Ti piacerebbe vivere “a gravità zero”? Cioè in un mondo dove ogni nostro movimento, dal più piccolo al più articolato, è in un qualche modo vissuto come senza sforzi? Lo so sembra una sparata ma se ci pensiamo bene, tutto ciò che abbiamo appena appreso richiede sforzi, dopo un pizzico di pratica quell’impegno cambia radicalmente. Oggi daremo un’occhiata da vicino a questo modo di vedere la preparazione personale…
Il meccanismo predittivo
Da quando hai iniziato a leggere questo post il tuo cervello ha iniziato a chiedersi: “ma posso davvero seguirlo subito tutto oppure è una perdita di tempo?” non solo, se mi stai leggendo dopo aver ascoltato la puntata c’è una parte di te che si chiede: “ne varrà davvero la pena?”. Insomma dentro ognuno di noi c’è una macchina previsionale in costante movimento, qualsiasi cosa si faccia è stato prima previsto con un certo anticipo dalla nostra mente. Potrà suonare come poco intuitivo ma questo meccanismo lo usa la vita da millenni per sopravvivere, si tratta di un meccanismo che ci consente di risparmiare energia e di conseguenza massimizzare la sopravvivenza.
Se sei abituato ad ascoltare le mie puntate e leggere il post probabilmente non ti sei neanche posto il quesito: “ne vale la pena” perché sai già di poterlo fare e forse sai di poterci trovare informazioni che giustificano questo dispendio energetico. Ancora una volta sembrerà strano ma tutto il nostro sistema nervoso si è evoluto per fare questo: gestire efficacemente il nostro budget energetico. Per farlo fa continue previsioni, le quali si basano sulle esperienze pregresse e sulle proiezioni costi benefici. Il nostro cervello però non è una semplice macchina predittiva che usa il calcolo base delle probabilità ma è una macchina bayesiana.
Questo termine strano arriva da Thomas Bayes, un matematico e filosofo dell’800′ che, tra le diverse cose, è diventato famoso per la nozione di probabilità condizionata. Detto in poche parole, quando aggiustiamo le probabilità che un determinato evento avvenga sulla base dei dati che raccogliamo. Quindi non si tratta di fare una singola probabilità delle cose, ad esempio affermare che se farò X allora avrò il 70% di ottenere Y ma di aggiustare X (la mia probabilità iniziale) sulla base di ciò che accade evento dopo evento. Chiedo scusa ai matematici per la pessima semplificazione ma è una cosa molto semplice: aggiorniamo le probabilità che qualcosa accada sulla base di ciò che accade.
Non facciamo previsioni a caso sul mondo ma le orientiamo in base a ciò che succede intorno a noi. Come una macchina a guida autonoma che aggiorna un percorso del proprio computer di bordo se trova la strada sbarrata. Nel compiere questo calcolo delle probabilità la nostra mente si accontenta della migliore scelta possibile in quel momento e in quel contesto. Una volta che abbiamo trovato la scelta buona, continuiamo a ripeterla per evitare di sprecare troppa energia. Questo porta alla cecità cognitiva, di cui abbiamo parlato molte volte x. (così come ad altri effetti come il senno di poi e molti altri bias).
Se hai ascoltato l’episodio forse adesso ti sarà più chiaro il perché è così rilevante questo aspetto predittivo. Perché è il modo con il quale noi organizziamo praticamente tutto nella nostra mente e anche nei nostri comportamenti. Le azioni che compi funzionano più o meno nello stesso modo attraverso un sistema previsionale e il tutto serve sempre per allocare efficacemente le energie. Per questo l’allenamento, il training, il cercare di migliorare noi stessi assume un significato molto più ampio, quello riassunto in una nota massima sportiva: “più sudi in allenamento e meno suderai in partita”.
E’ tutto qui…
Sì è tutto qui, se vuoi una vita a gravità zero devi allenare corpo e mente. Il che non significa che devi diventare un invasato di fitness o un esperto di psicologia ma significa che se fai il contrario, cioè ti disinteressi a questo genere di cose, la vita diventerà sempre più pesante! Hai capito bene, se non crei una riserva di muscoli, flessibilità e cognizione la vita diventa più dura. Ed è un meccanismo controintuitivo: la maggior parte della gente crede che per non stressarsi non dovrebbe aggiungere dell’esercizio fisico, non dovrebbe mettersi a leggere oltre ciò che già deve leggere per lavoro ecc.
Tutto ciò in realtà richiede qualcosa di ulteriore, non solo allenamento perché sappiamo che fa bene, ma consapevolezza che quell’addestramento è un investimento per il tuo futuro. E quando parlo di futuro intendo domani o tra qualche anno. L’allenamento fisico è qualcosa di indicativo da questo punto di vista. Tutto è in un certo senso movimento, una persona abituata a muoversi vivrà ogni azione della propria vita come meno faticosa e maggiormente interessante di chi non è abituato a muoversi. Questo sempre in virtù della macchina previsionale e del nostro budget energetico, se ti alleni fisicamente ogni azione verrà prevista dal tuo cervello come fattibile e meno stressante.
Sono le 22 e ti accorgi di colpo di non aver buttato via l’umido, non puoi farne a meno perché puzza e sai che se lo lasciarlo nel tuo bidone di casa non è la cosa migliore. Sai che dovrai fare 2 rampe di scale in discesa e 2 in salita (ammettendo che tu non prenda l’ascensore) e che percorrerai circa 1 chilometro tra andata e ritorno. Una bella gatta da pelare a quell’ora di sera, qualcosa che in base all’umore e al momento molti vedrebbero come una rottura di scatole. Insomma una piccola azione che può generare molto stress, in questo caso il livello di preparazione fisica potrebbe fare la differenza.
Se ti alleni e sei abituato a fare chilometri di corsa o a piedi con una certa frequenza, non appena ti metti a pensare che devi buttare via la spazzatura il tuo cervello avrà molto meno “stress da gestire“. Chiaro lo stesso varrebbe per una persona molto tranquilla e serena che pensasse “va bene, faccio una passeggiata” ma qui stiamo parlando di un livello di percezione che potremmo considerare inconscia. Questi calcoli su come allocare l’energia non li facciamo solo consciamente (“che palle devo fare tutta quella strada”) ma soprattutto inconsciamente.
Una delle citazioni che mi piace più fare non riguarda direttamente la psicologia ma la letteratura, ed in particolare si tratta di una famosa intervista che hanno fatto diversi anni fa ad Italo Calvino. La sintesi è questa, il giornalista chiede al noto scrittore di dare un consiglio ai giovani, lui ci pensa per qualche istante e risponde: “diffidate delle cose facili”. Sembra un ammonimento biblico, quasi a dire: devi scegliere la strada in salita mica quella in discesa. Sembra una sorta di morale per i più giovani ma in realtà è una sorta di segreto per raggiungere “la gravità zero” di cui ti sto parlando in questo episodio. Il che non significa che tu debba torturarti o negarti qualcosa ma significa che spesso le cose difficili portano più risultati di quelle facili.
Le cose difficili
Quando dico “fai le cose difficili e queste di daranno più risultati di quelle facili” non sto facendo riferimento a risultati concreti nella vita quotidiana. Cose come più denaro e successo ma intendo risultati a livello della tua personalità o carattere (chiamala come vuoi a anche noi psicologi abbiamo un po’ di confusione in merito). Fare le scale invece di prendere l’ascensore non ti darà più risultati nella vita quotidiana, forse anzi ti farà perdere un pizzico in più di tempo, però ti darà il risultato di sapere di poter fare quelle scale. Cioè che in caso di necessità sarai in grado di fare quella rampa di scale anche se l’ascensore è rotto!
E questa forma di piccola sicurezza ha la capacità di generalizzarsi e diventare la fantomatica autostima. Si hai capito bene, la famosa autostima, quando la prendiamo seriamente, notiamo che non è la capacità di stimarsi positivamente a caso. Ma è la consapevolezza di essere in grado di affrontare le cose della vita, e questa consapevolezza nasce da azioni che compiamo nel nostro quotidiano. Attenzione perché questo discorso può essere facilmente frainteso, tipo: “se non sono capace di fare le scale o di fare una corsa mica avrò meno autostima”. Certo non è una questione di prestazioni fisiche è una questione di sensazione di avere agency sul mondo che ci ciconda.
E la forma di agency più semplice e potente che abbiamo a disposizione è quella fisica. Ovviamente non è l’unica ma se per caso mi stai leggendo per la prima volta è di certo quella più semplice da considerare. Ed è davvero importante che si capisca che non sto parlando di fare cose assurde, come maratone estenuanti o leggere trattati di filosofia in latino. Ma sto parlando del semplice allenamento che ognuno di noi, in base al proprio punto di partenza può fare. Se mi segui lo sai, un po’ di esercizio fisico, un pizzico di meditazione ed una decina di pagine da leggere al giorno… non mi sembrano sfide pazzesche da affrontare.
Il segreto non è cercare di mettersi subito in gioco se magari non l’abbiamo mai fatto, ma farlo con assoluta gradualità. Quindi se per caso stai pensando che tu non hai il tempo di fare un pizzico di allenamento fisico, un pizzico di meditazione e di lettura, va bene! Inizia da una di queste cose, poco per volta e vedrai che naturalmente ti verrà voglia di fare di più. Allenarti con una certa frequenza ti farà venir voglia di mangiare meglio, questo a sua volta ti farà desiderare un sonno migliore ecc. Insomma gli adattamenti positivi sono “vischiosi” quasi quanto quelli negativi.
Questo è un meccanismo molto particolare: più facciamo una certa cosa e più andiamo in quella direzione. Semplicissimo ma se lo applichiamo agli aspetti della vita possiamo notare che più facciamo qualcosa di negativo (come le pessime abitudini che ognuno di noi può avere) e più aumenta la probabilità di fare quelle cose. Lo stesso per fortuna vale per le cose positive, più le facciamo e più ci viene voglia di farle. Tra queste due spinte serve equilibrio: infatti anche le cose positive se esagerate possono diventare negative, se ti alleni troppo o sei troppo fissato con l’alimentazione non stai migliorando la tua vita ma la stai restringendo.
Stress e consapevolezza
Se c’è forse una costante in tutto ciò è il tema della consapevolezza! Seguimi perché questa parte è davvero importante: ogni giorno noi siamo più o meno chiamati a fare cose che non amiamo, cose che potremmo ritenere difficili. E molto spesso le affrontiamo tappandoci il naso, cioè cercando di minimizzare gli stati negativi che viviamo mentre compiamo quelle azioni. Se in quel momento, mentre siamo chiamati a “portare la spazzatura fuori”, lavare i piatti o qualsiasi altra cosa non ti piaccia o che tu possa ritenere difficile te ne accorgi… puoi cambiare tutto!
Lo abbiamo visto diverse volte qui su Psinel: una cosa è subire uno stress ed un’altra è andarselo a cercare. Nel primo caso lo stress diventa negativo (distress) nel secondo caso può trasformarsi in stress positivo (eustress) che ti rende più forte. Ecco la chiave del mio discorso: se ogni volta che ti ritrovi a fare qualcosa di difficile o stressante inizi a vedere anche il tuo apporto intenzionale, ed inizi a metterlo in atto, questo trasforma l’esperienza in qualcosa di fortificante. Immagina di essere in stazione ad attendere l’ennesimo treno in ritardo, sarai arrabbiato e frustrato da tutto questo, ma se in quel momento pensi: “ok è una difficoltà, sono qui e mi tocca aspettare. Questo mi renderà più paziente (mettici la qualità che preferisci)” questo ti aiuta.
Non ti aiuta solo per il fatto che ristrutturi il significato della situazione da negativa a positiva. Non è questa la vera chiave anche se contribuisce a migliorare il tuo modo di affrontare gli eventi difficili, la chiave è la consapevolezza. Devi accorgerti di essere in quella situazione per iniziare a decidere di andare “verso” invece che sfuggirvi (ne abbiamo parlato bene in questa puntata x). Questo atteggiamento se protratto farà si che la volta successiva, la volta in cui ti ritroverai in una difficoltà simile sarai maggiormente in grado di accoglierla e affrontarla.
Come forse avrai notato dico accogliere e affrontare e non solo affrontare, perché? Perché affrontare a testa bassa, senza il renderci conto di come stiamo in quel momento ci impedisce di fare il cambio di atteggiamento mentale necessario. Lo so che sembra una supercazzola filosofica ma ti assicuro che non la è: chiaramente se affronto qualcosa è perché me ne sono accorto ma non vorrei che confondessi ciò che sto dicendo con l’atto di agire per sfuggire. Vedo che il treno è in ritardo e mi rifuggo nel cellulare per distrarmi o chiamo un amico (va benissimo) ma se prima osservi un pizzico quella sensazione di frustrazione, semplicemente osservandola, la cosa è ancora più efficace.
Anche la consapevolezza, così come la forza e la flessibilità del corpo e la nostra capacità di gestire noi stessi non sono cose date! Lo so che nasciamo meravigliosamente flessibili e zeppi di neuroni ma la realtà è che noi “ci costruiamo ogni giorno”! Questo può anche spaventare ma è abbastanza evidente. Personalmente sono affascinato dal fatto di poter agire gradualmente su me stesso, di poter in parte decidere cosa voglio coltivare dentro di me. Giuro che per un po’ di tempo metterò da parte questi temi ne ho parlato davvero troppo… ma non mi stancherò mai di ricordartelo:
Una vita degna di essere vissuta è una vita fatta (anche) di impegno!
Genna