Alzi la mano chi non ha mai affrontato una discussione difficile e impegnativa! Scommetto che in questo periodo particolare sia capitato un po’ a tutti a meno che non viviate chiusi in casa o siate la reincarnazione di Gandhi.

A parte gli scherzi le discussioni difficili sono spesso all’ordine del giorno nella vita di molti ma ciò a cui facciamo riferimento in questo episodio non è “la difficoltà a discutere” ma è discutere di “temi difficili”: aborto, caccia, sanità ecc.

Come ci si comporta in questi casi? Un professore americano lo sta facendo per noi da anni… ecco cosa ne ha tratto:

Temi difficili

Hai voglia di litigare con qualcuno? Allora vai al bar e tira fuori un tema scottante e ti sorprenderai delle opinioni che ti circondano, anche quelle di chi pensi di conoscere molto bene. E’ ciò a cui stiamo assistendo in questi ultimi mesi a causa dell’emergenza sanitaria che stiamo attraversando.

Già il fatto che l’abbia chiamata “emergenza” (scommetto) fa girare già le scatole a qualcuno, non è vero?! Si tratta in realtà di un tema che filosofi e psicologi studiano da anni, i primi per quanto riguarda l’aspetto etico e morale e i secondi per capirne le dinamiche.

La pandemia non c’entra, in realtà se 2 anni fa entravi al bar ed iniziavi a discutere di: aborto, omogenitorialità, caccia, religione e politica, di certo avresti ottenuto un effetto simile. Scontri del genere non solo infiammano il bar ma tutta la così detta “opinione pubblica, la quale infatti è ghiotta di programmi Tv nei quali la gente si scanna.

Io per primo per anni ho ascoltato (e di tanto in tanto ascolto ancora) la Zanzara, dove queste tematiche sono all’ordine del giorno e dove si può vedere sino a che punto gli esseri umani arrivino ad offendersi e in certi casi a comportarsi.

Le tematiche difficili esistono da sempre ed è per questo che il prof. Peter Coleman dell’Università della Columbia ci ha dedicato 20 anni di studi costruendo quello che ha simpaticamente battezzato come: “difficult conversation Lab”, il laboratorio delle discussioni difficili.

Il bias binario

Ciò che ostacola principalmente ogni tipo di conversazione è il pensare che esistano solo 2 risposte, bianco o nero, il noto bias binario. Una sorta di iper semplificazione gnoseologica (cioè della conoscenza) che ci porta a cancellare tutte le sfumature di mezzo per poter maneggiare con serenità alcuni argomenti… perché?

Per prima cosa a causa del nostro ben noto “cervello pigro”, il quale nel tentativo di proteggerci ci fa risparmiare energia con tutto se stesso (quasi letteralmente) facendo appello a schemi precostituiti, seguendo strade già battute ed evitando di metterle accuratamente in discussione.

Il secondo motivo è legato al primo ma ancora più arzigogolato e si tratta della ben nota “dissonanza cognitiva” che ci porta ad evitare di avere dentro di noi idee opposte e/o contrastanti. Se ci pensi, iniziare a mettere in discussione qualcosa a cui credi fermamente significa necessariamente spostarti un pochino dall’altra parte della barricata.

Tale spostamento implica il “dare un po’ di ragione” alla parte avversa e tale movimento non solo è molto dispendioso a livello di energie mentali ma è anche l’inizio di un bel conflitto tra idee. La sofferenza causata da tale conflitto fa sorgere la dissonanza che non è solo “il soffrire” ma è anche il continuo tentativo di evitare incongruenze, e come fa?

Cercando di spiegare come mai prende una ferma posizione, ma tali spiegazioni sono solo giustificazioni della pigrizia del non voler mettere a repentaglio le nostre idee. Tale meccanismo, la dissonanza, ci fa tornare come una sorta di ago della bussola verso il nostro “nord” che in questo caso però non esiste, è un punto cardinale fittizio.

Ma se tutti hanno ragione nessuno ha ragione

Una delle critiche maggiori all’idea di dover aumentare la complessità per vedere tutte le sfumature è proprio questa: ascolta ma se tutti hanno un po’ ragione, sia A che B, allora significa che la questione o non è abbastanza chiara oppure nessuno ha veramente ragione. Dopotutto nessuno mette in discussione la forza di gravità, no?

Questo discorso possiamo farlo proprio con aspetti logico matematici della realtà, come la forza di gravità che non è una forza ma un campo e lo abbiamo scoperto proprio mettendola in discussione. Quindi anche nel campo più ferreo c’è sempre spazio per un ribaltamento anche delle nostre convinzioni più ferree e comprovate.

Ma tale riflessione diventa davvero difficile quando parliamo di temi divisivi i quali sono sempre più complessi di quanto appaiano. Quindi la verità è che una ragione può esistere ma non è mai così netta soprattutto se il suo oggetto è un tema etico e non un tema scientifico, è giusto o sbagliato salutare le persone?

Puoi fare tutte le dimostrazioni che vuoi sulla società che funziona meglio se saluti le persone, che faccia bene dare e ricercevere un saluto ma essenzialmente non potrai mai dimostrarlo al 100%. E poi, salutare dove? Se vivi in un quartiere malfamato magari non conviene… a che ora? Magari dopo le 2 di notte salutare le persone non è così bene ecc.

Insomma potrei andare avanti per anni, il problema sta proprio nel fatto che il mondo è più complesso di quanto ci appaia. Solo che per molte motivazioni, diverse delle quali le abbiamo già prese in considerazione, tendiamo a semplificare il funzionamento del mondo che ci circonda, soprattutto quando ci schieriamo.

In group out group

La socialità che viviamo è un esempio perfetto di iper semplificazione, il fenomeno arci noto del “noi contro loro” (in group out group) dimostra chiaramente quanto poco siamo attenti alle sfumature che ci circondano. Non solo questo fenomeno come abbiamo visto più volte ci fa parteggiare per il nostro gruppo di appartenenza e trattare male gli altri.

Ma addirittura fa si che si perda la capacità di vedere le sottili distinzioni nei membri degli altri gruppi. In pratica, se tu sei un milanista pensi che gli interisti siano tutti uguali, mentre riesci a vedere meglio le distinzioni all’interno del tuo gruppo, man mano che ti allontani dall’altro lo vedi sempre più sfumato e generalizzato.

Questa tendenza a generare stereotipi che si appiccicano non solo al gruppo ma anche ai suoi singoli membri è super studiata in psicologia e sappiamo anche che l’unico modo per educare le persone è: una alla volta. Cioè se sei milanista e ti presento un singolo interista, andiamo tutti insieme al bar a bere, il giorno dopo siamo tutti amici senza bandiere.

Ma anche se un’operazione del genere potrà modificare l’opinione su quel singolo “interista” non ci riuscirà nei confronti del gruppo degli “interisti”. Perché? Anche qui i motivi sono molti, complessi e sfumati ma essenzialmente al nostro cervello interessa sopravvivere, per tanto meglio affibiare al gruppo caratteristiche non troppo positive.

Meglio sbagliarsi in negativo che in positivo per sopravvivere. Non solo, iniziare a pensare che tutto quel gruppo potrebbe essere “bravo e simpatico” come il tizio con cui ci siamo divertiti l’altra sera, è super dispendioso a livello cognitivo. Ti costringe a decostruire e rigeneralizzare caratteristiche che in realtà non conosci così bene. Anche se di tanto in tanto succede!

Un senso contrario

In quale ambito può capitare? Come quando conosci magari il membro di una nota setta, sai di volergli stare alla larga perché temi “il suo gruppo” e magari scopri che è molto più simpatico, intelligente e alla mano. “Sai ho conosciuto un tizio che appartiene a quella setta, è un tipo apposto”, e a volte ci facciamo fregare dal meccanismo rovesciato.

Dico a volte perché in realtà noi siamo più propensi alla diffidenza e da questo esempio mi sembra lampante il perché. Come vedi le cose funzionano anche al contrario ma la maggior parte delle volte “si fa prima a pensare male” come dice un proverbio e come molti “esperti di crescita personale combattono a spada tratta”.

Insomma tendiamo troppo facilmente a fare di tutta l’erba un fascio, costruiamo mappe raffazzonate (stereotipi, pregiudizi, opinioni) per muoverci agilmente sul territorio non per conoscere la verità e neanche per negoziarla. Anzi per anni ci siamo fatti battaglie ideologiche pesantissime ed è forse bene ricordare anche questo.

Ok il tema inizia a farsi sempre più complesso, che è poi la chiave per capire il nostro caro mondo contemporaneo, per cui ti do appuntamento dall’altra parte, nel nostro QDE dove continueremo questa affascinante discussione.

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.