Quanto siamo influenzati dai nostri genitori? Quanto assomigliamo davvero ai nostri caregivers? Come puoi immaginare la riposta a queste domande non è per nulla facile ma può aprire il nostro mondo per comprendere davvero in quale modo lavorare sul nostro “passato” per migliorare il nostro futuro.

I genitori

Aiuto dottore, io non voglio assomigliare a mia madre, eppure me lo ricordano sempre“, non hai idea di quante volte abbia ascoltato racconti simili e scommetto che anche tu li hai sentiti. A nessuno piace pensare che il proprio destino evolutivo sia in un qualche modo già segnato, “dottore non voglio essere grassa e antipatica come mia madre”.

Spesso, quando siamo bambini, il pensiero di essere come i nostri genitori ci piace, vorremmo fare “il lavoro che fa il papà” ma poi crescendo tendiamo ad allontanarci e, nella fase burrascosa dell’adolescenza iniziamo a pensare che sarebbe proprio meglio “non essere come quello lì”. Ma via via che si cresce ci si rende facilmente conto delle inevitabili somiglianze, senza contare quando poi si approfondirà la biologia per scoprire che c’è una genetica alle spalle.

Una genetica da cui non si può sfuggire, dunque se i caregiver sono fatti in un certo modo ecco che quelle loro sembianze diventano un incubo per molti. Ad aggravare la situazione non c’è solo la genetica ma anche tutto ciò che sappiamo sulla educazione e sui processi di sviluppo: sappiamo che le nostre personalità si formano nei primi anni di vita. Tra l’imperativo biologico dei geni e l’influenza dell’ambiente in tenera età, siamo tra l’incudine e il martello.

Se a tutto ciò ci mettiamo un pizzico di saggezza popolare: “una mela non cade mai lontano dall’albero” ecco che siamo davvero fregati, cioè siamo predeterminati, allora forse guardando le condizioni di base potremmo mai immaginare il futuro di un bambino? La risposta per nostra fortuna è assolutamente NO perché la storia di una persona non è segnata da dove parte ma dalle esperienze che incontra.

Oggi a “bocce ferme” non siamo in grado di prevedere come crescerà un bambino a partire dalle condizioni di base, certo potremmo immaginare che il figlio di una coppia altolocata, di genitori laureati avrà a sua volta figli predisposti per una vita del genere, ma anche qui non è del tutto detto. Siamo pieni di storie di figli che hanno disatteso le aspettative della gente e di altri che le hanno confermate, allora quanto possiamo davvero credere nell’influenza del passato?

L’influenza del passato

Sappiamo con una certa certezza che il passato ci influenza, come abbiamo visto molte volte questo fenomeno accade in continuazione, anche in questo esatto momento. Cioè ciò che hai appena letto influenza come percepisci queste parole, si chiama “effetto priming“, ma in realtà sappiamo che TUTTO ciò che ti è capitato prima influenza ciò che fai adesso. Come hai dormito questa notte, cosa è accaduto ieri, cosa hai mangiato ecc.

Questa nostra capacità di farci influenzare non è negativa, fa parte del nostro modo di apprendere ma come puoi immaginare nessuno ne è pienamente consapevole. Nessuno sa esattamente ricostruire il perché ha percepito una cosa in un certo modo, nonostante si possa giocare e a volte comprendere alcune cause, risalire alle cause principali è pressoché impossibile. Per spiegare bene questa faccenda mi servirebbe davvero troppo tempo, per cui userò una scorciatoia…

Il motivo per il quale non possiamo ricostruire tutti gli effetti del nostro passato non risiede solo nel fatto che essi sono tantissimi e le nostre risorse cognitive limitate, ma risiede nella costituzione strutturale della vita, la quale, oltre a segue logiche fisiche molto particolari, lontane dal meccanicismo di causa-effetto ma più simili ad interazioni circolari e sistemiche.

Per usare una metafora famosa: se do un calcio ad un sasso posso calcolarne esattamente la velocità, la traiettoria e dove arriverà, avendo tutti i dati a disposizione. Se do un calcio ad un cane, questo si gira e mi morde. Questa è la differenza tra le cose “inanimate e quelle animate“, ma per la nostra testa è molto più facile pensare in termini di causa-effetto diretti piuttosto che in termini non lineari e circolari.

Se a questo ci aggiungiamo che abbiamo la dannata tendenza a cercare di unire sempre i puntini, allora la frittata è fatta! Cerchiamo di interpretare le nostre azioni di oggi con ciò che è successo ieri e non appena riceviamo una qualche risposta coerente fermiamo la nostra ricerca! Quindi se oggi mi sento giù è perché ieri sera ho parlato con Giovanna di quando ero bambino, questo significa che devo avere rimosso qualcosa di pericoloso della mia infanzia.

Il perdurare delle nostre convinzioni

Quando creiamo una certa convinzione “unendo i puntini” essa non solo tende a restare in auge nel nostro pensiero influenzandolo ma, se non viene confutata tende ad auto-rinforzarsi. Così nell’esempio appena riportato il nostro amico non solo penserà di avere “conflitti infantili irrisolti” ma tenderà a notare tutte le volte che qualcosa possa confermare questa ipotesi… invece di qualcosa che la confuti. Lo so è un processo davvero intricato e a tratti assurdo ma ci serve!

Ecco uno dei miei esempi preferiti rivisitati: immagina di essere un uomo preistorico e di vedere davanti a te un tuo simile che dopo aver mangiato un certo frutto cade stecchito. A quel punto eviterai di fare altrettanto e avviserai tutti i tuoi compagni di non mangiare da quella pianta, nel cercare una spiegazione l’apprendimento si generalizzerà: “tutte quelle piante sono pericolose”.

Ora immaginiamo che in realtà il nostro amico sia schiattato perché è stato punto da un ragno velenoso che sta su quella pianta. Anche se la spiegazione “frutto velenoso” non è vera il fatto di stare lontani da quell’albero diminuisce realmente la possibilità di restarci secchi, dunque il meccanismo di generalizzazione di quella conoscenza, seppur sbagliata, risulta essere comunque di alto valore per la nostra sopravvivenza.

Queste costruzioni mentali tendono ad auto rinforzarsi, come se fossero ipotesi da verificare invece che confutare ed è per questo che il metodo scientifico è difficile da capire perché siamo spontaneamente predisposti alla verifica e non alla confutazione. Non so se riesco a farti intravedere quanto sia difficile, alla luce di queste informazioni, capire davvero in quali modi ci abbia influenzato il passato. Perché manca ancora un pezzettino… se si tratta di una convinzione appresa allora può essere cambiata!

Però prima di parlare di questa faccenda è bene che sottolinei una cosa: non sto dicendo che la tua personalità sia dipesa solo dalle tue convinzioni in risposta delle tue esperienze di vita, la genetica esiste e ci influenza almeno per un 50%, tuttavia le ricerche sull’epigenetica ci dicono che questa percentuale potrebbe essere ancora più piccola.

Natura e cultura

Per quanto sia molto facile intuire gli aspetti di “natura”*, genetici come tratti fisici (spesso i figli assomigliano ai genitori) e anche di temperamento non è altrettanto facile capire come questi siano stati modulati dall’ambiente. Basta osservare una famiglia con più di 2 figli per renderci conto che nonostante si abbia un patrimonio genetico molto simile, si viva nello stesso quartiere, stessa famiglia, si frequentino le stesse scuole, il destino dei due ragazzi potrebbe essere molto diverso.

In merito alla neuroplasticità molti neuroscienziati, commentando la genetica di due gemelli (omozigoti) affermano che è impossibile che crescano identici, nel momento in cui ancora nel grembo materno uno dovesse sentire più o meno calore (magari perché la madre dorme su un lato piuttosto che l’altro) determina già delle differenze neuroanatomiche e funzionali.

Ciò implica l’impossibilità di risalire alla catena causale che ha determinato un certo atteggiamento, così come abbiamo già visto sarebbe impossibile capire per filo e per segno cosa ha implicato cosa. Anche nel cercare di capire se una mela è davvero caduta vicino al melo la ricerca sarebbe pressoché infinita e soprattutto non avrebbe alcun senso. Ha senso per le malattie geneticamente trasmissibili (dal lato natura) e ha senso per i traumi consapevoli che ci torturano (dal lato cultura).

Ma non ha affatto senso se pensiamo di essere traumatizzati senza ricordare l’evento, perché nell’andare a ricercarlo ce ne convinciamo, lo creiamo e anche se dovessimo trovare “il primo nodo” non è detto che sciogliendolo tutti gli altri si dipanerebbero automaticamente. Esempio: hai paura dei cani, non sai perché ma ti convinci di aver subito un trauma, allora vai alla ricerca delle esperienze più precoci con i cani, non è detto che lavorando su quegli eventi la paura ti passi.

E’ bene che sottolinei che ciò non significa che sia inutile indagare il passato di una persona, anche perché dal passato noi psicologi riusciamo a comprendere i pattern, gli schemi del comportamento. Ciò che ci interessa non è cercare un colpevole (in alcune branche si) ma è cercare di capire i meccanismi di funzionamento di una persona per riuscire ad aiutarlo nel migliore dei modi. Non è per rompere le catene karmiche del passato 😉

Sistemi complessi meravigliosi

Oltre alla genetica, alla nostra storia personale con le sue esperienze di vario genere c’è anche l’aspetto sistemico, cioè del fatto che viviamo in un insieme di sistemi di sistemi. Il sistema famiglia che si instaura in un sistema di quartiere, società e così via. E come sappiamo dal funzionamento dei sistemi, basta che un singolo elemento si modifichi affinché tutto il sistema cambi a sua volta, per tanto le variabili per cercare di capire noi stessi diventano sempre più complesse.

Questo significa che non potremo mai comprendere il prossimo o noi stessi? No, ma significa che la nostra comprensione è sicuramente ancora limitata e che in un prossimo futuro, soprattutto grazie allo avanzamento della tecnologia applicata alla psicologia, avremo sicuramente sorprese molto interessanti. Per fortuna ciò che sappiamo oggi è sufficiente a farci vivere meglio le nostre vite, ricostruendo anche parti di noi che si sono “danneggiate” nel passato.

Di certo se non siamo stati fortunati da piccoli siamo partiti in svantaggio, ma tutto ciò NON deve essere visto come un limite verso il raggiungimento dei nostri obiettivi psicologici, che nell’accezione ristretta di Psinel è la realizzazione personale. Puoi realizzare te stesso e vivere una vita migliore grazie agli strumenti della psicologia indipendentemente da dove arrivi, perché la cosa più importante, forse ti suonerà un po’ banale: non è da dove arrivi ma dove sei e dove vuoi andare.

Come abbiamo visto parlando del nostro percorso di STS Scrivi la Tua Storia, il passato può essere cambiato in positivo a partire dal presente. Il passato è già realmente andato, in qualsiasi stato ti abbia lasciato tu puoi ancora ricostruire, puoi recuperare, apprendere ciò che ti manca, analizzare meglio ciò che non hai osservato ecc. Di questo ne siamo ormai certi!

No, purtroppo la cosa non è facile ma è più semplice di quanto appaia, ma come al solito richiede impegno, dedizione e l’apertura mentale di volersi mettere in gioco.

A presto
Genna

* Per quanto mi riguarda tutto “è natura” anche la cultura è tra molte virgolette natura.


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.