Questo è uno dei temi che più mi hanno affascinato negli ultimi anni, in definitiva se potessi riassumere le problematiche psicologiche delle persone potrei farlo in questo modo: chi soffre psicologicamente, che sia una cosa da nulla o un grave problema, lo fa perché è caduto vittima del proprio pensiero.
No, non significa che pensa negativo, che ha pensieri di un certo tipo, che ha delle allucinazioni o cose del genere, ma significa che tendiamo tutti ad identificarci con ciò che pensiamo e quando non riusciamo a fare il contrario (disidentificarci) rischiamo di restare incastrati in quel pensiero considerandolo come reale.
Come al solito la faccenda è più complessa di così, intanto inizia ascoltando la puntata…
Schiavi delle nostre mappe mentali
Se c’è una cosa che abbiamo capito negli ultimi anni lavorando con le persone è che la gente non soffre per ciò che gli accade e neanche per le opinioni che ha su ciò che gli accade (per richiamare Epitteto) ma la gente soffre perché CREDE che ciò che pensa in reazione all’accaduto sia vero!
Se sto viaggiando in aereo di tanto in tanto sento quei vuoti d’aria tipici, se non sono abituato a viaggiarci potrei ogni tanto essere sfiorato da immagini negative, del tipo: “aiuto e se adesso sto coso cade?”. Tranquillo se ti capita sappi che sei una persona normalissima, perchè è giusto preoccuparsi, se quel coso cade sono cavoli amari!
La gente usa tanti modi per smetterla di avere quel pensiero: razionalizza, pensando che ci sono meno incidenti aerei che automobilistici. Pensa che ormai questi aggeggi siano completamente radiocomandati e che non c’è bisogno di preoccuparsi ecc. Oppure potrebbe distrarsi, una volta ho fatto un volo di 3 ore con una ragazza che ha giocato tutto il tempo ad un videogame (partenza e atterraggio compresi).
Insomma in quel contesto è normale che la nostra testa ci dica cose terrificanti, un po’ perché come dicevamo è vero che se l’areo casca siamo quasi sicuramente tutti spacciati ed un po’ perché siamo fisicamente in quella situazione. Chi è equilibrato riuscirà a riconoscere questi dubbi come naturali, chi invece è troppo preoccupato potrebbe non farcela.
In altre parole il timore è naturale, tutti possiamo sperimentarlo in quel contesto, solo che c’è chi riesce a metterlo da parte e chi invece ci lotta tutto il tempo. Ed è proprio questa lotta che lo distrugge, perché lui vorrebbe cercare di non pensare a questi eventi ma più cerca di controllarsi attraverso altri pensieri e più ne cade vittima.
Evitamento e identificazione
Allora uno cosa dovrebbe fare? Nel contesto appena descritto uno dovrebbe sapere che avere quei pensieri è del tutto normale, è il suo cervello che fa simulazioni su ciò che potrebbe accadere e visto che su un areo non è che possano accadere chissà quali grandi rivoluzioni personali, si mette a pensare a cosa potrebbe accadere se cadesse.
In realtà non è perché “chissà cosa potrebbe accadere” ma perché sappiamo che un incidente potrebbe essere molto molto pericoloso. Tuttavia sappiamo ormai da decenni che evitare di pensare certe cose, perché diventiamo come fobici del pensiero, è il modo migliore per “impazzire”, anzi la maggior parte delle psicopatologie si nutrono di questo.
Io posso avere avere una naturale paura di volare, ma se cerco di trattenere i miei pensieri che mi mostrano immagini terribili in realtà peggiorerò le cose. Non posso quindi fermare quel simulatore, posso solo osservarlo mentre e a lavoro, se sono abbastanza equilibrato (prima o poi) riuscirò a notare che è una simulazione, se non sto altrettanto bene potrei identificarmi con quei pensieri e con quella “incontrollabilità” e stare 10 volte peggio.
Se mi segui sai che i due meccanismi psicologici alla base di questo disastro sono in realtà funzionali: evitare pensieri inutili è importante quando dobbiamo concentrarci su altro, identificarci con i nostri pensieri è importante quando dobbiamo perseguire un obiettivo.
Tuttavia se non riusciamo a “smetterla di evitare” e accorgerci delle nostre identificazioni, il nostro pensiero si trasformerà da “servo in padrone”. Il pensiero è un servo, è come il tuo braccio, fa parte di te ma è come uno strumento che ti serve per fare le cose.
Forse ti ho confuso
Come sempre do per scontato che chi atterra qui abbia già ascoltato le puntate precedenti ma mi rendo conto che è una grossa pretesa. Se hai già ascoltato l’episodio dedicato all’ordine e disordine nei pensieri sai dove va a parare tutta questa storiella se invece non l’hai ancora ascoltata è bene che ti dica altre due cosine.
Immagina di prendere carta e penna e di trascrivere per 30 minuti di seguito tutto ciò che ti gira per la testa, come sarà questa narrazione? Sarà lineare e ordinata oppure sarà piena di salti e di disordine? Tranquillo non farlo ti dico subito che la seconda è la risposta esatta! Se ne sei sconvolto allora devi farlo con carta e penna per almeno 30 minuti.
Se invece mi credi sulla parola significa che sei mediamente consapevole di cosa ti gira per la testa. Meno il contesto che hai di fronte è chiaro e più il simulatore parte e fa 1000 previsioni anche molto diverse tra loro. “Oh guarda quella bella ragazza, mi guarda perché sono bello. Anzi no, forse mi guarda perchè sono vestito male… ma ho lasciato il gas acceso oggi?”.
Se noi dovessimo realmente prestare attenzione ad ognuno di questi pensieri, perché come dicevo nella puntata “stai attento a come pensi” avremmo due tipi di effetti: il primo è renderci conto che siamo “letteralmente pazzi” se ci convinciamo che debbano avere una formulazione logica e coerente, e come secondo effetto inizieremmo a cercare di controllarli, portandoci alla perdita di controllo.
Se soffri di ansia sai bene che questo è il meccanismo principe che ti impedisce di smetterla di pensare alla tua ansia. Che al contrario del nostro aereo è una paura “senza oggetto”, cioè non c’è l’aereo ma c’è il disperato tentativo di non avere immagini, sensazioni e pensieri negativi di un qualche tipo perché temiamo che ci conducano a stare peggio.
Questo è un esempio magistrale del perché i pensieri possono diventare i nostri padroni quando in realtà sono esattamente l’opposto, sono dei suggerimenti su come muoverci. Suggerimenti meravigliosi che ci aiutano a fare cose pazzesche, ma quando “gli crediamo ciecamente” tendiamo a confonderli con la realtà, con effetti devastanti.
Come puoi immaginare questo è solo il 2% del perché succede questo ma è già una buona spiegazione per iniziare a ribaltare questi aforismi che fanno male se non spiegati adeguatamente, perché ci conducono al controllo dei contenuti interiori.
Continuiamo a svelare il resto nel QDE
A presto
Genna