Prima di iniziare porta per qualche istante attenzione al tuo respiro, riesci a sentirlo? Nota le sensazioni dell’aria mentre entra e mentre esce… sembra facile vero?

Respiriamo tutto il giorno senza rendercene conto, non appena vi portiamo sopra la nostra attenzione questa sensazione diventa consapevole e con essa accade qualcosa di straordinario.

Puoi iniziare a fare spazio nel flusso incessante dei tuoi pensieri… vediamo come funziona questo meccanismo. Buon ascolto:

Partiamo dal respiro

Una delle pratiche di meditazione più note in assoluto è quella legata all’osservazione del respiro, in questi anni l’abbiamo vista in diverse “salse”: da quella formale a quella informale.

Si tratta di un modo molto semplice per iniziare la meditazione, a patto che ci si renda conto che non bisogna “controllare” il respiro, perché è qualcosa che “accade” ma bisogna imparare ad osservarlo così come è. E se ci hai provato sai che non è facile per nulla.

Perché il respiro? Probabilmente sin dall’antichità ci siamo accorti che il nostro mondo interiore sembra collegato al respiro: se siamo agitati o molto contenti tendiamo a respirare in un certo modo; se blocchiamo le emozioni spesso lo facciamo anche con il respiro.

Ma non solo, attraverso le tecniche di consapevolezza ci siamo accorti che tra tutte le cose su cui “portare attenzione” il respiro aveva alcune caratteristiche fondamentali: per prima cosa si tratta di una sorta di “semi-automatismo”, cioè è un comportamento spontaneo su cui però puoi avere una certa influenza.

Essendo un movimento continuo è qualcosa che di posto necessariamente nel momento presente, non è qualcosa che è accaduto o qualcosa che accadrà ma è qualcosa che accade esclusivamente nel “qui e ora”. Inoltre, quando porti attenzione al respiro lo fai anche con “tutto il resto del corpo”.

Il respiro che ti respira

Un altro aspetto importante è legato al fatto che non puoi identificarti con il tuo respiro, o per lo meno è tremendamente difficile. Perché nel momento in cui lo fai il respiro cambia, diventa innaturale e sei già in un’altra fase della respirazione.

Inoltre il respiro è una sorta di scambio continuo con l’ambiente, è come se l’ambiente intorno a te entrasse in contatto con il tuo mondo interiore proprio attraverso l’ispirazione e l’espirazione. Senza contare che è una delle caratteristiche comuni ad ogni tipo di essere vivente.

Gli antichi si accorsero che nel momento in cui ci identifichiamo con il movimento del respiro tendiamo ad allontanarci dalle nostre “mappe mentali” per entrare in uno stato di presenza, ed ecco perché è un modo meraviglioso per “fare spazio”.

E soprattutto puoi farlo ovunque e senza che nessuno se ne renda conto: fallo anche adesso, fermati qualche istante e fai 2 o 3 respiri consapevoli sentendo il flusso dell’aria che entra e che esce. Mi raccomando ricorda che non devi respirare in un modo particolare ma solo “osservare”.

Se per caso avevi alcuni pensieri che ti giravano per la testa, pensieri più o meno rilevanti, questi NON sono spariti ma probabilmente hai iniziato a sentire come una sensazione di “spaziosità” tra un pensiero e l’altro.

La “spaziosità”

Questo semplice esercizio, se ripetuto nel tempo, ti mostra qualcosa che a volte può sorprendere profondamente, quasi a condurre le persone in uno stato di “piccola illuminazione”: il fatto che non stai facendo davvero spazio ma stai scoprendo che tu sei spazioso!

Quando i pensieri si affollano nella mente ci sembra di “non avere più spazio per altro” ma la verità è che è proprio il tentativo di dirimere quei pensieri con altri pensieri (con la logica) che molte volte ci impedisce di vedere quanto spazio c’è ancora a disposizione.

Questo non significa infischiarsene dei problemi che ci vengono in mente ma significa riuscire a notare, di tanto in tanto questa spaziosità, cosa che ti consente di risolvere con ancora più efficacia quei “problemi”. E nel caso siano irrisolvibili ti consente di accoglierli.

Accogliendo i tuoi pensieri questi non diventano solo “più leggeri e risolvibili” ma modifichi il tuo rapporto con loro. Invece di sentirti schiacciato senti di poterli lasciare li dove sono, affidandoti alla parte di te più brava nel gestirli: la tua “parte inconscia”, “la mente saggia”.

Non credi di avere una parte inconscia? Allora chi è che sta continuando a respirare anche se non lo sai? Osserva la magia della tua parte “naturale”, di quella parte che ti conosce meglio di quanto tu pensi di conoscerti. Quella parte funziona bene quando TU noti le idenficazioni.

Identificarsi con tutto e con niente

In oriente si dice che l’elemento più forte è l’acqua perché è in grado di adattarsi a qualsiasi contenitore non avendo forma. Ecco la nostra attenzione e quindi la nostra consapevolezza è simile all’acqua, è fortissima perché può assumere qualsiasi forma.

Questa assenza di forma fa si che essa si adatti a qualsiasi contenitore, cioè riesca ad identificarsi con qualsiasi contenuto mentale. Perché? Perché in questo modo riesci a comprendere anche le cose che non conosci molto bene, anche se ne sai pochissimo puoi “assumerne la forma”.

Non solo, lo fa perché quella parte del nostro cervello che solitamente chiamiamo “mente” e che qui abbiamo descritto come una sorta di GPS, non può fare a meno di continuare a risolvere “i nostri piccoli e grandi problemi”, anche quando questi sono irrisolvibili.

Anzi, meno sono risolvibili e più si lancia in continui tentativi per riuscirci, e anche se non ci riesce al 100% si accontenta anche di “mezze verità”, perché queste la fanno sentire bene: “Oh che bello, finalmente ho capito perché sto pensando queste cose”.

Questa sensazione di aver compreso è solo una piccola illusione, lo abbiamo visto per bene quando abbiamo confrontato l’effetto Dunnig-Kruger con la Sindrome dell’impostore. E’ come se la nostra mente non si rendesse conto di questo incessante tentativo di comprendere le cose.

Non è un male che accada, anzi! Tuttavia a volte ci perdiamo in questo meccanismo nel tentativo di gestire i nostri contenuti mentali come se fossero degli oggetti: non mi piace più la tal cosa allora posso spostarla, ma il pensiero non funziona così.

Sei molto di più dei tuoi “libri”…

Riprendendo la analogia illustrata nella puntata, la nostra mente tendendo ad identificarsi continuamente con i suoi stessi contenuti tende a dimenticarsi di tutti gli altri, sino a scordare di non essere quei contenuti stessi. Una faccenda complicata!

Per questo ti ho parlato della libreria: cioè del fatto che tendiamo a pensare di essere quel “singolo libro” su cui ci siamo momentaneamente fissati, con il quale ci piace (o non ci piace) identificarci.

E quando ciò accade ci dimentichiamo di essere tutti gli altri libri, di essere la libreria, la polvere presente sugli scaffali e a volte siamo anche la casa che contiene la libreria stessa. Più siamo identificati con una parte e meno ci rendiamo conto di quanto siamo vasti.

Non è una roba new age è la verità: quando sei calmo e tranquillo hai spazio per ogni tipo di contenuto mentale, al contrario quando sei agitato e teso sei “meno spazioso”. In questa puntata abbiamo visto che tale situazione dipende dalla complessità del nostro cervello.

Quando funzioniamo in modo “completo” ci rendiamo conto di essere più vasti, quando al contrario parcellizziamo le nostre risorse, cioè quando pensiamo di essere solo “La Divina Commedia”, tendiamo ad esaurirci con maggiore velocità.

E qui per “esaurimento” non faccio riferimento al classico modo di intenderlo ma al fatto che a furia di pensare di essere solo quel libro tentiamo di smarcarci con altri libri e questo può creare dei conflitti che consumano le nostre energie, esaurendole.

C’è talmente tanto spazio che non so dove rivolgermi

Uno degli effetti più incredibili della pratica della meditazione è proprio quello di farci rendere conto di quanto siamo spaziosi. Se mediti sicuramente hai sperimentato la capacità di tenere a mente pensieri incredibilmente ingombranti.

Un pensiero negativo che ti torturava da anni, che magari non volevi neanche vedere da lontano, all’improvviso diventa uno dei molti pensieri che affollano la mente. E se riesci a farlo il termine “affollare” diventa presto inadeguato.

Perché ti accordi dalla tua esperienza diretta di quanto puoi essere spazioso, cioè di quanti contenuti mentali possono attraversarti senza che tu debba necessariamente reagirvi, cioè identificarti con essi.

Questa è una delle cose più belle che succedono durante la pratica di meditazione, non è facile da spiegare ma di certo è qualcosa che hai sperimentato se hai iniziato a coltivare la tua consapevolezza.

Continuiamo questo affascinante discorso nel nostro Qde con un gioco che ti consente di capire immediatamente che tu “non sei i tuoi pensieri”. Ci vediamo nella nostra “area riservata”.

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.