Cosa ti viene in mente se ti dico che quella persona “ha molto intuito”? Tu pensi di avere molto o poco intuito? Oggi cercheremo di analizzare il concetto di intuito partendo da una serie di studi scientifici tra “coscio e inconscio”.
Se hai ascoltato gli ultimi episodi, in particolare il 416 e il 417, di certo non ti sarà sfuggito un ritorno allo studio del concetto di inconscio dal punto di vista sperimentale… oggi parliamo proprio di questo con 8 consigli tratti dalla ricerca, buon ascolto:
L’intuito
Quando penso ad una persona con molto intuito non posso fare a meno di avere una immagine davanti agli occhi: è una donna affascinante che però fa cose strane, cose che sembrano più legate alla magia che alla psicologia.
Quando penso all’intuito questa è la prima immagine che mi arriva: una persona molto sensibile che riesce in un qualche modo a fare delle previsioni sulla gente che incontra (o pensa). La mia è un’immagine folcloristica ma non si allontana troppo dalla realtà.
Infatti una persona con molto intuito, come viene definito negli studi citati nell’episodio, è qualcuno che riesce a prevedere ciò che sta per succedere. Ma non perché “veda il futuro” ma perché così perspicace da anticiparlo, legge così bene la situazione da sapere cosa fare… istintivamente.
Quando uso il termine “istinto” qui non mi riferisco al suo vero significato: cioè una dotazione biologica che spinge l’animale a fare certe cose in modo automatico. Ma mi riferisco a come lo intendiamo in modo colloquiale, cioè al fatto che arrivi in modo spontaneo e senza mediazione del pensiero.
Dove per pensiero intendo il modo di ragionare consapevole ed intenzionale, contrapposto all’inconscio, all’aspetto potremmo dire inconsapevole dell’azione. Che, ovviamente, ha alle sue basi dei processi di pensiero anche se non ne siamo consapevoli.
Il trucco c’è ma non si vede
Come abbiamo visto diverse volte uno dei primi psicologi sperimentali (inconsapvoli) è stato un medico e fisiologo: Von Helmholtz il quale era riuscito a misurare la latenza tra: “stimolo e riposta”. In pratica si era accorto che tra uno stimolo e la sua risposta c’era un lasso di tempo, a volte variabile e a volte fisso.
Ciò di cui si rese conto Helmotz e poi molti altri studiosi negli anni a seguire, fu qualcosa di scontato ai nostri tempi: il fatto che più uno stimolo era complesso o difficile da elaborare e più tempo ci mettevamo a rispondere. Banale vero?
Banale ma rivelatore, proviamo a metterci nei suoi panni e chiediamoci che cosa possa decretare la velocità di elaborazione di uno stimolo complesso. La risposta per noi è ovvia ma non la era per lui: il fatto che tra stimolo e risposta c’è una elaborazione, un processo neurologico nascosto ma presente.
Talmente presente da poter essere misurato con dei tempi di risposta! Questa semplice metodologia divenne uno dei capi saldi della psicologia sperimentale prima e poi anche dell’indagine clinica del profondo, dopo.
Il giovane Jung aveva elaborato alcuni studi sulla base proprio dei tempi di risposta: si rese conto che le persone erano più rapide a fare libere associazioni con concetti accettabili ed era più lenta se ciò che doveva riconoscere o associare faceva parte di discorsi, meno accettati, come la sessualità.
Conscio e inconscio
Conscio e inconscio sono concetti che circolano da secoli, hanno caratterizzato anche periodi storici e spesso la loro scoperta (in particolare dell’inconscio) viene vista come una delle rivoluzioni della conoscenza che ha scompaginato il mondo.
Tuttavia come abbiamo visto in questo episodio dedicato al funzionamento dell’inconscio esso è sia un processo meraviglioso e complicatissimo ma allo stesso tempo, quanto di più naturale possa esserci. In quella puntata ti mostro perché quando si parla di questo processo non si parla solo “di cose brutte”.
Anzi, il fatto che ci sia una parte di te che riesce a capire queste parole in modo “spontaneo” è proprio ciò di cui abbiamo parlato oggi. In realtà tu non leggi ogni singola parola ma l’anticipi, ed è per questo che puoi lgger qeutsa farse acnhe se è tutta sbagliata!
Sarebbe troppo dispendioso dover leggere parola per parola, così ti affidi ad un sistema di riconoscimento di pattern, un sistema che INTUISCE ciò che c’è scritto piuttosto di leggerlo! Ed è proprio così che sembra funzionare il nostro intuito.
Da vocabolario, intuito: “La capacità di avvertire, comprendere e valutare con prontezza un fatto o una situazione“. Come vedi, anche nella sua definizione l’intuito ha radici nel concreto, nella capacità di “avvertire, comprendere e valutare”, tutte cose che funzionano meglio se conosci quel contesto.
Intuito e poteri sovrannaturali
Quando sento parlare di intuito la prima cosa che mi viene in mente non è tutto ciò che ti ho descritto sino ad ora, ma è una sorta di potere sovrannaturale. Perché in effetti questo, presentandosi senza la mediazione del ragionamento, appare come per magia.
Chiunque abbia studiato un pizzico di psicologia o sia sufficientemente consapevole dei propri stati interni, sa che in realtà questo è un fenomeno molto poco raro. Quotidianamente abbiamo i così detti “insight” sul mondo che ci circonda, e si, è davvero il nostro inconscio a permettercelo ma non una magia!
Il famoso psicologo Edward Lee Thorndike, torturando vari animali (soprattutto gatti e primati) è stato uno dei primi a sottolineare l’importanza di un tipo di ragionamento “per salti” che ha definito “insight”. Lo psicologo faceva risolvere complessi problemi ad animali e esseri umani, la risposta era “un lampo”.
E’ capitato a tutti di cercare di risolvere un dato problema, non riuscirci, prendersi una bella pausa e di colpo, come un fulmine a ciel sereno, avere una soluzione in testa. No, non è una magia ma è il modo naturale con il quale funzioniamo, prima incameriamo i dati del problema e poi lo risolviamo.
Ma dato che solitamente siamo abituati a farlo consapevolmente, passaggio per passaggio, quando arrivano intuizioni così chiare ci sembra sempre che arrivino dal nulla, ma non è quasi mai così. Quindi non c’è solo una confusione linguistica ma anche di esperienza: se appare dal nulla forse è magia?
Maghi e intuito
Non sono poche le testimonianze di personaggi che hanno “giocato a fare i maghi”, come Alejandro Jodorowsky e Robert Cialdini, che ci hanno raccontato di un fenomeno particolare: a furia di cercare di divinare il futuro con le carte, ad un certo punto ci credevano anche loro… perché?
Perché a furia di osservare i loro clienti diventavano degli esperti osservatori e ascoltatori, solo che le soluzioni di queste informazioni arrivavano intuitivamente, al punto tale da convincere i “maghetti” che fossero i loro poteri e non i dati osservati.
E’ facile cadere in tranelli simili, soprattutto se alla base c’è una qualche convinzione metafisica (come nel caso di Jodorowsky) ma ci sono esempi anche più semplici. Esiste un fenomeno nella pallacanestro americana definito: “mano calda”, cioè quando lo sportivo fa numerosi canestri di fila.
Ebbene alcuni analisti hanno voluto verificare se questo fenomeno fosse reale, cioè calcolare se davvero un certo giocatore “quando era in giornata” e dimostrava di fare diversi punti di fila, facesse davvero mediamente più punti.
E’ interessante perché questo fenomeno non viene attribuito ad una qualche abilità o ad un vero “riscaldamento” ma ad una “giornata buona”. Ebbene, le analisi hanno dimostrato che non esiste alcun giorno davvero migliore degli altri, i giocatori tendono a mantenere le proprie medie, anche quando “la mano è calda”.
Un potere da coltivare
In realtà quindi il nostro intuito è davvero una sorta di super potere, solo che lo abbiamo tutti e non si coltiva attraverso strane preghiere ma attraverso la preparazione. Anche se pensi di avere la “mano calda” ma non sei preparato fisicamente, non potrai mai giocare con dei professionisti a pallacanestro.
Sono sempre le solite cose: esercizio, preparazione, dedizione, che consentono alle persone di sviluppare abilità che agli occhi degli altri sembrano magiche. Purtroppo a volte può capitare che lo siano anche agli occhi dei soggetti coinvolti, e in quel caso il rischio di sbagliare si eleva a potenza.
Fare le cose in modo spontaneo ed intuitivo è quasi sempre il frutto di un’adeguata preparazione. Solo un giocatore che ha visto tante volte una certa finta riuscirà ad anticiparla, solo un matematico preparato riuscirà a cogliere senza neanche pensarci alcuni errori di ragionamento logico in una espressione algebrica, ecc.
Certo, meditare, prepararsi mentalmente, gestire il nostro mondo emotivo ecc. sono tutte cose che aiutano decisamente, tuttavia senza l’adeguata preparazione nessuno potrà raggiungere in modo sistematico alcuni livelli di abilità e di conseguente intuizione in quel campo.
Vuoi credere che sia magia? Va benissimo, l’importante è tenere a mente i consigli di oggi e sapere che per essere davvero magico in un certo ambito, devi studiarlo… e non magicamente ma con “cuore e cervello”.
Continuiamo la nostra riflessione nel Qde
A presto
Genna