in un modo o nell’altro tutti diciamo bugie, secondo uno studio di qualche anno fa, nel corso di una conversazione con uno sconosciuto tendiamo a raccontare mediamente 3 piccole bugie per impressionarlo. Menzogna e dissimulazione fanno parte del regno animale ma alcune bugie sono pericolose e oggi voglio darti alcuni consigli per gestirle al meglio…

La pseudologia fantastica

Prima di iniziare ad approfondire questa tematica, che ti avviso è tra le più importanti mai trattate qui su Psinel, poiché sono convinto (come cercherò di argomentare tra poco) che si tratti di uno dei pericoli più grossi a cui dobbiamo fare fronte, è bene distinguerla da un problema psicologico poco conosciuto ma che potrebbe sembrare proprio ciò di cui stiamo per discutere: la pseudologia fantastica.

Tra poco ti mostrerò come chiunque possa ricadere in una serie infinita di bugie che possono portarlo anche a sviluppare gravi problematiche sociali e comportamentali. Tuttavia non si tratta di questa diagnosi di fine 800′ che però ha un grosso fascino e si tratta di persona che non riescono proprio a fare a meno di mentire, e non perché chiuse in un vicolo cieco (come raccontato in puntata) ma per vari ed altre motivazioni.

Le cose sono molto simili perché anche chi vive questa condizione lo fa per motivi personali, sono quelle persone che amichevolmente nel mio gruppo di amici definiamo (probabilmente a torto) “mitomani“. Persone che sentirsi bene devono raccontare sempre qualcosa di bello e fantasioso che loro hanno fatto e non per farti sentire inferiore (almeno questo) ma perché non riescono loro a sentirsi da meno.

Apparentemente sembra lo stesso problema ma ci sono delle differenze che vorrei sottolineare sin da subito, perché chi ha questa problematica non trae vantaggi dai consigli che ti ho dato in puntata. Al contrario, quando cerchi di entrare nella loro menzogna cercando di smascherarli, scappano e la raccontano sempre più grossa invece che darsi per vinti e dichiarare le proprie “malefatte”.

Sicuramente i punti di contatto sono tanti e probabilmente il mentire come abitudine può portare ad alzare difese di questo genere, ma in linea generale ciò di cui stiamo parlando è qualcosa di molto più pericoloso, dato che nelle “cattive condizioni” può accadere davvero ma davvero a chiunque, anche a chi in questo momento sta pensando che sia impossibile. Per questo è bene iniziare a discuterne…

Bugie pericolose

In questi giorni si sente spesso parlare di ragazzi che fingono “la laurea” (come abbiamo visto in questa puntata) di persone che dissimulano sul lavoro, nelle relazioni e in molti altri ambiti. Tutti conosciamo un amico o un parente che si è infilato nei guai per le bugie raccontate, eppure come dicevo all’inizio di questo post “tutti mentiamo”. Che cosa succede quando una bugia diventa realmente pericolosa?

La risposta è abbastanza semplice e, sotto sotto, la conosciamo tutti: inizi con una semplice bugia, quasi innocente (es: “ho passato anatomia”) e poi, per coprire quella sei costretto a raccontarne altre. E a furia di raccontarle l’idea di essere smascherato e che qualcuno sappia che hai detto così tante frottole è talmente dolorosa da portarti a continuare fino a quando ti beccano oppure “scappi”.

Nota che per “scappi” intendo molte cose non solo il gesto estremo, tuttavia non è raro e ci tengo a dirlo a gran voce: questo circolo appena descritto non appartiene solo a persone con problematiche personali (stile “pseudologia fantastica), tutti nelle condizioni necessarie possiamo caderci dentro. Certo ci sono alcuni fattori protettivi: avere una stretta cerchia di relazioni, avere una certa predisposizione a non sopportare certe emozioni come la vergogna o il senso di colpa ecc.

Verrebbe da pensare che solo le persone “deboli” finiscano in un inghippo del genere, invece se ci pensiamo bene è qualcosa che capita proprio a chi è capace di “tenere duro”. A chi riesce per anni a dissimulare, raccontare frottole apertamente, mentire spesso ai cari e a se stesso, per farlo serve un certo carattere. Una persona realmente “debole” non riuscirebbe mai a portare avanti una narrazione così impegnativa.

Infatti mentire se da un lato ci aiuta in molte cose, dall’altro lato è uno dei comportamenti più dispendiosi per il nostro cervello. Mentire implica ricordarsi le bugie, ricordare cosa abbiamo detto e a chi, mantenere una coerenza con le altre storie che raccontiamo su di noi e sugli altri ecc. Quindi, se hai un sospetto su un amico/a ma ti sei sempre detto “ma va quello lì è un ragazzo in gamba” evita di sottovalutare la possibilità che possa soffrire perché lo vedi “forte”.

Mentire è difficile

Ma se dire bugie è così difficile allora perché non preferiamo la verità? Sicuramente ci sono molte risposte ma credo che una tra le più rilevanti sia legata agli aspetti evolutivi di cui abbiamo parlato in puntata. Dentro di noi c’è ancora un animale gerarchico convinto che chi si trovi ai gradini più bassi della piramide sociale sia costretto a non mangiare, essere escluso dal gruppo e subire maggiori violenze e angherie dal prossimo.

Se ci pensiamo onestamente (a proposito di bugie) è facile concordare con questa visione: dopotutto è vero che se non guadagni abbastanza, se sei tra gli ultimi di questa società (qualsiasi essa sia) ai maggiori rischi personali. Questo ce lo dicono i dati, chi è meno prospero tende a mangiare peggio, frequentare posti più pericolosi, vivere in modi meno igienici. Non è una questione di mancanza di cibo o di esperienze è una questione di qualità di queste ultime.

Inoltre gli studi sugli animali ci dicono che chi è in basso in una qualsiasi scala gerarchica tende ad avere un sistema immunitario meno forte, di conseguenza si ammala più velocemente, ha mediamente una regolazione di alcune sostanze chimiche alterata (ormoni e neurotramettitori). Insomma sembra proprio che ciò che ci spinge a voler stare in cima a questa gerarchia sociale (formale o informale) sia qualcosa di assolutamente rilevante per la qualità della nostra vita.

Non so se riesco a spiegarmi ma avere un buon lavoro, essere visti e percepiti come alti su questa gerarchia porta reali vantaggi personali. Quindi non ci nascondiamo dietro un dito nel dire che sono solo comportamenti stupidi o indotti dalla pubblicità, se è vero che il consumismo di certo cavalca apertamente questa nostra tendenza è bene sottolineare che essa vige dalla notte dei tempi e regola ancora i gruppi dei nostri cugini animali.

Ecco perché tendiamo a mentire, perché nel breve periodo fingere di “essere più alti nella gerarchia” può essere realmente utile e, in alcuni casi, può aiutarci a raggiungere davvero gradini più alti della stessa. Dunque il dolore della rivelazione, del raccontare le nostre menzogne, non è solo legato agli aspetti emotivi di base (vergogna e senso di colpa) ma anche alla consapevolezza che si scenderà ancora più in basso in quella gerarchia.

La gerarchia

Approfondiamo questa faccenda della gerarchia al nostro tempo e poi torniamo a parlare di bugie in modo più preciso e tecnico. Allora sembra facile pensare che le gerarchie siano strutture predefinite da qualcuno, come quelle sociali ad esempio, ma la verità è che tutti gli esseri viventi tendono a costruire le proprie gerarchie. Se prendi 10 persone e le metti per 3 ore in una stanza, in breve tempo si formeranno piccole gerarchie spontanee.

Tuttavia c’è una differenza tra le gerarchie spontanee che sto descrivendo e quelle che creiamo noi. Quelle che si generano non sono fisse, non sono oggettive (nel senso che per una parte del gruppo è Tizio il leader e per un’altra parte potrebbe essere Caio) e servono solo per muoversi agilmente nel mondo. Facciamo un esempio: vai in gita a Venezia con un gruppo di amici, tra i quali ci sono Francesco e Mattia, entrambi hanno già visitato più volte la Laguna veneziana.

Venezia è un labirinto dunque è bene affidarsi a qualcuno che conosca le strade, in alcune parti della Città sarà Francesco a guidare spontaneamente la passeggiata (si perché in caso non lo sapessi a Venezia si va solo a piedi o in barca) e in altre sarà Mattia. A volte si cerca un bacaro (piccolo bar dove bere) e allora l’esperto sarà Francesco che guiderà il gruppo e altre volte si cercherà una piazza o un monumento e allora sarà Mattia.

Le composizioni gerarchiche spontanee emergono da reali condizioni e necessità, le quali dipendono fortemente dal contesto. Questa cosa succede anche in situazioni maggiormente formali, poco conta che Mattia sia il capo se si va alla ricerca di bar e non di monumenti il gruppo tenderà a seguire Francesco. Se in azienda il tuo capo non capisce niente di informatica, la gente di certo farà riferimento a lui in quanto boss ma chiederà e seguirà chi nella squadra ne capisce di più.

In un contesto informale le gerarchie si formano ma non sono fisse ed ogni membro del gruppo può diventare in un attimo il capo o l’ultimo in base alle contingenze. E’ ciò che succede in una qualsiasi buona squadra sportiva, in un gruppo di amici, in una band musicale che funziona.

Coerenza ed incoerenza

Ci tenevo a fare questo approfondimento sulle gerarchie altrimenti sembra che tutto sia predeterminato biologicamente, ma la verità è che anche nei gruppi animali c’è un certo dinamismo gerarchico. Quindi veniamo alla trappola più pericolosa delle bugie che risiede nel meccanismo di coerenza ed incoerenza. Quando mentiamo per mostrarci migliori ciò che instauriamo è un meccanismo di coerenza sia nei confronti degli altri che verso noi stessi.

Scommetto che hai sentito parlare molte volte della “dissonanza cognitiva” (anche qui su PsiNel) si tratta di un meccanismo di intolleranza al tenere a mente situazioni ambivalenti ed incoerenti. Dato che non posso pensare due cose contrastanti tra di loro: “di essere una brava persona e di essere anche uno che mente” allora devo necessariamente scartare una delle due ipotesi. Dunque per continuare a mentire su me stesso dovrò necessariamente rimuovere, scotomizzare la parte che mente.

Il tutto dunque inizia magari con una piccola bugia prestazionale (“ho passato l’esame”) poi per riuscire a non farmi beccare instauro un insieme di tentate soluzioni disfunzionali (altre bugie per coprire la prima) e poi, inizio ad avere conflitti interni dati dalla dissonanza cognitiva sulla mia “identità” che tendo a risolvere facendo finta di niente, raccontandomi altre bugie per tollerare il fatto di averne raccontate già troppe.

Non è qualcosa che accade di colpo, succede giorno dopo giorno, bugia dopo bugia, aggiustamento interiore (dalla dissonanza) ad aggiustamento. Senza rendercene conto ci sembra di non poter più tornare indietro, che l’unico modo di proseguire e fare in modo che quella cosa diventi vera! E qui ci arriva in aiuto una crescita personale spazzatura del “fingi fino a quando non lo diventi“, rappresentato in modo spettacolare nella serie The Dropout in cui si racconta la vicenda di Elizabeth Holmes.

Quando il più importante consiglio dovrebbe essere: MOSTRA le tue vulnerabilità e accetta il dolore necessario legato alla verità. Non vorrei sembrarti troppo moralista con queste frasi, ma spero di essermi spiegato sufficientemente nell’episodio: il pericolo è pensare che sia troppo doloroso aprirsi e raccontare le cose come stanno rispetto a proseguire mentendo. ci sono vari livelli, tutti mentiamo, ma se qualcuno accanto a te o tu stesso sei dentro questi circoli viziosi, metti in PRATICA i consigli di oggi perché possono fare davvero la differenza.

Tutti mentiamo

Affermare che tutti mentano non è solo una questione filosofica, come ti raccontavo potremmo stare qui a disquisire sul fatto che ogni conoscenza della realtà ed ogni scambio umano siano “una specie di finzione”, ma la cosa più vera è che tutti mentiamo fisiologicamente. Non solo per motivi “gerarchici” ed economici come ti dicevo poco fa ma per i motivi più vari, dalla semplice abitudine a raccontare certe cose alle ricostruzioni del senno di poi.

La ricerca in psicologia ha realmente provato più volte quanto sia facile mentire ed è per questo che ho deciso di fare questa puntata, soprattutto alla luce degli avvenimenti di questi giorni (già citati). La cosa importante per me non è convincerti che sia meglio dire sempre la verità (alla Jordan Peterson) ma è invece avvisarti che alcune bugie possono trasformarsi in incubi o anche solo in freni di cui poi tendiamo a dimenticarci.

Le bugie tagliano via pezzi di mondo e di possibilità, come quando racconti di “avere/fare una certa cosa” e poi la gente ti chiede di mostrarla, non potrai mai più parlare con quelle persone di quella specifica cosa. Immagina di raccontare in giro di avere un ghepardo nel giardino, di certo non potrai invitare gente a casa per un bel po’ di tempo a meno che tu non faccia la cavolata assurda di andare a prenderti un animale del genere per rimediare.

Lo so è un esempio banale ma sono certo sia molto chiaro, tutti mentiamo ma quando questo meccanismo diventa un’abitudine o diventa preferibile (sempre) alla verità, significa che qualcosa si è inceppato ed è bene iniziare a lavorarci. La prima mossa, come hai sentito in puntata, è quella di raccontare questo segreto ad una persona fidata, anche al costo di pagare un professionista per poterlo fare.

Non è facile dichiarare le proprie menzogne e non sempre è necessario farlo, spero di essermi spiegato al meglio delle mie possibilità e che chi ascolterà, vedrà e leggerà questa puntata possa discernere tra “bugie e bugie”. Fammi sapere se ci sono riuscito…

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.