Il 20 Luglio del 1969 c’è stato il famoso “sbarco sulla Luna”, evento che ha appena festeggiato mezzo secolo. In un recente corso dal vivo mi sono ritrovato a discutere molto su tale avvenimento.

La diatriba è sempre la stessa: “Ci siamo andati davvero sulla luna”? Oggi parleremo di complotti e del perché la nostra mente tende a crearli.

E vedremo perché la missione “Apollo 11” possa darci grande ispirazione anche nel campo della psicologia… Buon ascolto:

Il complottismo

Come fai a sapere se il Web non sia stato proprio creato per spiarci tutti e creare una società alla 1984? Come fai a sapere cosa succede alle migliaia di ore video delle telecamere che ci sono per strada?

Dei miei primi anni di scuola ricordo poco (forse sono traumatizzato) ma una cosa la ricordo molto bene: pensavo che tutto quel lavoro, quei compiti che prima non avevo, servissero a qualcuno e non capivo a chi.

Si da bambino non avevo capito a cosa servissero i compiti ed ero arrivato a costruirmi la fantasia che una sorta di “società segreta” utilizzasse i nostri calcoli e i nostri temi per scopi top secret.

Ero un bambino “poco normale”? Probabilmente si, o più semplicemente capivo così poco di ciò che mi accadeva attorno da cercare di comprenderlo a modo mio.

Con le narrazioni che mi giravano per la testa, che erano fatte di “Lupin” e di tutti gli straordinari cartoni animati del mio tempo. Zeppi di società segrete e di complotti.

Il cervello complottista

La nostra mente è stata disegnata per scoprire “pattern”, schemi ricorrenti che sembrino avere una qualche logica. Lo abbiamo visto molte volte a partire dall’idea di “scaramanzia” e di gesti propiziatori.

Ma non solo, in realtà lo riaffermiamo ogni volta che diciamo qualcosa che alle persone non piace ascoltare: “il cervello è una macchina simulatrice di realtà, che tende continuamente a simulare”.

La maggior parte delle nostre sofferenze è legata al non riuscire a scindere la previsione dalla realtà, cioè l’aspettativa da ciò che accade realmente. Ora torniamo un secondo all’idea di “schema ricorrente”.

Immagina di essere un alieno e di finire nel bel mezzo di una partita di calcio. Non sai di cosa si tratta ma puoi inferire diverse cose: la gente intorno sembra divertirsi, probabilmente è un gioco.

Chi gioca sembra dover rispettare alcune regole, ad esempio nessuno tocca la palla con le mani tranne gli uomini agli estremi del campo. Tutte le persone fuori dalle linee possono toccare la palla con le mani, chi è in campo no.

La palla esplosiva

Se l’alieno è abbastanza fantasioso potrebbe pensare che la palla possa esplodere se toccata con le mani all’interno delle righe. Oppure osservando un giocatore espulso che mesto abbandona il campo pensare cose del tipo:

“Chi fa azioni irregolari viene punito con l’eliminazione diretta. Vengono portati fuori dal campo e spariscono. Probabilmente sono giustiziati”. E potrei ovviamente andare avanti per anni ad inventare cavolate.

Meno informazioni avrà a disposizione l’alieno e più sarà portato a riempire i vuoti con proprie interpretazioni di ciò che osserva. Come nel caso della persona espulsa, se ne vede solo una che non torna più in campo.

Ecco che l’alieno non vedendo tornare il giocatore in campo, vedendo un colore come “il rosso del cartellino” potrebbe immaginare che quella persona vanga “eliminata” fisicamente.

Insomma ogni volta che manca un pezzetto del puzzle, cerchiamo di riempirlo con le nostre ipotesi emerse dall’osservazione. Lo abbiamo fatto per secoli e continuiamo a farlo.

I microbi

Il primo medico che introdusse l’idea rivoluzionaria di lavarsi le mani prima di toccare i pazienti venne tacciato di stupidità. Nessuno poteva immaginare l’esistenza dei microbi e quanto potessero influenzarci.

La sua ipotesi era “invisibile”, era qualcosa che la gente non vedeva, poteva essere benissimo un’idea da cospiratore, poteva benissimo essere vista come un’idea della lobby del “sapone” che stava per nascere (invento).

Come hanno fatto a capire che aveva ragione? Hanno sottoposto il tutto ad osservazione empirica, cioè hanno fatto degli esperimenti. Non basta infatti fare delle buone inferenze, bisogna poi sperimentare e capire se sono “buone”.

Tutti gli scienziati quando formulano una ipotesi lo fanno seguendo gli stessi processi mentali dei cospirazionisti. Cioè vedono pattern dove gli altri non vedono nulla!

Così Watson e Crick hanno scoperto il DNA e molte altre invenzioni e scoperte sono emerse da osservazioni simili. Allora cosa contraddistingue l’inferenza dalla cospirazione? Lo scienziato dal complottista?

Scienza e complottismo

La differenza sta nella famosa falsificazione popperiana: gli scienziati sono pronti e predisposti a distruggere e mettere in discussione la propria opinione. O almeno così dovrebbe essere!

Anche questo aspetto epistemologico e metodologico è stato sviscerato più volte su Psinel, ma permettimi di portare questa idea anche nel campo dei complotti.

Si perché il vero complottista fa un ragionamento inverso: invece di cercare di mettere in discussione le proprie idee ed interpretazioni (falsificandole) cerca al contrario di giustificarle.

Così se dico a chi pensa che non siamo stati sulla luna, che probabilmente non potrà mai avere la certezza di che ci siamo stati semplicemente perché è stata un’impresa ultra complessa per essere capita anche dai non addetti ai lavori, mi dirà:

“Certo la scusa della complessità del lancio, della gente coinvolta non fa altro che confermare le mie idee. Non ci siamo stati sulla luna”. Insomma con questo atteggiamento nessuna argomentazione lo convincerà mai del contrario.

Lode alla ricerca

Bene, ora che sai che non puoi convincere il tuo vicino di casa che in realtà “siamo stati sulla Luna”, possiamo fare un passo in avanti ed entrare nell’aspetto più interessante di questa faccenda.

Il fatto che imprese così mastodontiche e sfidanti dovrebbero accenderci ed ispirarci. Metti per un attimo da parte il tuo “critico complottista” e fai emergere la parte bambina di te, quella che sognava di fare “l’astronauta”.

Onestamente non ho mai pensato di fare l’astronauta, ma come hai sentito dalla puntata, sono da sempre affascinato dallo spazio. E sono una di quelle persone convinte che la fuori ci sia altra vita intelligente.

Anche se non sono convinto che le persone che ad oggi dicono di averle incontrate siano “in buona fede”. L’aspetto che più mi intriga della “conquista della Luna” è il grande investimento in ricerca e sviluppo.

Come hai sentito in puntata l’impresa è stata straordinaria proprio perché non credevano di poterci riuscire (altro aspetto a cui si attaccano i detrattori) ed è proprio stato l’investimento consapevole a permetterlo.

Investimento consapevole

Siamo portati a credere che le invenzioni che hanno rivoluzionato il genere umano siano arrivate “per caso”. Casualmente nasce un genio, casualmente entra in contatto con quelle cose e casualmente cambia il mondo.

L’impresa dell’Apollo 11 e in generale tutto il progetto Gemini sono invece la prova del fatto che si possa fare innovazione tecnologica, enormi e nuove scoperte scientifiche, volontariamente.

Cioè investendo grandi cifre nella ricerca! Questo che sembra un aspetto economico e secondario è per me il più affascinante. Perché ci dimostra che se vogliamo risolvere un problema attraverso la ricerca, possiamo, basta investire seriamente.

Lo so, non tutto è risolvibile così velocemente, lo so non possiamo pretendere di scoprire “l’elisir dell’immortalità” investendo tanti soldi. Ma pensa a cosa avrebbe detto un uomo nel 1950 dicendogli:

“Oh ma se mettiamo un sacco di soldi nella ricerca sui razzi, sulle bombe che ci siamo lanciati durante le due guerre, ma secondo te, troviamo un modo per raggiungere la Luna?” Secondo me si sarebbe messo a ridere!

Creatività consapevole

Jeff Dyer e Hal Gregersen professori della Harvard Business School hanno condotto una enorme ricerca su 3000 imprenditori scoprendo che chi era riuscito ad innovare maggiormente era chi “si era impegnato di più”.

In altre parole, la quantità di impegno e di risorse profuse hanno decretato la qualità e la quantità delle innovazioni apportate nel proprio campo. Quindi anche qualcosa come “la creatività” si avvale di uno sforzo volontario.

Sembra una cavolata ma così non è: la maggior parte delle persone considera i gesti creativi (di qualsiasi portata) come eventi spontanei e fortuiti. C’è una enorme letteratura sulla serendipia.

Tuttavia le ricerche dimostrano anche il contrario, è possibile predisporsi volontariamente e consapevolemente alla creazione di nuove cose. Non sto parlando di un nuovo quadro di Dalì ma di innovazioni aziendali.

Ma anche per Dalì e per moltissimi artisti in verità le cose sono andate così: hanno tutti prodotto tanto e non tutte le loro opere “hanno spaccato”, dimostrando anche nel campo artistico l’importanza dell’impegno profuso.

La mia mission

Se mi segui da un po’ sai che uno degli scopi di Psinel è quello di convincere le istituzioni a prendere in considerazione l’idea dell’insegnamento della psicologia nelle scuole superiori.

E’ una mia ipotesi: quella che vede la psicologia come una materia matura, che ha già moltissimi frutti di cui possiamo avvantaggiarci anche in giovane età. Frutti che aiuterebbero molti ragazzi a “gestirsi al meglio”.

Ecco perché vedo l’esempio dello “sbarco sulla Luna” come una sorta di esempio che dimostra che l’investimento economico in “ricerca e formazione” possa dare buoni frutti.

Lo so che astrofisica e psicologia sembrano due mondi lontani lontani, ma si tratta sempre di ricerca scientifica. Nel 1969 uno dei regali più agognati per un bambino americano era un “piccolo razzo”.

Per poter provare l’ebrezza di essere “come gli astronauti”, la corsa allo spazio ha ispirato generazioni di nuovi ingegneri, scrittori, filosofi e anche psicologi.

Meta cospirazionismo

Quando parlo della mia idea di “ora di psicologia” c’è anche chi alza la mano ed afferma a gran voce: “si così potrete condizionare le giovani menti al fatto di dover andare a spendere i soldi dallo psicologo” o cose del genere.

Anche se in realtà è l’esatto opposto, cioè sono convinto che più c’è educazione psicologica e meno bisogno ci sarà di psicologi, la cospirazione è plausibile.

Dopotutto solo le informazioni e le sperimentazioni possono salvarci dal cospirazionismo e non sempre. Nel caso dello sbarco sulla Luna è più facile pensare che in realtà non si trattasse di cercare di ispirare le nuove generazioni.

Ma di un modo mascherato per dimostrare alle altre “super potenze mondiali” che si era in grado di costruire razzi in grado di raggiungere posti lontanissimi e ad altissima velocità.

Insomma qualcosa di nascosto c’è stato davvero, ma non credo proprio che abbiano finto di pagare 500000 persone, distruggere migliaia di prototipi, spendere un sacco di soldi.

Qualcuno ha detto: “abbiamo speso così tanti soldi e risorse in quel progetto che se non ci siamo andati siamo stati dei veri stupidi. Visto che gli investimenti c’erano, le navicelle anche, a quel punto era meglio andarci, no?”.

Un’impresa che ispira

Seguo da molti anni Adrian Fartade, mi piace molto come divulga l’astrofisica ed il suo stile espositivo. Tanto che in qualche vecchia puntata, riascoltandomi, mi è sembrato quasi di imitarne l’accento.

Adrian con le sue storie “dello spazio” ispira ed è in grado di contagiare chiunque abbia un minimo di interesse per tali argomenti. Insomma, super consigliato 🙂

Per dare voce anche ad altre campane metto qui sotto il video di recente pubblicazione da ByoBlu dove Claudio Messora intervista Massimo Mazzucco, uno dei fautori italiani più agguerriti:

Ed ovviamente ti metto anche una risposta diretta di Paolo Attivissimo che ha fatto insieme ad Adrian in quest’altro video:

Continuiamo questo affascinante discorso nel Qde dove troverai come sempre i consigli di questa puntata.

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.