Tu visualizzi? La risposta a questa domanda è quasi sicuramente “si”, anche i non vedenti hanno forme di visualizzazione. In altre parole tutti in modo conscio o inconscio, creiamo rappresentazioni visive del mondo dentro la nostra testa.

Come abbiamo visto tante volte la mente è una sorta di simulatore che cerca di prevedere cosa accadrà nella realtà. Per farlo si avvale delle sue precedenti conoscenze sul mondo e le proietta nel futuro sotto forma di discorsi che facciamo a noi stessi, sensazioni e soprattutto immagini.

Nella puntata di oggi vediamo come funziona questa visualizzazione e come utilizzarla in modo proficuo nella nostra vita… e anche cosa evitare di fare:

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Il banco di prova

Che tu lo voglia o meno, quasi in ogni istante della tua vita, produci immagini mentali sul mondo che ti circonda. Queste immagini servono per simulare ciò che ti circonda al fine di anticipare la realtà per assicurarti una maggiore probabilità di… indovina? Esatto, sopravvivenza! Lo so è arido come concetto ma rende bene l’idea del perché simuliamo di continuo.

E’ una sorta di banco di prova che tutti abbiamo sperimentato: se hai dovuto affrontare esami importanti nella tua vita, scommetto che i giorni precedenti alla prova hai continuato a creare scenari mentali di come sarebbe potuto andare. A volte in modo quasi inconscio ma molte altre in modo consapevole.

Come abbiamo visto nella puntata su “ordine e disordine nei pensieri” tali immagini però non sono così lineari come ci aspetteremo. Nel senso che sono talmente tante e a volte, talmente contradittorie, da non essere sempre in linea con i nostri desideri. Così prima di un esame potresti immaginare sia di trionfare di fronte a tutti e sia di non riuscire a proferire parola.

Questo dato tratto dal tema della simulazione e dell’ordine e disordine è centrale per comprendere come viene vista oggi la “visualizzazione” rispetto a soli pochi anni fa. Dato che sembrava incredibile che la creazione di immagini mentali potenti potesse influenzare il nostro comportamento i primi che se ne sono occupati hanno iniziato quasi a “temerle”.

Nel senso a credere che una cattiva produzione di immagini mentali fosse un problema e se la mappa “non è il territorio” allora tanto peggio per il territorio: “noi costruiremo mappe migliori del territorio stesso”. Questo ha condotto molte persone a creare training complessi per la visualizzazione efficace. Cosa come vedremo non sbagliata ma con un presupposto non troppo potenziante.

Cosa fa la visualizzazione intenzionale nella nostra mente?

Creiamo un sacco di rappresentazioni sul mondo che ci circonda, lo facciamo in modo assolutamente spontaneo. Tali simulazioni si basano sulle nostre precedenti esperienze, sui nostri desideri, aspettative, motivazioni ecc. Oltre al fatto che lo facciamo per adeguarci a ciò che accade intorno a noi, se trovi la strada chiusa per andare a lavoro, la tua mente crea subito un’alternativa.

Secondo molti ricercatori le rappresentazioni mentali precedono il nostro linguaggio, non solo perché i bambini prelinguistici sembrano possedere chiare rappresentazioni mentali ma perché le posseggono anche animali di altre specie (si anche noi siamo animali). Quindi in realtà non ci dovrebbero essere problemi nel creare immagini intenzionali per migliorare la nostra vita, vero?

No, non è vero! Il problema più grande è credere di poterle controllare come se gestissimo un editor di immagini sul computer. Come abbiamo visto il nostro computer interno crea rappresentazioni su tutto e molte volte anche contrastanti, solo che alla nostra coscienza, quando tutto fila liscio, emergono solo quelle “buone”.

Per “buone” non intendo positive ma intendo quelle che solitamente ci hanno portato buoni risultati nel passato. Quelle che usiamo con maggiore frequenza e che, per tale motivo, sono anche quelle maggiorente disponibili nella nostra “scrivania personale delle immagini”. Questa scrivania prende il nome di memoria di lavoro, se conosci l’argomento hai già capito a cosa mi riferisco.

E’ come se avessi una casa tutta disordinata ma nonostante ciò tendessi ad utilizzare sempre le stesse cose, non tanto perché sono le più utili ma perché sono quelle più visibili, più “a portata di mano”. Ed ecco cosa fa la visualizzazione intenzionale: aumenta la probabilità che tu scelga una certa rappresentazione mentale rispetto ad un’altra. Ma non controlla, cancella o “edita” le immagini meno produttive.

Non sei le tue immagini

Quando si lavora con la visualizzazione intenzionale (da ora in poi la chiamiamo amichevolmente VI) dobbiamo sempre tenere a mente che si tratta di previsioni sul mondo, di simulazioni e non di verità che ci arrivano dal profondo della nostra mente. Questo è uno degli errori principali, il nostro identificarci con tali immagini.

Così come abbiamo visto in generale per i pensieri identificarci eccessivamente con essi è pericoloso, perché iniziamo a credere che siano più importanti le nostre simulazioni rispetto al mondo. Questo può essere utile in alcuni contesti specifici ma in generale è deleterio, perché ci porta a non accettare le cose che ci accadono e ad edulcorale di continuo con la fantasia.

Si, quando parliamo di fantasia intendiamo proprio la capacità di attingere alle proprie simulazioni del mondo in modo nuovo e creativo. Ma tale possibilità viene bloccata se pensiamo che le cose debbano andare esattamente come le abbiamo immaginate. O quando non riusciamo ad accettare che le nostre previsioni sembrino essere sfalsate rispetto agli eventi.

Tali rappresentazioni non sono influenzate solo dalle tue aspettative e dalle tue motivazioni e bisogni, ma anche dalla tua cultura di appartenenza, da ciò che hai appreso nella tua famiglia, da ciò che leggi, guardi in rete e in tv, insomma praticamente da tutto. Infatti se hai spesso a che fare con contenuti visivi per te sarà più semplice usare la VI rispetto ad altre persone.

Questa capacità di renderci conto che ciò che ci passa per la testa non è una sorta di destino o il rigurgito del nostro inconscio che dobbiamo sempre e necessariamente seguire, è il sale della flessibilità cognitiva. Si, in parte anche i miei colleghi con concetti di inconscio astrusi hanno fomentato il bisogno di controllo del nostro mondo interiore, spesso creando danni invece che liberando le persone.

Lascia che mi spieghi meglio…

Uno dei danni peggiori che hanno fatto le religioni (per quanto mi riguarda) è stato quando hanno iniziato a dire cose del genere: “stai attento a cosa pensi, perché il pensiero è il seme dell’azione e dei tuoi comportamenti”. Questa frase che spesso viene attribuita all’oriente ha in realtà radici molto forti anche da noi con il “peccato di pensiero”.

Quando la Chiesa ha iniziato ad affermare che possiamo peccare anche con il pensiero ha iniziato a distruggere la nostra capacità di pensare liberamente. In realtà lo facciamo da SEMPRE e sai perché? Perché non avevamo le categorie conoscitive per spiegare il nostro teatro interiore che veniva prima preso come manifestazione divina su cui non avevamo alcun potere.

Poi è stata presa come manifestazione negativa del nostro mondo, come una sorta di “demone interiore” ed infine come inconscio oscuro e misterioso, in grado addirittura di far ammalare le persone se non espresso a dovere. Ovviamente c’è un pizzico di verità in ognuna di queste interpretazioni ma di certo oggi diamo per scontato ciò che un tempo era ritenuto quasi eretico:

Il fatto di sapere che la nostra mente èlì per aiutarci e suggerirci, come una sorta di strumento che ci aiuta a fare ciò che desideriamo o che siamo chiamati a compiere. Lo so che oggi può sembrare scontato ma fino a qualche secolo fa non era scontato per nulla. Sentimenti, insight ed idee creative venivano viste come manifestazioni “teiste o magiche”.

Se avessi fatto in pubblico “il gioco del limone” (quello che hai ascoltato nella puntata) qualche secolo fa, sicuramente qualcuno avrebbe pensato che stessi usando qualche stregoneria. Se l’avessi fatto qualche millennio fa qualcuno avrebbe pensato che fosse opera “degli Dei” e avanti così. Dobbiamo aspettare il secondo millennio (d.c) per attribuire quell’effetto al cervello!

Le idee si trasferiscono sul corpo

Dobbiamo ringraziare gli studiosi di ipnosi per arrivare a formulare ipotesi così ardite da affermare che una semplice idea, tenuta in mente, potesse avere un effetto diretto sul corpo (come “il limone”). Ci sono stati molti precursori ma sono stati i primi ipnotisti a collegare la produzione intenzionale di immagini con i cambiamenti fisiologici.

Un termine molto particolare che forse hai letto da qualche parte e che oggi è entrato a pieno titolo nel campo della medicina è: ideoplasia. Cioè proprio la capacità della mente di agire sul corpo, spesso i medici lo inseriscono quando non trovano una causa organica diretta del problema.

In Italia abbiamo avuto grandi ipnotisti, essendo noi così vicini alla patria della prima ipnosi (la Francia con Mesmer): Franco Granone che coniò il termine “monoideismo plastico”. Intendendo con ciò l’effetto che aveva sul corpo il tenere a mente una sola idea, una sola immagine mentale focalizzata ed intenzionale.

In realtà se cerchi “ipnosi” qui su Psinel troverai un sacco di argomenti correlati a questo, alcuni anche molto sorprendenti come piccoli giochi che indicano quanto sia potente l’immaginazione sulle nostre azioni. Un po’ come il limone della puntata o come gli esercizi di auto suggestione che abbiamo postato negli anni.

Nel Qde di oggi parleremo di alcuni di questi fenomeni sorprendenti e li metteremo in relazione alla visualizzazione. Tema sconfinato che necessita di ulteriori approfondimenti per essere colto al meglio.

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.