Meditazione e meditare assumono diversi significati, per la cultura occidentale meditare significa “pensare a qualcosa in modo intenso ed esclusivo”. Mentre in oriente meditare significa anche li molte cose diverse, ma principalmente “addestrare la mente” e liberarsi dalle false illusioni.
Il punto di vista orientale è ormai entrato da qualche decennio nei laboratori di psicologia ed oggi voglio mostrarti una meditazione che sfrutta l’antica idea degli “elementi della natura”…appunto una “meditazione degli elementi”.
Come ti raccontavo ho ascoltato questa meditazione da un super professore di psichiatria, il quale l’ha usata come dimostrazione durante un suo corso. La cosa che più mi ha affascinato non è stata la qualità della meditazione ma “la scienza che ci sta dietro”.
Infatti il prof. (di cui per ora non posso farti il nome) ha argomentato la scelta di questa pratica partendo da assunti neuro-fisiologici, cioè aspetti della meditazione che mettono in conessione “mente e corpo”.
Se sei un esperto sai che non esiste nessuna pratica psicologica che non metta in connessione la mente con il corpo. Tuttavia esistono delle “vie preferenziali per connetterli”.
Se ad esempio ti chiedessi ti portare attenzione allo spazio fra le dita dei piedi di certo questo è un punto di osservazione come tutti gli altri, ma non ricco come la bocca, le mani, i piedi ed in pratica tutte quelle parti ultra innervate del corpo.
Se hai studiato un pizzico di anatomia del cervello forse avrai sentito parlare dell’homunculus corticale, di un ometto sformato e asimmetrico disegnato sulla neocorteccia che rappresenta quanto quella parte è innervata.
Come vedi nell’immagine abbiamo mani e piedi giganteschi, così come la bocca e tutte le altre parti molto “innervate”. Ho preso l’immagine dal mio libro di neuroscienze (Bear 2002).
Questa è solo una metafora per far comprendere che abbiamo maggiore accesso sensoriale ad alcune parti del corpo più che ad altre.
E come probabilmente saprai, la maggior parte delle meditazioni richiedono un “punto di attenzione“. Più questo punto è innervato e più è facile restarci sopra. Il che non significa che sia facile meditare, ma che se usiamo questi punti diventa più semplice.
Ecco perché nella centesima puntata del podcast ho deciso di parlarti di questo tipo di meditazione, che come avrai capito non ha nulla di segreto o trascendentale, ma si appoggia sulle idee delle neuroscienze moderne.
Ora con il fatto di tirare in mezzo le neuroscienze non significa che andiamo a scartare le ipotesi di tutti i grandi meditanti del passato, anzi, però come sai su psinel ci occupiamo di vedere se esistono dei collegamenti fra la ricerca e la pratica.
Questo esercizio è perfetto, perché ha sia una grande componente di ricerca, legata appunto agli aspetti della innervazione, al grounding sui piedi, alla riduzione della tensione attraverso la saliva, al controllo del sistema vegetativo attraverso l’attenzione al respiro…
…insomma ci sono tanti aspetti importanti dal punto di vista “scientifico”… ma anche dal punto di vista pratico. Infatti questo tipo di meditazione può essere usato anche in casi di “emergenza”, cioè quanto ti trovi ad essere sconnesso da te stesso.
La prossima volta che ti trovi in una situazione difficile prova a portare questa qualità di attenzione ai tuoi piedi, quindi alla terra, alla tua bocca (quindi all’acqua) ed infine al tuo respiro (all’aria) e noterai di essere già più presente e calmo.
Ma attenzione, non si tratta di cercare ne di rilassarsi e ne di distrarsi, anche se in alcuni casi di emergenza può essere utile. Ma si tratta di avere un’ancora con il presente, anzi 3 ancore diverse al presente. Ed è ovvio che più pratichi e più diventano forti…e viceversa!
Quindi ecco 3 modi per usare questa pratica:
1- Come elemento da aggiungere alla tua pratica formale: quando ti siedi per meditare puoi semplicemente iniziare partendo da questi 3 punti di focalizzazione. Questo ti aiuterà ad entrare più facilmente in quello stato di “attenzione non giudicante”.
2- Come pratica informale: quando sei in fila in posta, quando sei in banca, in treno, insomma ogni volta che non sai cosa fare, puoi usare questi “punti” come della ancore al presente proprio in virtù della loro “maggiore innervazione”.
3- Come emergenza: quando ci sentiamo “nel pallone” ci stiamo lentamente dissociando dal nostro corpo. Credimi, non sto a spiegarti tutto questo fenomeno, ma se ti capita, prova a portare questa qualità di attenzione a quei “3 elementi” e noterai subito un riequilibrio naturale.
Vorrei partire da questo ultimo punto: “che cosa intendo per riequilibrio naturale”?
La risposta a questa domanda non è semplice, ma ti basta pensare che noi siamo formati come da 3 cervelli diversi, uno antico che rappresenta gli istinti (il cervello rettiliano), uno che rappresenta le emozioni (cervello limbico) ed uno che rappresenta la razionalità (la neo-corteccia).
Normalmente noi cerchiamo di gestire la nostra psicologia partendo dalla neo-corteccia, il nostro ultimo cervello evolutivo. Questo porta ad un movimento dall’alto al basso, cioè cerchiamo di calmarci o di motivarci attraverso i nostri “pensieri” la “volontà”.
Ma come capita spesso di assistere, la “famosa forza di volontà” non è qualcosa di esclusivamente cognitivo e razionale. Ma è molto più influenzata dagli altri 2 cervelli!
Il tuo corpo ha un naturale sistema di riequilibrio interiore, questo lo sappiamo da secoli ed è confermato dalla scienza. E’ lo stesso che tende all’equilibrio in ogni nostra cellula ed in ogni nostro pensiero.
Questo sistema omeostatico ha bisogno che facciamo funzionare “tutti i nostri cervelli in concerto, in armonia”. Spesso per farlo dobbiamo “togliere di mezzo la razionalità” riappropriandoci della nostra parte “più istintiva e animale”.
Quando ci troviamo in una “situazione di emergenza” il primo tentativo per ristabilire la “lucidità” è quello di chiedersi “perché mi sento in questo modo?” e cercare di darsi delle risposte razionali che ci aiutino a “capire”.
Purtroppo questa stessa ricerca non fa altro che creare un corto circuito, in cui è come se non riuscissimo più ad uscire dalla nostra “razionalità” (o dalla nostra neo-corteccia). Un modo per farlo efficacemente è invece affidarsi “al corpo” cioè agli altri 2 cervelli.
Se fino ad oggi hai seguito corsi di crescita personale orientati all’aspetto razionale, come ad esempio il cercare le tue convinzioni limitanti e metterle in discussione. Forse questo discorso ti sembrerà assurdo… ma scommetto anche che…
…se hai davvero provato a cambiare le tue convinzioni su un piano puramente razionale non avrai avuto grossi risultati. E ancora peggio, se hai cercato di “cambiarle in corsa” rendendoti conto che quella convinzione ti “limita”.
Questo è un discorso molto ampio che potremmo concettualmente suddividere in pratiche “bottom-up” (che vanno dalle parti del cervello antico verso quelle più recenti) e pratiche Top-down (che vanno dalla neo-corteccia verso il basso).
Tranquillo non voglio anticiparti troppo su questa differenza, anche se è alla base di tutta la crescita personale da un punto di vista delle neuroscienze.
Per cui, in caso tu ti senta scettico nei riguardi di queste pratiche, hai solo un modo per scoprire se funzionano…praticare!
Fammi sapere fra i commenti se questo argomento “neuroscientifico” ti piace. E prima di concludere voglio ricordarti che questo approccio, quello che “guarda nella testa della gente” attraverso le ricerche scientifiche non esclude i millenni di storia di queste pratiche.
Anzi, il fatto di avere un sacco di materiale esperienziale di chi ha praticato per anni prima di noi può solo aiutarci a fare degli ottimi confronti. Personalmente resto uno “scienziato” che ama il “metodo scientifico”, senza scartare tutti gli altri metodi.
Ultima cosa, molte persone sul web confondono la “ricerca scientifica” con la “ricerca commerciale”. Vedi, i cari e bravi ricercatori che prendono mille euro al mese o poco più, non sono schiavi delle multinazionali come molti credono.
E’ chiaro che se parliamo di farmaci la cosa può cambiare e di non poco. Perché la farmaco terapia è quasi tutta foraggiata dalle aziende. Ma posso assicurarti che chi sa leggere le ricerche scientifiche e può accedere ad un data base di ricerche può trovare ciò che cerca.
Anche tutte quelle informazioni che le case farmaceutiche cercano di tenerci nascoste.
Io uso questo metodo per psinel, non mi limito a leggere qualche libro di crescita personale e di psicologia. Ma studio, osservo e tengo sott’occhio la ricerca scientifica in questo campo, da quella più pura a quella divulgativa.
Detto questo, spero di non aver irritato il tuo animo cospirazionista… e spero che anche questa centesima puntata ti abbia dato ottimi spunti per la tua crescita personale.
A presto
Genna