Tu ti ritieni perfezionista? Hai alcune aree nella vita nelle quali ti sei sentito tale? E’ una cosa abbastanza comune. Nella puntata di oggi vedremo insieme cos’è il perfezionismo, come si sviluppa e come farvi fronte in modo efficace.
Buon ascolto:
Essere perfezionisti
La prima cosa che ci tengo a sottolineare è che tutti possiamo agire “da perfezionisti”, si tratta di un modo normale di reagire ad alcuni eventi della vita, non necessariamente negativi. Come hai ascoltato, anche continui rinforzi positivi potrebbero creare un effetto del tutto simile e non solo.
Purtroppo anche determinati eventi possono farci agire da perfezionisti. Vorrei inoltre farti notare che sto parlando di “agire da” e non di “essere dei”, perché è troppo facile confondersi e credere che esistano dei perfezionisti così come esistono persone alte o basse, ma non è la stessa cosa.
Questo discorso sulle etichette andrebbe sempre osservato in psicologia, sono stati i linguisti a mostrarci questo enorme errore, la tendenza a confondere “mappa e territorio” o per essere più precisi in questo contesto: confondere una cosa per un processo.
La nostra mente ama identificarsi con ciò che le è ben presente in un certo momento. Cioè, se ti scopri ad essere molto preciso in alcuni contesti la risposta più veloce che ti dai è: “sono un perfezionista” e non pensi che stai invece agendo da…
L’aspetto più pericoloso di questa “auto diagnosi di personalità” è legata al fatto che il passo da pensare di essere perfettini a quello di sentirci sbagliati o affetti da un disturbo ossessivo-compulsivo è davvero troppo breve. Questo significa che se ti identifichi troppo rischi di diventarlo? Non proprio ma purtroppo aiuta in quel senso.
Perfezionismo e disturbo ossessivo-compulsivo
Se di fatto è facile pensare che chi è affetto da DOC sia anche un perfezionista, non tanto perché si descriva in tal modo ma perché agisce in tal senso, il contrario non è sempre così vero. Cioè non è detto che chi agisce da perfezionista abbia un DOC.
E’ la stessa cosa di dire che chi si agita non ha necessariamente un disturbo d’ansia, o chi si rattrista con facilità non ha necessariamente la depressione. Mentre il contrario è (quasi) sempre vero, cioè chi ha un disturbo d’ansia si agita, e chi è depresso è mediamente più triste.
Sono generalizzazioni ma ci aiutano a semplificare la cosa, non per banalizzarla ma per rendere chiaro che agire da perfezionisti non significa avere una psicopatologia. Come si fa a capire la differenza? Non è semplicissimo ma in linea di massima si può osservare la quantità di sofferenza percepita.
Se il tuo perfezionismo rovina le tue giornate con una certa regolarità, allora il posto migliore dove poterti rivolgere è da un mio collega. Ma fidati che se tu avessi un vero DOC lo sapresti, al contrario di altri problemi è uno dei più “coscienti” che ci siano, questo lo rende molto riconoscibile.
Puoi agire tranquillamente “da perfezionista” senza avere nessun DOC, certo la cosa potrà darti alcuni problemi (così come si agita tanto senza avere un disturbo d’ansia non è di certo felice di agitarsi), ma di certo non saranno paragonabili a quelli di chi necessita di un aiuto.
Il perfezionismo è una “condotta”
Mi piace vedere il perfezionismo come un modo di comportarsi, così come lo è il fatto di provare o meno certe emozioni in modo forte. Tale comportamento può essere dovuto a moltissime cause, comprese quelle genetiche ma allo stesso modo delle nostre altre tendenze, non significa che non ci si possa lavorare.
Molte persone hanno delle “debolezze” nel campo della gestione emotiva: io con la rabbia ad esempio, altri possono averlo con la tristezza, la vergogna, il senso di colpa ecc. Così come abbiamo visto nel nostro percorso di Emotional Freedom, queste tendenze possono essere usate per migliorarci.
Può sembrare strano quanto appena proferito ma è proprio così: nessuno è perfetto e tutti abbiamo piccoli o grandi difetti. Il modo migliore per peggiorarli è negarli a se stessi, fare finta di non averli nella speranza che spariscano o che nessuno possa notarli.
La verità è che se fai il contrario non solo diventano “meno pesanti” ma possono addirittura trasformarsi in punti di forza. Nel caso delle “emozioni” ti invito ad ascoltare questo episodio, è una faccenda complessa, con il perfezionismo è più semplice.
In generale sapere di avere un limite è il primo modo per poterci lavorare, al contrario, non saperlo, è il modo migliore per danneggiarsi. Tutti possiamo diventare troppo “perfettini” la cosa importante è cercare di capire in quali frangenti e lavorarci sopra.
Ci stai già lavorando e non lo sai
Una delle cose che amo ricordare ai miei ascoltatori è che quando ci approcciamo ad un argomento, ne leggiamo un libro, frequentiamo un corso o semplicemente ci informiamo sul da farsi… stiamo già lavorando in tal senso, anche se magari non lo sappiamo.
Qui entrano in ballo una valanga di fattori, i principali sono: il priming, usufruendo di materiale su quel tuo problema (materiale valido) lo stai tenendo in mente (presente nella tua memoria di lavoro); se tali informazioni sono valide attiveranno dentro di te varie associazioni, soprattutto inconsce.
Ti sei mai accorto che molte soluzioni arrivano alla nostra mente come fulmini a ciel sereno? Ecco, i famosi insight, come abbiamo visto di recente, non sono frutto del caso ma arrivano proprio quando stiamo pensando, lavorando e ragionando su un tema specifico.
No, non arrivano mentre ci pensi ma nelle pause, magari hai passato tutto il giorno a pensare ad una soluzione senza arrivarci, poi la sera, mentre fai una bella doccia Boom, ecco che arriva la risposta. Non è magia, hai già dato tutte le info al tuo cervello e lui se ne sta occupando.
Infine, ovviamente, ci sono le strategie già validate. Qui mi riferisco a veri e propri consigli ed esercizi come quelli al termine delle nostre puntate, insomma usufruire di informazioni di qualità permette al nostro cervello di fare un sacco di cose, anche se non ce ne rendiamo conto.
Continuiamo questo discorso nel nostro Qde
A presto
Genna