Hai mai sentito parlare di “evitamento esperienziale”? E’ un termine moderno per indicare la tendenza umana ad evitare emozioni, pensieri e situazioni che possono portare un qualche disagio.

Detta così sembrerebbe un buon “meccanismo di difesa psichico” contro la sofferenza, ma a quanto pare può diventare una pericolosa abitudine che ci rende “schiavi” di questi stessi evitamenti. Nella crescita personale ne hanno parlato davvero in pochi ma posso assicurarti che si tratta di qualcosa di molto importante.

 

Sei riuscito ad ascoltarlo? E’ davvero così pericoloso evitare determinati “contenuti mentali o determinate emozioni”? In realtà no, se lo facciamo di tanto intanto, ma quando diventa una abitudine può davvero preparare il terreno “al peggio”. E’ un po’ come dire:”se hai davanti un mostro è bene farlo fuori prima che diventi grande e grosso”.

Questo “fare fuori” però può portarci fuori strada,e se hai ascoltato il podcast immagino tu abbia afferrato il perché. Da qualche decennio a questa parte è nata tutta una sub-cultura-psicologica che sembra dire: “il segreto per vivere bene è quello di cercare di sperimentare più emozioni positive e meno emozioni negative”.

Non sembra poi un ragionamento così stupido, ed in effetti in linea di massima “sembra qualcosa di intelligente” da proporre. In realtà, questo tipo di atteggiamento, se protratto nel tempo, può renderti incapace anche solo di pensare a “quelle cose”. E quando non puoi “pensare a qualcosa” questo diventa una sorta di “demonio da esorcizzare”.

In pratica: più eviti e meno riesci a pensare a quella cosa che eviti. E meno riesci a pensare a qualcosa e più si restringe il tuo spazio di azione e di decisione in quella situazione. Così iniziamo a preferire quel momento di “distrazione positiva” piuttosto che affrontare (letteralmente) i nostri disagi interiori. No non mi riferisco solo a chi soffre davvero ed ha bisogno di psicoterapia…

…ma faccio riferimento a tutte quelle persone che hanno deciso di lavorare su loro stesse, qualsiasi sia la ragione. Per una definizione “maggiormente precisa e scientifica” ti rimando ad uno dei miei siti preferiti “State of Mind“… è un sito del mio settore, ma posso assicurarti che dentro ci trovi un sacco di spunti per la tua crescita personale.

Ti avviso, adesso parlerò un po’ “lo psicologese”non lo faccio per renderti la lettura più difficile ma per farti dare una sbirciatina a cosa ne pensano “gli esperti del settore”!

A causa della incapacità sempre maggiore di viverei nostri stati interiori (legata al fenomeno evolutivo della comodità, di cui ti parlo nel podcast) siamo tutti diventati dei “dissociatori professionisti”. Il che significa che siamo diventati bravi a “mettere da parte” le cose “difficili da pensare” e mettere in “primo piano” le cose “facili…da pensare”.

Tuttavia, se immaginiamo la nostra mente come una sorta di “spazio fisico“, sarà chiaro che più”mettiamo via” e meno “spazio ci resta”. Lo so che la mente è vastissima, è solo una metafora. Però per mantenere quelle “dissociazioni” devi consumare energia, energia che serve soprattutto per evitare di pensare a quelle cose.

Questo fenomeno è evidente quando parliamo di traumi. Ogni trauma con la “t” maiuscola esigeuna sorta di dissociazione. E’ come se non si riuscisse a digerire un “boccone troppo grande”e sia necessario metterlo (momentaneamente) da parte per facilitarne una sorta di digestione graduale.

Sfortunatamente oggi, tendiamo a percepire e di conseguenza a vivere tutte le emozioni negative come “pseudo-traumi”. Ora, è chiaro che il trauma è soggettivo: una cosa che può atterrire me magari a te “ti fa un baffo” e viceversa. Ma nonostante ciò, oggi siamo tutti spaventati dal vivere certe emozioni.

La crescita personale ha fatto, da questo punto di vista, un sacco di danni 😉 Ok, sto esagerando ma neanche troppo… pensaci, che cosa ti dicono i grandi esperti di sviluppo personale, su come dovresti vivere le tue emozioni? Si torna alloesempio di Brian Tracy che ho citato nelpodcast, ma lui non è l’unico…

…ti basta pensare al modello semplificato del cambiamento personale in stile PNL anni 80. Dove si pensava che, se ti facevo vivere una esperienza emotivamente contraria e più forte potevo cancellare quella vecchia e spiacevole. E’ il famoso “collasso delle ancore“…fatto male 😉

(Fatto male perché in realtà non dovremmo cercare emozioni “contrarie” ma risorse. Questo è un altro di scorsone).

Ciò che ti ho proposto oggi sono una serie di consigli per imparare a dare “spazio” a quei contenuti mentali, partendo come sempre dalla consapevolezza. Cioè, il saperti rendere conto di quando e quanto tendi ad evitare certe cose e certi pensieri. Questo fa già moltissimo ma non è l’unica via…

…ed in realtà non esiste “la via giusta” ma solo la tua disponibilità ad accettare quei contenuti anche solo “ripensandoci”. Chiaramente voglio mettere le mani avanti e dirti che, se non riesci a pensare certe cose, se ti senti traumatizzato da alcuni contenuti, fatti aiutare da qualcuno ed evita di farlo da solo.

Tuttavia ci tengo a dirti che anche il semplice metterti li e scrivere (come abbiamo visto più e più volte) può essere un buon modo, NON devi necessariamente meditare o fare chissà che cosa. Perché in realtà, ogni volte cheaccedi ai tuoi pensieri/ricordi, li stai già inparte “ricollocando”…

…I nostri ricordi non sono “stoccati e tenuti identici alle esperienze originarie”, come hai già visto negli studi della Loftus, la memoria è altamente costruita e ri-costruita. Per cui,ogni volta che ripensi ad un evento, lo staiin parte già modificando, ri-strutturando estai già facendo quello spazio che facilitauna buona digestione;)

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A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.