Ciao,

ipnosi e meditazione sono la stessa cosa oppure si tratta di “cose diverse? Questo argomento che pare di facile soluzione nasconde una piccola grande verità. Se mi segui da un po’ di tempo sai che sono diventato un “fan della meditazione”, ovviamente senza mai mettere da parte lo strumento che mi permette e mi ha permesso di aiutare tante persone,l’ipnosi. Questo argomento gira intorno ad una strana domanda: lasciar vagare la mente è un bene o è un male?

L’hai ascoltato? Allora è meglio far vagare la mente oppure no? In un recente studio condotto da Jian Xu e coll. ci si poneva proprio questo tipo di quesito. Così gli scienziati hanno voluto testare quelle che a loro dire sarebbero le due forme più note di meditazione: una basata sulla piena e completa concentrazione ed una seconda invece basata sul lasciar scorrere i propri pensieri.

Come ti raccontavo “molti post fa” il secondo tipo di meditazione è del tutto simile alla auto ipnosi moderna. Non mi riferisco a quelle boiate dove si pensa di riuscire ad “auto-programmarsi”….se anche tu come me hai avuto la brutta esperienza di averci a che fare hai perfettamente intuito a cosa mi riferisco. Ma parlo di quel tipo di ipnosi che si basa sulla associazione e ri-associazione dei nostri contenuti mentali…

questo tipo di “ipnosi”, portato avanti da famoso Milton Erickson, è la moderna psicoterapia ipnotica. Dove si raccontano storie e metafore per fare in modo che la mente possa vagare semi-liberamente all’interno di un contesto creato dal professionista.

In questo tipo di approccio, il vagare della mente è visto positivamente, come una sorta di mini trance ipnotica naturale…la every day commontrance ipotizzata da Rossi ed Erickson.

Secondo questo approccio, durante i nostri bei Day dreaming (sogni ad occhi aperti) noi lasciamo chela mente vaghi libera e questo ha un doppio effetto:da un lato ci permette di entrare in uno stato che si potrebbe chiamare di “assorbimento” o meglio di dissociazione dalla realtà esterna.

Dall’altro questo lasciar correre i pensieri ci porterebbe di facilitare quel processo riassociativo che sta alla base della psicoterapia ipnotica.

Così i nostri scienziati quando hanno messo sul banco di prova i due tipi di meditazione si sono resi conto che quella basata sulla concentrazione, era del tutto simile a quando stiamo facendo qualcosa di impegnativo che richiede la nostra attenzione.

Mentre, al contrario, hanno notato delle differenze significative dallo stato naturale di coscienza, in quella meditazione dove era possibile lasciar scorrere i propri pensieri.

I ricercatori hanno così concluso che il metodo migliore per meditare sia quello che permette alla mente di correre liberamente. Anzi i famosi scienziati vedono la mindfulness come un primo tipo di meditazione mentre sono qui a dirti il contrario.

Se è vero che all’inizio è necessario allenare l’attenzione in modo che resti fissa in un punto, via via che l’alleniamo lei diventa sempre più flessibile fino a per metterci di restare nel presente mentre osserviamo i nostri pensieri scorrere.

Infatti uno degli esercizi avanzati di minfulness èproprio il lasciar andare i pensieri ed accettare ognicosa che arriva, anche la peggiore ed in alcuni casidi richiamare proprio specifici pensieri ed emozioni,come abbiamo visto in passato.

E’ proprio questo stato di disidentificazione a permetterci di fare un buon lavoro su noi stessi. Non è solo la capacità di restare nel presente o di non giudicasi, anche se queste due fanno tantissimo…

…ma è anche la capacità di osservare ciò che accadere stando per così dire “in disparte” senza farci in un qualche modo catturare dai nostri contenuti mentali. Come nella nostra metafora del fiume:

Quando inizia meditare è come se fossi sempre in acqua e dovessi per così dire schivare i tuoi contenuti che arrivano ad altissima velocità ed intensità. Via via che ti addestri, diventa sempre più facile schivarli fino a quando riesci a restare sulla riva…

…di tanto in tanto qualche pensiero ha il potere di trascinarti nell’acqua, ma a furia di ritornare sulla riva diventa sempre più facile rimanervi. Al punto che, si riesce ad osservare pienamente la propria attività mentale senza esserne coinvolti.

E da qui iniziano i veri miracoli della meditazione, infatti osservare i propri pensieri ed emozioni non ti permette solo di effettuare una “esposizione” ai tuoi contenuti mentali, ma soprattutto di diventarne consapevole…

…è il primo passo per il loro cambiamento e per il loro miglioramento. Lascia che mi spieghi meglio:immagina di voler apprendere come gestire la tua rabbia (o qualsiasi altra emozione) la prima cosa da fare affinché qualcuno ci riesca è che se ne renda conto.

Ma questo non basta, non basta sapere che si è inclini alla rabbia per smorzarla…una delle cose più utili è rendersene conto mentre sta accadendo in modo da poter mettere in atto alcune strategie…

…fra le più note c’è il contare da 1 a 10 così come il cercare di allontanarsi dall’oggetto che ci spinge alla rabbia. Il semplice “notare quando accade” può da solo già migliorarci tanto…ma perché?

Perché incide sull’automatismo che abbiamo creato. Se ad esempio stai per fare un gesto sportivo che hai appreso quando eri piccolo, più diventi per così dire “consapevole” prima di farlo e più diventi aperto ad una sua modifica

…tanto che, quando ci porti l’attenzione a caso (per non dire a “cazzo”) rischi di influire negativamente con le tue performance. Se dici ad un calciatore di diventare cosciente quando entra in area lo stai ostacolando, influendo sul suo automatismo.

Lo stesso accade mentre mediti, diventi sempre meno schiavo di quei processi automatici e questo ti permette di “giocare in una realtà virtuale”…

…ti permette di esporti anche ai tuoi contenuti peggiori e che di solito non osserveresti per la loro forza. In altre parole ti da un punto di vista privilegiato in cui puoi disattivare per qualche istante i tuoi “piloti automatici” e allo stesso tempo ti permette di creare uno stato di “tranquillità presente” da cui poter osservare anche i contenuti più brutti che possono emergere durante la meditazione.

In questo modo operi una “esposizione ai tuoi contenutimentali”, qualsiasi essi siano e di qualsiasi qualità. Mafarlo non è facile e la condizione resta la pratica…ecco la mia “ricetta personale”:

 

1) Bodyscan: la cosa più semplice e veloce che puoi fare è il bodyscan, qui su psinel ne trovi due in audio, che sono la meditazione olistica e la meditazione della montagna. Con entrambe queste meditazioni formali, cioè da fare tutti i giorni con regolarità, si può apprendere come osservare i propri pensieri ed emozioni traendo vantaggio dalla nostra mente vagante.

2) Meditazione informale: porta la tua attenzione nel quotidiano, ogni volta che te ne rendi conto. Per farlo bene, secondo me, è utile fare un po’ di pratica formale prima…o delle piccole esperienze non formali come la meditazione del cibo e quella camminata.

3) Il respiro: prestare attenzione al respiro è qualcosa di un po’ più difficoltoso perché la attenzione stessa rischia di guidarlo o di modificarlo. Il mio consiglio è di partire dai “3 minuti di respiro” per aumentare con gradualità. Alcuni si sentono più velocemente a proprio agio con il respiro, ma non tutti.

4) Accettare tutto ciò che accade: sia mentre respiri e sia mentre porti attenzione ad una parte del tuo corpo.Accettare è alla base di tutte le altre pratiche ma per creare quel “sè come contesto” è bene prima essere allenati con le pratiche precedenti, in modo da riuscire a disidentificarti.

Ricapitolando: mentre nell’ipnosi ci serviamo di quel potere associativo del proliferare di pensieri,attraverso “suggerimenti” che permettano unari-associazione dei contenuti mentali. Nella meditazione invece ci limitiamo ad osservare che cosa succede dentro di noi…e questo modo di osservarci ci cambia, forse nel modo più naturale possibile.

Attenzione per quanto riguarda  la psicoterapia ipnotica sono convinto che rimanga una delle forme più efficaci per aiutare le persone. Ma invece, per quanto riguarda la “auto-ipnosi”penso che sia davvero difficile da apprendere e da utilizzare con profitto… mentre questo livello di meditazione, anche se difficile da raggiungere…

…è a mio parere il più potente strumento di crescita personale che tu possa utilizzare se desideri migliorarti e conoscere te stesso.

Sei un “sostenitore dell’auto-ipnosi?” prova le meditazioni che ho linkato tra i consigli, unica condizione è la frequenza…tutti i giorni per almeno 4 mesi. Scegli un audio e ti lasci guidare dopo un po’ di ascolti inizi a farlo senza audio.E poi torna qui a raccontarci come ti senti 🙂

Ti invito a cliccare su mi piace e a farmi tuttele domande che “ti saltano in mente”…

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.