La meditazione è una delle pratiche più potenti che l’essere umano abbia scoperto per la propria realizzazione personale. Esistono centinaia se non migliaia di modi per meditare, uno di questi consiste nell’utilizzare uno specchio e cambiare per sempre il rapporto che abbiamo con la nostra immagine riflessa.
Cosa succede quando siamo davanti ad uno specchio?
Forse anche il tuo rapporto con lo specchio è andato così: da piccolo eri felice e sorpreso di vedere te stesso, al punto tale che passavi del tempo a giocare con la tua immagine riflessa. Magari fingevi di essere un cantante, un attore o qualsiasi altro ruolo come fanno tutti i bambini. Poi un giorno sei diventato più grande ed hai iniziato ad usare lo specchio per vedere “come gli altri ti vedono”.
Ci sono bambini bellissimi e pieni di autostima che riescono a vedersi per tutta la vita in modo sano e positivo? La risposta è sicuramente positiva ma credo siano davvero pochi dato che nel corso degli anni tutti cambiamo, quando poi si scatenano le meraviglie dell’adolescenza anche la ragazza o il ragazzo più bello della scuola di guardano allo specchio.
Infatti non è una sorpresa scoprire che persone molto belle sono anche molto preoccupate per come gli altri le vedono. Si, non solo io e te ci siamo preoccupati del nostro aspetto fisico ma anche quella ragazza e quel ragazzo che ci sembrano belli e armoniosi della nascita. Perché tutti noi siamo legati alla valutazione degli occhi altrui, anche se la cosa non piace a nessuno.
Perché ci preoccupiamo tanto di piacere? Credo che i motivi siano molti ma essenzialmente possiamo ridurli a pochi: il primo è legato alla sopravvivenza, chi è più bello ed adeguato alle situazioni è anche maggiormente accolto ed accettato. E come abbiamo visto più volte se qualche secolo fa fossimo stati ostracizzati avremo rischiato la vita.
Inoltre è possibile che sotto sotto ognuno di noi percepisca il “vantaggio della bellezza”. Cioè il fatto che le persone con un aspetto migliore tendono ad essere viste non solo come più gradevoli e accolte ma anche come più intelligenti e preferibili da scegliere. La bellezza agisce in quanto euristica amplificando le doti positive di una persona… purtroppo succede anche il contrario.
Lo specchio come feedback
Al di là del nostro modo di valutarci e di fare uno scrutinio negativo lo specchio viene usato come una forma di feedback, non solo prima di uscire o per truccarci. Ma viene usato in varie discipline quasi da sempre: chi danza lo sa molto bene, viene usato in molte forme artistiche, nel teatro e anche in alcuni sport che richiedono una certa coordinazione.
Non solo in competizioni diciamo “estetiche”, dove la persona deve apparire perfetta ma anche in allenamenti meno nobili, come quelli degli sport da combattimento. Quando ho iniziato a praticare la kick boxing, nonostante avessi 4 anni di karate alle spalle, il maestro ci ha presi e ci ha messi davanti ad uno specchio per almeno 5 o 6 allenamenti per reimparare i movimenti di base.
Se una persona vedesse due allenamenti, uno di Kick boxing e l’altro di Karate (o di qualsiasi altra forma di arte marziale) noterebbe che la prima è estremamente semplice confrontata con la seconda. Nella Kick ci sono pochi colpi da imparare mentre il Karate è zeppo di colpi molto diversi tra loro e anche votati ad una certa eleganza.
Per dimostrare di aver appreso il karate e prendere le cinture è necessario imparare a memoria alcune combinazioni di mosse molto articolate, i famosi Kata. Lo specchio in questi casi è fondamentale perché si tratta di dimostrare di aver appreso alla perfezione quei movimenti, mentre al contrario nella Kick boxing lo specchio serve per capire come ti muovi e dove ti scopri.
Perdonami se non ami questo genere di sport ma era il modo più semplice per mostrarti che lo specchio non viene usato solo come feedback estetico, cioè se siamo eleganti o meno nei movimenti ma anche come consigliere pratico. Infatti riconoscere se siamo coperti durante le combinazioni di calci e pugni è molto utile nella fase di combattimento.
Incessante giudizio
Tornando al nostro quotidiano, quando non usiamo lo specchio per ballare o combattere lo usiamo per capire come “stiamo”, cioè che aspetto abbiamo agli occhi delle altre persone. Potrà sembrare assurdo che si passi così tanto tempo davanti allo specchio per gli altri ma in fondo, se ci pensiamo bene lo facciamo anche perché sapere di essere “in ordine” ci mette pace e serenità.
Sapere di essere vestiti nella maniera consona ad una cerimonia ci fa sentire più tranquilli. Non sto dicendo che vogliamo tutti “fare colpo” ma per lo meno nessuno vuole essere visto come sbagliato o inopportuno. Dunque quando ti guardi allo specchio non lo fai solo per gli altri ma lo fai perché sai che se sei “a posto” probabilmente potrai stare più sereno.
Ma in realtà quel giudicarci, soprattutto davanti allo specchio è qualcosa che tutti abbiamo in comune, ovviamente chi più e chi meno. Ciò che succede quando siano di fronte ad uno specchio è cercare di capire come gli altri ci percepiranno, è un controllare se tutto va bene e quando fai qualcosa del genere punti i tuoi radar sulla modalità: “trova i difetti”.
Se vai a vedere un concerto di giovani ragazzi per divertirti te ne freghi di come sono vestiti o del fatto che non siano proprio dei provetti musicisti. Cerchi invece di farti prendere dalla bellezza della situazione, se al contrario ti fissi sul fatto che non suonano bene, ti rovini l’intero concerto. Ecco noi facciamo la stessa cosa quando siamo allo specchio: invece di godere dello spettacolo del nostro concerto ci concentriamo sulle note stonate.
Certo c’entra la spinta evolutiva, il piacere per essere accettati, c’entra anche la sensazione che chi è adeguato o addirittura piacevole ha maggiori vantaggi in generale e che la nostra attenzione tenda ad essere più attratta dalle cose negative che da quelle positive. Ma c’entra anche molto l’accesso culturale a milioni di immagini di perfezione che un tempo non esistevano. Guardarsi allo specchio e non vedere il tuo attore o la tua attrice preferita come riferimento è molto doloroso.
Il confronto
Se riuscissimo a gestire meglio il confronto con gli altri, ne sono convinto, questo sarebbe un mondo migliore. Lo so che sembra una sparata banale ma non la è per niente, sono seriamente convinto che tutte le cause di cui abbiamo parlato sino ad ora portino ad un incessante confronto che può fare parecchio male.
Una possibilità tale di confronto non è mai esistita nella storia del genere umano. Già decenni fa parlavamo della importanza di stare attenti alle immagini di donne troppo magre sulle riviste di moda. Insomma è un tema che conosciamo bene ma che sono convinto possa e debba essere educato attraverso due vie: consapevolezza ed auto accettazione e riconoscimento del proprio valore personale.
Per consapevolezza intendo che a scuola si dovrebbero spiegare i meccanismi psicologici secondi i quali tutti tendiamo a confrontarci e sentirci “sfigati al confronto”. Si, perché anche se sei il più bello della classe, del paese e del quartiere, uno più bello di te lo troverai sempre. Quindi nessuno è immune al confronto con gli altri, anzi spesso quando siamo “molto belli” ci confrontiamo ancora di più.
Per auto-accettazione intendo invece ciò di cui stiamo parlando, la capacità di guardarci allo specchio non solo con l’intento di capire se tutto va bene ma anche con l’intenzione di accogliere noi stessi, di guardarci con amore negli occhi. Per riuscirci serve il primo passo, sapere che tutti tendiamo a giudicarci negativamente, soprattutto di fronte allo specchio.
Se per caso stai pensando: “no non è vero, io non cerco i miei difetti allo specchio” allora per i prossimo giorni usa i tuo smartphone e segna tutto quello che ti viene in mente quando sei davanti allo specchio. Resterai sorpreso di quanto tendi a giudicarti negativamente, anche se hai l’autostima più grande del mondo e nella vita fai la modella.
Lo specchio ingigantito
Oggi con l’avvento dei social gli effetti di cui stiamo parlando sono iper amplificati. Di certo la gente si specchia da sempre, perché ne abbiamo traccia nei racconti antichi e sia perché gli specchi d’acqua ed altri modi per riflettersi c’erano già. Tuttavia con l’avvento prima dell’industrializzazione e poi con il digitale la cosa è esplosa a livelli inimmaginabili.
La possibilità di vedere la nostra immagine riflessa ha modificato molte cose, ad esempio personalmente mentre cammino e mi guardo in una vetrata cerco di migliorare il mio modo di camminare. Cioè se per caso mi vedo tutto gobbo (come sono di solito) cerco di tirarmi un po’ su e lo faccio in modo praticamente inconsapevole. Prova a notare se anche a te capita.
Questo significa che l’aumento della nostra riflessione su superfici a specchio può aver modificato anche molto profondamente il nostro comportamento. Ora, aggiungi che oggi tutti siamo più o meno sui social, che tutti possiamo dare un rapido sguardo a come siamo messi semplicemente accedendo alla nostra fotocamera… ed ecco che non mi stupisce l’esplosione dei filtri che ci abbelliscono.
Come facciamo davvero a sapere “come stiamo”? La risposta è meno scontata di quanto si possa immaginare, lo facciamo attraverso un confronto (consapevole o inconsapevole) con la gente che ci circonda. Con un modello stereotipico di noi stessi che si fonda sull’mix di tutti i modelli a cui siamo sottoposti: amici, colleghi, televisione e internet.
Quando ti guardi allo specchio quindi non cerchi “te stesso” ma osservi se la tua idea di immagine personale (l’immagine del sè) corrisponde con quella che vedono i tuoi occhi e giudicano le tue percezioni. E vuoi sapere una cosa? Rendertene conto e lasciar andare questo “aggiustamento e confronto” continuo è uno dei regali più belli che tu possa farti.
Prova la nostra meditazione, se vuoi imparare a farla meglio scarica la nostra App Clarity e facci sapere come migliora il rapporto che hai con te stesso e con la tua immagine riflessa.
A presto
Genna