Da dove stai leggendo questo post? Dal tuo smartphone o da un computer? Qualunque sia il device da cui stai usufruendo di questo contenuto devi sapere una cosa: ti influenza! Sì hai capito bene, l’oggetto che stai osservando ha un grande potere su di te.

Oggi va di moda parlare degli effetti negativi di queste tecnologie sulla nostra mente e sicuramente ne ha diversi ma pochi si concentrano su come stiano modificando, anche in meglio, il nostro modo di pensare ed interagire con il mondo.

Oggi proviamo a “delirare” su queste tematiche… buon ascolto

E’ impossibile non essere tecnologici

Primo assioma della nostra discussione è ancora il classico “homo tecnlogiucus” cioè il fatto che noi esseri umani siamo l’unica specie che senza artefatti, senza tecnica, non riusciremmo a sopravvivere da nessuna parte. Questa però non è un’acquisizione moderna ma è un dato di fatto omnipresente nella nostra evoluzione in quanto specie.

Questo non significa che tutte le tecnologie o sarebbe meglio dire “tutti gli artefatti” che produciamo siano buoni e vadano utilizzati sempre, questo è ovvio. E’ ovvio per chi riesce a guardare la cosa da più punti di vista: della serie il troppo stroppia in ogni situazione!

Non significa neanche che siamo costretti a piegarci alla tecnologia, come se fosse una sorta di entità esterna ed estranea all’umanità, invece non c’è niente di più umano degli artefatti che ci circondano. Anzi, la maggior parte della storia che conosciamo è stata rinvenuta esaminando proprio tali oggetti.

Tuttavia resta dentro di noi il mito dei “bei tempi andati” quella che abbiamo chiamato “l’era dell’oro” così presente nella nostra letteratura dall’alba dei tempi. Per millenni abbiamo pensato che un “tempo si stesse” meglio, sino all’avvento del cattivo (e turbo capitalista) progresso.

Ok sto uscendo fuori tema, ma il principio è abbastanza chiaro: c’è qualcosa di negativo nel fare cose che sembrano non naturali quando il concetto di natura è tutt’altro che scontato e dobbiamo iniziare a pensarci in modo differente, e se a questo aggiungiamo il danno dell’epoca in cui viviamo, ecco che la frittata è fatta.

Mi estranio dalla realtà circostante

Certo se leggiamo le massime dei grandi pensatori sembra ovvio che per fare qualcosa di buono in questo mondo sia necessario smetterla di inseguire la massa, distinguerci senza seguire le mode, cambiare costantemente direzione e dimostrare al prossimo che il pensiero condiviso è solo un modo per comandarci più facilmente.

Anche io quando ero adolescente ascoltavo solo un certo tipo di musica, leggevo solo un certo tipo di letteratura, e se qualcuno mi parlava di “cose pop” mi scagliavo contro di lui con tutta la veemenza dell’adolescenza. Ma poi sono cresciuto ed ho capito che “pop” non significa “schifoso” ma semplicemente “popolare”.

Che il fatto che esistano delle tendenze, le famose mode (che è un termine statistico per descrivere qualcosa e non un termine del turbo capitalismo) sia qualcosa di inevitabile e soprattutto, che tali eventi “modaioli” caratterizzino ogni tipo di epoca.

Ora al di là di tutto ciò il punto è che noi siamo immersi nella storia solo che facciamo fatica a rendercene conto. Tale immersione ci influenza anche se non lo vogliamo: immagina di decidere di non usare nessun tipo si social, così come accade spesso in alcune famiglie o di non usare il web in assoluto, la tua vita sarebbe uguale ad ora?

Dipende! Se vivi sul cucuzzolo della montagna forse non cambierebbe di molto, ma se vivi a contatto con altre persone, in zone mediamente popolate, certo che ne saresti influenzato. Saresti influenzato da tutte le cose che non riusciresti a capire e che ti capiterebbero accanto.

L’irefreneabile desiderio di significato

Se vivessi senza toccare una tecnologia, cosa impossibile come abbiamo visto ma immaginiamo che tu decida di usarne il “meno possibile” lasciando fuori dai piedi i marchingegni digitali, ne saresti comunque influenzato. O perché li utilizzi e allora saresti vittima come tutti del “pensiero di massa” o perché NON li utilizzi.

Lo so, sembra un’affermazione assurda, ma è proprio così. Ascolteresti e vedresti tutto il giorno persone che parlano di temi che emergono dal digitale, che comunicano attraverso il digitale, che fanno battute su queste faccende e tu non potresti fare a meno di farti una idea, molto grossolana di cosa stanno discutendo.

Abbiamo un desiderio irreferenabile di significato e quando troviamo una minima quadra ci adagiamo a ciò che abbiamo compreso senza approfondirlo. Questo è il guaio più presente oggi, la gente parla senza avere informazioni a sufficienza per farlo.

Anche se decisi di non far usare il cellulare a tuo figli di 20 anni, perché pensi che sia meglio così, perché così saprà orentarsi nello spazio, ragionare con la propria testa ecc. In realtà gli starai togliendo altre abilità di questa epoca: come saper usare un social, che per quanto ti possa sembrare assurdo fa parte della nostra cultura attuale.

Tuo figlio sarebbe comunque immerso in una narrazione digitale ma restandone ai margini. Questo non significa che devi comprare il cellulare a tuo figli di 10 anni o che tu debba invogliarli ad usare la tecnologia ma significa che dolente o nolente dovrà farci i conti prima o poi ed è meglio se sarai tu a parlargliene. Proprio come accadeva con il sesso fino a pochi decenni fa.

Insomma proseguiamo questo piccolo delirio nel nostro Qde… che forse è meglio!

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.