Dal lontano 2005, quando iniziai a fare i primi post online sulla psicologia ne è passata di acqua sotto i ponti e questo mondo si è radicalmente capovolto. Iniziai a scrivere di questi temi perché non avevo altri interlocutori con cui discutere di cose stravaganti (per quel tempo) come: l’ipnosi, la meditazione, la psicologia della persuasione ecc.

Oggi invece questi argomenti sono molto noti e sempre più spesso la psicologia è chiacchierata da molti, soprattutto da non addetti ai lavori. Con questo episodio voglio mostrarti 4 cose che tutti dovrebbero conoscere per poter distinguere contenuti e autori “veri” da quelli “fasulli”…

Perché questa puntata?

Come leggerai tra poco non mi piace per niente raccontare le altrui malefatte, anche perché un tizio aveva già detto “chi è senza peccato scagli la prima pietra”, tuttavia la faccenda che si sta delinando negli ultimi anni è grave e bisogna discuterne. La puntata che hai appena ascoltato non serve per puntare il dito verso qualcuno ma verso un sistema, spesso orientato dal marketing, che sta minando in modo profondo la qualità delle informazioni che possiamo trovare online.

Allo stesso tempo è bene che ti dica che personalmente non ho nulla in contrario con il “marketing”, che in fin dei conti è sempre esistito come macchina per la promozione di attività, eventi e prodotti. Dal “bello per la politica” dell’antica Roma siano ai giorni nostri, sappiamo da sempre che chi riesce ad arrivare a molti ci riesce per un magico mix di rilevanza (di ciò di cui parla) e comunicazione (come viene veicolata quella rilevanza).

Purtroppo però in questi ultimi anni sono nati sempre più divulgatori che si situano in una posizione “di mezzo” molto pericolosa, cioè non parlando in modo tecnico (come farebbe un accademico) e non essendo direttamente un uomo di marketing, rischia di finire in un calderone che accomuna divulgazione e millantazione (neologismo appena inventato che fa rima e dovrebbe avere anche un pizzico di senso, almeno spero).

Qualsiasi professionista, come me, che abbia deciso di comunicare all’esterno si ritrova in una giungla di contenuti che non riguardano solo l’appassionato della psicologia, ma sempre più spesso il furbetto della vendita. Così le persone serie, come gli accademici, i quali non conoscono sempre il nostro mondo, pensano che chiunque faccia una cosa del genere sia un millantatore e allo stesso modo, chi si trova dall’altra parte, cioè l’utente finale, non sa più che pesci prendere, non sa più a chi credere.

Quindi questa puntata è una sorta di accolito alla discussione tra utenti, divulgatori, accademici e anche markettari che desiderino avere un punto di vista allargato su questo mondo. Sono convinto che farlo possa giovare a chiunque anche dal punto di vista della flessibilità mentale, dote sempre più indispensabile in questo mondo liquefatto. Dunque concedimi altre 2 parole su questo tema e poi entriamo nel pieno della discussione…

Il debunking

Purtroppo debunkare le notizie non è nè facile né redditizio, nel senso che per una persona che pubblica contenuti online è di certo una delle strade più difficili. Infatti un contenuto che dica: “ora ti spiego come controllare la mente degli altri attraverso queste 4 semplici parole” avrebbe un successo a mani basse rispetto a chi facesse l’esatto opposto. “Ti spiego perché non puoi controllare la mente altrui con le tue parole”, non ha lo stesso tipo di attrattavia… come mai?

Secondo me i motivi sono molti ma soggiacente ne troviamo uno molto frequente, di cui ci siamo anche occupati di recente, faccio riferimento alla nostra “economia cognitiva”. Ci piacciono le cose magiche che ci consentano di fare il minimo sforzo possibile e, come probabilmente avrai già afferrato (se hai ascoltato la puntata) si tratta di un sottile filo rosso che collega tutti gli errori che facciamo e che vengono sfruttati dai furbetti.

Al contrario, debunkare cioè sfatare e smontare argomenti fallaci è qualcosa di tremendamente dispendioso a livello cognitivo e soprattutto offende chi ci crede. Ma la verità è che se vogliamo per davvero fare “le persone serie” dovremmo essere costantemente disposti a rivedere le nostre convinzioni, perché è così che prosegue la vera conoscenza. Nessuna verità resta in piedi per sempre perché altre la soppianteranno, la modificheranno e tutto ciò non ci piace per nulla!

La stessa economia cognitiva ci porta a sperare che esistano principi eterni ed immutabili ma basta dare un rapido sguardo al mondo della conoscenza per capire che le cose non stanno proprio in questo modo. Certo esistono alcuni assiomi nella saggezza popolare che rientrano in tale visione, tuttavia sono molto rari e in fin dei conti restano anche quelli “assiomi temporanei”. Non scomoderò Popper per spiegare ancora una volta come funziona la ricerca perché si tratta di una regola trasversale ad ogni ambito del sapere.

Il nostro cervello costruisce della mappe e quando ci si trova comodamente dentro, quando attraverso esse riesce a muoversi agilmente nel mondo, smette di cercare e continua a confermare le proprie ipotesi di partenza. Vivendo in un mondo inpermanente, cioè dove tutto cambia di continuo, cerchiamo da sempre delle idee fisse, ti basti solo pensare alle idee platoniche come esempio ma anche alla nostra cara ricerca scientifica.

Io sono il primo

La cosa che ci tengo a dirti è che io sono il primo ad essere affascinato da chi riesce a comunicare così bene da creare un giro d’affari su una materia che sembra non conoscere molto. Lo so, forse ti apparirà strano da parte di un professionista ma sono da sempre attratto dai meccanismi della comunicazione e di come possano essere utilizzati per creare effetti sulla nostra realtà. Se ci pensi bene è uno degli obiettivi principali del mestiere di chi fa lo psicoterapeuta.

Non solo, sono anche attratto da chi riesce a spiegare meglio di molti miei colleghi concetti complessi in modo semplice, a volte anche a costo di rendere banali determinati concetti. Ma la cosa che più mi affascina è la percezione soggettiva del mio mondo da parte di altre persone, questo credo sia insito nella natura umana, cercare di capire qualcosa del genere. Come quando ami un film e ti piace chiedere alle persone che incontri cosa ne pensino e cosa ci abbiano trovato loro.

Devi sapere che questo genere di esperienze sono tra le cose più cercate online, proprio per un meccanismo simile di immedesimazione. Tuttavia allo stesso tempo dobbiamo tenere a mente che molte delle cose che vengono sperimentate in questo modo vengono raccontate, non come esperienze soggettive, ma come “piccole verità sperimentate e assodate”. Facciamo un esempio sparando sulla croce rossa… parliamo di legge dell’attrazione.

Magari trovi un tizio che ha fatto una sperimentazione curiosa: “per 30 giorni, prima di partire da casa, ha deciso di visualizzare il parcheggio vicino al suo luogo di lavoro”. Così fa un bel video dove ti mostra le volte in cui ha funzionato e quelle in cui non ha funzionato, ammettiamo che su 30 volte abbia trovato parcheggio ben 20 volte. A questo punto potrebbe dire: “come si vede dal mio esperimento, dati alla mano, la legge di attrazione funziona molto bene”.

In realtà sia dalla statistica, cioè 30 su 20, e sia dalle molte variabili in gioco è davvero impossibile affermare che un’esperienza del genere sia paragonabile ad uno studio ben fatto. Che tu creda o meno alla “LOA” una descrizione del genere cattura chiunque, proprio come chi fa una dieta ed inizia a dire che con quella ha davvero perso peso.

Il valore della soggettività nella crescita personale

Con tutto ciò il mio intento non è quello di sminuire il grande valore della soggettività, della prospettiva personale che spesso viene messa da parte ma che, per fortuna, nella psicologia è materia principale di studio e dibattito da secoli. Forse sembrerà strano a chi si avvicina a queste materie per la prima volta ma la prospettiva soggettiva è da sempre sotto il microscopio della psicologia, la quale nasce proprio come una disciplina che si fonda su ciò che io sento e penso, confrontato con ciò che sentono e pensano gli altri.

«Homo sum, humani nihil a me alienum puto» questa frase latina, attribuita al commediografo romano Terenzio Afro spiega molto bene il valore della soggettività. In pratica significa “niente che sia umano mi è estraneo”, cioè tutto ciò che provo io è molto probabile che lo provino anche gli altri. Tutto ciò che il genere umano sperimenta io lo conosco perché appartengo al genere umano stesso, lo so sembra una tautologia ma racchiude questa profonda verità che in psicologia dovremmo tornare a discutere meglio.

Dobbiamo discuterne non solo per il valore euristico delle conoscenze soggettive, cioè il fatto che esse possano realmente essere utili per comprenderci meglio, ma anche perché moltissimi dei dubbi che sorgono in chi inizia a porsi domande esistenziali consiste proprio in questo: ma non sarò mica solo io a vedere le cose in questo modo? Se ti poni spesso questa domanda sappi che la risposta è NO, qualsiasi sia il tuo punto di vista, anche il più assurdo, sappi che troverai qualcuno che la pensa come te. (Nel male e nel bene).

Dunque con questa puntata l’ultima cosa che desidero fare è attaccare il valore della soggettività, la quale travalica gli studi, i titoli accademici ecc. Infatti il tema di oggi non è cosa sia importante seguire e cosa lo sia, ma è: “state attenti ai furbi che scrivono libri finti, parlando di esperienze personali fittizie, usano titoli inventati e scrivono su riviste farlocche” con l’unico intento di vendervi qualcosa! Non sto quindi parlando di persone incompetenti che non sanno di non sapere, ma di veri furbettini della psiche.

Purtroppo è pieno, spesso non nascono per una premeditazione ma perché si accorgono che attraverso le loro pillole di saggezza trafugate hanno un forte riscontro sui social, magari sono social media manager che vogliono solo qualche like in più e si accorgono di poter costruire piccoli business basati su queste cose. Un po’ come se io mi accorgessi per caso che parlare di politica mi porta più “follower” e decidessi di smetterla di parlare di psicologia per dedicarmi ad una materia che non conosco ma che “tira”.

Un altro pizzico di chiarezza

Come puoi immaginare potremmo parlare di questo tema molto a lungo, il problema di queste “fake” è che non sembrano tali e molte volte sono al confine tra ciò che ho raccontato. Magari sono appassionati della materia che per ottenere visibilità usano un mix di questi trucchi, ma non sono da confondere con chi è realmente esperto ed usa cose simili. Cioè lascia che mi spieghi meglio…

Se una persona molto preparata decidesse di: scrivere libri su una tematica che conosce bene, fare esperimenti ed esprimere il proprio punto di vista e promuovere una propria attività collegata a questa produzione, non ci sarebbe nulla di male. Il problema è quando, dato che non sei molto conosciuto, fingi di essere qualcosa che non sei ma questa cosa qui è chiaramente al limite della legalità (tranne per gli autori americani importati).

Il peggio per così dire non arriva né dal marketing (i libretti) e né dai truffatori, il peggio arriva dall’alto: quando una azienda o una casa editrice, per promuovere l’arrivo di un qualche nuovo guru lo spinge sui vari canali. Questa cosa crea una sorta di effetto inquinamento, proprio come succede per le fake news, più ne immettono nel sistema e meno è facile distinguere quelle buone da quelle cattive. Sembra tutto un cattivo presagio vero?

Purtroppo devo dirti che non è un presagio, il mercato italiano della crescita personale e della divulgazione in psicologia è zeppo di cose del genere. Ti basta fare una piccola ricerca per trovare “libretti”, finti pseudo-titoli e pubblicazioni spazzatura, a volte capita anche a me e ai miei colleghi di essere fregati per quanto riescano a creare un alone di interesse intorno a sé.

Se ti va condividi con noi una tua esperienza vissuta, magari ti sei accorto di questi fenomeni ma non pensavi fossero così endemici, mi raccomando però EVITA di scrivere nomi perché questi personaggi sono spesso potenti e hanno la querela facile (o i loro editori italiani) 😉

Chi è senza peccato…

Lo so, non è bello scagliare la prima pietra perché tutti pecchiamo… però credo sia corretto informare su questa faccenda, per riuscire per lo meno a gettare una piccola luce nella mente di chi è realmente appassionato di questi argomenti. Anche perché ciò che accade ha spesso dell’incredibile al punto tale che la maggior parte delle cose che conosco su questo tema non posso neanche scriverle altrimenti sarei quasi passibile di querela.

Eppure capita tutti i giorni, ti racconto due storie, la prima la inventerò perché se ti dicessi i protagonisti sarebbero troppo riconoscibili mentre la seconda posso raccontartela senza censure. Partiamo con la prima, si tratta di un contenuto molto rilevante (non posso neanche dirti di cosa si tratta) pubblicato da un editore super importante sulla nostra cara crescita personale. Nome di fantasia come autore Mario!

Mario è un bravo professionista della consulenza psicologica ma non è uno psicologo, ci tiene spesso a dire di non chiamarlo dottore perché lui non è laureato. Tuttavia nella introduzione del suo lavoro lascia la parola ad un grande imprenditore che ha praticamente conquistato i più alti livelli mondiali, il quale inizia dicendo qualcosa del genere: “Mario mi ha aiutato tantissimo, attraverso tecniche innovative, come l’ipnosi ha parlato alla mia anima”.

Partiamo dicendo che l’ipnosi non è una tecnica innovativa ma è la madre di tutte le forme di psicoterapia, quindi è la nonna e non la figlia di questa famiglia di interventi… anzi è la capostipite. Poi continua: “Mi ha aiutato a liberarmi dei miei conflitti interiori riportando alla luce i traumi vissuti con mia madre”… e qui abbiamo un chiaro riferimento all’abuso di professione. E’ come se stesse dicendo: sono andato dall’osteopata e mi ha operato ad un ginocchio.

La gente che incontra quel contenuto però non ha la più pallida idea del fatto di trovarsi di fronte ad un abuso della professione e neanche che l’ipnosi (come viene descritta) non sia per nulla innovativa. Questo ovviamente in medicina accade più raramente (accade anche li ovviamente ma meno) perché è molto chiara la distinzione tra azioni mediche e non mediche, mentre tra interventi psicologici e non psicologici la distinzione è molto più blanda.

La confusione editoriale

La seconda storia come ti accennavo è invece esplicita, sappi che in quella di poco fa ho cambiato praticamente ogni cosa per non farti capire di chi si tratti. La mia storia è invece molto recente, appena è uscito il mio secondo libro mi sono fiondato nella libreria che conosco meglio, una qui a Padova. Vado subito nello spazio dedicato alla psicologia ma non vedo il mio libro, incontro un sacco di nomi di amici ma non il mio… allora mi avvicino al bancone e chiedo.

“Ma si certo che lo abbiamo, è arrivato da poco”, mi porta in una parte della libreria dedicata ad un misto di crescita personale anni 90 e spiritualità. Al che chiedo alla ragazza come mai si trovasse lì e lei mi risponde che quello è un libro divulgativo e loro li mettono lì, in realtà è successo qualcosa di leggermente diverso: tutti i libri di psicologi riconosciuti, per quanto mille volte più divulgativi del mio erano nella sessione “psicologia” e tutti quelli di “non psicologi” in quella dove era il mio libro.

Al che faccio notare questa cosa e la risposta è stata più o meno: “cavoli è vero, forse perché questo Gennaro Romagnoli non è psicologo?” ovviamente le ho risposto “no no è psicologo fidati”. “Ah che strano, eppure lo hanno messo qui”. Per curiosità la ragazza chiama un collega, il quale le conferma che li ci sono tutti i libri di “pseudo-psicologia” (usa esattamente queste parole) al che svelo l’arcano e rivelo la mia identità: “no ragazzi, Gennaro Romagnoli è uno psicologo, ne sono certo perché sono io”.

A quel punto loro ridono e si allontanano, come per dire “vabbè speravamo comprassi il libro ma ora sappiamo che non lo acquisterai” … questo è solo un piccolo esempio della confusione che può nascere da queste situazioni. Il problema non è nei miei confronti o nei confronti dei miei colleghi, il problema è nei confronti della gente che non mi conosce e mi trova lì e che magari trova il libro di qualche pseudo-esperto nell’altra (come ho potuto constatare con i miei occhi).

Insomma ragazzi si tratta di una vera e propria giungla dove a pagarne le spese non sono i miei colleghi ma l’intera psicologia, la quale è bistrattata da sempre e nonostante in questi anni stia diventando sempre più evidente la sua importanza, continuiamo a dare credito a chi ne sparla, propaganda le sanguisughe come tecniche moderne ecc.

Insomma fammi sapere cosa ne pensi… qui, sui social e nel video Extra che uscirà a breve approfondiremo ulteriormente questa tematica, che come puoi immaginare mi sta molto a cuore.

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.