Psicografia, l’unione tra “psicologia, demografia e tecnologia” è una delle cose più affascinanti e allo stesso inquietanti della nostra epoca digitale.
Ogni volta che ci muoviamo nel web lasciamo “tracce digitali” che lasciano trasparire interessi, bisogni, preferenze sessuali, attitudini al voto, tendenza al pregiudizio ecc.
Come è possibile? Semplice, incrociando insieme tali “tracce” (tali dati) è possibile far emergere “profili di personalità” abbastanza precisi… buon ascolto…
La psicografia
Allora la prima volta che ho sentito parlare di “psicografia” è stato durante gli anni di Università e si intendeva con tale termine: l’interpretazione psicologica dei segni grafici.
Lo dico per togliere qualsiasi dubbio ai miei colleghi, ma da qualche anno si sente parlare di psicografia in altri termini: nella capacità di profilare le persone in base alla loro provenienza socio-culturale e la loro personalità.
Conoscendo le “tendenze” delle persone di un determinato luogo geografico posso influenzarle attraverso una comunicazione mirata. Questo sarebbe lo scopo principale della “psicografia”.
Cosa che come sappiamo ha avuto risvolti disastrosi a livello geopolitico con lo scandalo di Cambridge Analytica, ben raccontato dal documentario di Netflix “The great hack“.
Come hai sentito in puntata, in realtà, utilizziamo tali strumenti da molto tempo e non solo con scopi “occulti e manipolatori”, tuttavia il loro potere attuale, grazie alla tecnologia è diventato spaventoso.
La manipolazione nei media
Affermare che chi cerca di conoscere le nostre tendenze personali per persuaderci a fare determinate azioni sia “un criminale” significa puntare il dito su una enorme fetta di popolazione.
Si perché tutti vorremo in un qualche modo influenzare il prossimo, chi più e chi meno. Si ci sono le persone illuminate che non vogliono convincere nessuno ma sono molto poche.
Attenzione non sto dicendo che Cambridge Analityca non sia colpevole o che sia giusto inviare fake news per manipolarci, quello è stato un caso estremo.
Ma se invece il criterio di lllegalità fosse legato allo strumento e alla tencica: cioè all’inviare messaggi specifici per smuovere l’opinione pubblica in determinate direzioni, allora nessun telegiornale e giornale sarebbe “legale”.
Si perché i media da sempre gestiscono le proprie agende con specifiche intenzioni politiche. Cioè cercando di influenzare gli utenti decidendo a priori e a tavolino: l’ordine, la rilevanza ed il peso delle notizie.
Etica dell’ Agenda Setting
Chi ha studiato un po’ questi temi sa che ciò di cui sto parlando viene definito come “agenda setting” cioè il decidere a tavolino quali saranno le informazioni più importanti da presentare al pubblico.
Questa “agenda setting” diventa importante proprio a partire dagli studi sulla psicologia, da quando sappiamo quanto la presentazione degli stimoli possa influenzare il nostro modo di pensare.
Lo sappiamo a livello sperimentale da oltre un secolo, infatti i padri fondatori della moderna psicologia avevano già messo sotto al “microscopio” l’effetto dell’ordine di presentazione degli stimoli.
E oggi, che siamo diventati dei super esperti di tale argomento, sappiamo che “tutto ciò che precede un dato stimolo, lo influenza e influenza il nostro modo di vederlo”, come abbiamo visto più volte con gli studi sul prime.
Nel video che hai appena visto ti mostro alcuni studi sperimentali un po’ datati che ci mostrano il potere dell’influenza sociale, ci abbiamo anche fatto una puntata che puoi trovare qui.
Questi esperimenti dimostrano chiaramente quanto sia relativamente semplice influenzare l’opinione delle persone. Lo so che possono sembrare lontani da ciò che stiamo parlando ma non lo sono affatto.
Ad esempio pensa al famoso esperimento di Asch e alla pressione del gruppo. Se il mio messaggio riesce ad influenzare i tuoi vicini di casa a comportarsi in un certo modo, questi tenderanno ad influenzare anche te.
Così magari ti ritrovi a sentirti favorevole verso una certa opinione, senza neanche conoscerne la provenienza. Questo succedeva anche prima, c’è sempre stato chi non legge i giornali o non guarda la televisione.
Tuttavia come dimostra il noto caso di Kurt Lewin, basta che venga persuasa la persona giusta (l’opinon leader) di un certo quartiere per far si che quell’idea si possa diffondere anche tra chi non “legge o guarda la tv”.
La Echo-chamber
Con il termine “echo chamber” (camera dell’eco) s’intende una situazione nella quale le persone frequentando sempre gli stessi luoghi, le stesse persone, gli stessi quotidiani, tendono a non avere più contraddittori.
E se non hai accesso ad idee differenti e contrarie alle tue si crea una sorta di “eco”… ok la cosa è leggermente più complessa, ma devi sapere che con il web questo effetto si è moltiplicato esponenzialmente.
Infatti grazie agli algoritmi, che cercano di presentarti ciò che ti interessa, tendi a ricevere sempre informazioni simili. Questo aumenta il potere persuasivo dei messaggi costruiti a tale proposito, in modo spaventoso.
Come ti raccontavo anche un mio caro amico, in tempi poco sospetti (nel 2012) mi aveva parlato di una idea simile, ma non del tipo: “dai Genna che conquistiamo il mondo” ma del tipo, “aiuto Genna e se succede?”.
Ed è successo per davvero, anzi continua ad accadere. Ed ecco perché si tratta di una questione delicata che anche chi si occupa di psicologia dovrebbe prendere seriamente.
Gli eventi “estremi”
Eventi estremi come lo scandalo di Cambridge Analytica, come la propaganda di Hitler o di Stalin, sono esempi che fanno sicuramente male al genere umano.
Allo stesso tempo gli eventi estremi “aprono gli occhi”, ci rendono consapevoli di cose a cui forse non abbiamo mai fatto caso o preso davvero seriamente.
Come sanno molti appassionati di storia Hitler non è stato il primo a prendersela con “gli Ebrei”, battute, scherzi e stereotipi circolavano allegramente nel passato.
Hitler ci ha dato un esempio triste e pratico di quanto uno stereotipo possa influenzare il nostro comportamento e ci ha “dato (non lui ma Goebbels) esempi incredibili” di manipolazioni di massa.
Questi eventi estremi e spiacevoli devono aprirci gli occhi e non farceli chiudere. Purtroppo confermano quanto affermato dai miei colleghi quasi un secolo fa.
Acqua al mulino della psicologia
Quando affermato fino ad ora può darti l’idea che io stia osannando la psicologia come se avesse capito cose che nessuno aveva mai intuito prima. E che forse sarebbe stato meglio darle maggiore ascolto. Si in parte è vero!
Tuttavia la psicologia ha solo messo “nero su bianco”, provato sperimentalmente, cose che vengono utilizzate da retori, sofisti, politici ed imbonitori da millenni.
Forse conosci la mia strampalata idea di portare la “psicologia a scuola” ed è proprio questo il senso. Pensa se a scuola, alle superiori, dopo aver visto un messaggio violento che tutti commentano qualcuno dicesse:
“Ragazzi, lo fanno apposta per estremizzare il nostro pensiero ed il nostro atteggiamento. Lo abbiamo studiato nell’ultima lezione di psicologia sociale, è propaganda, evitiamo di credere a tutto come degli stupidi”.
Pensa che meraviglia 🙂 Ok lo so che la gente solo studiando per bene la “filosofia” potrebbe arrivare alle stesse conclusioni, ma la psicologia è ciò che viene utilizzato da anni senza che ne sappiamo nulla.
La psicologia “non accademica e non ingenua”
Esiste una ricerca in psicologia che travalica l’accademia, non è ufficiale e non è spesso così rigorosa come quella che avviene nelle Università, ma è temeraria e soprattutto applicata.
Sto parlando di chi fa ricerca in azienda, di chi da anni cerca davvero di applicare tecniche e metodi per far funzionare meglio le cose. E in quel campo i risultati sono essenziali, oltre al fatto che girano più soldi.
Per non parlare dell’ambito militare: come hai sentito le tecniche utilizzate durante le propagande sono state sviluppate, affinate e testate in periodo di guerra.
E scommetto che un generale dell’Impero Romano conosceva benissimo astuzie psicologiche che noi neanche immaginiamo. Come il far finta di essere in molti o in pochi, manipolare, convincere le popolazioni vicine ecc.
Ecco i militari (come direbbe un mio amico “gente seria”) fanno i compiti a casa e usano i metodi di indagine della psicologia da secoli. Chi come me fa fatto i famosi “3 giorni” si ricorderà le ore passate a fare test psicoattitudinali.
Su questo tema tra non-accademia, aziende e militari mi fermo qui, perché penso di farci una puntata ad hoc.
Aprire gli occhi
Se mi segui sai che sono un “liberale” mi piace pensare che tutti possano fare tutto, ma la verità è che le cose non stanno proprio così. La ex manager di Cambridge analityca non ha tutti i torti quando afferma:
“Gli strumenti che abbiamo utilizzato dovrebbero essere messi sullo stesso piano delle armi e per tanto regolamentate dal governo”. Lo so, questo fa impallidire chi come me ha iniziato a navigare negli anni 90′.
Periodo nel quel il web era visto come una sorta di “strumento di liberazione” e in effetti lo è e lo è stato. Ed infatti credo che questo scandalo non debba dirci “attenzione regolamentiamo tutto” ma qualcosa di diverso.
La regolamentazione è spesso necessaria per vivere in una società, questo non lo metto minimamente in dubbio, però la verità è che tali scandali ci hanno semplicemente aperto gli occhi su qualcosa che accade da sempre.
Chi ha i mezzi cerca di accaparrarsi il potere attraverso stratagemmi simili da secoli. Ma mentre un tempo era un argomento ad appannaggio esclusivo di studiosi e appassionati di comunicazione, oggi lo sappiamo tutti.
Il web “è reale”
Una delle cose di cui ci stiamo rendendo sempre più conto, anche grazie a teli scandali internazionali, è il fatto che il web “è reale”, come dice il prof. Floridi di cui abbiamo tanto parlato la vita oggi è “on-life”.
Questo significa che così come non puoi offendere chi ti pare con toni pesanti nel mondo reale, oggi non puoi farlo neanche nel web. Scrivere sulla bacheca di un politico equivale ad offenderlo in piazza!
Ora lasciamo un attimo da parte il fatto che sia corretto poter offendere un politico, dipende sempre dalle modalità che si utilizzano per farlo. E nel mio piccolo piccolo devo ammettere di essere d’accordo. Lascia che mi spieghi:
Ogni giorno ho a che fare con i famosi “heaters” persone che senza ne arte ne parte mi prendono di mira, i motivi sono molti e per il 90% delle volte è solo gente ignorante che si diverte a fare un po’ di “trolling”.
Ma esiste un 10% realmente pericoloso, di persone recidive che inseguono me ed i miei colleghi (divulgatori online) perché incattivite dalla vita. Sono persone con grossi problemi che attaccano tutti a destra e a sinistra.
Ecco per queste persone dovrebbe esistere una sorta di “girone dei bannati”, una sorta di spunta “blu” che dica: “ciò che dice questo tizio non è affidabile, è stato bannato da TOT persone”.
Lo so che “bannare” e vietare non sono mai state le vere soluzioni, ma tu daresti una Ferrari ad una persona senza patente? Nel web la patente è il buon senso e purtroppo non ne siamo tutti naturalmente dotati.
Ok ci fermiamo qui e proseguiamo questa discussione infinita sul Qde…
A presto
Genna