Non prendi decisioni perché sei un essere umano ma sei umano perché prendi decisioni! Lo so questa frase sembra una supercazzola ma ti assicuro che ha un senso profondissimo, secondo Michael Tomasello professore di Psicologia e Nueroscienze alla Duke University ciò che ci rende davvero umani è uno speciale tipo di agentività, cioè di capacità di prendere decisioni in modo flessibile. E questo potrebbe avere un effetto molto potente su come interpretiamo temi come decidere ed intenzionalità nella crescita personale…

Il problema filosofico di base

Il problema filosofico che sta alla base di questa puntata non è una cosa da poco: possiamo o non possiamo avere controllo, influenza o qualsiasi altra minima possibilità di agire o tutto è già determinato? Lo so che suona come una roba da elementari: esiste il destino? Ma è qualcosa di più profondo, tranquilli non mi perderò nello spiegarvi tutta la diatriba tra deterministi, compatibilisti ecc. Il fatto è che quando analizziamo razionalmente le cose a tutti sembra proprio di essere determinati da ciò che è accaduto una catena di eventi fa, come ci racconta mirabilmente Robert Sapolvsky nel suo libro “Determinati”.

Secondo questo punto di vista la nostra sensazione di poter prendere una decisione intenzionalmente è solo una specie di illusione. Tu stai leggendo queste parole perché una serie enorme di eventi ti hanno condotto fino a qui, il che è molto affascinanti a tratti è sicuramente vero ma come ipotesi non mi è mai piaciuta. Di certo non possiamo con la nostra intenzionalità (o volontà) fare tutto ciò che ci pare ma allo stesso tempo è ciò che ci caratterizza in quanto esseri umani, l’ho sempre sospettato dentro di me ma con il lavoro di Tomasello ne ho avuto l’ennesima conferma.

Ora la smetto con citazioni e filosofia e vado dritto al punto: una miriade di prove empiriche ci dicono che quando sentiamo di essere autori della nostra vita tendiamo a gestire meglio lo stress, a regolare meglio le emozioni, ad essere più responsabili e a comportarci meglio nei confronti del prossimo. Certo anche l’idea di determinismo può avere dei vantaggi come quello di lasciar andare un controllo eccessivo verso ciò che non possiamo gestire, come l’idea che in fondo alcune cattiverie non avvengano perché le persone hanno “un demone interno” ma per le circostanze in cui si sono ritrovate ecc.

Tuttavia nonostante vi siano punti a favore per entrambe le ipotesi quella che a me sembra maggiormente rilevante per la nostra crescita personale (e anche sociale) è quella legata al tema dell’agentività. Cioè al fatto che noi possiamo scegliere, scegliamo ogni giorno e spesso lo facciamo in automatico (spesso male), e sappiamo come tale comportamento sia stato oggetto di studi enormi nel nostro campo, cito ad esempio il lavoro di Kahneman e di tutta la finanza comportamentale. Insomma sembra quasi banale affermare che la differenza tra noi e gli altri cugini animali è come decidiamo ma è importante tenerlo a mente!

E’ come se la nostra umanità fosse riposta nello scegliere, magari nel decidere di non farci subissare dalle emozioni facili, dagli istinti primitivi per così dire. Come affermava già Carl Rogers (e molti suoi allievi) la cosa difficile e meravigliosa da capire è come riuscire a restare umani nelle situazioni inumane. Come scegliere il bene quando davanti abbiamo il puro male e la comodità di sceglierlo, non è un discorso religioso ma per qualcuno potrebbe essere almeno spirituale, è un discorso etico e morale. Scegliere ti rende umano e forse… ci ha resi tutti umani secondo le ipotesi di Tomasello.

Decidere intenzionalmente

Tony Robbins ha coniato una frase potentissima: “è nel momento delle decisioni che costruisci il tuo destino”, la quale sembra una classica sparata (e probabilmente la è) ma allo stesso tempo nasconde una enorme verità: noi prendiamo un sacco di decisioni ogni giorno, la maggior parte di esse vengono prese in modo inconsapevole. No nessun meccanismo segreto dell’inconscio, semplicemente per risparmiare energia facciamo molte scelte in automatico: decidiamo se è o meno il caso di mangiare prima l’insalata della carne, se rispondere a quel messaggio adesso o dopo pranzo e così via.

Come abbiamo visto molte volte, diventare un pizzico più consapevoli di come decidiamo e di quanto decidiamo, anche se si tratta di scelte molto piccole (come quelle appena descritte) aiuta tantissimo. Non lo dico io ma un sacco di studi sulla presa di decisione e sui benefici del sentire di avere un pizzico dei agency sulla propria vita. Qui serve un approfondimento lessicla importante: quando parlo di agency spesso alcune persone mi dicono perché non la chiami “controllo”, dopotutto abbiamo una parola italiana che dice la stessa cosa. Avere la sensazione di controllo sulle cose! Ma in realtà non è la stessa cosa, infatti agency non significa avere il controllo ma sapere di avere influenza su qualcosa.

Il controllo implica il sapere di poter gestire al 100% qualcosa. Agency significa che non conta quanto possa influire su quella cosa ma posso sempre avere un minimo di scelta, NON è controllo è agentività che è molto difficile da tradurre. Non è neanche una questione di lingua, perché la maggior parte dei parlanti anglosassoni che non conoscono questi temi non sanno a propria volta cosa si intenda con questo nome. Forse il termine più adatto in italiano è intenzionalità, anche perché senza la dose di consapevolezza che distingue le azioni intenzionali da quelle non intenzionali non si ottiene quella sensazione di poter agire sul mondo con efficacia.

Certo anche questa intenzionalità ha delle proprie gradazioni: in altre parole non possiamo mai decidere al 100% perché ci sono troppe variabili che ci conducono a quella decisione. Da questo punto di vista sono un compatibilista, cioè credo che di certo esistano forze che ci precedono, la nostra storia, la nostra biologia, il contesto in cui siamo. Ma allo stesso tempo penso che si abbia un seppur minimo margine di manovra ed è in quel piccolo margine che si costruisce la nostra umanità, la possibilità di fare scelte intenzionali.

Un esempio estremo di intenzionalità umana ci viene da tutte quelle persone che durante la seconda Guerra mondiale hanno rischiato la vita per nascondere ebrei e rifugiati. Mentre migliaia se non milioni di persone chiudevano gli occhi, facevano finta di non capire cosa stesse accadendo (mi riferisco chiaramente all’olocausto) altri, non solo non si vedevano parte del meccanismo burocratico (con il quale i grandi gerarchi si sono difesi: “dovevamo farlo”, “erano ordini”, ecc.) ma agivano di proposito per aiutare queste persone. Sono rimaste umane in condizioni disumane!

Diventare zoombie è vantaggioso?

Forse sorprenderà poco questo tema con quello legato alla filosofia degli zombie, cosa molto profonda e argomentata da quel personaggio di David Chalmers ma che qui possiamo parafrasare in chiave “agentiva”. Affermando che solo chi sceglie consapevolmente non agisce da zombie, cioè non agisce in modo automatico, stereotipato, guidato da stimoli esterni e non da una propria volontà. Ovviamente si tratta di una esagerazione ma non così grande come si immagina… perché amiamo comportarci da zombie?

Perché agire guidati da automatismi è più facile che cercare di uscire ed agire intenzionalmente. Lo abbiamo visto molte volte, non lo facciamo perché siamo stupidi ma per motivi evolutivi: lo facciamo per risparmiare energia mentale, la quale fino a pochi secoli fa poteva determinare la vita o la morte di un individuo. Ecco perché amiamo il risparmio energetico, la via facile, il non sforzo, le cose semplici e le strade già battute, e allo stesso tempo ci sta sulle scatole: impegno, dedizione, disciplina e sforzo.

E’ bello immaginare che queste caratteristiche ci rendano umani, la cosa che più mi affascina e lo ripeto è la capacità di rimanere tali nelle situazioni difficili. Siamo tutti bravi a prendere buone decisioni umane quando tutto va bene ma quando le cose vanno male? Siamo capaci di tirarci su le maniche e agire in base a ciò che per noi è davvero importante oppure ci lasciamo trascinare dagli eventi? Il primo passo è sempre lo stesso: iniziare a diventare più consapevoli di alcuni processi!

Come abbiamo visto nella recente puntata sullo Stoicismo non sono cose nuove. Ci sono tradizioni fiolofiche, spirituali e religiose che in un qualche modo ne avevano già parlato. Oggi abbiamo gli strumenti per affermare che non si tratta di semplici credenze e o dogmi morali, ma si tratta di nozioni di come funzioniamo. E ogni volta che gettiamo luce sul nostro funzionamento diventiamo anche più consapevoli e questo crea un circolo virtuoso per ogni tipo di miglioramento e di cambiamento.

Tu cosa ne pensi? Ti aspetto sui social e nella nostra live del giovedì mattina per discuterne insieme.

Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.