Così come la psicologia lungo questi secoli ha compreso l’importanza della “relazione”, anche la crescita personale sta diventando sempre più: crescita relazionale.
Da tempo ti parlo di quanto sia importante coltivare le relazioni interpersonali, oggi vedremo insieme 2 studi molto interessanti…
1000 scimmie
Nel regno animale la cooperazione è qualcosa di frequente. Animali di ogni genere, compresi i micro organismi, cooperano tra di loro.
Ma se prendi 1000 scimmie e le metti assieme, avviene un disastro. Questo vale per tutti gli animali, tranne casi rari di stormi, dove in realtà il discorso è ancora più complesso.
La capacità più importante che ci ha concesso di dominare il pianeta è proprio quella cooperativa. Senza la capacità di lavorare insieme saremmo ancora all’età della pietra.
70000 anni fa avvenne qualcosa di strano alla nostra specie, dopo millenni passati ad accendere fuochi, cacciare e spostarci un click evolutivo è avvenuto nel nostro cervello.
E da piccole tribù composte da poche decine di individui (massimo un centinaio a quanto pare) abbiamo iniziato a riunirci in villaggi, contrade, città ecc.
L’importanza del gruppo
Sentirsi parte di “un gruppo”, di un insieme di individui con cultura, valori e interessi condivisi è sempre stato centrale nella vita dell’uomo.
Per farlo, come abbiamo già visto discutendo del lavoro di Harari, ci siamo avvalsi delle “storie”, di narrazioni condivise.
Storie che hanno ricadute reali sulle azioni delle persone, narrazioni che in parte ci portiamo ancora dentro come archetipi.
Come il terrore antico di essere estromessi da un gruppo, di essere “cacciati dal villaggio”. Cosa che un tempo era molto pericolosa.
Il messaggio dal passato è molto chiaro: da solo l’essere umano non ha speranze di sopravvivenza. Almeno questo era valido sino a poco tempo fa.
La tecnologia e le relazioni
Oggi la tecnica ci consente di fare cose inimmaginabili, questa unita al crescente individualismo e allo sgretolarsi dei “valori di un tempo” (per fortuna) ha cambiato le relazioni.
I ragazzi di oggi si parlano attraverso si social, si scrivono sulle chat e spesso non si guardano neanche negli occhi mentre lo fanno, a pochi metri di distanza.
Ma le relazioni sono da sempre l’aspetto più problematico da gestire, storie di tutti i tempi parlando di “mal d’amore”, “invidie”, “tradimenti”, ecc.
Per questo quando si parla di crescita personale a me piace sempre immaginarla come “crescita relazionale”. Perché è proprio questo ciò che conta, stare bene si, ma insieme agli “altri”.
Il che non significa avere “bisogno degli altri” , ma essere aperti alle relazioni che ci circondano come opportunità di continua crescita!
La tecnologia distrugge le relazioni?
Non so darti una riposta chiara a questa domanda ma di certo posso dirti che non sta facendo molto bene agli adolescenti che incontro nel mio studio.
Arrivano ragazzi che costruiscono intere “psicopatologie” dietro ad un messaggio, ad un “mancato mi piace” o al fatto di non vedere le spunte sul loro “testo”.
Senza contare il fatto che ti basta andare in un parco per vedere gruppi di ragazzi che invece di chicchiriare stanno incollati allo smartphone.
La cosa che personalmente più mi colpisce è sapere che un quattordicenne di oggi non vuole il “motorino” (come ai miei tempi) ma vuole il cellulare nuovo (che costa come uno scooter).
Ma devi sapere che anche ai miei tempi c’erano persone contro “i motorini” giudicati come “bare della strada”. Insomma “ogni tempo ha i suoi fantasmi”.
Il discorso sulla “tecnica”
Tante volte abbiamo visto questo tema, e altrettante volte ti ho detto che l’essere umano è una specie tecnologica.
Nel senso che senza la tecnica l’uomo non sarebbe sopravvissuto e tutto ciò che ti circonda è stato modificato dalla tecnica.
Lo stesso linguaggio che leggi adesso è tecnica, una prima tecnologia importantissima per lo sviluppo di tutte le altre.
Tuttavia la tecnologia odierna ha effettivamente la capacità di toglierci abilità! Così come pochi di noi sono oggi abili nel calcolo mentale a causa delle calcolatrici.
Nel futuro le persone avranno sempre meno abilità relazionali, perché non saranno indispensabili per sopravvivere.
In uno scenario apocalittico potremmo ritrovarci tutti come singole monadi connesse ad un mondo virtuale, ma senza contatti reali. Ok sto esagerando.
La crescita relazionale
Tenerci “allenati alla relazione” è una delle cose più utili che possiamo fare per prepararci al futuro e per il nostro benessere psicologico.
Aprirsi alle relazioni non è solo un buon modo per prevenire gli effetti della tecnologia ma è anche un vero e proprio “banco di lavoro”.
E’ infatti all’interno delle relazioni che emergono i tuoi spigoli più acuminati ed è proprio attraverso la relazione puoi imparare a smussarli.
Lo abbiamo visto in diverse puntate: attraverso l’altro riesci a vedere te stesso. E attraverso l’altro che rimetti in scena i tuoi schemi, e li puoi “approfondire” la tua consapevolezza.
Schemi e consapevolezza
Ogni volta che entri in relazione con qualcuno hai degli schemi di comportamento che tendi a mettere in atto con maggiore probabilità.
Molti di questi sono utili e molti altri lo sono meno. La relazione ti aiuta a notarli entrambi e “iniettandoci” un po’ di consapevolezza puoi sfruttarli al meglio.
Gli schemi che ovviamente ci danno più noia sono quelli che tendono a rovinare le relazioni. Quelli che ci fanno troncare, che ci fanno scappare o attaccare il prossimo.
Questi sono gli schemi più interessanti su cui porre maggiore consapevolezza. Intesa come presenza non giudicante e compassionevole.
E attraverso questo sguardo puoi aumentare la conoscenza di te stesso e migliorare te stesso attraverso l’altro. Come sai serve esercizio per allenare questo sguardo, qui trovi il migliore.
Compassione e gentilezza
Questi due termini che sembrano usciti da un romanzo d’amore o da un testo sacro, sono in realtà le 2 qualità più importanti da coltivare.
Essere gentili e compassionevoli è stato provato essere benefico per noi stessi e per gli altri. A non tutti piace questo approccio, “sembrate tante femminucce”.
Essere compassionevoli e gentili non significa essere “mosci e arrendevoli”, è un errore troppo comune quello di confondere questi termini.
Una persona gentile non è debole ed una persona compassionevole non sta provando pena ma rispetto. La scienza ci è arrivata con qualche millennio di ritardo, ma ha ormai compreso.
Ma ci tengo a precisarlo, non c’è nulla di magico o innato, puoi allenarti ad essere più compassionevole e più gentile. Ti farà bene!
In group e out group
Il dolore dell’esclusione
Nel video qui sopra vedi le teorie sul fatto di essere parte o meno di un gruppo. Secondo recenti studi ogni volta che vieni escluso si attivano gli stessi recettori del dolore fisico.
I ricercatori hanno provato che il semplice essere esclusi da un videogame partecipativo, senza conoscere ne vedere gli altri giocatori, porta allo stesso “dolore fisico”.
Questi hanno notato che bastano pochi minuti di mindfulness per riuscire a superare tale dolore e diventare maggiormente compassionevoli.
Nell’articolo ci sono interessanti implicazioni per i nostri tempi moderni, anche il fatto di essere esclusi da una chat può provocare forti dolori.
Non dovremmo quindi sorprenderci quando qualcuno ci sembra disperato dopo che è stato cancellato da Facebook da qualcun’altro.
E come puoi immaginare, tale situazione si espanderà sempre di più, vista la crescita dei social network e delle comunità virtuali.
La meditazione può renderci più gentili e favorire le relazioni
Ciò che emerge dallo studio appena citato è che pochi minuti di meditazione possono renderti maggiormente “gentile” nei confronti del prossimo.
Qualcosa che forse sappiamo da sempre, dalla antica sapienza sino ai giorni nostri, ma che oggi la scienza ha più volte comprovato: essere gentili con il prossimo fa bene soprattutto a se stessi.
Il semplice portare attenzione nel presente, con intenzione e senza giudicare è in grado di aumentare i comportamenti pro-sociali, come abbiamo visto altre volte, anche in modi molto eclatanti.
Questo è solo uno dei molti benefici delle pratiche di contemplazione nella relazione. Restare nel presente ti consente di ascoltare meglio e comprendere meglio il prossimo.
Crisi e prosperità… nel evoluzione personale
Secondo alcuni sociologi e secondo gli studi di Clar Graves in base al nostro grado evolutivo e di “prosperità” tendiamo ad includere gli altri o ad allontanarli.
In entrambi i casi, sia nella crisi che nella prosperità possiamo ondulare da un estremo all’altro. Quando c’è una forte “crisi valoriale”, come quella attuale tende a prevalere l’individualismo.
Se invece la crisi è reale, cioè economica o data da un disastro ambientale, tendiamo a riunirci e a cercare la cooperazione.
Questo non dipende solo dalla società ma anche dal tuo grado di evoluzione, chi pensa di poter fare tutto da solo senza includere “‘l’altro” è solitamente ad un gradino “inferiore di evoluzione”.
Si lo so, a molti non piaceranno queste parole ma le cose stanno così. Gli esseri evoluti riconoscono l’importanza delle relazioni.
Di Graves ne abbiamo parlato anni fa in una serie di post dedicati alle “dinamiche a spirale“… un tema ultra interessante. Che solo chi è arrivato sino a qui avrà il piacere di incontrare.
La ciliegina sulla torta
A terminare questo post inseriamo gli studi del fisico Steven Strogaz noto per lo studio della sincronizzazione dei sistemi dinamici. Quando siamo insieme tendiamo a muoverci come una cosa unica.
Questa cosa è evidente negli uccelli, nei branchi dei peschi e in molti altri fenomeni naturali. Anche noi esseri umani quando passeggiamo in posti affollati, ci comportiamo in modo simile.
Emerge una mente superiore alle altre e tale mente è composta di relazioni… noi cresciamo, evolviamo e conduciamo la nostra esistenza attraverso le relazioni.
Ecco perché non esiste una vera crescita personale che non sia relazionale!
A presto
Genna