Esistono 4 domini della nostra mente (o meglio del sistema mente-corpo) che agiscono in modo (più o meno) sottile in ogni istante, anche adesso. Conoscerli e capire come gestirli aumenta la consapevolezza delle nostre risorse interiori, ci aiuta a capire come e cose dovremmo allenare e soprattutto ci rende delle persone migliori da qualsiasi punto di vista. Vedremo questi 4 temi come se fossero 4 abilità, migliorare anche solo del 2% in ognuna di esse può letteralmente cambiare la vita… in meglio!

I 4 Domini della mente

Non è stato facile attribuire un nome a questo episodio, un titolo che attirasse l’attenzione ma senza esagerare. Così abbiamo optato per questo nome “meccanismi” e poi “domini”, insomma non è facile… soprattutto perché in mezzo c’è il termine “mente”. La quale viene spesso identificata come una parte etera, che non appartiene al corpo, quella res cogitans cartesiana staccata dalla materia. Ma guarda caso il primo dominio di cui parliamo è la consapevolezza del corpo. Quindi metto subito le mani avanti affermando che la mia visione non è dualista … la mente per me è nel corpo, anzi corpo e mente sono la stessa cosa (il che non significa che puoi farti spuntare un terzo braccio con la forza del pensiero ;-)).

Fatta questa doverosa distinzione i 4 domini sono aspetti che riguardano direttamente la nostra realizzazione personale. Sì perché un altro aspetto che caratterizza Psinel è tratto da una visione che nasce nel cuore dei movimenti intellettuali di metà 900′, la psicologia umanistica (che un tempo chiamavamo del potenziale umano ma poi c’è stata tutta una lunga storia con le sette, storiacce). Chiunque si sia mai interessato minimamente al campo della psicologia avrà sentito parlare della piramide dei bisogni di Abraham Maslow, (che come abbiamo visto qui non era una vera e propria piramide).

Maslow, come molti altri autori, era convinto che una delle spinte naturali dell’essere umano fosse quello rivolto alla crescita e alla auto-realizzazione. Quindi non solo aggressività e sessualità alla Freud ma anche una tendenza a volersi migliorare. Ed è su questa scia che è nato quella che oggi viene definita crescita personale. Ecco questi 4 domini possono essere visti sia dal punto di vista del miglioramento personale e sia da moltissimi altri punti di vista (sociale, clinico, ecc.), oggi li abbiamo esplorati da molte prospettive.

Infatti quando le cose filano lisce non pensiamo quasi mai a questi domini: quando il corpo sta bene non ci pensiamo, quando le emozioni non si dis-regolano (non ci pensiamo affatto), quando l’attenzione ci consente di portare avanti le nostre attività (non ci pensiamo) ed infine, la nostra identità e come ci percepiamo idem. Non è una cosa strana tutta la fisiologia sembra avere questa propietà: fino a quando ci sostiene tendiamo a dimenticarcene, ed è anche per questo che aspetti come la crescita personale e la prevenzione sono spesso così snobbati dalla maggior parte delle persone.

Per fortuna le cose funzionano anche al contrario: ti è mai capitato di sottovalutare i benefici di una certa pratica prima di attuarla? La gente prima di iniziare a fare una qualsiasi attività fisica tendono sempre a sottovalutarla. Se non ti alleni da anni ed inizi tutti i giorni a fare anche solo i famosi 10000 passi, in poco tempo sentirai dei benefici. Se non hai mai praticato la meditazione e cercato di regolare emozioni e attenzione intenzionalmente dopo poche ore di pratica potresti percepire benefici mai riscontrati prima (non è una esagerazione anche se non capita a tutti) ecc.

Indagare la mente

Non è un caso che questi 4 domini vengano fuori dalla ricerca scientifica sulle pratiche di meditazione. Le quali sembrano proprio rivolgersi ad aspetti di base, che tendiamo quasi a dare per scontati nella vita quotidiana. Ma guarda caso sono proprio i pilastri di come funziona la nostra attività mentale (anche per questo li abbiamo chiamati: mentali) si tratta dei fondamenti, i quali sono proprio quelli che vengono più comunemente snobbati. Anzi direi che abbiamo quasi una sorta di cecità ai fondamenti, qualcosa che mescola assieme la tematica della “fallacia del talento” con la fissità cognitiva e altri meccanismi.

Quando ascoltiamo un musicista che si esibisce su un palco incantando migliaia di persone, tendiamo a dimenticare diverse cose: la prima è tutto lo sbattimento che ha dovuto fare per raggiungere quella maestria. Non a caso quando vediamo una persona molto brava a fare qualcosa ci fa immediatamente percepire quelle azioni come se fossero facili. Se guardi un pianista professionista mentre suona Mozart o uno alle prime armi vedrai due cose totalmente diverse, il primo sembra calmo, rilassato e si muove agilmente il secondo è tutto teso ed intento a non sbagliare… quale dei due ti fa sembrare più semplice il gesto?

Ovviamente il primo ma se dovessimo immaginare la fatica profusa per arrivarci, ecco che la sensazione di “facilità percepita” scenderebbe immediatamente! “Ok guarda che bravo, chissà quante ore di fatica su quei tasti”. Un altro aspetto invisibile ad occhio nudo è il fatto che quel bravo pianista, molto probabilmente, spende (e ha speso) un sacco di tempo a fare alcuni esercizi di base (i rudimenti) che magari ha appreso 30 anni prima. Quando vediamo un professionista bravissimo lo immaginiamo mentre fa solo cose assurde complicatissime quando invece, oltre a quelle cose complicatissime, fa anche spesso cose di base!

Questi 4 domini o “modalità di intendere la mente“, sono anche quattro abilità che possiamo coltivare. La cosa interessante è che si sostengono vicendevolmente, proprio come ogni fondamentale riesce a fare, nel campo dello sport correre è un fondamentale. Non conta che sport tu faccia ma la resistenza, la forza, la velocità e la coordinazione necessari per correre saranno utili praticamente in qualsiasi disciplina (non in tutte allo stesso modo ovviamente). Tendiamo invece spesso a cercare i trucchi, gli stratagemmi che ci facciano sentire più forti e in gamba, non è un caso che le persone con meno risultati in palestra siano quelle che si preoccupano più degli integratori che degli esercizi.

Lo stesso succede in terapia, arriva una persona che ci racconta che ha tutta la vita sfasciata dalla patologia: non esce di casa perché ha forti attacchi di panico, non riesce a vedere o ascoltare nulla che possa turbarla, non riesce neanche a fare una telefonata, ecc. Magari quando le diciamo di lavorare su quegli aspetti si ferma e dice: “Eh no dottore, io voglio lavorare sulla mia autostima mica su quelle cose”. Come se esistesse una roba magica che si chiama autostima che una volta aumentata migliorasse tutto il resto o peggio, come se l’autostima si potesse coltivare stando seduti nella stanza della terapia senza mai uscire di casa ecc.

Gli specchietti della moto e le scorciatoie

Quando ero ragazzino c’era una gran moda di truccare il proprio motorino e la propria moto per renderla velocissima e unica. Un modo adolescenziale per affermare se stessi pre era digitale. Oltre ad essere una pratica poco legale era anche piuttosto costosa e quindi i ragazzi partivano da piccole cose, come ad esempio: “togliamo gli specchietti così la moto è più bella ma soprattutto è più aereodinamica, andrà più forte”. Si magari si guadagnava mezzo chilometro all’ora e forse era vero, alcune moto erano più belle senza specchietti ma in realtà nel bilancio costi-benefici era una cavolata enorme: non potevi più guardare indietro per avere un ritorno in velocità ridicolo.

Ecco questo è ciò che succede quando le persone cercano di migliorare se stesse, invece di lavorare su come si vedono o su come gestire se stesse vogliono conoscere: le tecniche di comunicazione per apparire più forti ed intelligenti. Invece di lavorare su quelle piccole o grandi paure, vogliono conoscere il segreto per sentirsi sempre motivati ecc. E quando un professionista come me gli mostra che senza quel tipo di lavoro è come “togliere gli specchietti” si adirano e pensano cose del tipo: “lo dici solo perché sei psicologo e punti tutto sulle cose difficili e sui temi della patologia, io cerco uno che mi faccia migliorare mica che mi curi”.

Queste persone confondono i termini (la semantica) con la realtà, convinti che se una paura viene invece chiamata “mancanza di autostima” siano due cose diverse. Ma perché facciamo così? I motivi sono molti ma il principale riguarda come funziona il nostro cervello, che come dovresti sapere ama le strade più semplici. Di fronte ad una strada difficile, con pochi risultati immediati ed una semplice con risultati immediati, sceglie quasi sempre questa seconda. Mettere da parte i soldi per lavorare sul motore è una cosa faticosa che richiede tempo, togliere gli specchietti non richiede quasi nessuno sforzo!

Il nostro cervello adora questo tipo di scorciatoie ed è per questo che il mercato del miglioramento personale ne è zeppo. Non è solo questione di ignoranza o di confondere “le varie psicologie” ma è questione di preferenze personali. In un mondo sempre più comodo ci sembra assurdo, inutile e a volte crudele doversi sbattere per ottenere un risultato. Spero non si legga troppo paternalismo in ciò che affermo, non sto dicendo che siamo tutti diventati dei bamboccioni pigri, sto affermando invece che tale tendenza esista praticamente da sempre!

Sembra assurdo pensarlo vero? Eppure quando analizziamo poemi antichissimi come quelli Omerici scopriamo che gli Dei, oltre a non fare praticamente nulla tutto il giorno se non divertirsi bere e mangiare, avevano a disposizione delle specie di robot. E oggi che la rivoluzione tecnologica ci mostra sempre più oggetti simili la gente pensa che siamo impazziti, ma la verità è che il sogno di non doversi più sforzare è antichissimo, è addirittura biblico. Dalla cacciata del Paradiso terreste sappiamo che Adamo ed Eva dovranno: guadagnarsi il pane con il sudore della fronte. Questo implica una cosa: quando tutto è divino non c’è sforzo e non c’è impegno.

La cultura di base

Ti racconto queste cose perché le ritengo più importanti del tema di oggi, anzi stanno alla base di tutto. Non stiamo crescendo le generazioni di persone più pigre del mondo, siamo noi che siamo fatti in questo modo perché anticamente chi riusciva a risparmiare e gestire al meglio le proprie risorse, sopravviveva maggiormente. E’ una legge naturale: anche i nostri animali domestici che se lasciati in strada avrebbero un corpo invidiabile nelle nostre case diventano opulenti e obesi. Ma a noi esseri umani c’è una cosa in più a pesare, il tema della cultura, dove chi si sbatte è essenzialmente: un secchione, uno sgobbone, uno che non ha doti, uno povero che deve lavorare per vivere ecc.

Uno figo invece è un tizio che non ha bisogno di studiare e va bene a scuola, uno che non ha bisogno di sbattersi perché è così intelligente e amato che trova il posto di lavoro che ama. Uno che non deve quasi lavorare per vivere, perché è nobile e le persone di alta estrazione non dovrebbero sporcarsi le mani ecc. Sembrerà assurdo ma queste faccende ci influenzano. Così come ci ha influenzati la storia biblica della cacciata dal paradiso: è una cosa brutta sbattersi. Peccato che tutta la vita sia sbattimento da un certo punto di vista, e solo sbattendoci diventiamo progressivamente più abili riuscendo a creare nuove abilità che ci consentiranno di sbatterci leggermente meno (ma per farlo bisogna sbattersi, ecco il paradosso).

Faccio un ultimo esempio e poi concludo: qualche tempo fa mi sono ritrovato a parlare con un amico della enorme possibilità che tra 10 o 20 anni avremo tutti dei robot che faranno un sacco di cose. Era almeno il 2018, molto prima che uscissero tutte le moderne diavolerie della robotica (esistono ad oggi modelli di robot da 20000 dollari che si possono acquistare), tuttavia il pensiero era semplice: da vecchi non avremo bisogno di una badante perché avremo un robot. Chiacchierano abbiamo prima accarezzato la confortante idea che saremmo potuti diventare vecchi in qualsiasi modo: “cosa me ne frega se non so alzarmi dal letto da anziano, tanto ci sarà la tecnologia a farlo per me”.

Ma poi, continuando a discutere siamo arrivati entrambi alla stessa conclusione: se non ci alleniamo adesso, siamo coetanei e quell’anno avremmo compiuto 40 anni, a 60 anni di certo ci sarebbero stati i robot ma noi avremmo avuto l’aspetto di 2 ottantenni! Ora detto questo, le modalità della mente che abbiamo preso in esame possono essere viste come 4 domini da mantenere in forma nel corso della nostra vita per avere una mente che funzioni bene per sempre. Si perché tra le altre cose le nostre capacità cognitive, quando tutto fila liscio, sono tra le ultime cose a salutarci ma non è detto che restino intatte fino alla fine.

Dedicare del tempo al rapporto con il corpo, alle emozioni, a come ci percepiamo ecc. sono tutte cose che nel lungo andare ripagano. Sono investimenti: così come allenare il corpo, mangiare bene sono investimenti sulla salute fisica quelli elencati sono fondi di investimento per il nostro cervello. Il ritorno su questi investimenti è gigantesco, come un fondo con un interesse composto, se lo lasciamo li 2 anni non succede niente ma se risparmiamo per 20 le cose cambiano radicalmente. Inizia ad investire su questi 4 domini con la pratica della meditazione e torna qui tra 1 o 2 anni… sono certo che mi ringrazierai.

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.