Da tempo sappiamo dell’esistenza di convinzioni culturali di base, spesso la ricerca socio-psicologica ha associato queste convinzioni al contesto socio-economico. Viene facile pensare che una persona nata in condizioni agiate, in una parte industrializzata del mondo possa avere una mentalità di abbondanza, mentre una persona che al contrario non sia agiata e sia vissuta in un posto meno fortunato abbia la mentalità opposta, quella di “scarsità”… ebbe una nuova ricerca fa luce e cambia tutti i nostri parametri.

Cambi di paradigma per utilizzare lo studio

Negli ultimi anni ho insistito su un concetto blasfemo nel campo della crescita personale, quello secondo cui si debba stare attenti alle inferenze che facciamo sulle persone che ci circondano. Sono stati i miei colleghi del passato a spingere sull’idea di poter capire le persone osservando elementi accessori: la scrittura, la forma del cranio, del volto, il comportamento non verbale ecc. In fin dei conti è facile capire l’estrazione sociale di un individuo in base a cosa indossa, al vocabolario che utilizza e ad altri elementi simili… e spesso ci becchiamo.

Ma la ricerca che abbiamo discusso nell’episodio ci dice che per quanto si possano intuire diverse cose non possiamo, osservando le convinzioni di base di un individuo, capire la sua estrazione sociale. Prendiamo l’esempio abbondanza e scarsità, oppure la dicotomia sicurezza/insicurezza, viene facile pensare che una persona che si senta costantemente in lotta con il mondo, che lo veda come un luogo poco sicuro e accogliente possa aver avuto un passato non troppo sereno. Magari è cresciuto in una zona di guerra o in un luogo malfamato nel quale la violenza era all’ordine del giorno.

Ebbene la ricerca smonta proprio questi collegamenti diretti! Lo fa in modo nettamente più strutturato e complesso rispetto a quello che ti ho espresso nell’episodio ma ora recuperiamo alcune parti da “nerd della psicologia” che a me piacciono molto e spero di riuscire a fartele apprezzare altrettanto. Partiamo dal presupposto che le cose sono sempre più complesse di come ci appaiono, tuttavia questo principio non ci piace perché la nostra mente è tirchia (ormai dovresti saperlo) e quindi ama affidarsi a ciò che le viene veloce e facile. Questa è la causa della maggior parte di quelli che oggi vengono chiamati Bias.

Quindi è sbagliato affidarci all’istinto, all’intuito e alla velocità? Non sempre, qui puoi trovare una puntata sulle “8 regole dell’intuito” che ti spiega per filo e per segno come fare. Tolta di mezzo questa classica critica alla complessità torniamo ad occuparcene, perché per quanto mi riguarda la conoscenza che ci cambia non è quella che accarezza le nostre convinzioni ma quella che le smonta e le rigenera. Il risultato più interessante di tutte queste ricerche punta proprio su questo tema: la possibilità di modificare le nostre convinzioni, anche quelle più profonde.

Altra bestemmia nel campo della crescita personale che diciamo spesso qui è che le nostre convinzioni sono solo schemi mentali che possiamo anche trascendere in un qualche senso. Qui puoi trovare approfondimenti sul tema delle convinzioni e sul perché le vediamo in questo modo. Le nostre azioni non sono sempre la conseguenza delle nostre convinzioni, dobbiamo iniziare a pensare che è molto più vero il contrario: le nostre convinzioni sono (più) frutto delle nostre azioni/esperienze. Questi cambi di paradigma ci consentono di leggere i risultati di questo studio in chiave di realizzazione personale, altrimenti è solo un semplice giochino intellettuale.

Quando la demografia non è un destino

Il titolo di questo paragrafo è lo stesso dell’articolo di Psychology Today da cui ho tratto la puntata di oggi. Direi che il titolo è già tutto un programma perché in fondo, come abbiamo già accennato, a tutti sembra di poter intuire le caratteristiche demografiche di un individuo da diversi fattori: come si veste, come parla e soprattutto cosa dice! Difficilmente immagino un operai in pausa al bar con altri operai mentre parla di vacanze costose in hotel a 5 stelle, ma ne siamo davvero sicuri?

Ora non me ne vogliano gli operai ma era solo un esempio e ci tengo a dire che nella mia vita ho conosciuto sia artigiani che agricoltori che erano totalmente fuori da ogni stereotipo immaginabile (la fortuna di fare lo psicologo). Tuttavia siamo tutti proni a credere ai nostri stereotipi: come abbiamo visto nella puntata dedicata alle “regole dell’istinto” il fatto di ragionare per schemi rapidi da diversi vantaggi evolutivi. Se sei in una zona malfamata e vedi un tizio in giacca e cravatta che si avvicina per chiedere informazioni probabilmente ti sentirai maggiormente al sicuro, rispetto ad un tizio trasandato nella stessa situazione.

Poi magari ti sbagli, il tizio trasandato vuole semplicemente chiederti una informazione mentre il tizio in cravatta vuole rapinarti. Tornando al titolo però c’è un aspetto ambiguo, in che senso la demografia può diventare un destino? Ovviamente fa riferimento alle convinzioni di base, cioè alla relazione che sembra esistere tra tali schemi mentali e il successo raggiunto nella vita. Dove per “successo” non intendo fama e ricchezza ma una vita agiata e non di stenti, questo tema nel campo della crescita personale può diventare velocemente scivoloso.

Sì perché qualcuno potrebbe pensare che sia facile e auspicabile modificare le nostre convinzioni volontariamente come se fossero programmi del computer che cambiamo o aggiorniamo. In parte è davvero così, le nostre convinzioni si modificano ma come è facile intuire, non basta semplicemente cercare di impegnarsi a pensare che la vita sia più abbondante o più sicura, sono necessarie delle esperienze. L’unica convinzione in cui “credere” (e basta) è il semplice assunto che si possa in un qualche modo migliorare, che attraverso esercizi, percorsi, studio, si possa migliorare la nostra condizione di partenza.

Come probabilmente avrai capito si tratta ancora una volta della meta-convinzione del Mindset di cui ci siamo occupati molte volte. Infatti in psicologia quando si parla di Mindset (ormai) si fa riferimento non agli atteggiamenti o alle opinioni in generale ma ad uno specifico modo di vedere se stessi: possiamo migliorare oppure no? Le nostre abilità, competenze, attitudini, si possono coltivare e sono dunque dinamiche oppure “se nato in quel modo e non ci puoi fare niente”? Penso davvero che questa idea sia decisiva nella possibilità di migliorare intenzionalmente se stessi.

Dalle stalle alle stelle

Di storie di persone che sono nate in luoghi disagiati, con difficoltà personali e sociali insormontabili che sono riuscite siamo pieni! Potrei prenderne una a caso ed esaminarla sotto questo punto di vista ma preferisco usare me stesso, dato che in questo episodio dedicato allo studio ti ho parlato un po del mio percorso. Riassunto: sono nato e cresciuto in una famiglia di emigranti dal sud Italia, con un basso grado di scolarizzazione e tanto amore! Io ero una capra a scuola, pensavo che il mio destino fosse già segnato.

Fortunatamente l’idea di fare l’ambulante, come hanno fatto i miei parenti (e come fanno tutt’ora) non mi è mai piaciuta. Così ho cazzeggiato per anni nel tentativo di diplomarmi in qualcosa che mi desse una qualche prospettiva. Nulla ero una vera capra e ci ho messo 7 anni per finire le scuole superiori in una giostra di bocciature e altro. Sono nato ad Alassio, una ridente cittadina sul mare, zeppa di persone altolocate. Qualcuno potrebbe pensare che quel luogo mi abbia dato delle prospettive maggiori, rispetto a quelle del mio nucleo familiare di partenza, i quali erano praticamente tutti nati e cresciuti a Napoli in un’epoca molto diversa.

Ma al netto di tutte queste vicende il mio mondo personale si è aperto con lo studio. Quando ho iniziato a leggere i primi libri di filosofia prima e di psicologia dopo, ho iniziato a vedere uno scenario totalmente diverso davanti ai miei occhi. Ma lo studio non basta, appena arrivato a Padova ero già innamorato della Psicologia ma non così tanto, non sapevo neanche se sarei riuscito a superare i primi esami. Biologia, statistica, neuroscienze, erano tutte cose che non conoscevo affatto!

E’ stata Padova come ambiente a darmi le prospettive più potenti, a modificare lentamente quelle convinzioni di base. Ovviamente è stato necessario provarci, cioè mettersi a studiare ma prima ancora decidere di trasferirsi ecc. Tornando al tema dello studio qualcuno potrebbe pensare che a Padova io abbia incontrato persone benestanti, ricche e colte, di certo qualcuno così l’ho beccato ma la faccenda è stata molto diversa. Il mio paese natale è abbastanza, come dire “fighetto”, la gente si veste bene e ci tiene a dare una buona immagine di se stessa.

Io sono finito in una casa dello studente che accoglieva persone da tutto il mondo, attorno a me c’era davvero di tutto ma soprattutto ciò che mancava era la ricchezza. Per entrare in una casa dello studente devi sostanzialmente avere un reddito molto basso, cioè la tua famiglia deve averlo, per tanto non avevo accanto figli di industriali o manager, dunque persone che avrebbero dovuto avere “credenze di abbondanza” ma avevo persone umili. Persone umili ma terribilmente intelligenti e colte, ed è stato attraverso questo scambio che credo di aver migliorato molto le mie convinzioni di base.

Eziologia VS Teleologia

Ti ho raccontato un pezzo della mia storia per mostrarti come sia stata una graduale espansione. E’ certo che sia capitata la stessa identica cosa anche a te, solo che a volte non ci pensiamo soprattutto perché al nostro cervello piace farci sentire “esattamente come ci siamo sempre sentiti” ma la verità è che tutto cambia. Per portare a casa una lezione da tutti questi dati (vedi il post qui sopra) è di certo quella del fatto che non siamo così determinati dal nostro passato come siamo abituati a pensare, una faccenda molto particolare.

Di certo tutti sappiamo che il passato influisce, lo sappiamo anche in modo contingente per quanto riguarda la nostra mente: nel fenomeno del prime, ogni cosa che arriva prima influenza quella che viene dopo. Allo stesso tempo però sappiamo che non tutto è determinato dal passato, anche le nostre aspettative sul futuro influiscono sulla direzione della nostra vita. E’ un tema sul quale i miei colleghi (e filosofi da sempre) si sono scontrati: eziologia VS teleologia. Eziologia si riferisce allo studio delle cause e delle origini di qualcosa, mentre la teleologia è un approccio filosofico che vede l’agire umano come diretto da uno scopo.

Discorsi complessi ma in poche parole la verità sembra stare nel mezzo: non sono le tue origini a determinare il tuo futuro. Certamente pesano, certamente creano inclinazioni a cui doversi opporre con maggiore determinazione ma TU hai la possibilità di scegliere, di influenzare qualsiasi determinazione del passato. Lo sappiamo anche a livello fisiologico con il tema della neuroplasticità, e addirittura con l’epigenetica e l’espressione dei nostri geni in base ai nostri stili di vita.

Siamo frutto del nostro passato ma non in senso passivo, in senso molto più attivo di quanto ci piaccia pensare. Se hai deciso di metterti a dieta, meditare e fare esercizio fisico 5 anni fa è molto probabile che questa decisione abbia modificato la traiettoria della tua vita. I nostri obiettivi e valori danno direzione alle nostre esistenze e a quelle di chi ci circonda, non abbiamo quasi bisogno di dati per affermare qualcosa del genere, basta fare piccole osservazioni e alcuni esperimenti mentali.

Se vedi una persona che arriva in stazione correndo e guardando di corsa l’orologio, non hai bisogno di conoscere il suo passato per capire cosa stia succedendo. Cioè che sta cercando di prendere il treno in orario. Ovviamente sapere cosa c’è stato prima può aiutare moltissimo, se fossi un suo coach, psicologo o segretario, sapere che tende sempre a correre quando prende il treno diventa una cosa utile.

Ok mi sto dilungando eccesssivamente, magari proseguiamo questo discorso in un nuovo episodio, anzi mi è già venuto in mente. Ci sentiamo presto!

Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.