Una recente menta-analisi ha cercato di identificare gli effetti delle avvertenze, le quali rendono molto meglio il significato nel termine Trigger Warning. I risultati di questa ricerca sono molto interessanti e fanno ragionare su come funziona il nostro mondo emotivo e sul fatto che siamo molto più forti di quanto possiamo immaginare. Il tutto condito con qualche piccolo consiglio per la nostra cara crescita personale… buon ascolto

Trigger Warning

Letteralmente, Attenzione all’Attivazione, si ma attivazione di che? Di emozioni, ricordi, sensazioni sgradevoli associate al contenuto che si sta per consumare. E’ un problema moderno ma non così tanto come si crede, infatti nella puntata ho riportato la storia del termine, il quale sembra essere associato ad un forum dedicato al femminismo di qualche decennio fa (come riportato nella stessa meta-analisi) ma a ben pensarci in realtà non è qualcosa di così nuovo. Basti pensare al così detto Effetto Werther, tema emerso dalle incredibili ricerche del sociologo David Phillips, il quale aveva notato nella storia qualcosa che oggi si conosce come effetto di imitazione nei casi di suicidio.

Secondo la narrazione storica nei tempi successivi alla pubblicazione del romanzo di Goethe “I dolori del giovane Werther” vi fu una epidemia di suicidi, tutti accumunati dalla lettura del testo. Infatti Werther il giovane protagonista della storia si uccide. Per questo nei media si cerca di parlare poco di questi temi, anche se dipende ovviamente dalla portata della notizia. Quindi il tema di una certa sensibilità nei confronti di effetti “di attivazione negativi” non è qualcosa dei tempi di internet ma qualcosa che abbiamo notato molto tempo fa.

In particolare le ricerche di Phillips sono riuscite davvero a collegare molti eventi strani tra di loro, come gli effetti di un certo incontro di box e i conseguenti tafferugli nelle zone limitrofe. Insomma le informazioni a cui siamo sottoposti non sono innocue, non sono neutre, ma hanno sempre un effetto su di noi. Ed è proprio per questo che il tema del trigger warning va preso serimente ed indagato con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione; compresi quelli legati alla crescita personale, di chi come noi si sta chiedendo: ma fino a che punto questa cosa può impedire la evoluzione personale di chi ci circonda?

Quindi certamente proteggere e allo stesso tempo cercare di capire fino a che punto farlo, perché quando proteggiamo eccessivamente qualcosa molto spesso lo danneggiamo rendendolo più fragile. Anche se non ce ne rendiamo conto il mondo mediatico è zeppo ormai di Trigger Warning e la faccenda ha assunto connotati socio-politici, quindi parlare dei suoi reali effetti sulle nostre menti è per me più che rilevante. Soprattutto in un progetto di realizzazione personale come Psinel, nel quale non ci occupiamo solo del nostro orticello ma anche di aspetti rivolti maggiormente al sociale.

Quindi prima di tuffarci in argomenti più consoni a questo sito è bene ricordare che quando abbiamo dati concreti possiamo prendere migliori decisioni. Ed è un po’ questo che ci aiuta a fare lo studio che abbiamo preso oggi in considerazione, non ci da delle dritte su cosa dovremmo fare ma ci mostra alcuni pregiudizi che da tempo abbiamo. Il più rilevante ha per me a che fare con il fatto che siamo “più forti di quanto pensiamo“, la qual cosa non deve renderci meno sensibili ai temi delicati che possiamo sollevare nei nostri contenuti ma deve per lo meno farci sentire meglio soggettivamente quando vi siamo di fronte.

Fragilisti e anti-fragilisti

Scommetto che gli amanti del pensiero di Taleb (quello del Cigno Nero e di Antifragile) avranno di certo pensato alla sua definizione. Infatti mettere Trigger Warning per chi accoglie quella filosofia potrebbe portarci a scelte fragiliste, cioè che ci rendon più fragili che forti, invece di preservare il nostro mondo emotivo lo peggiorano. Ma secondo la meta-analisi non ci sono state reazioni dirette in grado di dare una risposta neanche in questo senso… lascia che mi spieghi meglio:

Cosa genererebbe fragilità in un messaggio di avvertimento? Di certo avrebbe un effetto di evitamento, il quale sembra essere stato analizzato e non pare vi sia un forte effetto del genere. Cioè le persone che sono state sottoposte a messaggi del genere non creano una sorta di paura per quei contenuti dato che non vi sono esposti. Tuttavia credo che nel lungo andare avrebbe ragione anche il nostro Taleb, dato che come accennato nella puntata, nel mio studio ho visto accadere cose del genere ed agendo al contrario, attraverso esposizioni, sono riuscito ad aiutare i miei pazienti.

Ti faccio un esempio: entra nel mio studio una giovane studentessa universitaria, la quale mi racconta che non riesce a sentir proprio parlare di certi argomenti che riguardano il sangue. Ogni volta che ne sente parlare si sente anche svenire, dopo essermi accertato che non vi fossero altre problematiche connesse (il che richiede diverso tempo ed un’attenta esplorazione, quindi NON ripetete questi esperimenti senza una guida) ho iniziato a farle guardare filmati in cui era presente il suo oggetto della paura, il sangue.

In particolare le ho fatto guardare la serie Tv Dexter, hai presente? Il protagonista si occupa di emodinamica e fa le analisi degli schizzi di sangue sulle scene del crime (e fa molto altro ma non spoilero niente tranquilli). Non ci crederai ma si è letteralmente innamorata della serie Tv e nel giro di poco tempo, accompagnata da molti altri esercizi, non solo ha superato le sue paure ma è addirittura diventata molto appassionata di True Crime. Non ti dico che messaggio mi ha mandato dopo aver visto Dahmer.

Ovviamente questo è un caso singolo dirai ma nel mio studio ho aiutato moltissime altre persone con metodi del tutto simili. Tutti partivano da un evitamento che si era sviluppato come meccanismo di difesa per evitare di soffrire in un qualche modo (o per usare un altro termine più adeguato: una tanta soluzione disfunzionale). Ma una delle cose che hanno notato nella meta-analisi era che i Trigger Warning non avevano un grande effetto sull’evitamento. Ora questa è un’altra parte oscura della metodologia, cosa tipica delle meta-analisi.

Infatti per capire una meta-analisi sarebbe necessario analizzare le singole ricerche al suo interno e non è sempre facile. Tuttavia credo che la gente si posizioni in queste due posizioni: fragilisti e antifragilisti anche senza conoscere il vero senso di questi termini. Una cosa è certa, se proteggiamo troppo qualcosa rischiamo di renderla più fragile ma allo stesso tempo, ciò che non viene adeguatamente protetto potrebbe andare incontro a insulti che potrebbero comprometterne la stabilità.

Lavatrici e gatti

Quando Taleb ci parla di questi suoi concetti fa una distinzione tra una lavatrice ed un gatto, affermando che mentre la prima possiamo smontarla e rimontarla e funzionerà il secondo, il gatto, no! Sembra quasi affermare che il gatto sia fragile ed invece ci sta solo mostrando che si tratta di due cose molto diverse, perché in realtà il gatto è anti-fragile e la lavatrice no. Per antifragile Taleb intende qualcosa che quando riceve dei colpi non solo non si danneggia, ma diventa più forte. E questa è una caratteristica unica della vita e delle cose complesse in generale.

Immaginiamo di prendere un androide con le nostre stesse sembianze ed immaginiamo di fare uno stress test: entrambi dovete correre, arrampicarvi e sfruttare al massimo le vostre energie. Al termine di questo sforzo sarete entrambi depaurperati di energie, entrambi avrete riportato dei micro-danni ma a differenza della macchina, se tu ti riposi a sufficienza, quando ti sarai ripreso non sarai più come prima, ma sarai leggermente più forte. Certo se il robot avesse una intelligenza artificiale abbastanza moderna potrebbe aver appreso nuove strategie di azione ma il suo corpo non si sarebbe irrobustito.

Questa è la differenza tra la materia animata e quella inanimata secondo Taleb. Il quale poi aggiunge che tutte le cose molto complesse possono avere caratteristiche del genere nel suo esempio, ci dice che un’azienda molto grande è più simile ad un gatto che ad una lavatrice. Dato che se la smembriamo non è che poi possiamo facilmente ricostruirla, ad esempio cambiando il personale non otteniamo gli stessi risultati di prima ecc.

Il nostro apparato psichico è vivo e necessita di essere messo alla prova. Come abbiamo visto più volte la legge centrale della fisiologia recita: “se non lo usi lo perdi“, e potremmo aggiungere: “se non vai avanti vai indietro”. Cioè se dopo i 30 anni smetti di esercitare i tuoi muscoli non è che questi restano identici ma perderanno volume e funzionalità nel tempo. Questo significa che dobbiamo sempre sbatterci e sfidare i nostri limiti? No, ma significa che se ci illudiamo di restare uguali a noi stessi proteggendoci eccessivamente stiamo sbagliando.

E’ la stessa stupida cosa che mi ha tenuto per troppo tempo lontano dalle palestre. Ero sicuro che allenarmi avrebbe non solo tolto del tempo allo studio ma avrebbe reso il mio corpo sempre più fragile, ero convinto che allenarlo fosse solo una questione estetica che anzi, se lo avessi stressato avrei solo generato micro-danni che poi avrei pagato con il tempo. Ed invece gli studi ci dicono che è esattamente il contrario: essendo noi esseri umani dei sistemi dinamici, l’unico modo per tenerli informa è dare continui stimoli che ricordino al nostro corpo di restare in forma.

Molte domande e poche risposte

Una delle cose che produce spesso un buono studio è più domande e poche risposte. So che il nostro caro cervellino non ama questo tipo di affermazioni e di contenuti, a lui piace l’idea di aver capito tutto, di poter gestire appieno questi concetti e di avere anche una verità granitica. Ma questa non esiste in nessun campo, neanche in quelli più hard (inteso come scienza) che ti possano saltare in mente. La vera ricerca descrive e non prescrive si dice, tuttavia allo stesso tempo gli studi devono poter portare ad un qualche vantaggio pratico in un qualche modo misurabile.

La meta-analisi che stiamo prendendo in considerazione non ci da consigli netti su cosa fare o cosa non fare, ma si limita a mostrarci che gli effetti generici delle avvertenze, trovano il tempo che trovano. Ciò non significa che non sia corretto farlo, che se solo poche persone vivono la ritraumatizzazione allora sia possibile mostrare qualsiasi cosa. Anche perché come già detto in puntata, il fatto che nella mia esperienza non ci sia mai stato un effetto del genere non significa che la mia casistica collimi con questo studio. Anche perché da psicologo ho visto davvero un sacco di cose che non mi sarei mai aspettato di vedere!

Questa parte però mi serve per dirti che solitamente sono solo le persone che non studiano e non fanno ricerca che desiderano avere una verità assoluta. Perché chiunque altro invece è a conoscenza di questa faccenda; quante volte hai sentito dire: “Eh ma sti dottori, tanti anni di studi e poi non sanno dare una risposta secca”. Il vero problema è che più studi e meno risposte secche hai, e ovviamente succede anche il contrario. Come abbiamo visto nella puntata dedicata alla “comunicazione potente”, essa lo diventa solo quando diciamo cose secche, chiare e sicure. Che sono 3 caratteristiche che in natura… praticamente, non esistono!

Facciamo un rapido esempio: pensa a qualcosa che pensi di sapere con estrema certezza, ora se lo analizzi ti rendi conto che in realtà non sai molto su quella cosa, anche se tu avessi detto “so di essere me stesso”. O anche se tu avessi detto: “so che se mi butta dalla finestra cado”, certo è vero ma perché? Fino a qualche secolo fa la gente pensava per motivi molto particolari, addirittura Aristotele pensava che i corpi avessero un’attrazione quasi amorosa, una filia, che li attraeva. Magari sei appassionato di fisica e pensi di sapere la risposta ma la verità è quella narrazione è solo ciò che sappiamo… fino ad oggi non è la verità assoluta su come funzionano i campi gravitazionali.

Qualcuno penserà che questo tema metodologico non serva a molto per la nostra crescita personale, ed invece è la chiave per aprire le nostre menti. Smettendola di pensare che la conoscenza sia una meta, è sempre un viaggio e tutto ciò che pensiamo di sapere oggi domani non sarà più lo stesso. Quindi non dovremmo più fare ricerca? Assolutamente no, perché sappiamo questa cosa solo da poco tempo, indovina da quando? Più o meno da quando abbiamo iniziato a raffinare il moderno metodo scientifico, prima pensavamo di sapere molte più cose e con molta più certezza di oggi.

I libri proibiti e altre cose strane

Così come un tempo la Chiesa aveva messo al bando alcuni libri ecco che il tema di oggi fa venire in mente proprio reazioni del genere. Cioè quello di nascondere ma in realtà ci troviamo di fronte a qualcosa di diverso, i trigger warning nascono per proteggere le persone non per nascondere loro la verità. Così potresti trovare in giro qualche antifragilista complottista convinto che tali avvertimenti siano stati studiati da un qualche demiurgo nascosto che ci vuole più deboli. Così come la gente pensa che in TV e sul web vi sia il tentativo di spaventare le persone per renderle più docili.

La verità è piuttosto prosaica e anche meno affascinante del tema complottista: il nostro cervello è disegnato per prestare maggiore attenzione alle cose truci e non alle cose belle. Perché le cose pericolose hanno un contenuto che potrebbe aiutarci a sopravvivere, mentre quelle sicure e belle, no! Questo vale anche per temi tristi e pessimisti, ci sono studi che dimostrano quanto una persona polemica, che parla di cose tristi, venga giudicata più intelligente di chi fa il contrario. Dopotutto se tu credi alle panzane che ti vengono raccontate, la realtà è molto peggiore di quanto ci appaia! (sto scherzando).

Ho voluto terminare sollevando tali questioni perché purtroppo ho visto molte volte questi temi trattati alla stregua del complottismo. Certamente ci sono persone “brutte e cattive” là fuori che cercano con ogni mezzo di influenzarci ma quando ci sono di mezzo studi scientifici la cosa è molto diversa. Essere complottisti è inevitabile, il nostro cervello ama le trame nascoste ed adora “il gusto del sangue”, tuttavia mi premeva ribadire questo tema perché altrimenti va tutto a rotoli.

Magari un giorno ti racconto cosa penso degli studi sulla persuasione, sulla manipolazione mentale da questo punto di vista. Vedrai sarà molto divertente, nel frattempo ti invito a fare le tue riflessioni su questo tema ed attendere martedì quando uscirà il video Extra dedicato sempre alla puntata di oggi.

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.