La puntata di oggi è una riflessione molto importante perché molte persone si pongono proprio questa domanda: “Mi sento in colpa a festeggiare il mio compleanno con tutte le cose brutte che capitano nel mondo, come posso fare?”. Questa faccenda ci porta al centro di alcune questioni fondamentali per la nostra realizzazione personale…

Il mondo sta davvero bruciando?

E’ facile liquidare questa faccenda con il semplice: “ma sei sicuro che tutto vada così male?” tuttavia da quando è uscito il testo di Hans Rosling “Factfulness” continuo a mostrare quei sondaggi e la maggior parte della gente li sbaglia clamorosamente. In caso ti chiedessi cosa sono questi sondaggi provali tu stesso in questo episodio…

In pratica quando chiediamo alle persone secondo loro come sta andando il mondo, in termini di: fame nel mondo, povertà, livelli di istruzione, mortalità infantile, ecc. La maggior parte della gente è convinta che le cose vadano nettamente peggio di quanto stiano andando in realtà, siamo convinti che la maggior parte del mondo muoia di fame, che la gente non abbia istruzione ecc.

Se è vero che esiste ancora una percentuale di queste brutture, in generale negli ultimi 50 anni le cose sono migliorate significativamente, e questo è un dato di fatto. Tuttavia è vero che siamo in balia della più grande crisi climatica mai affrontata ed è vero che se non iniziamo ad impegnarci in quella direzione non sappiamo se le generazioni future, avranno un vero futuro.

Tuttavia sappiamo degli effetti devastanti del cambiamento climatico solo perché abbiamo tecnologie avanzate che ci consentono di misurarlo, tu sai di questa bruttura del mondo grazie ai mezzi di comunicazione che in pochi secondi ti fanno raggiungere mezzo mondo. In altre parole, sai che il mondo va in rovina proprio grazie a quegli strumenti ai quali attribuisci (spesso) la rovina.

E’ proprio questo paradosso che in molti non colgono, l’avanzamento umano non è sbagliato ma può essere pericoloso, questo lo sappiamo da sempre, da quando abbiamo inventato il fuoco (ps. non abbiamo ancora capito come gestirlo al 100%) ma da amante della tecnologia trovo davvero stupido quando la gente gli punta il dito a caso, senza rendersi conto che senza di essa non avrebbe la minima prova di ciò.

L’antropocene

Tuttavia è indubbio, secondo molti scienziati che gli effetti negativi sul clima siano legati all’antropocene, cioè all’intervento umano. In altre parole anche se non abbiamo uno straccio di prova che “un tempo si stesse meglio”, abbiamo però le prove del fatto che a devastare questo pianeta siamo stati noi esseri umani e non eventi casuali del nostro pianeta.

Questo è un dato di fatto che però può portare le persone al bias dell’età dell’oro cioè iniziare a credere che si stesse meglio un tempo. E la risposta è nuovamente un “no secco” perché non è affatto vero che un tempo stessimo meglio, ma neanche 30 anni fa stavamo meglio di oggi. Certo non è facile fare questi confronti ma se prendiamo un arco di tempo più ampio è evidente che molte cose sono migliorate.

Dunque abbiamo due consapevolezza contrastanti: la prima ci dice che noi siamo i diretti responsabili dei cambiamenti climatici, la seconda ci dice che non mai esistito un periodo migliore per il mondo come quello presente. Ovviamente non sto facendo riferimenti ai cambiamenti climatici ma a tutte le cose che abbiamo conquistato: diritti umani, cibo, salute, solidarietà, ecc.

Questo è anche un po’ il discorso di quella che viene chiamata “eco-ansia”, come faccio ad essere davvero sereno se tanto so che il mondo sta per finire? Sembra una domanda semplice ma i ragazzi giovani ne sono giustamente assillati, il pericolo forse più imminente però non è tanto la consapevolezza di ciò che sta accadendo ma la reazione di immobilità che molti vivono, una sorta di nichilismo dato dal clima.

Insomma le cose potrebbero andare sicuramente meglio, allora è giusto divertirsi? E’ giusto svagarsi oppure dovremmo pensare 24 ore su 24 a come migliorare le sorti del nostro pianeta? Messa così sembra una domanda tendenziosa, perché è chiaro che nessuno possa fare una cosa unica sempre e per tutta la vita ed è chiaro che ognuno di noi ha bisogno anche di momenti di svago… che fare?

La via di mezzo

Tra chi pensa si debba stare tutto il giorno con la testa nei problemi del mondo e chi invece se ne frega alla grande esiste una via di mezzo, che è per me la via più saggia. La posizione negativa è estrema e nel tempo logora una delle cose più importanti che hanno gli esseri umani: la speranza. Al contrario invece chi fa finta di niente, chi non legge i giornali per evitare le notizie brutte, chi mette la testa sotto la sabbia, ecco anche queste persone fanno male.

La via di mezzo a cui faccio riferimento non è una vera posizione mediana ma è una super posizione, nel senso che è la capacità di renderci conto che possiamo fare la nostra parte ma allo stesso tempo che non possiamo farlo di colpo e da soli. Che possiamo migliorare il mondo ma questo non implica perdere di vista la nostra vita e con essa anche i momenti di svago, in altre parole la via di mezzo che ti sto proponendo non taglia via le parti estreme ma le include.

Cioè dobbiamo iniziare a capire che possiamo essere responsabili per ciò che ci circonda e allo stesso tempo cazzeggiare il sabato sera. Che una cosa non esclude l’altra, lo fa solo quando una delle due diventa estrema: solo se pensi che perdere anche solo 1 minuto a svagarsi sia da irresponsabili non ti concederai mai un attimo di respiro. Solo se pensi che sia tutto finto, tutta una esagerazione del mondo che va storto, non guarderai le notizie e sottostimerai i pericoli.

Insomma ciò che ti sto proponendo non è una sorta di “mettiamoci nel mezzo così non sbagliamo” ma è una sorta di presa di consapevolezza su come reagiamo internamente a questa faccenda. Anche perché la perdita di speranza che viene spesso promulgata (dai negativi) è pericolosa quasi quanto chi ha deciso che tanto non ci possiamo fare niente, o per motivi di ignoranza complottara o per nichilismo eco-ansiogeno.

Entrambi i poli estremi sono una sorta di fuga dalla realtà, come direbbero i praticanti di meditazione che cercano di ottenere l’equanimità, la qual cosa viene spesso confusa con un distacco dai propri sensi quando in realtà per ottenerla è necessario l’esatto contrario: restare assolutamente in contatto con i propri sensi e con ciò che ci passa per la testa… anzi è proprio questa qualità a consentirci di farlo!

La responsabilità personale e collettiva

Il concetto di responsabilità è molto particolare, ne abbiamo parlato diverse volte ma è necessario fare alcuni chiarimenti: NO, non puoi salvare il mondo da solo e NO, non è tutto direttamente collegato alla tua responsabilità. Tuttavia, come aveva scoperto il grande William James più di un secolo fa, la responsabilità è un mindset potente per vivere pienamente la nostra vita.

In altre parole tutti siamo co-responsabili di ciò che accade, lo siamo in un’ottica sistemica: nel senso che se pensiamo al mondo come un sistema, ad ogni modifica di ogni singolo elemento dello stesso vi è una modifica dell’interno sistema. Questa è uno degli assiomi dei sistemi. Tuttavia questo non significa che se oggi usi l’auto i ghiacci si scioglieranno per causa tua, ma di certo contribuirai in piccola parte a questo stato di cose.

Allo stesso modo puoi migliorare le cose proprio diventando più responsabile, ma tranquillo perché non dovrai cambiare il mondo ma semplicemente fare bene ciò che stai facendo… non mi stuferò mai di ripetere questa cosa. Che tu sia un politico impegnato nell’ambiente o un commesso se farai al meglio delle tue possibilità ciò che stai già facendo, il mondo migliora di un pizzico, se lo fai “male” peggiora di un pizzico.

Dunque è tutto nelle nostre mani? No, ti ho detto che si tratta di un mindset, cioè è un modo per interpretare le cose non è la realtà fattuale, perché esistono i “cigni neri” e molte altre con-cause che nel tempo scopriremo. Ma per ora, ciò che sappiamo con una certa certezza è che se “tu fai del tuo meglio” è molto probabile che questo si espanda intorno a te… e viceversa!

Questa faccenda, secondo me, spiega bene come mai tendiamo ad essere egoriferiti. Lo so che va di moda raccontare che lo siamo a causa della società, a causa dell’educazione ecc. ma perché dovremmo esserlo? Ancora una volta torna utile tornare a Darwin: in chiave evoluzionistica è evidente che pensare a se (e alle persone care) massimizza la diffusione del nostro patrimonio genetico.

Occuparsi degli altri

Se Darwin spiega molto bene la maggior parte della psicologia però non spiega altrettanto bene come mai, in alcuni nostri antenati di millenni fa abbiamo rilevato tracce di aiuto, sostegno e solidarietà nei confronti delle persone più anziane. I paleontologi hanno scoperto piccoli gruppi di ominidi (nomadi) i quali si sono trascinati dietro una anziana donna per chilometri e forse per anni, un comportamento assolutamente “anti-evolutivo”.

Questa è una diatriba che in filosofia esiste da millenni: siamo brutti, cattivi ed egoisti oppure abbiamo tutti una scintilla divina? Ancora una volta non abbiamo una risposta ma una cosa è certa, quell’egoismo costitutivo a cui accennavamo poco fa non ha nulla a che fare con la cattiveria. Anche se non ci piacciono le persone che mostrano apertamente il proprio egoismo, spesso sono immature da molti punti di vista, il loro atteggiamento non è malvagio (per la maggior parte dei casi).

In psicologia abbiamo scoperto che i bambini nascono tutti egocentrici, il bambino vede solo se stesso e poche altre persone, tutto gira intorno a lui. Il motivo è nuovamente evolutivo, dato che noi nasciamo totalmente incapaci di prenderci cura di noi stessi (a dispetto di altri animali) abbiamo sviluppato un insieme di comportamenti che ci aiuta a farci aiutare. Un visino amorevole, occhi grandi ed espressivi, un pianto irresistibile ed una percezione auto-riferita imponente.

Via via che cresciamo estendiamo questa nostra percezione al mondo e lentamente lasciamo andare il nostro “egoismo infantile” per comprendere l’importanza degli altri e delle relazioni in genere. Nonostante ciò ognuno di noi resta vincolato ad una sorta di egocentrismo sano, quello che gli fa vedere il mondo dai propri occhi sempre in chiave evolutiva. Ed è questa la parte a cui faccio riferimento nella puntata odierna.

E’ la parte di te che si occupa degli altri non solo perché è utile (utilitarismo) ma perché sembra che la nostra specie sia programmata per farlo. Dunque è sia normale struggersi per le brutture del mondo a cui assistiamo ogni giorno e dall’altro lato è giusto occuparsi delle proprie faccende. Eliminare una delle 2 situazioni della vita è impossibile, nel male e nel bene dovremmo sempre occuparci di noi e anche degli altri!

Una scelta sfortunata?

Ho scelto volontariamente di scrivere questo episodio in questo periodo, certo tra guerre e altro non mi aspettavo i disastri umanitari di questi giorni (vedi la tragedia di Cutro, la puntata è stata registrata prima) tuttavia i consigli che hai ascoltato e che puoi approfondire nel video, valgono lo stesso! Perché spero di essermi spiegato bene, il metodo non è fare finta di niente ma aprirsi a ciò che accade in momenti specifici e dare il meglio di noi in ciò che facciamo.

Quindi è proprio il contrario di “fare finta di niente”. In parte questa puntata mi è venuta in mente non solo perché è una domanda tipica nello studio dello psicologo ma perché molti miei pazienti sviluppano proprio una sorta di “paura di guardare le cose brutte“. E’ un classico evitamento che però ci porta con estrema facilità allo scotomizzare, cancellare, non voler vedere quelle cose.

Per alcune persone questa soluzione di “fare finta di niente” funziona fino a quando le tragedie non le toccano da vicino, per altre fa l’effetto contrario, fa si che ogni volte che si cerca di nascondere un pensiero sorto da una certa notizia, il pensiero diventi ancora più incessante. Lo so, ti parlo di casi che vengono nel mio studio ma sono in parte ciò che può succedere a tutti.

Quindi la soluzione è una buona via di mezzo, la capacità di aprirci a ciò che accade, provare per tali eventi compassione, cercare di fare ciò che possiamo fare per aiutare (la solidarietà fa bene a tutti in primis a chi la fa rispetto a chi la riceve dal punto di vista psicologico) e assumerci le nostre personali responsabilità quotidiane.

Purtroppo so che il titolo piccante scelto per questo episodio in questo periodo di disgrazie farà stortare il naso a molti. Chi avrà avuto la pazienza di leggere sino a qui avrà tutto più chiaro ma so che sarete solo una piccola percentuale… che dirvi… GRAZIE per aver capito che questi fatti complessi vanno approfonditi e mi auguro che questi spunti possano aiutare ulteriormente.

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.