Se contassi quante volte ho sentito dire frasi del tipo: “se solo avessi avuto queste conoscenze qualche anno fa” sarebbero migliaia, così ho deciso di tornare su uno dei cavalli di battaglia sociali di Psinel:
La convinzione che la psicologia, in quanto corpus di conoscenze scientifiche, possa essere insegnata proficuamente nelle scuole. Perché andiamo sempre più verso un mondo che necessita di una “educazione psicologica”.
Se è vero che tendiamo ad essere sempre più astratti allora la cosa su cui dovremmo prestare attenzione è “la mente” ed il suo funzionamento…
L’altoforno
Ricordo distintamente le immagini del libro di “educazione tecnica” delle scuole medie dove il professore cercava di spiegare ad un gruppo di ragazzini cosa fosse un altoforno e come funzionasse.
Era un argomento così importante che alcuni di noi lo portarono all’esame di terza media. Ora non ho nulla contro gli “altiforni” ma spero che oggi si apprendano cose più moderne a scuola, ma soprattutto più utili.
Oltre alla valanga di competenze digitali che servono oggi, cosa ormai evidente a tutti i livelli educativi, se apprendessimo i bias? Non credo che sia più difficile o meno utile di scoprire l’altoforno.
“Ok Genna ma l’altoforno è per l’appunto una creazione tecnica”, si era solo un parallelo ma non credere che anche la psicologia non abbia degli aspetti tecnico-scientifici che è utile conoscere.
Forse le scuole medie è un po’ presto? Può darsi, ma di sicuro alle scuole superiori conoscersi un po’ meglio attraverso le scoperte della psicologia non sarebbe per nulla male, e non farebbe male neanche ai professori.
La psicologia “come arma”
Quando le conoscenze psicologiche sono nelle mani di poche persone possiamo considerarle al pari di “un’arma”, perché sono in grado di influenzare realmente le opinioni delle persone e anche di etichettarle… purtroppo!
Ma se tali “armi” fossero condivise in quanto “conoscenza comune” sono sicuro che si potrebbe creare un clima positivo in qualsiasi classe, immaginiamo uno scenario del genere (prof. tenetevi forte):
Il prof. spiega una cosa alla lavagna, un alunno alza la mano e dice: “prof. io non ho capito bene quel passaggio”, risposta del prof. “devi semplicemente stare più attento”. Risposta: “no prof. abbiamo studiato che nella comunicazione la responsabilità è di chi spiega non di chi ascolta”.
Boom! A quel punto il prof., conoscendo anche lui un pizzico di psicologia, potrebbe rispondere: “si certo, è mia responsabilità creare un messaggio che tutti voi possiate comprendere, ma è vostra responsabilità impegnarvi per comprenderlo”.
Qui potrebbe nascere un dibattito costruttivo sulla responsabilità e sulla maturità dei ragazzi, facendogli comprendere moltissime cose della vita che nessuna materia potrebbe mai dargli.
“Lei fa delle preferenze”
Immaginiamo un giovane studente che si alza in piedi e dice questa frase al professore di turno “lei fa delle preferenze”. Se il prof. si limitasse a dire: “no non è vero”, gli studenti potrebbero ribadire:
“Ma prof. abbiamo studiato a psicologia che tutti tendiamo ad avere preferenze e a giudicare sulla base di elementi non razionai, come la simpatia, la piacevolezza ecc.”.
Lo so è un bel modo per mettere in crisi l’autorità ma credo sia un ottimo modo per accendere nella mente degli studenti quella luce, dargli la sensazione di poter gestire le relazioni in modo più efficace e molto altro.
Se il prof. è davvero preparato o semplicemente molto saggio potrà rispondere: “si è vero, siamo tutti influenzati e parte della vostra maturità è iniziare ad accettare che siamo tutti esseri umani e che parte del voto che vi diamo prende in considerazione anche il vostro modo di comportarvi”.
Non voglio trasformare la scuola in un dibattito continuo, anche se sarebbe di certo più utile della passività che ho osservato io nei miei anni di scuola (ovviamente sto parlando di un’altra era geologica).
I maestri del digitale
Chi sono oggi i maestri del digitale? Sono i giovani che negli ultimi anni hanno sperimentato qualcosa di mai visto prima nella società, una inversione pedagogica rilevante… sono loro ad insegnare agli “adulti” come funziona il digitale.
Non è solo una questione di età, perché ci sono persone come me e tanti altri adulti che sanno usare bene questi strumenti, ma in linea di massima sono i giovani che insegnano ai “vecchi”.
Perché si tratta di roba nuova? No, l’informatica esiste da un mucchio di tempo ma solo alcune persone hanno continuato a coltivare quella passione, perché una volta sembravano cose di esclusivo appannaggio di nerd e ingegneri senza una vita sociale.
Lo stesso vale per la psicologia, le sue scoperte non sono nuove, ci circondano da decenni. Dalla pubblicità ai messaggi pro-sociali, dai discorsi dei politici alle agende-setting dei telegiornali, tutti usano strategie di comunicazione studiate dalla psicologia.
Se un giorno fosse un ragazzo di seconda superiore a spiegare ai suoi genitori perché quando giocano “alle macchinette” sono come i topi nella Skinner-box, per me sarebbe davvero meraviglioso!
Una società sana
Affermare che la nostra società non è più sana perché sono i giovani ad insegnare ai grandi è un errore macroscopico. Infatti qualsiasi società che progredisca rapidamente ha questo genere di problemi, sono sicuro che ci sono stati anche in passato.
Lo abbiamo visto diverse volte ma basta pensare alle varie “scuole di Atene” dell’antica Grecia per tornare a vedere che i genitori chiedevano ai figli di non imparare a “scrivere” perché questo ci avrebbe condotti alla perdizione.
Lo abbiamo visto nella puntata dedicata al bias della “epoca dell’oro” ma sicuramente anche in quel contesto avremmo visto qualche figlio insegnare al padre come s’incide una tavoletta d’argilla per segnare meglio i conti di famiglia.
Così come i nostri nonni hanno probabilmente insegnato ai nostri bisnonni come funzionava la radio, i nostri genitori hanno insegnato ai nostri nonni come usare il televideo della tv… e i giovani d’oggi ci insegnano ad usare il web.
Insomma è una storia vecchia come il mondo e quando “salta” non significa che le cose stiano andando meglio, anzi, significa che non ci sono state scoperte così rivoluzionare tra quelle generazioni. Sintomo di una società ferma!
Insegnamento della psicologia
Come abbiamo visto nella puntata dedicata all’ora di psicologia il punto principale di questa puntata è ancora quello: convincere le persone che esiste un corpus di conoscenze che potrebbe essere utile trasmettere ai nostri figli.
Questo corpus di conoscenze sta sotto il cappello della psicologia ma include tantissime materie limitrofe e figlie di quest’ultima, come ad esempio: neuroscienze, psicologia sociale, l’ergonomia, la comunicazione, la gestione delle emozioni ecc.
Non sono “optional” della nostra vita ma ne sono spesso il cuore pulsante, ma se ci pensi bene sono secoli che non cambiamo davvero il famoso “programma di studi” classico composto dalle solite materie.
Non sono qui a dirti che la psicologia sarebbe meglio della matematica o della letteratura, non è una gara tra materie. Ma è un modo per sottolineare quanto tali discipline stiano diventando sempre più importanti ed è sbagliato che restino nelle mani degli addetti ai lavori.
Sono conoscenze che andrebbero divulgate, magari se non riusciamo a trovare proprio il modo di fare “l’ora di psicologia” però troviamo qualcosa di simile, basta non ritrovarsi a fare la “storia della psicologia” con tutto il teatrino tra Freud e Jung.
Educazione fisica
Alle medie avevo un professore di educazione fisica molto appassionato, non era bravo nelle relazioni umane e potrei raccontarti cose terribili sulla sua conduzione della classe, ma su una cosa era fortissimo: la cultura del fisico e del corpo.
Ci faceva fare ore e ore di anatomia e ci portava in una sala apposita a vedere dei filmati su come usare correttamente la nostra “schiena”, mi ricordo ancora che si chiamava “back school”, scuola della schiena.
Erano principi semplici che ti mostravano come restare seduto, come alzare i pesi, l’importanza di scaldarsi prima di fare esercizio ecc. Tutte cose che mi sono rimaste dentro e che applico ancora oggi nella mia vita.
Erano tutti principi tratti dalla ricerca e spiegati molto bene attraverso una serie di cartoni animati. Ecco vedo l’educazione psicologica come qualcosa del genere. Non come l’idea di analizzarci tutti e fare psicoterapia in classe.
Non come un’appendice della filosofia, ma come l’apprendimento di semplici principi comprovati dalla ricerca che possono aiutare i ragazzi a muoversi meglio prima nella scuola e poi nel loro mondo.
Piccole cose
Quel professore di educazione fisica ci aveva visto lungo con la sua “scuola per la schiena” anche se come ti dicevo avrebbe avuto bisogno di tanta tanta psicologia. Non riusciva davvero a capire i ragazzi, anche se era convinto di riuscirci.
Sono piccole cose quelle della psicologia, della scuola della schiena, del mondo della ricerca in questo campo che può davvero diventare una qualche materia di base da insegnare nelle scuole.
Qualcuno potrebbe dire: “no, essendo una materia multidisciplinare non puoi usarla come base, anzi devi studiare le sue componenti” ma la verità è che è proprio tale interdisciplinarietà a renderla perfetta per i ragazzi.
Che invece di vedere una cultura spezzettata ne vedono meglio la costruzione e il funzionamento sistemico, sono cose di cui difficilmente si parla a scuola in altre materie, nonostante siano TUTTE collegate tra loro.
Inoltre nonostante la sua vasta portata anche la psicologia ha delle basi e dei principi che appartengono solo a lei e che di solito si apprendono studiando un buon esame di “Psicologia generale”.
Il sondaggio
Qualche giorno fa, esattamente il 29/10/19 ho posto questa domanda agli utenti che seguono il mio profilo di Instagram che trovi qui la domanda era molto semplice, in caso prova a rispondere anche tu:
Ti è mai capitato, leggendo e studiando di psicologia di pensare: “Ah se solo avessi avuto queste conoscenze qualche annetto fa”? Le persone hanno risposto in tante e il 90% ha risposto affermativamente.
Come dicevo all’inizio della puntata io ho sentito ripetere questa affermazione tantissime volte, all’inizio pensavo che fosse semplicemente ciò che amavo ricordare delle conversazioni con pazienti e clienti ma non è così.
Le persone che approfondiscono i nostri temi sentono che tali conoscenze sono valide al punto da tale da pensare a se stesse nel passato con tali informazioni e tali nuove abilità.
Per questo è il sintomo del fatto che la materia è pronta per fare il salto “pop”, cioè di diventare così popolare da non doverci fare solo film (come si fa da secoli) ma di portarla nelle nostre scuole dell’obbligo.
Non so come e quando sia più appropriato non sono un pedagogista ma di certo sono convito che possa apportare una ventata di freschezza mostrando ai ragazzi direttamente cose come il bullismo ecc.
Senza fare della demagogia ma mostrando esperimenti come quelli di Zimbardo di cui ci siamo occupati di recente mostrando che quando tutti bullizziamo una persona per la pressione del gruppo non siamo fighi ma siamo manipolati da forze esterne.
Mostrando ai ragazzi che il loro modo di percepire il tempo è diverso, e che tale percezione può influenzare le loro scelte, il loro mindset e come sfruttare al meglio il fatto che siano nel pieno dello sviluppo psicologico.
Insomma perché aspettare che una persona abbia bisogno della psicologia, diamogliela prima, così come a scuola si studia come “usare meglio la schiena” o in biologia si studia come è sono fatti i nostri tessuti.
Fammi sapere cosa ne pensi lasciando un tuo commento qui sotto… ti piace l’idea della “educazione psicologica”? Ti lascio qui sotto una interessante video riflessione:
A presto
Genna