Una delle domande che mi ponete più spesso riguarda i benefici della pratica della meditazione. In realtà non proprio esattamente i benefici che tutti conosco ma perché una persona, magari anche dopo anni dovrebbe continuare a praticarla.
Mi sono posto molte volte questa domanda e sono giunto ad alcune conclusioni, non sono definitive ma sicuramente possono rischiarare il cammino di chiunque sia interessato alla pratica meditativa NON per sentirsi “sereno e felice” ma per motivi più alti: conoscere davvero se stessi!
Buon ascolto:
Conosci te stesso
L’idea di conoscere se stessi attraverso una qualche forma di contemplazione è molto antica, tuttavia non è di facile interpretazione. Da un lato è chiaro che l’auto-conoscenza sia una costante della vita umana, se ci pensi nessuno matura senza conoscere se stesso e dall’altro lato si tratta di una situazione inafferabbile e complessa.
Sia la saggezza orientale che quella occidentale ci dicono da sempre che il mondo è in continuo divenire, per tanto cercare di afferrarlo e analizzarlo è terribilmente difficile. E’ come cercare di sondare le acque di un fiume, di certo possiamo prenderne un bicchiere e analizzarlo ma questo ci dice solo come è fatta l’acqua in quel punto e soprattutto in quel momento.
E’ dunque stupido fare un’analisi del genere? No, per prima cosa perché già ti da un’idea di come è composta quell’acqua e poi perché, se ne prendi nota e lo fai spesso puoi stilare una statistica che ti consenta di avvicinarti sempre di più verso la sua conoscenza.
Non riuscirai mai a fermare tutte le molecole d’acqua mentre scorrono ma potrai farti una buona idea del loro stato giorno per giorno. Questo è esattamente ciò che facciamo con la meditazione: osserviamo il suo movimento, senza cercare di analizzarlo nel suo contenuto ma osservandolo nella sua forma.
Meditando diventiamo così esperti dei nostri processi interni da poterli prima riconoscere e in molti casi modificare, scegliendo di non seguire un certo contenuto rispetto ad un altro. Per questo si dice che l’attenzione ed il suo training sono una delle forme più potenti di inner game (gioco interiore).
Se ci vuole tempo allora perché è prescritta a tutti?
Se per acquisire questi “poteri della meditazione” perché viene prescritta a tutti e anche per pochi minuti al giorno? Perché ha degli effetti positivi su chiunque decida di praticarla con serietà e costanza, non conta per questo tempo ma il modo con il quale l’affrontiamo e soprattutto perché ci sono delle cosette “di mezzo”.
Alcune di queste cosette le abbiamo descritte in questo episodio dove abbiamo visto che il semplice: prendersi cura di se quotidianamente, il chiudere gli occhi, il respirare con il naso e il restare soli con se stessi, hanno già di per se degli effetti positivi sulla nostra mente.
Quindi anche se ti siedi con gli occhi chiusi per 10 minuti tutti i giorni è possibile che tu possa iniziare a sentirti meglio. Tuttavia questo non dovrebbe ingannarci e farci credere di aver realmente acquisito nuove abilità, posso assicurarti che nel momento in cui ci riesci te ne accorgi perché fai esperienza di prima mano.
Le cose vanno più o meno così: inizi a meditare e ti rendi conto che sei constantemente in balia dei tuoi contenuti mentali. Ti sorge un’idea o un desiderio e lo segui, normale amministrazione per il nostro cervello. Via via che pratichi ti accorgi di poter osservare quei processi senza seguirli, ti stai disidentificando dai tuoi contenuti interiori, ed è già una bella soddisfazione.
Via via che li osservi in quel modo riesci a comprenderli e in alcuni casi a gestirli nella tua vita quotidiana, ed è a questo punto che fai piccole e profonde esperienze emozionali correttive. Sono queste a cambiare profondamente la tua mente, non è l’entrare in contatto con qualcosa che non conosci ma è guardare meglio ciò che non sai di sapere.
Ne vale la pena?
Se studi la mente umana e ne sei appassionato ne vale eccome la pena. Senza queste abilità puoi di certo studiare, insegnare e approfondire in percorsi individuali e di gruppo, puoi migliorare te stesso tantissimo ma senza la capacità di osservarti in modo non giudicante non puoi riconoscere i tuoi meccanismi interiori, perché ne sei identificato.
Tornando al nostro fiume è come se fossi costantemente dentro all’acqua e non potessi estrarne dei pezzi per poterli guardare da vicino, non puoi neanche osservare troppo a lungo cosa accadrà, perché la vista da dentro l’acqua è limitata al tuo sguardo e neanche da dove stai arrivando.
Al contrario, se ti siedi sulla sponda del fiume e riesci a non farti trascinare dalla corrente e dai contenuti così attraenti che vi abitando, puoi guardare molto distante sia nel passato che nel futuro. No, non puoi comunque guardare l’origine del fiume (la fonte) e probabilmente neanche la fine (la foce) ma avrai uno sguardo almeno 10 volte più ampio.
Devi necessariamente meditare per farlo? La risposta è Ni, nel senso che scrivendo, facendo determinate attività molto simili alla meditazione puoi avvicinarti di molto. Non solo, con una guida puoi fare enormi passi in avanti, tuttavia il rischio è quello delle scorciatoie: se ti porto in un quartiere con il teletrasporto ci arrivi facilmente ma non sai come ci sei arrivato.
So che queste parole possono sembrare vuote a chi non ha mai provato a meditare, il mio scopo non è convincerti a farlo ma è farti capire perché secondo me è una pratica irrinunciabile per chiunque voglia sondare seriamente l’animo umano.
Continuiamo questo affascinante discorso nel nostro QDE.
A presto
Genna