregolato. Di certo cercare di abbassare lo stress, cercare di fare fronte alle nostre vicissitudini sono tutte cose ottime, ma possiamo iniziare a fare una cosa interessante: notare!
La consapevolezza
Ti ricordi l’episodio sul notare? Iniziare a notare come ci sentiamo senza diventare eccessivamente introspettivi è una delle chiavi di una buona consapevolezza. Accorgerti che ti senti leggermente minacciato mentre sei in un posto che non conosci, o quando incontri una persona che non vedi da tanto o in qualsiasi altro contesto, è il primo passo per iniziare ad auto regolare come ti senti. No, non è quella storia del: “ascolta il tuo stomaco”, non significa senti le tue sensazioni e agisci in base ad esse. Perché è quello che già stai facendo senza saperlo, sei dentro una trappola ed agisci in base ad essa.
Magari ti accorgi di avere il desiderio di andare via ed invece di ascoltare la conversazione stai cercando una scusa per scappare. Allora a quel punto puoi fermarti un istante, fare un bel respiro profondo, diventare più consapevole ed iniziare ad ascoltare di più. Magari ponendoti la nostra domanda magica: “cosa è davvero importante per me in questo momento?” se la risposta che emerge è: restare in compagnia di queste persone, allora ti attivi per ascoltare meglio, facendo spazio anche alla sensazione di fuga e di minaccia.
Sì esatto, facendo spazio a quella sensazione, perché se ti aspetti che svanisca per magia in realtà rischi solo di peggiorare le cose. Se ad esempio inizi a respirare profondamente come hai visto fare da quel guru su Tik Tok è possibile che quel tentativo di calmarti ti allarmi ancora di più, e potrei andare avanti con altri mille esempi di cosa succede quando vogliamo controllare l’incontrollabile, le nostre sensazioni. Potremmo ad esempio bere più alcol, distrarci pensando ad altro, guardare il cellulare, tutte cose che peggiorano la situazione.
Lo so che è più difficile fare spazio a quella sensazione e restare lì cercando di capire cosa è importante per noi. Ma guarda caso è anche la cosa che ti fa crescere, che ti allena a diventare sempre più padrone di quelle trappole. Riuscire ad osservare quelle sensazioni con la giusta equanimità cercando anche di comprendere come ci stanno guidando. Tutto questo è più facile a dirsi che a farsi e il dirsi non serve a molto rispetto al farsi. Perdona questo tortuoso gioco di parole ma serve per sottolineare l’importanza assoluta della pratica, del cercare di notare questi “temi”… come fare?
Il modo più rapido è quello di rivolgerci alle sensazioni corporee, cercare di sentire se per caso percepiamo tensioni o sensazioni di disagio e provare a metterci in contatto con loro. Attenzione però, non per capirle, comprenderne il messaggio nascosto, ma per accoglierle. Ora qualcuno penserà che “se non le ascolto e capisco come faccio ad accoglierle”, certo quel lavoro potresti farlo poi in un’altro momento, magari a casa con la nostra scrittura espressiva ma non in quel frangente. A meno che tu non ne abbia la possibilità è sempre meglio accogliere e chiederci dove riportare la nostra attenzione.
Dirottano l’attenzione
Perché è proprio questo che fanno le trappole, dirottano la nostra attenzione! La spostano su dettagli che confermano la trappola stessa: ad esempio se mi sento minacciato cerco le persone dall’aria minacciosa. Se mi sento poco amato tenderò a non chiamare gli amici confermando così che non mi cercano ecc. Quindi dopo aver sentito la nostra sensazione e fatto un piccolo spazio per loro, ecco che possiamo rivolgere meglio la nostra attenzione a ciò che è rilevante in quel contesto preciso. Sto lavorando? Cerco di riportare l’attenzione sul compito. Sono al bar con gli amici? Riporto l’attenzione ai loro discorsi ecc.
Chi segue i miei percorsi conosce la mia impostazione (gestaltica) su figura sfondo. Cosa significa questa strana frase? Che di solito è come se noi avessimo due focus attenzionali: uno in primo piano ed un altro in secondo piano, cioè sullo sfondo. In realtà quelli sullo sfondo sono molti più che uno, sono spesso un mare di altri contenuti mentali ma in generale noi abbiamo la capacità di accorgerci di ciò che c’è davanti a noi. Non si tratta quindi di una sorta di indagine della nostra mente oscura e nascosta, quasi il contrario, cercare invece di notare se su cosa stiamo ponendo attenzione o cosa sta competendo con la nostra attenzione.
Più il compito che stai svolgendo è complesso più è facile rendertene conto. E’ abbastanza semplice accorgerti di non aver compreso una frase mentre leggi, anche se molte delle cose che stai facendo leggendo sono automatiche (infatti conta molto anche quanto sei allenato a leggere e quanto “mi hai già letto”). Paradossalmente meno sei allenato alla lettura e più sarà semplice notare se la tua mente si perde, al contrario più sei allenato e più affidandoti a meccanismi automatici rischi di non renderti conto di pensare ad altro. E’ come se ti illudessi di poter pensare ad altro mentre leggi, un po’ come quando guidi e ascolti la radio.
Per riconoscere questi meccanismi, le trappole descritte in questo episodio, ciò che possiamo fare è osservare dove la nostra attenzione tende ad andare (o con cosa tende a competere). Questo chiaramente non è utile solo per riuscire ad osservare i nostri meccanismi di difesa ma è utile in generale nella vita. Devo essere sincero, ho una forte ambivalenza nel raccontarti come funziona la tua attenzione, perché so di ripetere cose che qui abbiamo visto molte volte, spero però tu possa comprendere che si tratta dell’unico modo per far sì che queste parole siano utili a tutti.
Dunque gli ingredienti della consapevolezza utile per riuscire ad osservare le trappole sono: un’apertura verso noi stessi, perché osservare come ci difendiamo è spesso doloroso, ergo dobbiamo essere gentili. Portare attenzione alle sensazioni del corpo è utile perché esse sono sempre nel momento presente, l’importante è evitare di giudicarle, di sentirci “fatti male” perché le stiamo provando (anche se sono intense), cerchiamo invece di accoglierle gentilmente. Poi possiamo osservare dove va a finire la nostra attenzione e cercare di riportarla su ciò che per noi è importante in quel contesto specifico. Infine Tenere presente che le trappole scattano in relazione!
Le trappole in relazione
Chi può averti fatto sentire minacciato, chi può averti fatto sentire poco amato e infine chi, può farti sentire indegno e inadeguato? Come vedi queste domande partono tutte dal “chi” e in effetti basta pensare a come siamo cresciuti. E’ infatti durante l’infanzia che molte trappole si instaurano dentro di noi ed è per questo motivo che si attivano in relazione. Quindi il modo più facile per iniziare ad osservarle e applicare questo visto nell’episodio è quello di aspettare la prossima interazione con un altro essere umano.
Le relazioni sono croce e delizia della nostra esistenza, possiamo anche trasformarle in un laboratorio per conoscerci meglio e scoprire come agire nonostante le trappole. Riuscendo così a vivere in modo maggiormente libero dai condizionamenti del passato, nuovamente è più facile a dirsi che a farsi e funziona molto bene se lo facciamo con una guida esperta. Tuttavia iniziare a puntare un piccolo faretto su questi aspetti della nostra vita può già innescare quella piccola “pallina che rotolando e rotolando può diventare una valanga”.
Uno dei problemi con la consapevolezza di cui stiamo parlando è che spesso arriva dopo. Ci arriva letteralmente quando è finita l’interazione e magari rimuginiamo su come ci saremmo potuti comportare, anche in questo caso il consiglio è di essere gentili con noi stessi. Poi, se ne abbiamo la possibilità metterci in un luogo tranquillo e ripensare a quella situazione e provare a sentire le sensazioni nel corpo e chiederci cosa può essersi attivato… sempre senza cercare di scavare ma solo di osservare.
Il pericolo dello scavare alla ricerca di qualcosa nel passato è di perderci la sensazione nel presente. Certo con una guida puoi scavare, facendoti accompagnare da un valido Virgilio che conosce la strada. Ma da soli è spesso infruttuoso, soprattutto se fatto per avere una comprensione intellettuale: “Ah ho capito, tutte le volte che vedo Francesca mi sento inadeguato, forse mi ricorda mia madre con quel suo fare da maestrina”. Ecco questi pensieri che possono arrivare naturalmente trattiamoli come semplici ipotesi su ciò che sta accadendo e non come verità profonde su noi stessi.
Detto tra noi, può anche capitare di incappare in verità profonde ma ti assicuro che giungono spontaneamente e con molta più forza quando osservi con lo sguardo equanime di cui parliamo sempre. Uno sguardo che può essere approfondito, allenato, affinato attraverso le pratiche di meditazione.
Nota per Nerd e colleghi: in caso vi stesse chiedendo se tutto ciò ha a che fare anche con altri tipi di approcci come la Schema Therapy, la Mentalizzazione alla Fonagy, la terapia metacognitiva ecc. La risposta è assolutamente sì e sono gli stessi autori del testo menzionato che citano e raccontano i diversi punti di vista, per cui se volte approfondire andate a dare un’occhiata. Ci tengo a dire che io non faccio parte della loro scuola e non ho alcun interesse economico nel consigliarvi il loro lavoro. Lo trovo solo molto elegante ed esplicativo.
Alla prossima
Genna